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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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Credo che farò del bieco spoileraggio. Che io vi ho avvisati. Dal trailer di Cosmopolis (no, non l’ho letto il libro di Don DeLillo da cui è tratto, non ho mai fatto mistero di essere ignorante come una capra) non si capisce niente. Trattandosi di Cronemberg potrebbe indifferentemente o essere un capolavoro o un’immane cagata. Ecco. Non è un capolavoro. O più facilmente io non ho capito il messaggio. Ammesso e non concesso ce ne fosse uno. Poi, io capisco che per impersonare un personaggio asettico (o asimmetrico) come Eric Packer ci voglia qualcuno che – a livello empatico – non vedi l’ora che gli piantino una pallottola in testa, e che il film finisce e tu speri che Paul Giamatti gli abbia sparato sul serio, (ops), quindi, se stai a vedere, Robert Pattinson, affascinante come un secchiello per il ghiaccio, ed espressivo come un passaggio a livello (o viceversa), nella parte è praticamente perfetto. Non sto dicendo che sia un pessimo attore. Ma vederlo recitare mi trasmette le stesse emozioni del bollettino dei naviganti sentito alla radio. Comunque, c’è un cameo di Juliette Binoche, ci sono Paul Giamatti, e c’è anche una bellissima canzone che viene suonata durante il funerale del rapper sufi Brutha Fez. Facciamo che salvo la colonna sonora?
Nella foto il protagonista durante il quotidiano check up in limousine, nel momento in cui scopre di avere la prostata asimmetrica. I miei coglioni lo erano già da una mezz’ora abbondante. |
E la mia terra continua a tremare, fregandosene di tutto il resto. E tremava anche ieri sera, mentre ero al telefono con mio cugino, con sua moglie che gli urlava di scendere in cortile durante l’ennesima scossa. Mi raccontava di come, ieri mattina, uscito di corsa dalla fabbrica, abbia visto la sua auto saltellare sull’asfalto. Di come il susseguirsi di scosse sia destabilizzante, della paura, del non sapere dove avrebbe dormito questa notte, che in paese – nonostante loro non abbiano avuto danni, perchè sono a “ben” 40 km da Mirandola – avevano allestito una tendopoli, ma che lui era dell’idea di dormire sul divano, mentre sua moglie era intenzionata a dormire in macchina. Che fra parenti e amici sparpagliati in quella zona dire che sono proprio tranquilla e serena... ecco, no. Ma – come dicevo ad Agata stamattina – non è che di concreto io possa fare molto, se non aspettare che tutto questo finisca. E che al tg di Sky, prima di definire Carpi un “piccolo comune” del modenese, magari si informassero. Nel frattempo ci pensa settechilidigatto a tenermi allegra. Ricorderete tutti quando esprimevo perplessità in merito al suo utilizzo della gattaiola, immagino. Da quando l’ho installata quel gatto in pratica mi ignora. Entra ed esce quando e come vuole. Soprattutto con CHI vuole. Dopo il topino dell’altra sera, stamattina, dopo aver espletato il rituale caffè e sigaretta in veranda in mutande, mi accingevo ad entrare in doccia, quando, dal piano di sotto, mi sono giunti dei versi strazianti. La contessa che alberga in me non è riuscita a esimersi dall’urlare “porca di quella puttana, ma che cazzo hai preso stavolta?” che, mi perdonerete, ma quando ci vuole ci vuole. Poi mi sono messa una maglietta, manco il gatto si turbasse a vedermi nuda, e sono scesa per le scale. Ai piedi della rampa c’era il mio adorabile gattino, con in bocca un leprotto che si muoveva ancora (ancora per poco, a voler essere puntigliosi). Ho risollevato il gatto, nella speranza che non mi perdesse il coniglio per casa, e, come l’altra sera, l’ho elegantemente sbattuto in giardino. Anche perchè, con queste temperature, cosa c’è di meglio che fare colazione all’aperto? Poi, finalmente, sono entrata in doccia. E sono andata al mio appuntamento in banca. Poi, prima di andare in ufficio, ho portato dei fiori alla mia mamma, che oggi è (era? sarebbe stato?) il suo compleanno.
