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Post n°1003 pubblicato il 06 Maggio 2013 da resistenzabianconera
Vidal-gol: la Juventus campione d’Italia. A Torino scatta la grande festa scudetto Juventus (3-5-2): Buffon 6, Barzagli 6.5, Bonucci 6.5, Chiellini 6.5, Lichtsteiner 6.5 (10' st Padoin 6.5), Vidal 7, Pirlo 6.5, Pogba 5.5, Asamoah 6.5 (18' st Peluso 6.5), Marchisio 6.5, Vucinic 7 (32' st Quagliarella 6.5). (30 Storari, 34 Rubinho, 39 Marrone, 4 Caceres, 11 De Ceglie, 24 Giaccherini, 33 Isla, 12 Giovinco, 32 Matri, 17 Bendtner). All. Conte. Decide Vidal, ancora una volta. Un rigore del cileno regala lo scudetto alla Juve. Cade anche il Palermo, sulla strada dei bianconeri, che davanti al pubblico di casa mettono il punto ad una stagione trionfale, l’ennesima sotto la guida di Antonio Conte. A Torino è festa scudetto. Ritmi vertiginosi La Juve non s’è fermata da quasi due stagioni e c’è voglia di festa, meritata: «Quest’anno è stata una marcia, sicuramente imponente – ha detto Conte alla vigilia - una squadra che ha viaggiato a ritmi vertiginosi, fin dalla prima giornata, nonostante una competizione come la Champions, che a detta di tanti poteva portarci via energie. Invece siamo stati bravi e siamo stati fantastici». La partita Si parte con gli schemi speculari, con il solito avvio bianconero in dominio assoluto del pallone e degli spazi. Ma la Juve di oggi non riusciva a combinare nulla di concreto. Il Palermo era logicamente chiuso a riccio ma quando riprendeva palla, spesso la regalava troppo facilmente al pressing avversario. Quella buona è capitata a Vucinic al 28’, ma il centravanti se l’è fatta respingere in angolo da Sorrentino. Pogba allo scadere su angolo ha colpito di testa da cinque metri mandando la palla a lato per questione di centimetri. Nella ripresa, con il Genoa abbondantemente in vantaggio con il Pescara e il Siena ko a Catania, ai rosanero il punto sarebbe andato benissimo, ma ci ha pensato Vidal a decidere la partita su rigore assegnato da Romeo per una spinta in salto con il petto di Donati su Vucinic. Il “31 sul campo” I giocatori della Juventus sono tornati sul terreno di gioco dello Stadium per raccogliere l’applauso dei tifosi ma sono stati costretti immediatamente a tornare negli spogliatoi per una seconda invasione di campo dei tifosi. Vani gli appelli dello speaker a consentire la passerella ai giocatori. In campo, appena terminata la partita, è stato posizionato un gigantesco drappo con lo scudetto numero 31, grande più o meno quanto quello srotolato in curva Scirea. Per la tifoseria continua così il conteggio «casalingo» degli scudetti della Juventus, che tiene conto dei due tolti dopo Calciopoli. La festa Subito dopo il fischio finale iniziano i caroselli in auto e in moto dei tifosi bianconeri per le strade che portano nel centro di Torino. Festeggiano con i clacson e sventolano le bandiere per la vittoria del ventinovesimo scudetto della Juventus. Molti di loro stanno raggiungendo le strade dove è previsto il passaggio del pullman scoperto che porterà in trionfo per le vie del centro la squadra campione d’Italia. La partenza del corteo è prevista intorno alle 18:30 da corso Cairoli. Il capitano «Consigli a Conte? È intelligente, lui sa cosa fare. Non credo abbia dubbi», commenta Gigi Buffon mentre attorno esplode la festa. «Ci siamo tolti un peso - ha aggiunto a Sky il capitano bianconero - Dopo il titolo dello scorso anno, arrivare secondi sarebbe stata una delusione». «Ci siamo tolti il peso - afferma il portiere bianconero - abbiamo avuto questa responsabilità da luglio e quando si ha il dovere di vincere si ha solo da rimetterci perché anche se si arriva secondi si scontentano molte persone. Questo scudetto mi è piaciuto tanto perché dalla prima giornata abbiamo tirato il gruppone, nei momenti imortanti lo abbiamo staccato, siamo stati bravi in alcune fasi e poi abbiamo fatto lo scatto decisivo che non era scontato». Il futuro Del futuro si parlerà poi, anche se nulla è scontato, nonostante il contratto biennale del tecnico: «Io penso che è sia giusto dire che l’uomo Antonio Conte sicuramente vuole rimanere al 100% alla Juventus - ha chiarito il tecnico - poi c’è il professionista. E il professionista deve, per rispetto nei confronti dei tifosi, della società, di se stesso e dei propri calciatori, avere chiara tutta la situazione». Che sarebbe lo shopping estivo: Conte vuole la garanzia tecnica per poter rivincere lo scudetto e dar battaglia in Champions League. E dire che tutti vogliono vincere, e c’è pure un piano industriale noto da tempo: «È inevitabile che poi ci si debba confrontare - ha però puntualizzato l’allenatore - e io penso che le idee siano chiarissime, sotto tutti i punti di vista. Ma a volte, quando le idee sono chiare, sia da una parte che dall’altra, magari potrebbe anche essere che ci sia discordanza, potrebbe anche essere; non è mai successo. E penso che non accadrà neanche questa volta, me lo auguro». E Alex Del Piero esulta dall’Australia “Fantastico vedere i miei tifosi gioire" Alessandro Del Piero festeggia a distanza lo scudetto bis conquistato dalla Juventus. «Da quando ho lasciato la Juventus, non ho mai pensato a come sarebbe stato vederla vincere senza di me. Non l’ho mai fatto, fino a pochi giorni fa, quando i numeri della classifica hanno sentenziato che il secondo scudetto consecutivo, dopo quello del Grande Ritorno, sarebbe stato possibile», scrive l’ex n.10 bianconero sul proprio sito ufficiale. «Ho provato a immaginarlo, ma nel mio film le immagini erano sempre sfuocate: il fischio finale, i miei compagni che esultano, la coppa pronta per essere alzata, il boato del pubblico. Ecco, qui le immagini cominciano a diventare nitide, e scorrono dinanzi al mio obiettivo. Gli attori protagonisti sono loro, i tifosi. Siete voi», sottolinea Del Piero. «Per chi gioca a calcio, così è almeno per me, è fantastico vedere i tifosi esultare, sentirli gioire, farli esplodere. Ecco perché -spiega- quando quel film dalla mia mente si è trasferito nella realtà, quando la Juventus ha rivinto lo scudetto (che bello il verbo rivincere), il mio pensiero è andato subito a chi sta festeggiando. E stavolta con voi ci sono anche io. Applaudo i miei compagni, una squadra fantastica, che non smetterò mai di portare nel cuore. Applaudo chi l’anno scorso mi dedicò quel trionfo, mi piace adesso ricambiare quel gesto: confermarsi è stata un’impresa altrettanto grande. Applaudo il lavoro della società, dello staff tecnico, e di tutti coloro che lavorano nell’ombra». «Chi conosce la Juventus, sa che dopo che si è vinto, bisogna rivincere. E rivincere ancora. ONE LOVE», firmato Del Piero
