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Post n°2749 pubblicato il 10 Gennaio 2024 da deosoe
CALCOLO PENSIONE ONLINE
Quota 103 (62 anni di età + 41 anni di contributi con requisito minimo di assegno maturato e ricalcolo contributivo), Restano gli incentivi in busta paga per chi preferisce restare al lavoro (Bonus Maroni). Flessibilità in uscita: APE Sociale e Opzione Donna Dal primo gennaio scatta poi l'indicizzazione delle pensioni 2024 all'inflazione 2023, ricalcando più o meno le fasce attuali ma con una possibile penalizzazione delle pensioni d'oro. Rivalutazione pensioni 2024 Viene confermata la super-rivalutazione per le pensioni minime di coloro che hanno compiuto 75 anni. Limitati alle pensioni d'oro (sopra 10 volte il minimo) i tagli alla rivalutazione delle pensioni, con indicizzazione ferma al 22%. Pensione giovani Viene introdotto un possibile riscatto agevolato fino a 5 anni di vuoti contributivi, anche non consecutivi. Pensioni: le priorità di Governo pensione dei giovani Anticipo conguaglio pensioni Pensioni in Manovra 2024: novità in pillole proroga con modifiche di Quota 103 Riforma Pensioni Meloni dopo il 2024 Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l'opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con una uscita graduale da Quota 103: è l'obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, da avviarsi con la Legge di Bilancio 2024 ma da completarsi nel corso dell'anno. In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l'esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni. Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.
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Post n°2748 pubblicato il 24 Luglio 2023 da deosoe
Assunzioni di giovani "NEET": indicazioni per l'incentivo L'Istituto, con la circolare INPS 21 luglio 2023, n. 68, fornisce le istruzioni per l'incentivo economico riconosciuto ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato soggetti "NEET - Not (engaged in) Education, Employment or Training" nel periodo 1° giugno - 31 dicembre 2023. L'incentivo, introdotto dal decreto Lavoro (decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48), è riconosciuto a domanda, per 12 mesi, nella misura del 60 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per nuove assunzioni di giovani che: alla data dell'assunzione non abbiano compiuto il trentesimo anno di età; Il datore di lavoro interessato dovrà inoltrare all'INPS il modulo di domanda online "NEET23", mediante il quale potrà prenotare le risorse destinate a finanziare l'incentivo. Il modulo sarà disponibile dal 31 luglio 2023 all'interno del Portale delle Agevolazioni.
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Post n°2747 pubblicato il 04 Luglio 2023 da deosoe
L'emergenza in Emilia-Romagna e la nomina del commissario del governo Mappe del potere martedì 4 Luglio 2023 | Potere politico Con la dichiarazione dello stato di emergenza di solito viene nominato commissario o il presidente della regione coinvolta o un dirigente pubblico locale. Nella riunione del consiglio dei ministri del 27 giugno infatti il governo ha stabilito di attribuire quel ruolo al generale Francesco Paolo Figliuolo. Per la nomina vera e propria tuttavia bisognerà attendere il decreto con cui, tra le altre cose, saranno assegnati i fondi per la ricostruzione. Come è noto il generale Figliuolo è stato il secondo commissario straordinario del governo per l'emergenza Covid-19, in sostituzione di Domenico Arcuri. Una scelta compiuta dell'allora governo Draghi, un esecutivo di grande coalizione che non vedeva però tra i partiti di governo Fratelli d'Italia. Ovvero la forza politica che oggi esprime la presidente del consiglio e che in quella fase si era mostrata molto critica verso la campagna vaccinale gestita dal generale. Questa decisione ha scatenato un acceso dibattito con critiche che sono arrivate, oltre che dai partiti di opposizione, anche da presidenti di regione di centro destra. Ci si attendeva infatti che in un'occasione come questa il ruolo di commissario fosse assegnato a Stefano Bonaccini (Partito democratico) in quanto presidente della regione più colpita. La cosa più logica è che sia Bonaccini a occuparsene. Ci sono esempi, d'altra parte, che corroborano questa tesi. - Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto (FI) via Repubblica.it, 25/05/2023 In questa situazione il capo della protezione civile può decidere di nominare uno o più commissari delegati all'emergenza (codice della protezione civile, art. 25 comma 7). Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, la dichiarazione dello stato di emergenza riguarda un territorio specifico. Per questo, di solito, il capo della protezione civile nomina commissario il presidente della regione o un dirigente della pubblica amministrazione locale. La protezione civile, lo stato di emergenza e i commissari straordinari La ratio di questa prassi è piuttosto semplice. Che si tratti di soggetti politici o di dirigenti amministrativi, sono queste le figure che conoscono meglio il territorio, le sue problematiche e le norme che lo regolano. È bene precisare però che in alcune se pur rare occasioni non è stato nominato alcun commissario per la gestione dell'emergenza. E questo è proprio il caso della recente alluvione in Emilia-Romagna. Ciò non toglie però che un commissario del governo possa essere nominato in seguito. I commissari del governo Nel caso dell'emergenza Covid-19 ad esempio, l'allora capo della protezione civile Borrelli aveva inizialmente nominato commissario straordinario il segretario generale del ministero della salute (oltre che tutti i presidenti di regione). Tuttavia, con l'approvazione del decreto legge 18/2020, il ruolo di commissario straordinario è stato attribuito prima Domenico Arcuri e poi il generale Figliuolo. Ti interessa l'argomento Mappe del potere? Scopri le altre newsletter
