"Istruitevi perchè avremo bisogno

della vostra intelligenza.

Agitatevi perchè avremo bisogno

del vostro entusiasmo.

Organizzatevi perchè avremo bisogno

di tutta la vostra forza"

(Antonio Gramsci)

 

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Chi non ha memoria, non ha futuro

 

...Ogni cosa è illuminata

dalla luce della storia...

 
Creato da: Rebeldia il 26/05/2006
Morte al fascio, oggi più che mai! Ora e sempre, RESISTENZA!!!

 

 

Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 14 Ottobre 2006 da Rebeldia

Lumezzane, allarme nube tossica

LUMEZZANE (BS). Una nuvola giallastra si è sollevata ieri mattina nei locali della Pbb in
via Santa Margherita  Una nube carica di paura  Il gas si sprigiona dal reparto
galvanica, poi l'allarme rientra        
        di Francesco Apostoli    Panico per una nube tossica, ma l'allarme rientra e
Lumezzane tira un sospiro di sollievo: attimi di terrore ieri alla Pbb in via Santa
Margherita quando una nube di gas giallastra ha riempito il capannone del reparto
galvanica della storica azienda che si occupa della produzione di articoli di
rubinetteria in zama cromata (una lega di zinco, alluminio e magnesio).  Intorno
alle 11 un dipendente stava effettuando la pulizia di una vasca metallica delle
dimensioni di circa tre metri cubi quando è avvenuta improvvisamente la reazione
tra diversi composti: acido solforico, acido fosforico e alcune sostanze inerti non
ben identificate. I reagenti hanno dato origine alla nube che ha riempito
rapidamente lo stabile: fuggi fuggi generale, evacuazione immediata del personale e
pronto intervento dei vigili del fuoco di Lumezzane coadiuvati da una squadra
proveniente dalla centrale di Brescia, munita di furgone N.B.C.R., un mezzo in
grado di affrontare le emergenze chimiche, ma anche nucleari, batteriologiche e
radiologiche.  Il reparto si trova in un capannone di due mila metri quadrati di
superficie, alto circa sei metri al secondo piano dello stabile che ospita la Pbb.
«Il gas si subito è concentrato nella parte alta della struttura occupandolo
interamente», raccontano i vigili del fuoco valgobbini che hanno fatto irruzione
nell'area muniti di maschere anti gas. Dopo aver provveduto a mettere in sicurezza
l'edificio, i vigili del fuoco hanno liberato il capannone dalla nube provvedendo
ad asciugare il pavimento dai residui liquidi con grandi quantità di segatura. Il
tutto mentre la squadra dei pompieri bresciani raffreddava con acqua la tanica
metallica resa incandescente dalla reazione chimica. Mezz'ora di paura senza gravi
conseguenze per una zona industriale della periferia lumezzanese circondata da
diverse palazzine.  Seguendo le procedure d'emergenza, i vigili del fuoco hanno
messo in stato d'allerta gli operatori dell'Arpa e dello Psal (Servizio di
prevenzione ambienti di lavoro dell'Asl) che hanno effettuato un istantaneo
monitoraggio delle condizioni dell'aria: «Si tratta di un procedimento che
attraverso l'utilizzo di fiale rivelatrici evidenzia la presenza di vapori nocivi
nell'aria» precisa l'Arpa della Lombardia che, nonostante l'esito negativo delle
prime analisi, ha comunque messo in sicurezza la zona. In via precauzionale, 19
dipendenti della Pbb sono stati visitati dagli operatori del 118 senza evidenziare
sintomi di alcun genere.  «In casi come questi - fanno presente gli esperti - le
conseguenze di tipo irritativo sono la prima e più immediata reazione ad
un'eventuale intossicazione. Se la quantità di sostanza è modesta dipendenti e
residenti possono stare tranquilli». In caso di bruciore agli occhi, persistente
fastidio alla gola e tosse prolungata i medici raccomandano comunque di rivolgersi
al più presto alla più vicina struttura sanitaria.  La dirigenza della Pbb conferma
lo scampato pericolo per tutti i lavoratori dell'azienda: «per fortuna - fanno
sapere - sono stati tutti in grado di uscire dai cancelli con le proprie gambe,
senza riportare effetti collaterali». Ora si tratta di chiarire le cause che hanno
causato l'improvvisa reazione all'interno del reparto di galvanica. «Ci vorranno un
paio di giorni», dicono dalla Pbb. Giusto il tempo per riprendersi dallo spavento e
ricominciare con il tram tram quotidiano.         


Sara Chiarello

 
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...gli diamo una mano con la finanziaria?...

Post n°62 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da playslow

So che ha anche aspetti positivi e non lo nego e che stiamo facendo tutti i "lamentoni", PERO':

dalla sintesi di sbilanciamoci che esprime un apprezzamento sulle linee
generali della finanziaria emerge che le spese militari aumenteraano
del 2%!!; e ancora cosa piu' aberrante il fondo di 1 miliardo e 700
milioni e' stanziato per investimenti nei sistemi d'arma ad alto
contenuto tecnologico. magari si cerchera' di migliorare il nuovo dime
gia' sperimentato a gaza con "ottimi" risultati.

 
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GAZA. FERITE INSPIEGABILI E NUOVE ARMI

Post n°61 pubblicato il 12 Ottobre 2006 da playslow

Un'inchiesta di rainews24. Vi ho risparmato le foto....

L’inchiesta è nata dall’allarme lanciato a metà luglio da alcuni medici degli ospedali di Gaza che hanno trattato per la prima volta ferite inspiegabili che hanno portato all’amputazione di un arto inferiore in almeno 62 casi. I medici hanno chiesto più volte aiuto alla comunità internazionale per comprendere le cause di queste strane ferite che presentavano piccoli frammenti, spesso invisibili ai raggi x e inspiegabili recisioni provocate dal calore negli arti inferiori.

Dopo una lunga ricerca il nucleo inchieste di Rai News 24 ha individuato la possibile causa di questi effetti: si tratterebbe di una arma nuova che viene sganciata da aerei droni, senza pilota, e viene teleguidata con precisione sull’obbiettivo fissato.

