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Post n°33 pubblicato il 05 Giugno 2006 da theriddle
 
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Punto Quotidiano: La sinistra ideologica e il realismo di Bossi.
di Alessandro Corneli-A tutta ideologia. Il presidente della Repubblica riconosce alle Forze Armate il diritto alla loro storia, ma ricorda che, secondo la Costituzione, tavola dei valori condivisi (interessante il richiamo al lessico biblico), sono al servizio della pace, tralasciando il fatto che, con la nostra appartenenza alla Nato, ma anche all’Onu, non se ne esclude un impiego militare. Fausto Bertinotti, presidente della Camera, presenzia alla parata del 2 giugno mostrando una spilla pacifista, ma precisa che, come individuo, avrebbe preferito un’altra cosa; lo stesso Napolitano concede la grazia all’assassino di un commissario di polizia; il presidente del consiglio, Romano Prodi, ricevendo il premier britannico Tony Blair conferma il ritiro italiano dall’Iraq, suscitando la perplessità dell’ambasciatore iracheno a Roma.

Il nuovo governo va avanti a tutta ideologia perché, sul piano economico, rinvia per il momento la manovra-bis che sembrava improcrastinabile a causa dei “disastri” del precedente governo. E lo stesso ministro dell’Economia, Padoa Schioppa, non ha di meglio che dire che “ci sono ancora” le basi per rimettere in moto il processo della Costituzione europea. Con una certa propensione al lirismo e alla filosofia della storia, individua nella “malinconia” uno dei mali di cui soffre l’Europa: “la malinconia è un male da cui nasce la non realizzazione della storia e rappresenta lo stato dell'Europa molto più di quanto io pensassi”.

I partiti della sinistra, che volevano tornare al potere per rimettere le cose a posto, pensano a due cose: il Partito democratico e il referendum costituzionale. I conti pubblici non sembrano più essere una priorità.

L’ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, che presiede anche il comitato per il “no” al referendum costituzionale, precisa che “la Carta non è intoccabile: pensiamo che lo siano i diritti delle persone”. Poi precisa il suo attacco alla riforma del centrodestra paragonandola sostanzialmente a un ritorno al fascismo: “In questa riforma il Parlamento viene mortificato, il capo dello Stato è ridotto a nulla, perché il potere di scioglimento delle Camere viene dato ad un primo ministro senza contrappesi e garanzie. Tutte queste cose fabbricano un primo ministro onnipotente: ma veramente il popolo italiano sogna questo, a 63 anni dalla caduta di un primo ministro onnipotente?”. Altra buona dose di ideologia che farà bene ai conti pubblici.

Il realismo di Bossi. Intervenendo ieri sul quotidiano della Lega, La Padania, Umberto Bossi si allontana dalla strada dell’intransigenza: “Partiamo da un presupposto: il federalismo è vitale per la crescita del Paese. Ne sono sempre più convinto, ecco perché sono fiducioso sulla vittoria del sì. Ma vado oltre e dico che condivido la necessità di aprire, subito dopo il voto favorevole, un tavolo per completare e perfezionare la Costituzione”.

Si tratta di una svolta di alto valore politico perché preserva l’unità della CdL, accogliendo le riserve dell’Udc. Il testo da cui partire è quello approvato dal Parlamento nella scorsa legislatura, ma la riforma, dice Bossi, è “perfettibile”, anche per quanto riguarda il Senato federale. Viceversa, una vittoria del “no” “sarebbe un alibi per non cambiare più nulla”.

In questo modo viene salvato il principio di una riforma sulla base di larghe intese e soprattutto viene messa alla prova la reale intenzione della sinistra a modificare la Costituzione.

E il perché la sinistra sia tanto contraria alla riforma approvata dal centrodestra, oltre che per una questione di principio, si ricava anche da un commento di
Marcello Sorgi pubblicato ieri su La Stampa. Sorgi richiama l’attenzione sulla cosiddetta “norma anti-ribaltone” contenuta nell’articolo 32, destinato a sostituire l’articolo 94 dell’attuale Costituzione. In questo complicato articolo si stabilisce che se un governo cade per il venir meno della maggioranza che lo sostiene, si va a nuove elezioni, a meno che la stessa maggioranza non trovi un altro premier e spieghi in una mozione le ragioni della sostituzione.