"Brindiamo al 31° scudetto". Andrea Barzagli tiene aperta la vena polemica della Juve che non ha mai accettato la decisione della federcalcio di avergli revocato due titoli. Ma stavolta la voglia di far festa supera ogni questione: "Abbiamo dimostrato di essere diventati ancora più forti dello scorso anno. Siamo cresciuti come gruppo: lo dimostrano i punti che abbiamo fatto e come abbiamo conquistato questo scudetto. Il momento più duro? Dopo Bologna, quando abbiamo perso con Inter e Milan. Anche perché c'è stato un momento in cui abbiamo visto il Napoli come la Juventus dello scorso anno, con la stessa fame e la stessa voglia. Ma abbiamo reagito alla grande. E la conferma arriva dal fatto che siamo arrivati all'ottava vittoria consecutiva oggi. Quando siamo stati sicuri di vincere? Quando Giaccherini ha segnato il gol-vittoria con il Catania". |
Post n°1002 pubblicato il 05 Maggio 2013 da resistenzabianconera
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Post n°1001 pubblicato il 29 Aprile 2013 da resistenzabianconera
Derby alla Juve, lo scudetto è a un punto Torino (4-2-4): Gillet 6; Masiello 5, Glik 5, Ogbonna 5.5, D'Ambrosio 6 (29' st Di Cesare 5.5); Basha 6, Gazzi 6.5; Cerci 6, Bianchi 5, Meggiorini 6 (21' st Jonathas 5.5), Santana 6.5 (38' st Birsa 6). In panchina: Coppola, Rodriguez, Caceres, Brighi, Bakic, Menga, Barreto. Allenatore: Ventura. È derby scudetto per la Juventus, che se lo aggiudica nel finale e ora si può far bastare un punto domenica con il Palermo per laurearsi campione d’Italia. Diventa un pomeriggio da incubo per il Torino, che non meritava di perdere e che adesso trema per il fiato sul collo di Palermo e Genoa, a quattro punti. È stato derby nelle emozioni, ma non nel gioco. La Juventus, nettamente superiore sul piano tecnico, lo ha affrontato prima con leggerezza e poi con affanno, ma se Jonathas, un minuto prima del gol bianconero del vantaggio, non si fosse mangiato un’occasione solare, magari la partita avrebbe preso una piega quasi opposta. L’episodio in questione rivela anche una leggera trattenuta di Bonucci, ma il Toro non aveva protestato più di tanto, anche perché il brasiliano era in fuorigioco sull’assist di Cerci. Colpevole invece Glik, allergico evidentemente alle stracittadine, perché in quella di andata si era fatto espellere: ha lasciato i compagni di nuovo in dieci nel finale per un doppio giallo evitabile. Ventura aveva preparato una partita quasi perfetta, con Meggiorini a francobollare Pirlo e il solo Bianchi in avanti a fare a sportellate con la difesa avversaria, supportato dalle folate larghe di Cerci e Santana. Ma era stata la Juve, colpevolmente, a mangiarsi una occasione altrettanto macroscopica con Vucinic, lanciato da Pogba all’11’ a tre metri da Gillet. Poi ha premuto sull’acceleratore, schiacciando i granata e rendendosi pericolosa ancora con Marchisio (bomba deviata da Gillet) e Pogba, che non è riuscito a trasformare un pallone capitato quasi sulla linea dopo un siluro di Vidal respinto. Ma il Toro, in una delle pochissime puntate offensive, con un missile di Santana aveva costretto Buffon alla deviazione difficile in chiusura di tempo. Nella ripresa solito prevedibile possesso di palla bianconero, ma movimenti altrettanto prevedibili e eccessivo accentramento dell’azione da parte di Pirlo e compagni. Il Torino ormai controllava la partita, con quel punto in tasca che avrebbe significato una enorme boccata di ossigeno. Ma la Juve, si sa, anche nelle giornate buie ha nel proprio arsenale i colpi superiori. Il suo emblema è Arturo Vidal, opaco fino a quel momento, quando ha raccolto, a dodici minuti dal termine, una palla al limite sul velo di Marchisio e ha trafitto in mezza girata Gilet. Ma un attimo prima i granata si erano divorati il vantaggio (l’arbitro avrebbe convalidato il gol perché non aveva ravvisato irregolarità) e la Juventus si sarebbe trovata di fronte a un quasi certo muro granata, con pochi minuti a disposizione per pareggiare e il rischio di vedersi trafiggere ancora in contropiede. Poi Glik commette la leggerezza e il Torino, scarico e demoralizzato, prende anche il secondo gol da Marchisio, che fissa un tabellino bugiardo nelle proporzioni, ma fotografa esattamente la forza delle due squadre, la Juve capace di segnare (tanto per cambiare con due centrocampisti) anche nel finale in giornate bruttine e il Toro che continua a sprecare, come ha fatto nelle ultime tre partite e a mangiarsi gol fatti, quei pochi alla portata della squadra. Per la Signora, dunque, è quasi festa, nella sua casa e davanti alla propria gente, probabilmente domenica prossima. Per il Toro il cammino salvezza si complica e rischia di diventare decisivo il match spareggio con il Genoa tra due turni. Il solito Pogba, Vidal e Chiellini una riga sopra gli altri per la squadra di Conte; Gazzi, Cerci e Santana hanno fatto vibrare i tifosi prima di arrendersi alla superiorità della rivale. "E' scudetto? In effetti per la matematica ci manca un solo punto...". Antonio Conte si lascia andare dopo il successo nel derby con il Torino. E sa che a questo punto nessuno può più fermare la Juve, lanciata verso il 29° titolo. "Abbiamo cercato fino in fondo la vittoria e ci siamo riusciti. Certo, festeggiare il secondo scudetto con tre giornate d'anticipo sarebbe qualcosa di bello. Non era facile vincere il derby Faccio i complimenti al Torino che ci ha reso la vita difficile, disputando una bella partita. Noi abbiamo replicato non perdendo mai la testa, sia sotto il profilo tattico chee temperamentale. Potevamo accontentarci di un punto ma noi giochiamo sempre per la vittoria e abbiamo dimostrato anche quanto teniamo a questa gara". |
Post n°1000 pubblicato il 22 Aprile 2013 da resistenzabianconera
I bianconeri superano di misura gli uomini di Allegri con un rigore di Vidal e la prossima settimana, nel derby, potrebbero festeggiare il 31° tricolore. Ambrosini e compagni dicono forse definitivamente addio al secondo posto e devono iniziare a guardarsi le spalle dai viola distanti ora un solo punto JUVENTUS (3-5-1-1): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Lichtsteiner (36'st Padoin), Vidal, Pirlo, Pogba, Asamoah (47'st Peluso); Marchisio; Vucinic (45'st Quagliarella). In panchina: Storari, Rubinho, Caceres, De Ceglie, Bendtner, Giaccherini, Matri, Isla, Marrone. Allenatore: Conte TORINO - Chi di rigore ferisce, di rigore perisce. Così come all'andata è un penalty a decidere il big match tra Juventus e Milan, solo che questa volta ad uscire dallo stadio con le braccia alzate al cielo sono i campioni d'Italia a segno dagli undici metri con Vidal e sempre più vicini al secondo scudetto consecutivo (già domenica nel derby potrebbe arrivare la matematica certezza, ndr), il 31/esimo nella storia. Per Ambrosini e compagni, che non vincono da tre giornate, si tratta del primo ko in campionato dopo quindici turni. Conte, mai dire scudetto: “Mancano ancora 4 punti" Antonio Conte incolla un altro frammento di scudetto: «Sto ripetendo ai ragazzi, partita dopo partita, che ogni volta è un pezzo di scudetto. E loro mi chiedono: “Ma questo scudetto quanto è grande?”». Quello incollato ieri sera contro il Milan è un pezzo un po’ più grande: «Sicuramente è un bel passo, non decisivo però. Vado a ritroso e dico che se di queste ultime sei partite ne avessimo pareggiate