In queste foto - scattate nell'ospedale di Gaza nei mesi di Luglio e Agosto scorsi - sono ritratti i corpi di persone probabilmente colpite da bombe DIME (Dense Inert Metal explosive). Come le immagini sembrano testimoniare, lo scoppio di questi ordigni causerebbe un'onda d'urto con un'angolazione tale da colpire le vittime agli arti inferiori o nell'area genitale.
Secondo il dottor Joma Al-Saqaa dell’Ospedale di Al-Shifa, a Gaza, nelle immagini sarebbe rintracciabile la polvere metallica che renderebbe le ferite ritratte compatibili con i supposti effetti delle bombe DIME al tungsteno.

L’arma, secondo la rivista militare “Defence Tech”, viene chiamata DIME che significa “Dense Inert Metal Esplosive” si tratta di un involucro di carbonio che al momento dell’esplosione si frantuma in piccole schegge e nello stesso momento fa esplodere una carica che spara una lama di polvere di tungsteno caricata di energia che brucia e distrugge con un’angolatura molto precisa quello che incontra nell’arco di quattro metri.

Questa tecnologia si inserisce nella nuova classe di armi “a bassa letalità” che minimizzano i danni collaterali e circoscrivono in uno spazio ristretto gli effetti letali.

 
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un salvagente per la Palestina

Post n°60 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da playslow

CHI GETTERA' IL SALVAGENTE AL POPOLO PALESTINESE?

 

Alla Biennale di Architettura di Venezia la storia è stata quantomeno mutilata e i crimini che giorno dopo giorno distruggono la Palestina sono stati dimenticati e cancellati nel silenzio.

Vieni anche tu alla Biennale a portare un salvagente per la giustizia e la legalità.

 

Il padiglione di Israele, presentando monumenti che commemorano insieme sia le vittime dell'Olocausto sia i soldati uccisi nelle varie guerre israeliane dal 1948 ad oggi, confonde la memoria della Shoà con la storia coloniale delle inarrestabili invasioni, occupazioni e annessioni di terre arabe in cui Israele ha avuto e continua ad avere la responsabilità di un numero mostruoso di vittime.

Tula Amir, la curatrice, scrive nella introduzione della mostra:

 

“La giustificazione delle guerre di Israele legittima la perdita di vite nel passato e di quelle possibili in futuro; la continuazione di una  cooperazione senza condizioni tra  l’apparato militare del paese e i suoi cittadini; e una non equivoca intesa  comprensione che questa lotta è il solo mezzo per la sopravvivenza di Israele.”

Provoca davvero un brivido questa affermazione che, invece di trarre una lezione dalla storia coloniale e dalle attuali responsabilità di Israele nella distruzione del Libano come nella rioccupazione di Gaza e nell'ingabbiamento della Cisgiordania, unisce passato, presente e futuro nel giustificare crimini e massacri.

 

A partire dalla denuncia dell'esperta di architettura israeliana Esther Zandberg sul quotidiano Haaretz, un gran numero di Associazioni di architetti inglesi e palestinesi hanno preso posizione per far aprire gli occhi sul dramma dell'occupazione militare e sul colpevole silenzio di chi si ostina a non vedere  i segni di una strage in atto. Purtroppo molti architetti e urbanisti israeliani sono coinvolti nella pianificazione e nella realizzazione di un sistema di oppressione e controllo che è iniziato con l’appropriazione e la confisca di terre a partire dal 1948, e continua oggi nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza, costruendo colonie in continuo sviluppo, strade proibite agli abitanti palestinesi e quel Muro di Apartheid ripetutamente condannato dall'Onu.

 

E' proprio al visitatore della mostra dal titolo “LIFE SAVER – IL SALVAGENTE” che vogliamo pensare: vogliamo mettere sulla sua strada e nei suoi occhi l'immensa sofferenza del popolo palestinese che non solo non avrà un padiglione alla Biennale finchè non sarà riconosciuto come Stato, ma che viene privato dei diritti umani fondamentali, murato vivo e osservato a distanza dalla comunità internazionale.

 

Altre volte La Biennale d'Arte di Venezia aveva ben evidenziato l'assurda condizione di un popolo di 'invisibili', senza stato e senza volto. La città di Venezia non merita oggi una manifestazione internazionale di arte e architettura, che invece della civilizzazione e del  progresso della umanità, nasconda e mascheri simili atrocità.

 

Vorremmo sollecitare chi esce dal padiglione israeliano a riconoscere le pagine di storia tenute nascoste alla gente: non è possibile cancellare la pulizia etnica che ha tentato di sopprimere un popolo intero fin da quei più di 400 villaggi palestinesi distrutti e cancellati dalla memoria come risultato della creazione dello Stato di Israele;  a ricordare i 750.000 Palestinesi cacciati dalle loro case dal 1948, che insieme ai loro figli e nipoti continuano oggi a essere profughi senza diritto al ritorno.

 

Vorremmo che il visitatore distinguesse le opere d'arte dai crimini anche di stato; che non venisse solo a conoscere le 'imprese' della Brigata Negev e della forza paramilitare Palmac  ma anche le ripetute violazioni del diritto internazionale a cominciare dal furto di quella terra, occupata e annessa nel 1967, su cui tanti dei siti esposti nella mostra sono stati costruiti. Ma ancor più della terra rubata e delle case abbattute vorremmo veder 'esposti'  in qualche angolo della mostra nomi e volti di migliaia di arabi uccisi o imprigionati, vittime di un folle progetto di conquista coloniale

 

Sono la legalità internazionale e le Nazioni Unite Il salvagente da gettare a questo popolo abbandonato a sé stesso tra i marosi di un sistema perverso di occupazione.

Il cittadino italiano, israeliano, palestinese o di ogni parte del mondo non può uscire dalla Biennale senza distinguere l'occupante dall'occupato, l'oppressore dall'oppresso, con la sensazione che alla fin fine, il popolo che rischia oggi di venir cancellato dalla carta geografica e che viene oggi ingabbiato e ridotto alla fame non sia quello palestinese ma quello israeliano. 

