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Sardinia

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Stipendi bassi

Post n°668 pubblicato il 29 Ottobre 2007 da shardana0
 

Il presidente del Consiglio Romano Prodi e i suoi ministri da mesi continuano a sostenere che l’ economia va bene, che è in rialzo. Il governatore della Banca d’Italia Draghi li smentisce dichiarando che nell'economia italiana c'è una grande piaga: il blocco dei redditi. Un blocco che ha permesso la creazione di forti differenze salariali tra il nostro e gli altri Paesi europei. Un messaggio chiaro, una denuncia forte. Poiché arriva da quello che, oltre a essere un brillante economista, dal gennaio dell'anno scorso è governatore di Palazzo Koch. L'Italia, per Draghi, non ha alternative: il reddito deve tornare a crescere, perché così può riprendere il consumo, dando stabilità finanziaria. Da ciò dipende la crescita del prodotto e, non ultimo, il welfare, ovvero il benessere dei cittadini. A partire dai giovani, che non hanno solo da combattere con i redditi più bassi del continente, ma convivono pure con la piaga della precarietà. Draghi precisa: «Nel confronto internazionale i livelli retributivi sono in Italia, più bassi che negli altri principali paesi dell'Unione europea», dice Draghi sottolineando come «secondo i dati Eurostat relativi alle imprese dell'industria e dei servizi privati nel 2001-2002 la retribuzione media oraria era, a parità di potere d'acquisto, di 11 euro in Italia, tra il 30 e O 40% inferiore ai valori di Francia, Germania e Regno Unito». L'Italia, al pari della Francia, mostra, secondo l'analisi del numero uno della Banca d'Italia, un profilo ascendente per età, mentre in Germania e Regno Unito il profilo è a U rovesciata: le retribuzioni raggiungono cioè un apice in corrispondenza delle età più produttive, calano negli anni successivi. Le differenze salariali rispetto agli altri paesi sono appena più contenute per i giovani, si ampliano per le classi centrali di età e intendono ad annullarsi per i lavoratori più anziani. «I più bassi salari d' ingresso evidenzia il numero uno di Palazzo Koch in un contesto in cui quelli medi nell'economia hanno continuato anche solo moderatamente a crescere, non hanno schiuso profili di carriera più rapidi, la riduzione del reddito da lavoro appare, almeno in parte, di natura permanente e, cosa più importante per le decisioni di spesa, è percepita come tale dai lavoratori». Per far ripartire i consumi e quindi la crescita economica, «ci vuole un contratto di lavoro che permetta di spalmare i costi della flessibilità su tutti Occorrono misure - sostiene Draghi rispondendo alla domanda di uno studente volte a impedire che il costo della flessibilità si scarichi soltanto sui giovani. La diversa dinamica delle retribuzioni, che in Italia ha un andamento progressivo ascendente, mentre nel Regno Unito e in Germania presenta un andamento a U rovesciata, dimostra che ci sono in quei paesi forme di flessibilità più equamente distribuite». In che modo la politica economica può aiutare la ripresa della produttività e della crescita? La diagnosi dei mali porta «in primo piano l'esigenza di misure volte a riformare le regole dell'economia e della spesa pubblica. II ventaglio dell'azione pubblica è ampio» e Draghi si sente di suggerirti «una coraggiosa riforma del sistema di istruzione e un innalzamento dell'età effettiva di pensionamento» che può ricostruire «l'equilibrio fra attesa di vita, attività lavorativa e modelli di consumo». E poi torna il concetto di flessibilità, secondo un' ulteriore interpretazione da parte del governatore di Bankitalia: «La politica economica avrà successo se aiuterà i giovani a scoprire nella flessibilità la creatività, nell'incertezza l'imprenditorialità». «Negli ultimi dieci anni, osserva Draghi, la quota di giovani tra i 25 e i 35 anni che vive ancora nella famiglia d'origine è cresciuta di circa 5 punti percentuali, al 45%; la quota è più elevata per i maschi che per le femmine. I tassi di fecondità sono tra i più bassi hi Europa». E dall'analisi dell'andamento demografico del paese si evidenzia come «nel 1996 il numero di persone con oltre 65 anni sopravanzava quello degli individui con meno di 15 anni di circa il 15%; nel 2006 lo superava del 40%, circa tre anziani ogni due adolescenti. La durata media della vita continua ad aumentare: la speranza di vita dei sessantacinquenni è cresciuta di circa due anni tra il 1993 e il 2003. Si è ridotto il numero dei figli. Queste sono tendenze comuni a tutte le economie avanzate, ma particolarmente pronunciate in Italia». Il progressivo invecchiamento della popolazione contribuirà a frenare la dinamica della spesa privata nei prossimi anni - è il monito di Draghi - insieme con la riduzione della dimensione dei nuclei familiari concorrerà a modificarne la composizione».

Italia               10,51

Germania        15,97       +51%

Francia           14,58        +38%

Regno Unito   17,81        +69%

Oranda           15,16        +44%

Belgio             13,91        +32%

Austria           12,48        +18%

 

 
 
 
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