anche solo due, avremmo il Napoli a sette punti. Chi sta davanti ha il vantaggio di non dover guardare gli altri perché basta vincere, però bisogna vincere». Come sta facendo la Juve: «Siamo al 110% concentrati sull’obiettivo perché sarebbe straordinario conquistare il secondo scudetto a questi ritmi. Per questo ringrazio i ragazzi, perché stanno facendo veramente qualcosa di importante: vincere non è mai facile, diventa facile se lavori con abnegazione, voglia e i miei ragazzi lo fanno quotidianamente». Conte si tiene stretto la vittoria, anche senza fuochi d’artificio, di una partita decisamente resistibile: «Ma era una partita importante, e per il Milan lo era anche di più, per le vittorie di Napoli e Fiorentina. Così è stata una partita molto tattica, non entusiasmante. Ma abbiamo un grande merito, siamo stati i primi a battere il Milan nel girone di ritorno. Bravi a non rischiare nel primo tempo, e nella ripresa a trovare il gol». Ma scudetto, appunto, non si può ancora dire: «Mancano quattro punti, anche se con questa vittoria abbiamo fatto un passo molto importante. Ma non dimentico che sono sei partite che vinciamo, e che avevamo un calendario tosto, come pure il derby, domenica prossima». Dunque, calma, sottolinea il tecnico: «Sento parlare di scudetto già vinto con il Catania, invece dopo sei vittorie consecutive. Però, quando lavori sempre, con serietà, i risultati devono arrivare». |
Post n°999 pubblicato il 17 Aprile 2013 da resistenzabianconera
La squadra di Conte passa all'Olimpico contro la Lazio e porta a 11 i punti di vantaggio sul Napoli. Ora per la conquista dello scudetto è solo una questione di matematica. Finisce 0-2, decide Vidal con una doppietta (il primo sul rigore) nella prima mezz'ora di gioco RETI: Vidal (rig) 8’ pt, Vidal 28’ pt LAZIO JUVENTUS ARBITRO: Giannoccaro AMMONITI: 7’ pt Cana, 14’ pt Vidal, 41’ pt Peluso, 8’ st Ciani ROMA - Stesa anche la Lazio all'Olimpico con due gol di Vidal nel primo tempo, il Tir Juve corre a tutto gas verso lo scudetto. Undici i punti di vantaggio sul Napoli a sei giornate dalla fine, il titolo numero 29 (la società bianconera ne calcola 31) è ormai in cassaforte. Troppo forte la corazzata di Conte per la Lazio malconcia, stanca – questa sera ha giocato la cinquantesima partita stagionale – e con una retroguardia inguardabile. Prevedibile, peraltro, visto che a Petkovic mancavano sei difensori, tra squalifiche e infortuni: terza linea stravolta rispetto al bunker che aveva resistito all'andata a Torino (finì 0-0). A questi vanno aggiunti Cavanda e Diakitè, fuori rosa: il pugno duro della società con i “ribelli” - non hanno voluto firmare il rinnovo - alla fine si è trasformato in un suicidio strategico, al quale Petkovic non si è ribellato. Al di là di questo, alla lunga le assenze per infortuni e squalifiche – out Konko, Dias, Lulic, Radu, Biava e Pereirinha - si pagano. Tanto più che Klose e Mauri, schierati dall'inizio, sono ancora in condizioni precarie. C'era da riscattare la sconfitta interna con il Bayern: missione compiuta. Senza neanche faticare troppo. Il primo tempo è un massacro: due gol e almeno altre quattro nitide occasioni da gol, salvate da Ciani (due volte, su Marchisio e Vidal) e Marchetti. Straripante Pogba a centrocampo: neanche gli ululati razzisti di una parte della curva nord, peraltro coperti dai fischi del resto dello stadio, lo fermano e lui vince in scioltezza il duello con il coetaneo Onazi. Nella curva laziale anche un paio di striscioni contro Platini. |
Post n°998 pubblicato il 11 Aprile 2013 da resistenzabianconera
GRAZIE LO STESSO! ORGOGLIOSI DI VOI! JUVENTUS Conte lo aveva detto più volte: «I sogni raramente si avverano». La sua Juve ne ha già realizzati molti, ne sta ancora vivendo uno fantastico in campionato e per quanto provi a rimanere aggrappata con tutte le sue forze anche a quello europeo, deve abbandonarlo. Ma lo fa a testa altissima. E con lei tutto il pubblico che, prima ancora della gara, trasforma lo Stadium in qualcosa che è perfino riduttivo definire una bolgia. Dagli spalti piove adrenalina e la Juve, all'inizio della sfida di ritorno contro il Bayern, la traduce in corsa, pressing, volontà e grinta. Si gioca a mille all’ora e gli scontri sono duri. Ne fanno le spese a turno Chiellini, Van Buyten, Marchisio... Da un fallo di Lahm sul Principino al limite dell’area nasce la punizione che Pirlo prova a spedire nel sette, trovano la risposta di Neuer. Rispetto alla partita dell’Allianz è un’altra Juve. Pirlo, dopo qualche errore iniziale cresce con il passare dei minuti e Pogba gioca con la calma di un veterano. Un suo traversone rasoterra poco prima della mezz’ora attraversa tutta l’area piccola e per poco non trova Asamoah sul secondo palo. Il Bayern risponde con la fiondata di Muller, che spedisce fuori il destro dopo la sponda di Mandzukic, e con quella di Alaba deviata in angolo da Buffon. E’ una partita bella e combattuta: Quagliarella e Bonucci arrivano alla deviazione nell’area bavarese, senza inquadrare la porta. Robben si accentra e manda fuori il sinistro, mentre il destro di Ribery viene bloccato da Buffon. Si chiude così un primo tempo giocato sul filo dell’equilibrio. Un equilibrio che alla Juve non può stare bene. Tornati in campo i bianconeri partono forte: Vucinic si fa metà campo palla al piede e viene atterrato al limite da Dante. La punizione di Pirlo è ben indirizzata, ma una deviazione consegna il pallone docile tra le braccia di Neuer. Ci prova allora Quagliarella con un destro dai sedici metri che scheggia il palo. Quando il Bayern attacca la Juve difende bene, ma la squadra spesso tende ad arretrare troppo e ripartire non è facile, anche per la perfetta disposizione tattica dei tedeschi. Al 12’ Robben pareggia il conto dei legni, colpendo in pieno quello alla destra di Buffon con una sventola dal limite, e al 18’ Mandzukic chiude il discorso qualificazione: sulla punizione di Schweinsteinger, Martinez riesce a toccare da due passi, Buffon ha il riflesso giusto, ma la sua respinta finisce dalle parti del croato che in tuffo spedisce in rete. Poco dopo potrebbe arrivare anche il raddoppio, se Muller non alzasse troppo la mira dopo l’assist di Robben. Conte cambia, inserendo Matri e Isla, al posto di Quagliarella e Padoin, e la Juve ha una reazione di orgoglio, prima con Vucinic, anticipato dall’uscita di Neuer, e con Pogba, che prova la conclusione dalla distanza, bloccata dal portiere tedesco. La partita però non ha più nulla da dire, se non offrire il secondo gol del Bayern, realizzato a tempo scaduto da Pizarro, su assist di Muller. L’avventura in Champions termina contro una delle squadre più forti del mondo e non possono esserci rimpianti. Ci dev'essere solo orgoglio per quanto la Juve ha fatto, vincendo il girone, arrivando ai quarti di finale e giocando anche questa sera con coraggio sino all’ultimo minuto. E i tifosi, che al fischio finale salutano Conte e i suoi ragazzi cantando l’inno, non provano altro e meritano gli stessi