L’articolo prosegue: se il premier prova a salvarsi “con il voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni”, cioè con un ribaltone che porti un pezzo di opposizione a sostituire il pezzo di maggioranza che ha affossato il governo, lo scioglimento diventa automatico e si va ad elezioni anticipate.

Così viene spiegata l’attuale opposizione senza sfumature della sinistra alla riforma del centrodestra, ed anche quella di una minoranza della CdL che fa capo apertamente a Follini e Tabacci: si vuole lasciare aperta la possibilità che si cambi il premier e si sostituisca un pezzo del centrosinistra con un pezzo del centrodestra senza correre il rischio di elezioni anticipate, esattamente come accadde nel 1998 quando Prodi fu sostituito da D’Alema. Infatti, i sostenitori del “no” pensano che una loro vittoria dividerebbe la CdL e aprirebbe la possibilità di rimodellare la maggioranza di sinistra. Ma Bossi è un “animale politico” assai astuto e con il suo intervento ha segnato un punto per sventare questo disegno. 

Completa questa risposta articolata del centrodestra la presa di posizione di
Fabrizio Cicchitto a favore del progetto di amnistia annunziato da Clemente Mastella, ministro della Giustizia, che il presidente Napoletano si accinge ad accogliere con favore. Cicchitto ha detto che “non è da oggi che riteniamo che un provvedimento di amnistia e indulto, che evidentemente escluda i reati di criminalità organizzata e quelli di pedofilia, rappresenti un atto di umanità, di equità e di pacificazione ideale e sociale. Di conseguenza valutiamo positivamente ciò che ha detto oggi il ministro Mastella”. Così vengono accolti anche i reiterati inviti di Napolitano al dialogo e alle scelte condivise e viene smentito Prodi il quale sostiene che il centrodestra rifiuta sistematicamente il dialogo.

da:http://www.grrg.it/

http://www.legnostorto.it/legnostorto/statiche/articolo_3_6_2006_10214.aspx

 
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Il coraggio nessuno lo può regalare, bisogna che ogni uomo lo trovi nella propria anima. (Umberto Bossi)

"Chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente, controlla il passato" George Orwell

“E tutti si scandalizzano quando sentono dire: quel tale tipo di mammifero o di uccello ormai è sparito dalla faccia della terra, non lo vedremo più; è una grave perdita. Certo, si tratta di gravissime perdite. Ma non sarebbe forse più grave se sparisse una comunità umana?” (Bruno Salvadori)


"I molteplici consigli legislativi, e i loro consensi e dissensi, e i poteri amministrativi di molte e varie origini, sono condizioni necessarie di libertà. La libertà è una pianta di molte radici. (...) Quando ingenti forze e ingenti ricchezze e onoranze stanno raccolte in pugno d'un'autorità centrale, è troppo facile costruire o acquistare la maggioranza d'un unico parlamento. La libertà non è più che un nome: tutto si fa come tra padroni e servi." (Carlo Cattaneo)


IL VOSTRO CANCRO E' PIU' GRAVE DEL MIO. Un cancro ben più tragico, ben più irrimediabile del mio. Un cancro per il quale non esistono chirurgie, chemioterapie, radioterapie. Il cancro del nuovo nazifascismo, del nuovo bolscevismo, del collaborazionismo nutrito dal falso pacifismo, dal falso buonismo, dall'ignoranza, dall'indifferenza, dall'inerzia di chi non ragiona o ha paura. Il cancro dell'Occidente, dell'Europa e in particolare dell'Italia. (Oriana Fallaci)

Penso ad un popolo multirazziale
ad uno stato molto solidale
che stanzi fondi in abbondanza
perché il mio motto è l'accoglienza,
penso al problema degli albanesi,
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e per gli zingari degli albergoni
coi frigobar e le televisioni.
....
penso che è bello sentirsi buoni
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Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l'emisfero sud per irrompere nell'emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo  coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria.”  Houari Boumedienne - Presidente algerino -  1974 - dinanzi all'Assemblea delle Nazioni Unite





 

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