SABATO 14 OTTOBRE alle 10.30 alla Biennale di Venezia 

Fermata vaporetto ACTV “giardini”

Promuove Ass. Il Villaggio.  Per aderire all'appello: info@associazioneilvillaggio.it 

 

 
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NUOVO GAS

Post n°59 pubblicato il 03 Ottobre 2006 da playslow

Abbiam formato un nuovo GAS, anzi GASSETTINO!!!

Basta inscatolati, incelofanati, dopati, modificati geneticamente, conservati, colorati.....

Solo sano e bio e naturale....

p.s.

 
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ABBIAMO PERSO UN AMICO

Post n°58 pubblicato il 29 Settembre 2006 da playslow

Oggi è morto Gian Butturini, il fotografo che ha fatto quelle bellissime fotografie che esponiamo abitualmente sul Chiapas.

Oltre che ad un amico, abbiamo perso un bellissimo sguardo sul mondo.

Ciao Gian.

 
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NON C'E' TEMPO

Post n°57 pubblicato il 25 Settembre 2006 da playslow

Non c'è più tempo. Per la richiesta di aiuto per la Palestina per quanto tutti già sapete, per favore caricate la poste pay n. 4023 6004 3026 1497 in qualsiasi ufficio postale.

La fine della condanna sarà il 28/09/06 e serve qualche giorno per trasferire i soldi in Palestina. HELP!!!
Basta poco!!!

Grazie Sara


Un caro amico dalla Palestina mi chiede aiuto, non per sé.

……Nel 2002 l’esercito israeliano ha arrestato un ragazzo al check point e poi è stato condannato a 4 anni, ha quasi finito di scontare la condanna, ma deve pagare 4200 Shekels, circa 800 euro, così il tribunale non lo rilascia per i soldi.
Siamo andati al Ministero della giustizia e gli abbiamo chiesto aiuto, ma per la situazione politica non hanno soldi.

Si chiama Fadi Abu Al-Huda, ha 32 anni, è sposato e ha un figlio. Apparteneva all’LP durante la prima intifada, ma ora non ha alcuna attività militare né politica.

4 anni fa, tornando dal lavoro da Ramallah, al check point di Qualandia, l’esercito israeliano ha controllato la sua carta d’identità, l’hanno arrestato e portato al comando e dopo di ciò “come sempre quando non hanno nessuna ragione” gli han detto <<Metti a rischio la nostra sicurezza>>

Così è stato condannato 4 anni, con una multa di 3200 shekels, ma dopo di ciò hanno aumentato la multa a 4200 shekels

P.S : Non ho relazione con questa famiglia e nessun tipo di parentela, ma mi piacerebbe veramente aiutarli e tirar fuori quest’uomo di prigione e far sapere agli israeliani che i soldi non fermeranno mai la vita.

Ultima cosa, se potessimo insieme raccogliere qualche aiuto, dovrebbe essere prima del 28/09/2006 perché ha finito di scontare la sua pena ed ha bisogno di uscire.

 
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...SEGUE AIUTO...

Post n°56 pubblicato il 20 Settembre 2006 da playslow

Per la richiesta di aiuto per la Palestina per quanto spiegato nel blog sotto, per favore caricate la poste pay n. 4023 6004 3026 1497 in qualsiasi ufficio postale.

Basta poco!!!

Grazie p.s.

 
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RICHIESTA DI AIUTO URGENTE

Post n°55 pubblicato il 13 Settembre 2006 da playslow

Un caro amico dalla Palestina mi chiede aiuto, non per sé. 

 

……Nel 2002 l’esercito israeliano  ha arrestato un ragazzo al check point e poi è stato condannato a 4 anni, ha quasi finito di scontare la condanna, ma deve pagare 4200 Shekels, circa 800 euro, così il tribunale non lo rilascia per i soldi.

Siamo andati al Ministero della giustizia e gli abbiamo chiesto aiuto, ma per la situazione politica non hanno soldi.

 

Si chiama Fadi Abu Al-Huda, ha 32 anni, è sposato e ha un figlio. Apparteneva all’LP durante la prima intifada, ma ora non ha alcuna attività militare né politica.

 

4 anni fa, tornando dal lavoro da Ramallah, al check point di Qualandia, l’esercito israeliano ha controllato la sua carta d’identità, l’hanno arrestato  e portato al comando e dopo di ciò “come sempre quando non hanno nessuna ragione” gli han detto <<Metti a rischio la nostra sicurezza>>

 

Così è stato condannato  4 anni,  con una multa di 3200 shekels,  ma dopo di ciò hanno aumentato la multa a 4200 shekels

 

P.S :  Non ho relazione con questa famiglia e nessun tipo di parentela, ma mi piacerebbe veramente aiutarli e tirar fuori quest’uomo di prigione e far sapere agli israeliani che i soldi non fermeranno mai la vita.

 

Ultima cosa, se potessimo insieme raccogliere qualche aiuto, dovrebbe essere prima del 28/09/2006 perché ha finito di scontare la sua pena ed ha bisogno di uscire.   

 

 
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comunicato ISM

Post n°54 pubblicato il 08 Settembre 2006 da playslow

Posto solo parte del documento. Tanto per dare uno spunto di riflessione...

P.S.

Se alla Biennale Architettura di Venezia si celebra, nel padiglione israeliano, la pulizia etnica e il genocidio del popolo palestinese

 

A partire da un articolo di Esther Zandberg, esperta israeliana di architettura, apparso il 28.08.06 su Haaretz (all. 1), sono venuti alla luce i contenuti della mostra “Life Saver: Typology of Commemoration in Israel – Architecture and Society”, patrocinata dal governo israeliano, presentata nella sezione Architettura della Biennale di Venezia che aprirà il prossimo10 settembre.