applausi che riservano alla squadra. Champions, Buffon si inchina al Bayern “Hanno dimostrato di essere superiori" Il capitano bianconero applaude i tedeschi: «Possono vincere la Coppa». Sulla polemica con Beckenbauer: «Solo una battuta» «Abbiamo fatto il massimo, ma non è bastato: loro sono superiori a noi». Pasta di un capitano: Gigi Buffon rende onore al Bayern, sorride al pensiero del “pensionato” stampato da Beckenbauer e rilancia la Juve dopo la doppia sconfitta di Champions. «Mi hanno impressionato più stasera che a Monaco – spiega il portiere bianconero -: sono davvero forti e hanno tutte le carte in regola per vincere questa coppa. Hanno velocità, atletismo, tecnica, grande esperienza, grande conoscenza e per tutti questi discorsi e qualità hanno meritato di vincere». Sullo sfondo resta la polemica col Kaiser, che ieri si è scusato con lui in collegamento dalla Germania. «Alla fine non l’ho presa come un’offesa – commenta Buffon -, perché un commento ironico ci può stare. Mio padre mi ha chiesto se ero ubriaco a fine gara, quindi meglio Beckenbauer. A volte ci prendiamo troppo sul serio, per questo non me la prendo. Anche perché ho le mie certezze e so il mio percorso in questi due anni: penso di aver fatto una grande stagione e ho sbagliato una partita che era meglio non sbagliassi». Ci ha provato la Juve a ribaltare il 2-0 dell’andata e gli applausi a fine partita dimostrano che l’impegno è stato apprezzato. «Li ringraziamo per il sostegno – commenta Andrea Barzagli – e la nostra Champions merita un 8 in pagella. E’ stata una bella esperienza per noi: il Bayern ha qualcosa in più di noi e l’ha dimostrato. Per me andrà in finale. La differenza non è economica, ma anche di esperienza. Assieme ai miei compagni penseremo di migliorare per il prossimo anno: è chiaro che non siamo contenti delle sconfitte, ma sereni perché c’è ancora il campionato, che è il nostro vero obiettivo stagionale». Anche Paul Pogba si inchina al potere tedesco, ma rilancia le ambizioni bianconere. «Siamo contenti per la performance del ritorno – spiega il centrocampista francese -, ma loro hanno più esperienza. Speriamo che la prossima volta che li affronteremo le cose cambino. Speravamo di segnare subito, ma hanno fatto dietro una gara perfetta. Poi hanno agito in contropiede e al loro gol è diventata impossibile la sfida». |
Post n°997 pubblicato il 07 Aprile 2013 da resistenzabianconera
Doppietta di Vucinic, la Juve c’è Juventus (3-5-2): Storari; Bonucci (36' st Isla), Marrone, Peluso; Lichsteiner, Vidal, Pogba, Giaccherini, Asamoah; Giovinco (32' pt Quagliarella), Vucinic (34' st Matri). A disp. Buffon, Rubinho, Marchisio, De Ceglie, Padoin, Pirlo, Rugani. All. Conte. Pelizzoli le prende tutte, la Juve soffre, ma alla fine fa festa grazie alla doppietta di Vucinic, in gol su rigore al 73’ e poi con un bella giocata al 78’. Finisce 2-1 il testa-coda tra i bianconeri e il Pescara che segna con Cascione (83’) ma che colleziona la settima sconfitta consecutiva e vede ormai la B. Nel giorno in cui il Bayern festeggia lo scudetto in Germania, i campioni d’Italia fanno altri tre passi verso il bis. Non è stato facile e non perché la testa fosse alla Champions League. Nella Juve oltre agli squalificati Chiellini e Barzagli, fuori Buffon, Marchisio, Pirlo, Quagliarella e Matri, tutti in panchina a riposare. Storari tra i pali, Marrone e Peluso in difesa, con Pogba e Giaccherini in mezzo ci sono Vidal e Lichtsteiner, out per squalifica con il Bayern. In attacco Vucinic-Giovinco. Il Pescara di Bucchi punta sul 4-2-3-1 con Sculli, Quintero e Caprari alle spalle di Sforzini. Tra i pali Pelizzoli che, al 12’, è bravissimo a salvare in tuffo sulla sforbiciata in area di Giaccherini. Pogba e Vucinic ci provano dalla distanza, il montenegrino cerca e trova scambi stretti con Giovinco, ma Pelizzoli è attento su entrambi, mentre al 25’ si supera su Vidal. Si fa male Giovinco (infortunio al ginocchio dopo uno scontro con Capuano) e al suo posto entra Quagliarella che, al 39’, colpisce il palo dopo una deviazione di Pelizzoli, decisivo anche nel finale ancora su Giaccherini. Nella ripresa non cambiano le cose, la Juve spinge, il Pescara si difende. Vucinic si prende qualche fischio per due giocate senza convinzione, Pelizzoli dice no a Quagliarella, ma al 28’ deve arrendersi sul rigore trasformato da Vucinic e concesso per il fallo su Vidal di Rizzo, che viene anche espulso. Al 33’ ancora Vucinic per il 2-0, questa volta con un bel destro a girare. Il Pescara, al 38’, trova un gran gol con Cascione, ma non ha la forza per andare a cercare il pari anche se al 44’ Sculli impegna Storari. Finisce 2-1, abruzzesi verso la B, Juventus con le mani sullo scudetto e la testa al Bayern. Juventus, che fatica con il Pescara. Conte: “Sembrava una gara stregata” Le paratone di Pelizzoli, l’infortunio di Giovinco, il palo di Quagliarella, il gol divorato da Vucinic. Sì, l’hanno pensato tutti e alla fine lo ha pure confessato Conte: «Sembrava una partita stregata». Invece, pur soffrendo molto più del prevedibile contro una squadra che aveva fatto un solo punto negli ultimi 11 turni, la Juventus ha battuto il Pescara e, almeno per un giorno, s’è portata a +12 sul Napoli. Il che vuole dire avere la certezza dello scudetto-bis facendo altri 12 punti nelle rimanenti sette giornate. Un bel modo per arrivare alla partitissima di mercoledì sera contro il Bayern. Che ieri già s’è annusata per tutti i 90’ più recupero allo Juventus Stadium. «10/4, noi ci crediamo. Uniti nulla è impossibile», c’era scritto su uno striscione esposto in curva subito dopo la partita con gli abruzzesi. Quattro giorni prima, i tifosi danno già la carica. Lanciano la rincorsa alla rimonta sui tedeschi. Impresa complicatissima, non impossibile. «Voglio una bolgia vera», chiede Conte. «Noi ci crediamo, eccome», garantisce Mirko Vucinic, match-winner di giornata che poi cala il carico: «Dovremo affrontare la partita con il Bayern come se fosse una guerra: sacrificio e aiuto reciproco. Solo così possiamo farcela». Il montenegrino, insieme a Bonucci, è stato l’unico titolare certo di vivere la rivincita contro i bavaresi a giocare ieri dal 1’ contro il Pescara. «Aveva bisogno di minuti - assicura Conte -. Gli serviva ritrovare il contatto con gli avversari e con la porta dopo aver saltato la sfida con l’Inter e aver giocato poco nell’andata di Monaco». In un’ora e un quarto, Mirko ha fatto di tutto e di più. Ha sbagliato un gol fatto, ne ha segnati due (il primo su rigore), nel mezzo s’è visto annullare il terzo per fuorigioco (netto), è stato ammonito per essersi tolto i calzoncini per festeggiare l’1-0 e alla fine s’è sentito rimproverare col sorriso sulle labbra da Conte: «Hai fatto una partita di m... eppure hai segnato due volte. Pensa un po’ se avessi giocato bene...». Magari lo farà mercoledì. Affiancato da Matri o più probabilmente da Quagliarella. Perché Giovinco di sicuro non ci sarà: stiramento del collaterale destro. |
