see-saw

UNA SCORIA A LIETO FINO

"Ho risotto il problema!", gondolò lui eufonico.
Si scaraventò giù dall'etto, vide l'aporta perta, la oltrepassò di corsa, non trovando il cellulario andò al fissan, alzò la corvetta e chiamò subito il suo amico Alfreddo.
Alfreddo era un tipo stra vagante, gli piaceva il gezz e diceva che il gezz si può sentire solo nelle spire di un disco in virile, perché quando tu vedi il disco che traballa sul piatto e senti la puntina frusciare capisci che tutto è pre-cario, e così il gezz, ma il gezz ondeggia, ride e piange in bilico tra la vita e il baratro e quando l'ultima nota si spegne tu hai già deciso che di smettere non se ne parla e si deve andare a vanti e questo è il gezz.
La lignea era occupata, mala edizione.
Si accese un cubaneo, un montecristmas, e rammendò le sue serate su un dondolo a vinales, a sorseggiare room da quattro pesos mentre scriveva sul suo blog notes e si cementava con quelle teorie locali per cui un figaro è di buona qualità se mentre si conzooma la cenere non cade mai, ma resta lì aggrappata alla foglia arrotolata che si avvita su se stessa verso le labbra fumose.
Un po' come il virile sul piatto, mentre la puntina fruscia e tu ti commuovi perché la voce e la tromba graffiano piano e anche quando fa male fa bene e sai che infondo puoi salvarti.
Alfreddo vuole essere eugenio perché se ne frega della disperazione, gli piace anzi.
Lui invece no, gli mancava il co-raggio o forze proprio la disperazione.
Com'unque.
Aveva risotto il problema su cui si alambiccava da molto mammolto tempo. Non è che si può stare sempre a evocare qualche vela di mala inconìa gezz che tanto piace ad Alfeddo.
Allungò l'huskyena sul di vano, cadde la cenere sul perquet.
Non era un buon figaro, quello.