 

Hanno preso immediatamente posizione, invitando la Biennale a cancellare questo evento, associazioni inglesi (all. 2) e palestinesi (all. 3 in inglese e italiano):

  • Architects & Planners for Justice in Palestine
  • Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI) 
  • The Palestinian Engineers Association – Jerusalem Center 
  • Society of Palestinian Architects 
  • RIWAQ, Centre for Architectural Conservation 

 

Oggi è in atto una fragilissima tregua tra il Libano e Israele, dopo più di 30 giorni di guerra che hanno avuto come conseguenza in Libano la morte di oltre 1.000 civili e le distruzioni che sono davanti agli occhi di tutti.

Ma questo non impedisce all’esercito israeliano di continuare la sua aggressione a Gaza e in Cisgiordania.

Né impedisce che i donatari occidentali continuino a imporre un embargo totale contro il governo guidato da Hamas, mettendo letteralmente in ginocchio tutte le istituzioni dell’Autorità Palestinese e lasciando senza stipendio centinaia di migliaia di famiglie dei territori occupati palestinesi (almeno un quarto della popolazione).

 

Ilan Pappe, storico della Università di Haifa, che ha dedicato i suoi studi in particolare alla pulizia etnica dei Palestinesi che accompagnò nel 1948 la costituzione dello Stato di Israele, ha scritto il 2 settembre  scorso un articolo (all. 4) dal titolo, “Genocide in Gaza”.

 

Gideon Levy, giornalista israeliano di Haaretz, da sempre impegnato nella denuncia dei crimini di guerra israeliani, ha dedicato numerosi articoli alla situazione a Gaza, l’ultimo (all. 5), Gaza's darkness” il 3 settembre u.s.

 

ISM-Italia facendo proprie le motivazioni espresse dalle associazioni palestinesi (all. 3) e da quella inglese (all. 2):

  • invita a sua volta il Presidente della Biennale, Davide Croff, e il curatore, Richard Burdett, a cancellare dal programma questo evento.
  • sollecita le organizzazioni della società civile italiana a unirsi a questo invito, inviando analoghe lettere alle persone indicate

 

Appare infatti non coerente con le caratteristiche e la stessa storia della Biennale di Venezia,  che sia concesso il minimo spazio, non alla commemorazione delle vittime della violenza, ma alla celebrazione dei carnefici.

 

ISM-Italia, 6 settembre 2006

 
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Emigrante per caso

Post n°53 pubblicato il 30 Agosto 2006 da playslow

Emigrante per caso di Amira Hass (da Haaretz 29-8-06)

Lo scorso marzo il quarantaquattrenne Hayan Ju’beh è dovuto andare ad Amman per rinnovare il visto per turismo scaduto – una procedura di routine che per lui va avanti da 10 anni.  “Tre o quattro giorni e sono di ritorno”, ha promesso ai suoi quattro bambini.

Il giorno del suo previsto ritorno, sua moglie, la trentaquattrenne  Sawsan Quaoud, è uscita per una passeggiata con i loro quattro figli a El Bireh. I bambini giocavano e lei era seduta a e li stava a guardare bevendo un caffè e fumando una sigaretta. E’ stato allora che ha ricevuto una telefonata da suo marito.

Le autorità gli impedivano di attraversare il passaggio di Allenby.

Cosa? In un primo momento aveva pensato di aver udito male, poi lui che stesse scherzando. Ma non era uno scherzo.

Hayan Ju’beh è nato e cresciuto a Gerusalemme, e ha vissuto li fino a quando si è trasferito all’estero per studiare teatro. Ha sposato una cittadina irlandese (con passaporto inglese). In Gran Bretagna sono nati i loro figli Yussef e Sophie di 13 e 11 anni.

 

Nell’ottobre del 1995 morì sua moglie. Je’beh decide cosi di tornare con i bambini a Gerusalemme, per farli crescere all’interno della sua grande famiglia. Gli Accordi di Oslo e la speranza di pace lo incoraggiarono ulteriormente a tornare nella sua città natale. A Gerusalemme lavora per l’ufficio locale del network televisivo MBC.

 

A metà del 1996, quando chiede il rinnovo del suo certificato di viaggio  "laissez passer", che è concesso ai palestinesi quando viaggiano all’estero, il Ministero degli Interni israeliano gli cominica: “Lei non è un residente”.

 

 

Nessun diritto a casa propria

A dicembre del 1995 il Ministero degli Interni ha cominciato ad implementare una politica sistematica di revoca dello status di residenti a migliaia di palestinesi nati in città ma per i quali secondo il ministero, Gerusalemme non era più “il centro della loro vita” – e quindi il loro permesso di residenza permanente era “scaduto”. Questo è stato applicato a tutti coloro che avevano vissuto all’estero in passato o in quel momento, lo stesso principio si applicava ai palestinesi che vivevano nei dintorni appena fuori dei confini municipali di Gerusalemme. Non c’è stata nessuna dichiarazione ufficiale di questa decisione. Si è manifestata come tale via via che un numero crescente di persone scoprivano o ad un posto di transito o negli uffici del Ministero degli Interni che non erano più definiti come residenti, non erano più abitanti di Gerusalemme, e venivano privati dei loro diritti nella propria città.


Ju'beh è una di queste persone. I suoi tentativi di riacquistare la residenza per lui e i suoi figli sono falliti. Era senza “identità”, senza nessun documento legale per provare la propria esistenza. Affranto, fece richiesta per la cittadinanza irlandese e la ottenne. Da quel momento è stato costretto a lasciare il suo paese ogni tre mesi, per farvi ritorno come turista.

Negli uffici dell’ MBC ha incontrato Sawsan Quaoud, native di Nablus e residente a Ramallah. Si sono sposati nel 1997 e stabiliti a Ramallah. Nel 1999 hanno fondato una casa di produzione di film per la televisione; dal loro matrimonio sono nati due figli. Perse tutte le speranze per Ju’beh di riottenere la residenza a Gerusalemme, hanno chiesto alle autorità israeliane (attraverso il Ministero degli Interni Palestinese) il “ricongiungimento familiare” a Ramallah. Cioè hanno chiesto alle autorità israeliane di permettere che lui diventasse un residente dell’Autorità Palestinese. Israele non lo ha fatto; invece, come in tutti questi casi da settembre 2000, applica un ritardo indefinito.