Post n°996 pubblicato il 03 Aprile 2013 da resistenzabianconera
'Sembrava un pensionato', 'aspettiamo la gara di ritorno' (ANSA)- ROMA,3 APR- Franz Beckenbauer lo ha criticato dicendo che sui 2 gol presi ieri 'sembrava un pensionato'. Pronta la risposta di Gigi Buffon al presidente onorario del Bayern. "Non posso obiettare nulla a quanto detto dal quel vecchio saggio di Beckenbauer, se non ricordare l'adagio ricorrente: 'Quando sei martello batti, quando sei incudine statti!'.Bisogna stare zitti e aspettare la prossima partita', ha detto il n.1 Juve ricevendo il Tapiro di Striscia la Notizia.'Mi spiace di aver compromesso la gara'. MONACO – Non c’è stata partita, c’è stato il Bayern e basta. Lo sappiamo, il match l’avete visto tutti. Detto questo, non è finita, diciamolo subito. Il risultato adesso è molto angosciante, soprattutto perché viene dopo una notte di non gioco della Juventus, completamente in balia dell’avversario, ma non è impossibile ribaltarlo. Basterebbe ricordare la storia del Milan e del Barcellona, anche se in questo caso la Juventus dovrebbe fare la parte del Barcellona, e non è propriamente così… La partita è stata condizionata da due episodi avvenuti nei primi cinque minuti di gioco. L’incredibile gol a sorpresa di Alaba, un giocatore da cui nessuno si aspettava qualcosa del genere e davanti al quale la Juventus tutta è apparsa imbambolata. E poi l’infortunio di Kroos che ha provocato la sostituzione con Robben, decisamente il migliore in campo. Fosse rimasto in panchina forse sarebbe andata pure diversamente chissà. Robben e Ribery hanno fatto molto male alla Juventus, l’hanno assalita sui fianchi, l’hanno morsa con ferocia. E se le loro iniziative avessero avuto maggior seguito, il risultato a favore del Bayern sarebbe potuto essere anche molto più largo. Detto questo la Juve non c’è stata, inesistente nei suoi uomini migliori, particolarmente Buffon e Pirlo, che ne sono i leader in difesa e nel cuore del campo. La Juventus è mancata nel gioco e soprattutto in attacco, non è mai riuscita a colpire a fondo e con decisione il Bayern. Matri e Quagliarella sono affogati nella difesa dei tedeschi. Per una volta non mi sento di appoggiare le scelte che ha fatto Conte, pur apprezzandolo tantissimo come tecnico. Le due punte non hanno mai avuto un pallone da giocare. Tanto valeva giocare con un centrocampista in più – Pogba – fin da subito, rinfoltire il centrocampo e coprire un po’ di più la difesa a tre, visto che soprattutto Peluso e un Chiellini ancora giù di forma hanno sentito fin troppo l’urto di Robben & C. Il cambio di entrambe le due punte contemporaneamente con Vucinic e Giovinco ne è una riprova. Detto questo quante speranze ha la Juventus di passare il turno? Azzardo un 30-35% contro il 65-70% del Bayern. Sarà durissima, ma non impossibile. Considerando che quella che abbiamo visto a Monaco non è stata la Juventus, la vera Juventus può riuscirci. Nel calcio non c’è mai nulla di impossibile |
Post n°995 pubblicato il 03 Aprile 2013 da resistenzabianconera
I quarti di finale si aprono con la brutta sconfitta della squadra di Conte a Monaco: va sotto dopo 30 secondi con un gol di Alaba (Buffon indeciso) e poi raddoppia con Muller. Male i bianconeri, mai in partita. Al ritorno senza Vidal e Lichtsteiner Bayern (4-2-3-1): Neuer 6.5; Lahm 7, Van Buyten 7, Dante 7, Alaba 7.5; Luiz Gustavo 7, Schweinsteiger 7.5; Ribery 7.5 (48' st Shaqiri sv), Kroos sv (16' pt Robben 7), Muller 7; Mandzukic 7 (45' st Gomez sv). In panchina: Starke, Boateng, Timoshchuk, Pizarro. Allenatore: Heynckes. Cercava la partita perfetta, per trasformare in storica una stagione già fantastica, ma il suo sogno europeo si è subito infranto contro il Bayern Monaco. La Juventus perde 2-0 l’andata dei quarti di finale di Champions League, un risultato che poteva essere ben più rotondo a favore dei tedeschi, sebbene i gol siano arrivati essenzialmente per due inconsueti errori di Buffon. Tra una settimana, a Torino, ci vorrà un miracolo per ribaltare il risultato e proseguire il cammino in Europa. All’Allianz Arena i bianconeri perdono in un colpo solo l’imbattibilità internazionale, che andava avanti ormai da 18 gare, e la brillantezza del gioco che l’ha portata a guidare il campionato con 9 punti di vantaggio quando mancano appena otto partite alla fine. Merito del Bayern, che ha dimostrato di essere superiore ai bianconeri in ogni reparto, e a qualche incertezza di troppo della difesa, che fino a questa sera era stata la migliore del torneo. E che ha perso contro il migliore attacco la sfida agli antipodi di questa sera. Sulla carta doveva essere una partita alla pari tra due corazzate, entrambe a un passo dallo scudetto nei rispettivi campionati, entrambe decise a giocarsi le proprie carte fino in fondo. I tedeschi, a caccia della terza finale in quattro stagioni, come gli italiani, partiti in sordina e arrivati sino a quella che in molti definiscono una finale anticipata con un obiettivo molto preciso: vedere «cosa manca, se manca» per essere al top, come ha sentenziato Conte alla vigilia. Ma «senza essere vittima sacrificale». Le intenzioni c’erano tutte: in campo dal primo minuto due punte, Matri e Quagliarella, i “matador” dell’Inter sabato in campionato, con Vucinic in panchina dopo i postumi dell’influenza smaltita soltanto ieri. Sulle fasce Lichtsteiner e Peluso, tenuti a riposo contro i nerazzurri, con Pirlo direttore d’orchestra protetto da Marchisio e Vidal nell’ormai collaudato 3-5-2. Davanti a Buffon Barzagli, Bonucci e Chiellini, a prendersi cura dell’unica punta avversaria, il croato Mandzukic, e a badare agli inserimenti da dietro di Thomas Muller e Ribery. Qualcosa, però, va storto nei piani della Juve, subito sotto grazie alla rete di Alaba a una manciata di secondi dal fischio d’inizio. Il difensore austriaco gela un Buffon incerto, che in Europa perde l’imbattibilità dopo 490’, più della temperatura polare di Monaco e costringe i bianconeri ad una partita subito in salita. I giocatori di Conte sembrano non scomporsi e si mettono a far girare la palla, rendendosi pericolosi con una punizione di Pirlo di poco alta (11’) e con un sinistro dalla distanza di Vidal (13’) che non c’entra lo specchio della porta. La sfortuna, per i bianconeri, questa sera ci vede bene, perché al 14’ costringe il Bayern a fare a meno dell’infortunato Kroos. Al suo posto entra Robben e cambia la partita. La Juve sparisce dal campo, o quasi, e salgono in cattedra i vicecampioni d’Europa, che sfiorano il raddoppio in diverse occasioni. Clamoroso l’errore dell’olandese, al 18’: il suo tiro a colpo sicuro viene parato d’istinto da Buffon. I campioni d’Italia soffrono sulle fasce, il settore dove fino a questa sera Conte aveva costruito le sue fortune. Peluso, a sinistra, non la vede quasi mai e da quella parte Marchisio finisce schiacciato tra Lahm e Robben, di nuovo vicino al gol al 32’ su assist di Thomas Muller, che salta Peluso come un birillo. I bianconeri escono alla distanza e al 45’ Matri di testa, su calcio