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Nel “mio” ufficio siamo in 4. Stamattina le mie 3 colleghe hanno sentito distintamente la scossa di terremoto. Provate ad indovinare chi non si è accorto di nulla? Esatto. Lo stesso donnino che ieri sera è tornato a casa intenzionato ad affrontare, nel dopo cena, quel misterioso oggetto del desiderio noto ai più come ferro da stiro. Sono arrivata a casa, ho acceso la macchina del caffè, ho cenato, e poi, prima di prepararmi il caffè mi sono seduta un attimo sul divano. No. Non è vero. Io non mi siedo mai sul divano. Io mi ci sdraio direttamente. A un certo punto Settechilidigatto è entrato in casa. Omaggiandomi, come ai vecchi tempi, di un topolino. Peccato che il delizioso animaletto (sto parlando del povero topino, non di Settechili) fosse ancora vivo, e stesse ancora squittendo. Mi sono alzata dal divano, e non ho nemmeno provato a liberare il topo dalle grinfie del felino, perchè poi avrei dovuto mettermi a rincorrere il topo per tutta casa. Quindi ho sollevato il gatto, che teneva saldamente in bocca il topo, e l’ho gentilmente sbattuto fuori casa. Avrei voluto spiegargli che ero molto orgogliosa del fatto che lui mi portasse le sue prede, ma che, se proprio doveva, le avrei preferite esanimi. Peccato che nel frattempo fossi tornata al divano, dove sono riuscita soltanto ad esibirmi in un’interpretazione che la bella addormentata nel bosco mi avrebbe fatto una pippa. Il discorso al gatto l’ho fatto stamattina. Nel frattempo il topo era già stato digerito.
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Post n°1654 pubblicato il 28 Maggio 2012 da poison.dee
Credo sia uno dei pochi casi in cui i sequel sono degni di visione. Ovvio, niente all’altezza del primo, che a distanza di anni io rivedrei ancora con piacere. Perchè fra l’Edgar-abito, e “Complimenti signora è un bellissimo calamaro!”, io ogni volta mi spatacco dal ridere. Tralasciando il fatto che nella scena in cui Will Smith è a letto in canottiera e io alla visione di quel paio di spalle mi sono commossa tantissimo, il film non è – ovviamente - nulla di nuovo, ma si fa vedere in tutta tranquillità. C’è la solita corsa contro il tempo per salvare la terra dall’ennesima invasione aliena, ma questa volta J dovrà addirittura tornare indietro nel tempo e si troverà alle prese con il giovane K (una delle scene migliori del film è quella in cui J chiede a K quanti anni abbia. K risponde 29 e J replica: “ma te li sei fatti tutti contromano!”: fantastica!), con la factory di Andy Warhol (che è un Man in Black sotto copertura!) alla vigilia del lancio dell’Apollo 11, per cercare di eliminare Boris l’animale e cambiare il corso della storia. Io, che invece il corso degli eventi non lo posso cambiare, sono tornata a casa e ho fatto andare la lavatrice, così ieri mattina, prima di partire all’alba per Milano, che dovevo recuperare mia cugina in città prima che scattasse il blocco del traffico, ho pure steso le lenzuola. Che, ho ritirato ieri sera all’una di notte, appena rientrata a casa, dopo aver trascorso la giornata coi parenti, fra chiesa, ristorante, visita al cimitero dai nonni, e aperitivo lungo - questo senza parenti – dalle 19.00 alle 23.00. Ovviamente senza mangiare nulla, che il pranzo era stato sufficientemente abbondante. O abbondantemente sufficiente. Non so se sia stata la stanchezza della giornata o le due ceres, o il mix delle due cose, ma la strada da Milano a Torino mi è sembrata più lunga del solito. Come lo è stato alzarsi dal letto questa mattina. Ronf.