I due figli di Ju'beh avuti dal primo matrimonio sono, anche loro considerati, per legge, turisti, anzi peggio, turisti fuorilegge. Loro non escono col proprio padre ogni tre mesi per rinnovare il visto turistico, per l’alto costo del viaggio e per il fatto che perderebbero la scuola.

Dopo che era stato impedito a Ju’beh di ritornare, Quaoud ha girato per un mese e mezzo tra vari uffici governativi e avvocati. Ha chiamato l’Ambasciata irlandese, e il personale dell’Ambasciata le ha detto di aver contattato il Ministero degli Esteri e quello degli Interni israeliano per protestare e chiedere spiegazioni senza però ottenere risposta. Nel frattempo, Ju’beh ha tentato la fortuna cercando di passare la frontiera a Beit She’an.

Il 3 maggio gli è stato concesso di fare ritorno passando da Beit She’an, ma con un visto di un solo mese. Sia lui che la moglie pensavano che sarebbe stato possibile estendere il visto tramite il Ministero degli Interni palestinese.

Nonostante la rottura delle relazioni tra le due parti, in alcuni casi è possibile estendere il visto per il coniuge di un palestinese residente senza dover uscire dal paese.
 
Ciò, tuttavia, è possibile solo tre o quattro volte, dopo di che il coniuge deve uscire di nuovo – senza nessuna garanzia di poter tornare. Esasperato per non essere riuscito ad estendere il visto, ai primi di giugno Ju’beh è partito per la Gran Bretagna.

Ju'beh ha deciso così di non agire illegalmente, come fanno alcune persone per poter rimanere nel paese dopo che il loro visto è scaduto, per poter combattere per il proprio diritto di restare  “da questa parte”. Ciò lo avrebbe trasformato in un prigioniero a Ramallah. Infatti spostandosi per lavoro fuori dalla città, ad un qualsiasi checkpoint nella zona, un soldato avrebbe potuto scoprire il suo “crimine” e avrebbe avuto il potere di deportarlo.


Lentamente la coppia ha dovuto accettare che non c’era nessun altra soluzione: l’intera famiglia doveva partire e raggiungere Ju’beh in Gran Bretagna.

Quaoud ha organizzato tutto da sola: ha chiuso la casa di produzione che lei e suo marito avevano costruito, scusandosi con i sei cameraman che perdevano la loro fonte di sostentamento, si è sbrigata a completare un film a cui stava lavorando da sei mesi.  Ha preparato le valige, salutato tutti e preparato i bambini per partire – tutto di corsa per poter iscrivere I bambini a scuola in GB.

 “Ci siamo arresi” ha ammesso Quaoud, la vigilia della sua partenza.

 

Le autorità israeliane che avevano revocato la residenza di Ju’beh nella nativa Gerusalemme non hanno permesso la riunificazione a sua moglie a Ramallah e infine hanno deciso che, anche come turista, non aveva il diritto di vivere nel suo paese.

 
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NON VIOLENZA

Post n°52 pubblicato il 29 Agosto 2006 da playslow

Angelo è stato ucciso per le strade di Gerusalemme.

Vorrei dedicare almeno un post a Angelo, perchè era uno di noi, perchè al suo posto avrei potuto essere io, o chiunque altro, perchè in Italia sono altre le notizie da "prima pagina". D'altronde d'estate bisogna parlare di cose leggere, gossip, notizie da spiaggia. A meno che, come in questo periodo, le notizie non tornino utili ad eliminare le persone scomode, ieri sui sottititoli di una tv locale ho letto una frase che, riassunta, suonava così: "immigrati? eliminiamoli".

Allora dedico qualche frase a chi ha avuto il coraggio di "emigrare". Buon viaggio!

p.s.


Uno scritto del Compagno Angelo Frammartino, per il giornalino del PRC di
Monterotondo.
11/2005 - angelo frammartino-

Fare l’amore con la Non-Violenza per partorire la pace dal grembo della
società
NON-VIOLENZA: GREMBO DI PACE
"Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di
strada”

