« L'ANGELO PIGRO | UN VIAGGIO SUL TAPIS ROULANT » |
Un giorno, in un allevamento di suini, qualcuno distratto diede da mangiare del prosciutto ad un maiale. Il giovane porco all’inizio non comprese subito cosa stava masticando, ma ci mise un attimo a distinguere il prelibato sapore del prosciutto da quello sicuramente meno appetitoso del cibo che riceveva quotidianamente. Per lui fu come un’illuminazione. Gli piacque così tanto che da quella volta non riuscì a mangiare più nient’altro. Anzi, al solo odore della sbobba normale composta da scarti di scarti di chissà cosa mista a fango ed escrementi, gli venivano i conati di vomito. Il porco costretto così da questa dieta psicologica, cominciò a pensare come si poteva procurare quella cosa tanto buona.
Il suino è un animale intelligente, così che investigando un po’ scoprì che proprio dietro le stalle dove centinaia di suoi consaguinei pascevano ignari nel sudiciume nell’attesa di finire sul bancone di una drogheria, esisteva un deposito enorme dove gli umani ammassavano sublimi prosciutti pronti per essere consegnati in giro per il mondo.
Tutte le sere il porco scavalcava il piccolo recinto di metallo dove era rinchiuso, attraversava agile come un ninja la stalla, superava il campo che lo separava dal deposito per poi introdursi dentro da una finestra e mangiarsi tutti i prosciutti che riusciva. Era una pratica pericolosa perché rischiava di rompersi l’osso del collo in molte occasioni, e poi c’era il pericolo costante di incontrare il pastore tedesco posto a guardia del deposito. Eppure era così forte il richiamo di quel sapore, così evidente la disparità tra la reminiscenza di quel piatto sublime in confronto al fetido gusto al quale un destino di cui non era nemmeno consapevole l’aveva costretto a cibarsi, che il porco non poteva fare a meno di provarci, e riprovarci tutte le notti.
Una volta però il maiale venne intercettato dal cane guardiano che appena lo scorse iniziò prima ad abbaiare e poi ad inseguirlo. Il suino correva, correva, correva più veloce che poteva, ma non riuscì ad impedire di essere morso ad una zampa dal pastore tedesco. Da quel momento il povero divoratore di prosciutti, non potè più camminare correttamente né tanto meno arrampicarsi, e dovette rinunciare per sempre ai suoi raid notturni.
Il dolore che provò è qualcosa che travalica il semplice rimpianto. Gli parve come la sua vita si trascinasse ormai tronca, priva dell’unica cosa bella che gli era capitata. Ma soprattutto si rese conto che esisteva un meglio, e che quel meglio, per ragioni a lui sconosciute, gli era proibito.
Se il cuore del porco è l’unico in grado di essere trapiantato in un corpo umano senza essere rigettato, il suo cervello pesa poco meno di quello delle persone. Il suo ingegno prese a camminare lento ma costante nell’intento di riparare a questa ingiustizia. Si domandò da dove venisse il prosciutto, quale fosse la sua origine fino a quando si rese conto che lui viveva circondato dai prosciutti. Suo padre era un prosciutto e anche sua madre, i suoi fratelli, i suoi compagni di cella. L’intero suo mondo, come lo aveva conosciuto fino a quel momento, non era altro che una vera e propria fabbrica di prosciutti. Solo la sua ignavia gli aveva impedito di cibarsi di quel prodotto straordinario della natura.
Continuò dunque ad attendere la notte, non più per fuggire alla ricerca del prosciutto ma per produrlo egli stesso.
La prima vittima fu un giovane porcello di qualche mese, fu il suo primo esperimento. Lo uccise sgozzandolo con i denti, smembrò il suo corpo avendo cura di riporre le sue cosce a stagionare sotto uno strato di fango nel recinto. Attese qualche tempo, ma quando andò a disseppellire le zampe del porcellino addentandole, riscoprì finalmente quel sapore che proprio come una terra promessa aveva creduto di aver perduto per sempre.
Da quella volta, il suino mangiatore di prosciutti, tornò più e più volte ad ammazzare solo per procurarsi quella sensazione di appagamento dei sensi. Fino a quando successe un giorno di essere visto da un suo compagno che sgomento iniziò a dare l’allarme all’intera stalla. I porci non abituati ad un simile tradimento da parte di un proprio simile, reagirono con rabbia e lo fecero a pezzi.
Gli altri suini non seppero mai cosa aveva mosso le azioni del loro compagno.
Credettero solo fosse semplicemente impazzito.
E tutti creparono senza conoscere mai il sapore del prosciutto.
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