d’angolo di Pirlo, alza di poco sulla traversa di un Neuer, fino a quel momento semplice spettatore. Ma è solo una fiammata, perché nel secondo tempo lo spartito della gara non cambia. La Juve s’impegna, ma questa sera ha di fronte un avversario troppo forte. Cala il ritmo, ma al 63’ arriva i raddoppio di Muller, complice ancora una volt Buffon, che non trattiene il tiro dalla distanza di Luiz Gustavo, e del sospetto fuorigioco di Mandzukic, che serve l’assist a Muller per il più facile dei gol. Conte prova a correre ai ripari e in un colpo solo getta nella mischia Vucinic e Giovinco al posto degli spenti Matri e Quagliarella e, subito dopo, Pogba per un Peluso al di sotto delle ultime prestazioni. Contromosse tardive, perché gli unici squilli arrivano da Vidal, con un doppio tiro al 69’. Troppo poco per rimettere in carreggiata una partita iniziata male e finita peggio. «I grattacieli non si costruiscono in un giorno con la paletta e il secchiello» ha detto Conte, provando a spiegare perchè la Juve si sia dissolta davanti al Bayern. Le cognizioni del tecnico bianconero in campo edilizio sono corrette. Il punto è che, presentandosi all’Allianz Arena, la Juve pensava di aver superato la fase delle costruzioni con la sabbia e di essere ormai passata al calcestruzzo e alle gru. C’era, nei bianconeri, la convinzione di giocarsela con i vicecampioni d’Europa, magari di perdere però mantenendosi su un piano di parità. Il risveglio è stato brusco. Non c’è un solo appiglio cui la Juve si possa aggrappare nella sconfitta, neppure all’arbitraggio perchè se l’inglese Clattenburg ha sbagliato se ne possono lamentare i bavaresi, per il rigore non fischiato a Mandzukic nel primo tempo e per la tardiva ammonizione a Vidal, più dei bianconeri per il fuorigioco sul 2-0. Conte è abbastanza esperto per non calcare la mano sull’inadeguatezza della Juve: bastava osservarlo in piedi a bordo campo, immobile e con le braccia conserte, per capire quanto fosse preso pure lui dalla consapevolezza che non ci fosse niente da fare. La domanda è se la differenza con i tedeschi sia davvero tanto abissale o se l’abbia ingigantita la serata di luna storta collettiva. «Dobbiamo complimentarci con il Bayern per come ha dimostrato di essere più forte. E’ una squadra di qualità, completa, forte anche nel fisico, nella corsa, nella potenza, infatti la vedo favorita per la vittoria finale: in più ha dimostrato la cattiveria che nasce dalla sconfitta ai rigori dell’anno scorso». Non c’è stato un approccio sbagliato e troppo ottimista da parte vostra? gli chiedono. «Non ci eravamo caricati di troppe speranze, avevamo lo spirito giusto. Aver subito il gol dopo 27 secondi ha moltiplicato le difficoltà e accresciuto il loro entusiasmo: ci siamo trovati in una situazione psicologica di inferiorità. Nel primo tempo abbiamo seguito la via giusta quando abbiamo cercato di mantenere il possesso della palla finalizzato a cercare le incursioni, loro sono stati bravi a concedercelo poco». Il tecnico bianconero non parla degli errori in serie, e spesso molto banali, commessi soprattutto da chi avrebbe dovuto guidare la Juve con la propria esperienza. Tutto ricade sulla bravura del Bayern. «Non si hanno venti punti di vantaggio nel campionato tedesco se non si è fortissimi - ripete - Dovevamo capire quanto siamo lontani dai club migliori: è un’analisi che faremo dopo la partita di ritorno e valuteremo anche cosa ci serve per diventare più forti. Dobbiamo avere il quadro completo, non le impressioni di 90 minuti. Intanto pensiamo a cosa potremo fare tra sette giorni per ribaltare il pronostico che è sempre più dalla parte loro. Sappiamo che non sarà facile, se subiremo un gol diventerà quasi impossibile fargliene quattro. Aspettiamo e teniamo anche d’occhio il campionato: quello è il nostro obiettivo, in Coppa sapevamo che ci sono squadre più attrezzate di noi e il Bayern lo è più di tutte». |
Post n°994 pubblicato il 01 Aprile 2013 da resistenzabianconera
Il giocatore dell’Inter era stato protagonista di un brutto intervento su Giovinco nel finale di partita contro la Juventus Una giornata di squalifica. È questo il verdetto che il giudice sportivo ha deciso nei confronti di Esteban Cambiasso. n molti si aspettavano un lungo stop dopo aver visto la durezza del fallo realizzato dall’argentino ai danni di Sebastian Giovinco nel finale di partita nella gara interna che l’Inter ha perso contro la Juventus. Sullo stop di un solo turno potrebbe aver inciso, oltre alla condotta normalmente corretta del calciatore, anche le sue scuse fatte a fine gara direttamente negli spogliatoi della squadra bianconera. |
Post n°993 pubblicato il 30 Marzo 2013 da resistenzabianconera
Quagliarella e Matri regalano tre punti importanti ai bianconeri, che riscattano il ko dell'andata. Inter bene nella ripresa ma la vittoria dei campioni d'Italia è indiscutibile. Ora l'atteso appuntamento di martedì a Monaco per l'andata dei quarti di Champions INTER (3-4-1-2): Handanovic 6; Samuel 6, Ranocchia 6 (21' st Cambiasso 4,5), Chivu 6; Zanetti 6, Gargano 5 (35' st Rocchi sv), Kovacic 6, Pereira 5,5; Alvarez 6 (1' st Guarin 6); Palacio 7, Cassano 6,5. In panchina: Carrizo, Belec, Nagatomo, Schelotto, Silvestre, Jonathan, Kuzmanovic, Benassi. Allenatore: Stramaccioni MILANO - Tra Juventus e Inter ci sono adesso ventuno punti di differenza, ma il problema è il senso vero e profondo di questa differenza, è il suo significato. I bianconeri hanno vinto di misura ma esibendo una superiorità inattaccabile, quasi disarmante se non imbarazzante. Se il risultato è rimasto in bilico fino all'ultimo è perché la Juve non ha mai avuto davvero la voglia di affondare i colpi (ha giocato con i guanti, si è tenuta, probabilmente si è risparmiata perché la sfida con il Bayern ormai incombe, e ha tutta un'altra importanza rispetto al derby Italia) e perché l'Inter qualche giocatore buono ce l'ha ed è gente che riesce almeno a incendiare attimi di partita (l'esempio è l'intesa Cassano-Palacio sull'uno a uno), anche se non a decidere una stagione intera. La distanza tra le due squadre, a parte questo, è stata enorme ed è destinata a durare, se non ad aumentare. La Juve ha un gioco collaudato, uomini freschi, ricambi all'altezza, alternative di livello. L'Inter, oggi, l'ha rincorsa con molta buona volontà e altrettanta fatica, ma senza quasi mai starle alle calcagna. Tra i due assetti di centrocampo non c'è paragone, tra certi giocatori il raffronto è stato impietoso: gente come Alvarez, Cassano, Samuel o Chivu gioca un calcio dei tempi andati, ha passo da anni Cinquanta. Non hanno gamba, come si dice adesso: messi a confronti con Barzagli e Chiellin, o con Vidal e Marchisio, ne sono usciti malissimo, mentre s'alzava un velo sulla loro lentezza, sulla loro arretratezza fisica, sul loro logorio. L'Inter ha ventuno punto in meno della Juve, ma soprattutto 6 o 7 titolari in meno (Gargano e Pereira sono inadeguati): è di questo che si dovrà tenere conto, immaginando gli anni a venire.