Per noi che solo Oggi muoviamo i primi passi, lasciando impronte sulla
sabbia della Storia che è quella del mondo, decisi di dirci comunisti, per
noi guardarci alle spalle è la cosa prima. Le vicende e gli studi della
nostra gente, dalle derive più contraddittorie alle nobili conquiste, vanno
rivisitate costantemente sia con il senno che fu, sia con i nostri occhi ed
attraverso le nostre intellighenzie trovare processi e mondi nuovi in un
percorso di continuità con le/i compagne/i di Ieri.
La lotta per l’emancipazione non si fa solo in nome del futuro, ma anche in
nome delle generazioni sconfitte: il ricordo degli avi asserviti e delle
loro lotte è una delle principali fonti di ispirazione morale e politica del
pensiero e dell’azione rivoluzionaria. E’ W. Benjamin (-Tesi sul concetto di
storia-1940).
Pensiamoci un attimo..
Una possibilità già c’è: La NON-VIOLENZA.
Pratica alta del confronto, un qualcosa d’opposto alla passività e alla
rassegnazione, valorizzazione del diverso, sorella-gemella del dialogo
attento ed interessato (Vendola direbbe: “un dialogo spesso è solo la somma
disperante di due monologhi”).
In primo luogo nell’aspetto comunicativo, bandendo registri linguistici che
rimandino a campi semantici di tipo militarizzante (ex: nemici,
schieramento, battaglie,..), e poi in quello delle nostre relazioni
quotidiane, con ci sta accanto ma non conosciamo. Liberiamoci dalle
contaminazioni delle violente brutture che diventano parte di noi.
Compagne/i, è vero o no che un nostro limite è la grande entità d’abisso tra
i nostri valori generali e le nostre pratiche?!?
Dobbiamo riconoscere che la N-V è un lusso per molti angoli del mondo, ma
infatti non chiedo di abrogare la legittima difesa, mai(!) mi sognerei di
criticare la Resistenza, il sangue del pueblo vietnamita, la riscossa dei
popoli colonizzati, le fionde dei ragazzi palestinesi nella prima intifada
dinnanzi a carri armati.
La violenza che c’è nel mondo non ce ne consente altra direbbe il
Segretario; pace adesso.
La NON-VIOLENZA, come il comunismo, è ad un tempo una finalità, una
metodologia, un percorso.
Il comunismo, come la N-V, si può esprimere almeno in 1000 ed 1 modi come le
fiabe ambientate nella magica Bagdad, oggi sconvolta nelle lacrime.
L’egemonia del mercato e l’affievolimento delle ideologie inibiscono gli
slanci di partecipazione che in modo innato abitano nelle donne e negli
uomini.
I miei compagni grandi del cirkolo mi hanno fatto capire la non-sufficienza
(se non evanescenza) del “proselitismo” e la necessaria spontaneità del
risveglio di noi giovani e delle masse in generale, un qualcosa che non
dipende solo dalle contingenze, nasce da dentro.
Storie di diritti ottenuti, pratiche non-violente, partecipazione
democratica, armonia con la natura, collettività, coscienza critica.. Questo
è un buon inizio di campo semantico!
Il PRC deve essere al servizio di queste esigenze, esserne per lo meno il
raccoglitore, e magari un trait d’union con le istituzioni.
"Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di
strada” (Majakovskij).
Mi auguro che la fratellanza con i movimenti vada incrementandosi; la meglio
Genova non va dispersa!
La negazione della violenza non è un dogma inderogabile, anni luce distano
fra noi e i fondamentalismi e le torsioni integralistiche, poiché un
principio assoluto rappresenterebbe esso stesso un atto violento, fuga da
confronti, fobia da contaminazioni.
Ripensando la Resistenza, guardiamola in profondità, dove la storiografia ha
visitato poco, quei partigiani silenziosi, senza gloria, quelli come Pavese
che rapirono vite con orrore, timore, inadeguatezza, quella resistenza
cattolica senza armi, ed altre ombre lucenti..
Ed oggi?
Il fatal binomio guerra-terrorismo sembra ineluttabile.
Sarebbe ottimo liberarsi dell’idea che ci sia giustificazione all’orrore se
è prodotto in risposta ad altro subito in precedenza.
Sarebbe bello sposare la pratica non-violenta nell’affronto di ogni
problematica e la pace come stadio al quale tendere.
Fare l’amore con la NON-VIOLENZA per partorire la pace dal grembo della
società.
Più che conscio della disorganicità del mio scritto, ottimista nell’imput
d’un tema da sviluppare nelle stanze del mio cirkolo e con gli amici della
strada, concludo così (con Nikita ed apparente disarmonia):
Quando sono con i compagni di lavoro e di lotta, e capita persino di
scoprirsi amici, e la politica che ci abita dentro come un inquilino scomodo
e non come una abilità para-impiegatizia.
Quando sono con il mio amore, ieri perduto e oggi ritrovato e domani chissà,
perché perdersi e ritrovarsi è un po’ il destino degli amori veri.
Quando sono solo con me stesso e mi dico tutte le verità, anche le più
spiacevoli, cercando nonostante tutto di volermi bene.

Angelo Frammartino
Circolo “F. Babusci” della Rifondazione Comunista, Monterotondo (Roma)

 
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Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 09 Agosto 2006 da Rebeldia

Genova 2001, io non dimentico!

sostieni le spese legali per i processi di Genova, con il 5 x 1000


Quest'anno sara' possibile devolvere il 5 per mille della propria dichiarazione dei
redditi ad associazioni ed enti. Il Comitato Piazza Carlo Giuliani e' fra i
possibili beneficiari del 5 per mille.
Una nuova norma infatti introduce il 5 per mille: si tratta di un contributo
destinabile, per decisione del contribuente, ad associazioni di volontariato, Onlus
(Organizzazioni non lucrative di utilita' sociale), ricerca scientifica... Questa
scelta non cambia nulla per il contribuente, ne' in aggiunta ne' in sottrazione alla
cifra "dovuta" al fisco, ma può cambiare molto per i processi in corso a Genova.

I comitati Piazza Carlo Giuliani e Verità e Giustizia per Genova chiedono di
sostenere la segreteria legale impegnata nei processi in corso a Genova, anche in
questa forma per chi compila il modello 730 o il modello Unico compilando la scheda
per la destinazione del 5 per mille:
1. immettendo i propri dati anagrafici e il proprio codice fiscale
2. firmando nel riquadro indicato come "sostegno del volontariato, delle
organizzazioni non lucrative di utilita' sociale..." (il primo a sinistra dei
quattro che si trovano nella dichiarazione)
3. indicando in quel riquadro il codice fiscale 

950 752 501 00

I titolari di un solo reddito da lavoro dipendente o di una pensione che non devono
presentare la dichiarazione dei redditi possono consegnare la scheda (come si fa
anche per l'8 per mille) in busta chiusa ad un ufficio postale, a uno sportello
bancario o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF,
commercialisti ecc.).
I comitati Piazza Carlo Giuliani e Verità e Giustizia per Genova
www.piazzacarlogiuliani.org
www.veritagiustizia.it



A tutte le donne e gli uomini che hanno sottoscritto la «Lettera aperta al papa
Benedetto XVI» redatta da don Paolo Farinella, prete di Genova, pubblicata sul sito
di Arcoiris e firmata da 9.805 persone che hanno raggiunto lo scopo prefissato:
impedire la visita che Berlusconi aveva organizzato in modo strumentale alla vigilia
delle elezioni politiche del 2006.

Come tutti ormai sapete, l'obiettivo della lettera è stato raggiunto: il papa alla
fine di marzo 2006 non ha ricevuto Silvio Berlusconi che voleva approfittare della
visita per farne uno spot pubblicitario di propaganda politica. Da informazioni
riservate sappiamo che il movimento della raccolta di firme ha impressionato molto
il Vaticano che ha suggerito a Berlusconi di rinunciare pubblicamente alla visita,
salvandogli così la faccia e togliendo al Vaticano la ragione di dovere fare un
comunicato ufficiale.
Siamo contenti che il movimento popolare, una volta tanto,
abbia avuto non solo ragione, ma anche esito positivo.