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Che se non l’avesse visto la Tiz quasi per caso in una delle solite anteprime aggratis io un film con un titolo così l’avrei anche abbastanza schifato, diciamocelo. * Tom Mison. Vogliamo parlarne? E comunque, per mantenere la mia reputazione da intellettuale-snob-radicalscic-sofisticazzi, domani sera andrò a vedere Men in Black 3. |
Che abitare in una villetta indipendente circondata dal giardino è tanto bello, eh? E’ talmente bello che più volte ho pensato di asfaltarlo. Ammetto che ogni anno veder fiorire i tulipani e sbocciare le rose ha un non so che di miracoloso. Ma, siccome io sto al giardinaggio tanto quanto la Barbie belli capelli è ovvio che il mio giardino viva ormai di vita propria. L’irrigazione avviene con metodi assolutamente naturali. Ovvero quando piove. Ma. Considerato che ultimamente ha piovuto parecchio, il mio giardino – anche se chiamarlo giardino lo sminuisce un po’, avendo esso assunto negli ultimi tempi le sembianze del sottobosco della foresta pluviale temperata – ha un aspetto un po’… selvatico? L’altro giorno ho visto che sono spuntati anche dei papaveri. Il mio timore è di svegliarmi una mattina, aprire le persiane e trovarmi un cinghiale che mi fissa perplesso, come nella pubblicità dell’effervescente Brioschi. E così ieri sera, fra un caffè e una sigaretta, ho cercato il numero di telefono del giardiniere. L’ho trovato. E l’ho chiamato. Dopo avergli mandato un sms per accertarmi che fosse davvero lui. E stamattina ci siamo incontrati al bar e gli ho lasciato le chiavi di casa. Che faccia della mia aiuola quello che vuole. Quando vuole.
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L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza. Giovanni Falcone |
E’ il 21 maggio, non so se ce la facciamo ad arrivare ai 14°. Stamattina ce n’erano 10°, qua, nel ridente nord ovest. Che se mi avessero proposto di andare a mangiare la polenta non ci avrei trovato nulla di strano, per dire. Invece ho dovuto accontentarmi della pasta con peperoni e ricotta. Che avevo voglia di compagnia, quest’oggi. E i peperoni non tradiscono. Mai. Nel week end ho combinato poco. Sabato mattina, siccome il Giro d’Italia passava da poisonville, sono rimasta barata in casa dalle 12.00 alle 15.00, perchè chiudevano le strade. Ho bamblinato per tutto il pomeriggio, poi ho aperto il frigorifero, ho sentito l’eco e ho deciso di andare a fare la spesa. E mi sono avviata verso il mega centro commerciale vicino a casa di sua bionditudine, che tanto poi avrei dovuto passare da lei. Sono uscita dal mega centro commerciale senza aver fatto la spesa. Ma con due vestiti nuovi. Ho recuperato la bionda e siamo andate a farci l’aperitivo alle OGR, visto che il panorama cinematografico era alquanto desolato. Abbiamo chiacchierato con qualche amico, guardato distrattamente la finale di Champions, pronosticando la vittoria del Chelsea, così, tanto per sceglierne una. Quando il Bayern ha segnato abbiamo deciso di andare a casa. Salite in auto abbiamo scoperto che il Chelsea aveva pareggiato. Allora ci siamo dette che avremmo potuto arrivare a casa per vedere i rigori. Che l’ipotesi che il risultato potesse cambiare durante i tempi supplementari non ci ha nemmeno sfiorate. Sono andata a letto con la visione dei pettorali di Drogba. Che insomma, c’è di peggio. Infatti mi sono svegliata con la notizia del terremoto in Emilia. E chiama la sister, e senti l’Agata, e i cugini, e il padrone di Arturo. Tanta paura, ma stanno tutti bene. Così posso ricominciare ad oziare. Per la cronaca, devo ancora andare a fare la spesa. |