«Abbiamo messo un bel mattoncino, vediamo il traguardo». Antonio Conte, tecnico della Juventus, vede lo scudetto più vicino dopo la vittoria sul campo dell’Inter. «Ma sappiamo -aggiunge ai microfoni di Sky- che mancano otto partite e che bisogna stare sempre sul pezzo perché dietro ci sono squadre, come il Milan, che non vedono l’ora di un nostro mezzo passo falso». Ora la concentrazione è tutta sulla sfida di Champions con il Bayern. «Andiamo a Monaco con grande entusiasmo e serenità, sapendo che abbiamo fatto il nostro dovere in campionato. Andiamo a cullare questo sogno, sapendo che affrontiamo una squadra molto forte. Ma per noi deve essere qualcosa di bello, un’opportunità per capire a che livello siamo rispetto alle big europee, senza paure o assilli», aggiunge il tecnico bianconero. «In Italia -evidenzia- abbiamo capito che siamo sulla strada giusta, in Europa ci misuriamo con le grandi per capire quanto manca per colmare il “gap” e provare a vincere». |
Post n°992 pubblicato il 19 Marzo 2013 da resistenzabianconera
Alessio Cerci in azzurro. E' l'esterno del Torino il nome nuovo nelle convocazioni di Cesare Prandelli per le due gare che attendono la Nazionale, giovedì 21 marzo a Ginevra in un'amichevole con il Brasile e il 26 a Malta per le qualificazioni ai Mondiali 2014. Torna il difensore del Genoa Antonelli, quasi tre anni dopo il debutto con Estonia e Far Oer nel settembre del 2010. Tornano tra i convocati anche altri due giovanissimi come Poli e De Sciglio, a conferma del processo di rinnovamento portato avanti da Prandelli. Ritorni anche quelli di Chiellini, Bonucci, Maggio e Marchisio, assenti dalla gara di novembre con la Francia. Sono 27 i calciatori convocati da Prandelli, ma Osvaldo e De Rossi saranno disponibili solo per l'amichevole con il Brasile in quanto squalificati per la gara con Malta. |
Post n°991 pubblicato il 18 Marzo 2013 da resistenzabianconera
Bologna-Juventus 0-2, bianconeri sempre più vicini allo scudetto BOLOGNA JUVENTUS ARBITRO: Bergonzi AMMONITI: 22’ pt Peluso, 28’ pt Antonsson, 11’ st Perez, 20’ st Diamanti, 22’ st Padoin, 27’ st Vidal Il Bayern arriverà alle due sfide di Champions League con la sicurezza di chi può dedicarvi tutte le energie senza distrarle nel campionato che ha già vinto nonostante la sconfitta di ieri con il Bayer Leverkusen. La Juve vuole fare lo stesso. Il 2-0 di Bologna è pesante anche in chiave europea. Male che vada questa sera il vantaggio sul Napoli resterà di 9 punti e 11 sul Milan, che hanno due partite più abbordabili di quanto fosse l’impegno dei bianconeri: con questa certezza Conte potrà gestire con meno ansia la trasferta di Milano contro l’Inter a tre giorni dal match con i bavaresi a Monaco.
Con i nerazzurri sarà un sfida di prestigio ma meno drammatica di quanto lo sarebbe stata se la Juve avesse dovuto vincerla a ogni costo. Il distacco rimane importante. La Juve temeva di perdere terreno perché il Bologna di questi tempi è diventato una trappola a sorpresa: ha ritrovato la fiducia e la salute e una posizione di classifica tranquilla, oltre a un portiere più affidabile di Agliardi. Poteva far male (anche fisicamente viste certe entratacce di Perez). Non è stato così, e la sceneggiata da ultrà di Conte nell’ultimo minuto, oltre ad aizzare la rabbia del pubblico rossoblu ha chiarito che per lui era questo, più che il match di sabato prossimo, il crocevia della stagione. La Juve archivia il successo di Bologna tra quelli preziosi, meritati, ancora una volta con un primo tempo macchinoso nell’approccio al gol e la ripresa in cui i bianconeri hanno girato pagina con la rete di Vucinic. In chiave Bayern emergono due cose. La prima è che la difesa non ha cedimenti. Gli emiliani hanno un potenziale offensivo superiore alle squadre di media classifica anche se i suoi tenori ieri sera hanno steccato.
Se si esclude la palla gol toccata a Gilardino nei primi minuti e sventata da Buffon con un’uscita in tackle coraggiosa e originale per un portiere, il Bologna non ha creato rischi eccessivi e la rete annullata a Gilardino nella ripresa era viziata in effetti dal fuorigioco. Gabbiadini è stato annullato da Barzagli, a Diamanti è stato impedito il tiro. Insomma le prove di difesa sono incoraggianti anche se il livello del Bayern è un’altra cosa. A centrocampo ha girato benissimo Pirlo, un po’ troppo libero ma pensiamo che anche Heynckes non si curerò di marcarlo a uomo. Marchisio è decollato nel secondo tempo e non soltanto per il gol, Vidal è rimasto in ombra e ha tirato orrendamente fuori due palle gol ma il cileno è un animale da grandi partite e in ogni caso lo spezzone concesso a Pogba ha confermato che il giovane francese è in un periodo di eccellenza, dunque sarebbe un ricambio affidabile. Restano i punti interrogativi dell’attacco e delle fasce da dove arrivano cross imprecisi (sebbene Padoin abbia sorpreso per un gran numero alla Garrincha impensabile per un mediano). Il vero nodo sarà la scelta delle punte. Vucinic ha giocato una delle sue partite più incisive portando a casa due assist e la rete dell’1-0, per una volta ha cercato l’essenziale, da centravanti vero. Il montenegrino non si discute. Giovinco invece sì. E’ stato bravo nel liberarsi per tre volte alla conclusione e ha raccolto nulla. Con il Bologna quegli errori non hanno pesato. Con il Bayern sarà un’altra storia. Il successo sul Bologna fa felice il tecnico ("Siamo in testa meritatamente, senza dimenticare il sogno Champions'') che difende il suo eccesso di gioia nel finale: "Non ho mancato di rispetto, la vergogna è rappresentata dall'accoglienza che ci viene riservata ovunque: insulti, sassi e bastonate. Mettessero le telecamere fuori dagli stadi, invece che negli spogliatoi" |
Post n°990 pubblicato il 11 Marzo 2013 da resistenzabianconera