A tutti coloro che hanno collaborato e si sono impegnati in una "divulgata
democrazia" attraverso internet, un grazie di cuore con riconoscente gratitudine.
Non è merito di uno, ma è stato una bella impresa di tutti. Non abbiamo raggiunto
solo lo scopo di fare fallire le trame berlusconiane, ma abbiamo raggiunto anche un
obiettivo ancora maggiore, che è ancora più grande proprio perché non era in
preventivo.


I giornali di lunedì 8 maggio riportano la notizia che il Vaticano ha pubblicato
nuove disposizioni per regolare le udienze papali che in futuro saranno riservate
solo ai  capi di Stato e ai capi di governo, escludendo capi di partito o fazioni di
partito o politici di ogni genere e specie. Fonti riservate assicurano che una causa
di questa scelta è stata il successo della nostra raccolta di firme che ha
impressionato il Vaticano e il Papa. Funzionari vaticani ammettono, en passant, che
il papa non vuole più correre il rischio di essere usato e contestato da una
sollevazione popolare. Al promotore della iniziativa sono arrivati segnali di
attenzione perché la nostra raccolta ha permesso al Vaticano di risolvere un
problema (la visita di Berlusconi che stava diventando pesante).

Nel prendere atto di questi sviluppi, siamo riconoscenti a quanti hanno condiviso
questa battaglia, consapevoli che una raccolta di firme è più che altro una
testimonianza etica, ma qualche volta, come in questo caso, raggiunge fini che
nessuno poteva immaginare. Nel prendere atto di queste novità, vogliamo dedicarle a
tutti coloro, donne e uomini, che hanno sottoscritto la lettera aperta, specialmente
a quelle persone, per lo più anziani che andavano con la fotocopia della lettera per
i mercati cittadini e poi comunicavano i nominativi dei firmatari che non avevano
computer.



Cogliamo l'occasione per invitare a firmare il contrappello a quello del senatore
Marcello Pera che cerca a tutti i costi una guerra di religione tra l'occidente e
l'oriente, strumentalizzando ancora una volta il cristianesimo come religione di
parte. L'appello  «PER L'OCCIDENTE E L'ORIENTE PER IL SUD E PER IL NORD. Una
risposta laica e cristiana al sen. Marcello Pera» è pubblicato su Arcoiris al sito

 
http://www.arcoiris.tv/appello_pera/risposta_controappello/ Finora abbiamo
raccolto 5.544 firme, mentre Pera è a quota 8.000. Noi vorremmo raggiungere quota
10.000. Possiamo farcela perché le donne e gli uomini più aperti e più liberi
dalle paure dell'altro sono in maggioranza. Alla fine del mese questo appello farà
parte di un libro di don Paolo Farinella, in cui da un punto di vista laico e
cristiano si contestano tutte le tesi neo-teo-con, razziste e xenofobe del sen.
Pera e della sua destra, finalmente sconfitta alle ultime elezioni. Di questa
novità che sarà un'occasione per valorizzare e dare seguito anche all'impegno di
tutti, daremo notizia appena il libro pubblicato.



Grazie, grazie di cuore a tutti voi, appassionati cittadine e cittadini della
Repubblica Italiana. Un grazie particolare ad Arcoiris per la disponibilità
straordinaria che ha permesso la pubblicazione degli appelli. A tutti un abbraccio e
un sorriso.



I coordinatori della «Lettera aperta la Papa»:



Paolo Farinella, prete, Genova (
paolo_farinella@fastwebnet.it)

Dott. Angelo Cifatte, Genova (
angelocifatte@fastwebnet.it)

 
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Io so i nomi

Post n°50 pubblicato il 03 Agosto 2006 da playslow

Uno dei miei testi preferiti che, purtroppo, è sempre attuale...

p.s.

Pier Paolo Pasolini

Fonte: "Scritti Corsari", 14 Novembre 1974


Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.


Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.

Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari.
12 dicembre 1969: alle 16,30 un ordigno esplode all'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano provocando 16 morti e 84 feriti
Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.


Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile...

 
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Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 02 Agosto 2006 da Rebeldia
Foto di Rebeldia

Bologna, 2 agosto 1980

ANTONELLA CECI anni 19
ANGELA MARINO "23
LEO LUCA MARINO " 24
DOMENICA MARINO " 26
ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA " 57
VITO DIOMEDE FRESA " 62
CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA " 14

ANNA MARIA BOSIO IN MAURI " 28
CARLO MAURI " 32
LUCA MAURI " 6

ECKHARDT MADER " 14
MARGRET ROHRS IN MADER " 39
KAI MADER " 8
SONIA BURRI " 7
PATRIZIA MESSINEO " 18
SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA " 34
MANUELA GALLON " 11
NATALIA AGOSTINI IN GALLON " 40
MARINA ANTONELLA TROLESE " 16
ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE " 51
ROBERTO DE MARCHI " 21
ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI " 60
ELEONORA GERACI IN VACCARO " 46
VITTORIO VACCARO " 24
VELIA CARLI IN LAURO " 50
SALVATORE LAURO " 57

PAOLO ZECCHI " 23
VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI " 23

CATHERINE HELEN MITCHELL " 22
JOHN ANDREW KOLPINSKI " 22

ANGELA FRESU " 3
MARIA FRESU " 24
LOREDANA MOLINA IN SACRATI " 44
ANGELICA TARSI " 72
KATIA BERTASI " 34
MIRELLA FORNASARI " 36
EURIDIA BERGIANTI " 49
NILLA NATALI " 25
FRANCA DALL'OLIO " 20
RITA VERDE " 23