e/o la tiepida cazzata della sera. Il film esce oggi nelle sale e io ho avuto la fortuna di vederlo ieri sera in anteprima. Fortuna nel senso che ho risparmiato i soldi del biglietto, ecco. Will, consulente finanziario, arriva in Spagna per una vacanza. All’aeroporto gli comunicano che il suo bagaglio è rimasto a San Francisco. Lui ha già i cazzi un po’ inchianati perchè è un periodo delicato sul lavoro, la sua ditta sta per andare dal culo e lui deve passare una settimana sulla barca dei genitori, in compagnia del padre (brusuillis) con cui ha un rapporto vagamente conflittuale. Dopo l’ennesimo scontro col burbero genitore, abbandona la barca a nuoto e, quando vi fa ritorno, scopre che la sua famiglia è sparita. Torna a nuoto in paese, va alla polizia, dove lo vogliono arrestare, ma arriva il padre (sempre brusuillis) che lo salva e gli svela di non essere un organizzatore di eventi, ma un agente di un compartimento speciale della CIA, ed è quello il motivo per cui il resto della famiglia è stato rapito. Anche se non si capisce molto bene da chi. Mentre dalla costa arrivano in un batter d’occhio a Madrid – che uno si chiede che strada abbiano fatto per arrivarci così in fretta – Will è leggermente perplesso. Raggiungono la casa di una vecchia conoscenza di brusuillis, la perfida Carrack, e, mentre lui aspetta che il padre cerchi di risolvere il problema, un cecchino gli spara. Che se vai a vedere un film con brusuillis, e brusuillis muore ancor prima di metà film, tu ci rimani un po’ male, ecco. Da quel momento Will inizia a fuggire, di corsa, in auto, in moto, buttandosi dai tetti, con gente che gli spara, lo ferisce, lo corca di mazzate, gli cauterizzano una ferita con un cucchiaio incandescente, che al confronto Rambo che si ricuce fa quasi tenerezza. Insomma, cose che pure Mike Tyson farebbe fatica a rialzarsi, figuriamoci un consulente finanziario di San Francisco. Ma, dato che Will sta studiando da Superman, ce la fa come se niente fosse. E pure noi, riusciamo ad arrivare quasi indenni alla fine del film. Nel dubbio, evitatelo.
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Post n°1648 pubblicato il 17 Maggio 2012 da poison.dee
La solita sensazione di aver dimenticato qualcosa, come sempre. Arrivi in aeroporto e ti rendi conto che passare il controllo con gli stivali non è esattamente la più intelligente delle mosse, ma ormai è troppo tardi per rimediare. Togli gli stivali, rimetti gli stivali, fai colazione e prendi posto al gate. L’aeroporto è invaso da tifosi bianconeri dai volti segnati dalla stanchezza che tornano a casa. Incroci la Fornero e finalmente ti imbarchi. Raggiungi l’hotel, e mentre ti registri alla reception l’impiegato ti chiede la data di nascita del tuo compagno di stanza: ti rendi conto che non la conosci. Al suo arrivo a lui chiederanno il mio cognome, e lui si renderà conto che non se lo ricorda. Ma quando ci siamo rivisti ci siamo riconosciuti al volo, se non altro. Uscite, e iniziate a camminare. Senza una meta precisa, vi lasciate avvolgere, oltre che da un insolito vento gelido, dal silenzio di piazza Margana, poi continuate a camminare, da campo de fiori a piazza navona, poi al pantheon, fino a S.Apollinare con le troupe tv appostate perchè in mattinata riesumavano la tomba di De Pedis, e fra passi e parole e soste per un caffè, e una sigaretta su una panchina rientrate in albergo, e si fa ora di andare a cena. E, anche se avete camminato tantissimo e non ce ne sarebbe alcun bisogno, trovate anche il modo di smaltirla, la cena. Il giorno dopo il vento è un po’ meno fetente e si sta bene. Ricominciate a camminare, poi nel pomeriggio vi separate e tu cerchi di concentrare tutto quello che devi fare in una manciata di ore, che sono poche per riuscire a far incastrare tutto alla perfezione. E infatti non ci riuscirai. Che il tempo non si dilata mai quando ne hai bisogno, e, dopo un aperitivo che ti tocca concludere molto prima di quanto avresti voluto arriverai ad abbracciare S. con un ritardo vergognoso, che ancora adesso mi sento in colpa. Arriverai in ritardo anche al ristorante, e quindi rimarrai in modalità sensodicolpa ON ancora per un po’. Ma non per molto. Adesso sono in ufficio. E sono preoccupata. Molto preoccupata. Temo di essere malata. Tre giorni a Roma. Senza fare shopping. Io. Non ci sono più certezze.
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Inviato da: What weather today
il 12/04/2022 alle 11:51
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