Lampo di Giaccherini al 91’, Napoli a -9 Juventus (3-5-2): Buffon 6; Barzagli 6.5, Bonucci 6.5, Chiellini 7; Lichtsteiner 5.5, Pogba 6.5, Pirlo 5.5, Marchisio 6.5, Asamoah 5.5 (al 30' st. Giaccherini 7); Vucinic 6 (al 31' st. Quagliarella sv), Giovinco 5.5 (al 21' st. Matri sv). A disp. Storari, Rubinho, Peluso, De Ceglie, Marrone, Padoin, Isla, Anelka. All. Conte. La Juve soffre ma batte 1-0 in casa un buon Catania e vola a 62 in classifica a +9 sul Napoli sconfitto dal Chievo. La squadra di Antonio Conte ci prova con poca incisività fino alla fine e la costanza viene alla fine premiata con la rete di Giaccherini nel primo minuto di recupero. Una beffa per il Catania di Maran che pregustava il risultato positivo allo Juventus Stadium, e che con questa sconfitta resta a 42 punti. Rispetto alla gara con il Napoli, Conte aveva deciso di inserire Pogba, ottima e alla fine decisiva la sua prova, a centrocampo al posto dello squalificato Vidal e rilancia Asamoah a sinistra al posto di Peluso. Nel Catania Maran, costretto a rinunciare a Bergessio, cambia di nuovo modulo passando al 3-5-2 restituendo una maglia ad Almiron in mediana. Un Catania accorto ha bloccato molto bene una Juve che ha faticato a trovare gli spunti giusti, soprattutto in attacco e ad alzare i ritmi. I bianconeri poche volte si sono resi pericolosi, con Vucinic e Marchisio. Il Catania ha replicato solo con un tiro da fuori di Lodi di poco a lato. Al 16’ Vucinic prova il destro in diagonale dal limite ma Andujar devia in angolo. Due minuti dopo si fa vivo in avanti il Catania con un tiro-cross di Gomez, sul quale Buffon è attento e blocca in due tempi. Poi al 28’ ci prova Lodi dalla distanza con la palla che termina un metro a lato alla sinistra di Buffon. A metà tempo da Giovinco a Marchisio il cui destro dal limite, deviato da Spolli, sfiora il palo alla sinistra di Andujar. Al 34’ Pirlo pesca Vucinic il cui colpo di testa termina alto. Un minuto dopo arriva l’occasione più ghiotta della gara: su un cross dalla sinistra di Giovinco, Bellusci e Almiron pasticciano in area e si fanno rubare la palla da Vucinic che con il destro in girata colpisce il palo interno alla sinistra di Andujar. Subito dopo si fa espellere il tecnico del Catania, Maran per proteste. Chiedeva un fallo subito da Gomez nell’azione precedente. La squadra di Conte non riesce ad incidere. Nella ripresa la musica non cambia anche se il tecnico della Juve tenta prima la carta Matri e poi Quagliarella per vincere la sfida. Sono solo due le occasioni nella seconda frazione, prima dei decisivi minuti finali. All’8’ Marchisio a Bonucci il cui destro centrale, è bloccato da Andujar. Subito dopo ci prova Pogba in diagonale dalla distanza ma Andujar vola sulla destra e devia in angolo. Il Catania tenta di pungere in contropiede ma non trova mai la misura dell’ultimo passaggio con Buffon che non viene praticamente mai impegnato. Juve vicina al vantaggio al 27’: punizione dai 25 metri, da posizione centrale. Pirlo calcia bene sotto la barriera ma Alverez da dietro la barriera si stacca e va deviare il tiro diretto sul palo alla destra di Andujar. Sulla ribattuta arriva Marchisio ma il suo tiro sfiora il palo dalla parte opposta. Nel finale Conte inserisce Giaccherini, la mossa vincente. Il centrocampista prima viene ammonito per simulazione, ma al 47’ trova il gol vittoria. Pogba in area aggancia un difficile pallone e rimette al centro, Andujar smanaccia verso l’accorrente Giaccherini che controlla di petto e di controbalzo destro infila la palla nell’angolo alla destra del portiere. Obbiettivo raggiunto. Al 49’ altra occasione per Quagliarella che solo calcia addosso a Andujar in uscita. Finisce 1-0 con la Juve che ipoteca il titolo. Giaccherini: “Gol scudetto? Lo spero” «Gol scudetto? Lo spero, so che è stato importante per la squadra, sono tre punti che ci fanno andare a +9 sul Napoli». Giaccherini sa che la sua rete che è valsa la vittoria sul Catania può valere una grossa fetta di tricolore. «È un gol che dedico a me stesso, lavoro tanto per farmi trovare pronto e questa occasione era importantissima», dice l’esterno bianconero, che prima del gol aveva rimediato un giallo per simulazione: «Il contatto c’era stato ma forse sono caduto dopo, mi sono lasciato cadere», precisa |
Post n°989 pubblicato il 07 Marzo 2013 da resistenzabianconera
La squadra di Conte (18° risultato utile in Europa) sbriga la pratica col Celtic piegando gli scozzesi anche al ritorno. Decidono le reti di Matri e Quagliarella. Gara senza storia, controllata da Barzagli e compagni con il minimo sforzo Juventus (3-5-2): Buffon 7, Barzagli 7.5, Marrone 7, Bonucci 6.5, Padoin 6, Vidal 7 (21' si Isla 5,5), Pirlo 7 (24' st Giaccherini 6.5), Pogba 7, Peluso 6.5 (13' st Asamoah 6), Quagliarella 7, Matri 6.5. (30 Storari, 3 Chiellini, 12 Giovinco, 9 Vucinic). All. Conte. La Juventus è ai quarti di finale di Champions League. Nel ritorno degli ottavi di finale, gli uomini di Antonio Conte hanno rispettato il pronostico e si sono imposti per 2-0 grazie alle reti di Matri e Vidal. Ma il Celtic non ci sta a guardare impotente la Juventus passare il turno, gli scozzesi entrano in campo con il piglio deciso e le prime incursioni sono tutte di marca biancoverde. Per la verità Buffon non ha di che preoccuparsi fino al 21’ quando una bordata di sinistro da fuori area di Ledley finisce vicino all’incrocio dei pali. La Juve però è spietata e al primo vero affondo della gara colpisce: è il 24’ quando Barzagli si avventura nella trequarti avversaria servendo Quagliarella, il bomber di Castellammare di Stabia si gira e tira, sulla corta respinta dell’estremo difensore ospite si avventa Matri che da pochi passi la spinge dentro. Passano quattro minuti e il Cetic sfiora il pari: conclusione dalla distanza di Commons, deviazione ravvicinata di Hooper e palla deviata in corner da Buffon. Al 35’ ancora Celtic pericoloso con Hooper che nell’area piccola non aggancia un pallone rasoterra messo in mezzo dalla sinistra da Samaras. Messa in carniere la qualificazione, la Juventus amministra la sfida. Nel secondo tempo gli uomini di Conte crescono anche grazie al possesso palla, concedono meno al Celtic e al 20’ colpiscono per la seconda volta: grande invenzione di Pirlo che trova Vidal in area, il cileno mette in mezzo un pallone per Quagliarella che si limita a spingerlo in porta. Nel finale di gara il Celtic prova ad andare in caccia del gol della bandiera, ma la conclusione da fuori di capitan Samaras al 38’ finisce alta sulla traversa da buona posizione. Per la Juve è la quinta vittoria consecutiva in Champions, tutte senza prendere neanche un gol. |
Inviato da: denis_darija
il 11/05/2013 alle 23:08
Inviato da: Grissom08
il 13/04/2013 alle 10:23
Inviato da: Grissom08
il 03/04/2013 alle 23:39
Inviato da: cuorejuventino2
il 11/12/2012 alle 06:52
Inviato da: cuorejuventino2
il 07/12/2012 alle 15:30