FLAVIA CASADEI " 18
GIUSEPPE PATRUNO " 18
ROSSELLA MARCEDDU " 19
DAVIDE CAPRIOLI " 20
VITO ALES " 20
IWAO SEKIGUCHI " 20
BRIGITTE DROUHARD " 21
ROBERTO PROCELLI " 21
MAURO ALGANON " 22
MARIA ANGELA MARANGON " 22
VERDIANA BIVONA " 22
FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ " 23
MAURO DI VITTORIO " 24
SERGIO SECCI " 24
ROBERTO GAIOLA " 25
ANGELO PRIORE " 26
ONOFRIO ZAPPALA' " 27
PIO CARMINE REMOLLINO " 31
GAETANO RODA " 31
ANTONINO DI PAOLA " 32
MIRCO CASTELLARO " 33
NAZZARENO BASSO " 33
VINCENZO PETTENI " 34
SALVATORE SEMINARA " 34
CARLA GOZZI " 36
UMBERTO LUGLI " 38
FAUSTO VENTURI " 38
ARGEO BONORA " 42
FRANCESCO BETTI " 44
MARIO SICA " 44
PIER FRANCESCO LAURENTI " 44
PAOLINO BIANCHI " 50
VINCENZINA SALA IN ZANETTI " 50
BERTA EBNER " 50
VINCENZO LANCONELLI " 51
LINA FERRETTI IN MANNOCCI " 53
ROMEO RUOZI " 54
AMORVENO MARZAGALLI " 54
ANTONIO FRANCESCO LASCALA " 56
ROSINA BARBARO IN MONTANI " 58
IRENE BRETON IN BOUDOUBAN " 61
PIETRO GALASSI " 66
LIDIA OLLA IN CARDILLO " 67
MARIA IDRIA AVATI " 80
ANTONIO MONTANARI " 86

La bomba alla stazione di Bologna scoppiò alle 10.25 del mattino facendo 87 morti e 177 feriti. Ancora oggi non si conoscono nè le cause nè i mandanti di tale follia.

Dopo lunghi e interminabili processi sono stati arrestati "le belve" Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, militanti nei gruppi di estrema destra di quegli anni.

Pur avendo confessato di essere responsabili di numerosi altri fatti di sangue, entrambi negano fermamente di essere coinvolti nella strage di Bologna. Stanno davvero mentendo come qualcuno vuole farci credere?

Entrambi sono in carcere da allora.

Chi e perchè ha messo quella bomba?

Non è nell'elenco delle vittime della strage che troveremo una risposta, ma i loro nomi resteranno scolpiti nella memoria di questa tormentata Italia finchè qualcuno non svelerà le carte e scriverà la parola "fine" ad una delle vicende più sanguinose della nostra storia.

 
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ZANO

Post n°48 pubblicato il 27 Luglio 2006 da playslow

Ho sempre pensato che Zanotelli fosse un grande.

Mi sbagliavo è un

GRANDISSIMO!!!!

 
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Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 21 Luglio 2006 da Lobastro

Ci sono "ladri" e "ladri

Ladro è chi ruba, su questo non ci piove.

A volte il ladro ruba per fame, a volte per necessità.

In politica il furto viene chiamato spesso "concussione", nella new-economy "agiotaggio". Io -come tanti altri- ho rubato per iniettarmi veleno.

Cleptomania: malattia mentale che ti induce al furto senza rendertene conto.

Giovani figli di benestanti borghesi che diventano ladri per noia, perchè oramai hanno tutto.

Tante motivazioni o non motivazioni che ti portano allo stesso fine, ovviamente deprecabile e non sempre giustificato.

Ma io vorrei aggiungere alla "categoria" la specie più viscida ed infame: i "ladri di vita".

Essi si aggirano prevalentemente nei cortei antifascisti, sempre vestiti di nero a viso coperto, rigorosamente armati di spranghe, caschi e scudi, la loro costante è la vigliaccheria (agiscono sempre in gruppo) poi fuggono nei loro rifugi, LE CASERME.

Questi "ladri", recentemente hanno rubato 4 mesi di vita 9 ragazzi, compagni antifascisti, sequestrandoli senza nessuna prova o motivo, per la sola "colpa" di aver usato la testa per pensare e non solo per infilarvici sopra un casco.

4 mesi di duro carcere per poi essere risultati assolutamente innocenti. E ora? chi mai riuscirà a ripagarli di un simile buco nella loro vita? forse i LADRI che li hanno sequestrati?

Forse i vari politici moralisti o fascisti che al loro arresto hanno esultato?

NO! Nessuno li ripagherà di questo, ma mi piace pensare al brivido lungo la schiena che proveranno quando al loro posto, in quelle celle ci finiranno i veri delinquenti.

I LADRI DI VITA!

 
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Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 21 Luglio 2006 da Rebeldia

"In qualsiasi giorno entrerò in Senato, entrerò portata per mano da Carlo"

Heidi Giuliani

 
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Donne in Nero - Appello veglie nel Mondo per la Pace

Post n°45 pubblicato il 20 Luglio 2006 da playslow

Please forward to Women in Black and allied groups:
 
In light of the ongoing crisis in the Middle East, Women in Black in Israel are issuing a call to our sister vigils throughout the world (and allied groups) to hold their own actions this weekend with the demands ...
 
Stop the War!  Stop the Bloodshed!
End the Israeli Occupation!
Begin Negotiations for Peace and Justice!
 
We call upon our sisters and brothers to join us in solidarity.  Each group is autonomous to decide on its own messages, formats, and times.
 
We already know of vigils planned in  Vienna, Melbourne ,  and Calgary.  We would like to hear about other vigils planned.
 
Thank you.
Women in Black, Israel

 
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PRESIDIO PALESTINA

Post n°44 pubblicato il 20 Luglio 2006 da playslow

Ricordo a tutti stasera ore 19 in Piazza Loggia catena umana per la Palestina

A chi sta pensando se andarci o meno perchè è in un momento di crisi mistica, perchè Israele non è così che si ferma, voglio ricordare che per i Palestinesi anche il minimo segno di sostegno e di NON INDIFFERENZA è importante.

Ci vado perchè glie l'ho promesso, ci vado perchè se fossi io al loro posto vorrei come loro che il resto del mondo VEDA!!!!

Ci vado ovviamente anche per dire la mia...

p.s.: come mi ha detto un metal.... buona giornata di pace .... :-)

 
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