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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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« pausa pranzo | le delusioni del dopo film » |
Sottotitolo: “(out of) control”.
Se l’esordio alla regia di Anton Corbijn, fotografo inutilmente prestato al cinema, era stato più che discreto, dopo aver visto la sua “opera seconda” mi viene a pensare che per “Control” sia valsa la regola del culo dei principianti. Ma, siccome ultimamente vedere film mediocri pare sia la regola, non ne farò una tragedia.
Attenzione allo spoiler
Il film inizia in una desolata quanto innevata landa dell’estrema inculandia svedese, dove c’è Clooney, che si chiama Jack (o forse Edward) che ha appena finito di amoreggiare davanti al caminetto acceso, quando i due, dopo essersi vestiti, decidono di andare a far due passi nella neve (non che potessero farli da altre parti, fra l’altro).
Ma il “buon” Jack (o Edward) si accorge della presenza di qualcuno che vuole ucciderlo e, mentre la donna continua a fare domande a cazzo, lui fa secco il killer. Per evitare di perder tempo a dare inutili spiegazioni elimina anche la donna e poi va alla ricerca del complice del sicario, eliminando anche lui.
Non son passati nemmeno 10 minuti dall’inizio del film e i morti sono già tre. Jack lascia la Svezia e arriva a Roma, dove contatta un suo “amico” che gli consegna le chiavi di una Tempra (una Tempra, esatto. E poi uno si chiede perchè la Fiat sia in crisi) e gli consiglia di trasferirsi a Castelvecchio. Ma Jack (o Edward) che è astuto come una faina, invece va a vivere a Castel del Monte, dove fa amicizia col prete più impiccione di tutto l’Abruzzo. Jack, che si spaccia per fotografo, accetta un ultimo incarico: costruire un’arma di precisione per un “lavoro” che non sarà lui a dover eseguire. Nel frattempo, siccome i carri di buoi non tirano neanche qui, il vecchio Jack (o Edward) conosce Clara in un bordello, che la legge Merlin a noi ci fa una pippa e, naturalmente, se ne innamora.
Deciso ormai a cambiare vita comunica le sue intenzioni al suo contatto, che sembra accettare la sua decisione.
Prima che il film finisca riusciamo a sapere che il meccanico del paese è figlio del prete, che gli svedesi sono riusciti non si sa come a rintracciare Jack in Italia, che Clara gira con una pistola nella borsa anche se la scena in cui Jack lo scopre è stata inopportunamente tagliata, perchè un attimo prima lei è sdraiata in mutande su una coperta da pic-nic e un attimo dopo sono in auto che litigano, che la cliente a cui Jack ha confezionato l’arma la userà per tentare di ucciderlo durante la processione ma verrà uccisa dal contatto di Jack, che alla fine insegue Jack per ucciderlo personalmente, che Jack quando vede la donna cadere dal tetto abbandona la processione per andare a capire cosa sta succedendo, seguito dal prete e da tutti i chierichetti, poi sale in macchina nel tentativo di raggiungere Clara al fiume dove gli ha detto di aspettarlo e quando arriva... muore.
Sigla.
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il 12/04/2022 alle 11:51
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