Email* Certo si potrebbe obiettare che in quel caso il terremoto aveva coinvolto più regioni (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo). Lo stato di emergenza per le recenti alluvioni invece ha riguardato quasi esclusivamente l'Emilia-Romagna. E in effetti, quando questo stesso territorio, nel 2012, si è confrontato con lo stato di emergenza seguito al sisma, l'allora governo Monti assegnò la gestione dell'emergenza proprio al presidente della regione (allora Vasco Errani) confermandogli poi il ruolo anche nelle fasi successive (prima a Errani e poi al nuovo presidente Bonaccini). Torna su Ad ogni modo, stando a quanto annunciato nel comunicato stampa del consiglio dei ministri (Cdm), i presidenti di regione saranno in qualche misura coinvolti. Il decreto approvato in Cdm infatti dovrebbe prevedere l'istituzione di una cabina di regia composta: dal commissario straordinario, che la presiede (ovvero il generale Figliuolo); È invece al commissario che sono attribuiti i poteri chiave, tra cui la programmazione delle risorse finanziarie, la gestisce la contabilità speciale e il coordinamento degli interventi di ricostruzione, di ripristino e di riparazione. Nel corso della conferenza stampa poi, il ministro della protezione civile Nello Musumeci ha affermato che i presidenti di regione riceveranno il ruolo di sub-commissari, ma nel comunicato stampa non si fa menzione di questo. Qui infatti è indicata la possibilità che il commissario nomini dei soggetti attuatori, ma solo per un aspetto molto specifico, ovvero la ricostruzione degli edifici pubblici danneggiati. D'altronde lo stesso Bonaccini si è detto molto scontento della situazione, pur manifestando la propria stima per la figura di Fiugliuolo con cui ha avuto modo di lavorare negli scorsi anni in qualità di presidente dell'Emilia-Romagna nonché di presidente della conferenza delle regioni. Debbo confessare che mai come in questi due mesi ho visto confondere il piano istituzionale con quello di partito. Glielo dice uno che da commissario alla ricostruzione post-sisma si è dovuto confrontare con sette governi differenti, di diverso coloro politico. - Il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (Pd), via La Stampa 29/06/2023 Foto: presidenza del consiglio Chi: Francesco Paolo Figliuolo, governo Meloni, Nello Musumeci, Protezione civile, Stefano Bonaccini
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Post n°2746 pubblicato il 04 Luglio 2023 da deosoe
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Post n°2745 pubblicato il 19 Maggio 2023 da deosoe
L' Editto delle Chiudende irrompe nel romanzo sardo Pubblicato il 10 maggio 2023
L'Editto delle Chiudende irrompe nel romanzo sardo. di Francesco Casula L'Editto delle Chiudende è senza ombra di dubbio l'evento che maggiormente entra prepotentemente nella poesia e nella tradizione popolare sarda: perché è uno dei più funesti in quanto colpisce a morte non solo l'economia sarda ma il comunitarismo, che in tutta la storia, fin dalla civiltà nuragica, aveva caratterizzato la società sarda. Contro tale editto per primo lanciò i suoi strali dell'ironia il principe dei poeti satirici in lingua sarda, Diego Mele, soprattutto con "In Olzai non campat pius mazzone" (In Olzai non campat pius mazzone/ca nde l'hana leadu sa pastura,/sa zente ingolumada a sa dulzura/imbentat sapa dae su lidone). La sua critica all'Editto gli varrà la condanna all'esilio, comminatagli dalle autorità politiche e religiose. La tradizione popolare ci consegna poi la bella quartina (Tancas serradas a muru/fattas a s'afferra afferra/si su chelu fit in terra/l'aiant serradu puru): in quattro brevissimi versi abbiamo la sintesi perfetta di quell'evento. Attribuita a Melchiorre Murenu, in realtà l'Autore è stato un frate cappuccino, Gavino Achena di Ozieri. Nella seconda metà dell'Ottocento a Nuoro si afferma un cenacolo di poeti (Salvatore Rubeddu, Giovanni Antonio Murru, Pasquale Dessanai ecc) che si scagliarono, con la loro poesia popolare e in lingua sarda, contro le leggi ingiuste che avevano permesso a pochi privilegiati di impossessarsi di vaste tanche. E mi piace ricordare che fu nel clima di questo rinascimento locale che si affermarono personaggi come Grazia Deledda, Sebastiano Satta e Francesco Ciusa, il maggior scultore sardo, e con loro Antonio Ballero e Giacinto Satta, pittori e romanzieri nello stesso tempo. E proprio in quel momento storico, esattamente il 26 aprile del 1868, una domenica, a Nuoro Paskedda Zau, diede vita a una ribellione, passata alla storia come rivolta di "Su Connotu", Brevemente: Paskedda Zau, vedova, con 10 figli a carico, in strada, all'uscita della messa, si rivolse alle donne che con lei avevano assistito alla celebrazione. Raggiunta la piazza antistante la chiesa, cominciò a chiamare anche gli altri nuoresi invitandoli alla ribellione. Che si trasforma in vera e propria rivolta con più di 300 persone - soprattutto donne - che assaltano il Municipio, scardinano le porte, asportano i fucili della Guardia nazionale, scaraventano in piazza i mobili e i documenti dello stato civile ma soprattutto i documenti catastali (su papiru bullau) sulle lottizzazioni dei terreni demaniali (dell'Ortobene e di Sa Serra, circa 8 mila ettari), che l'Amministrazione comunale - espressione degli interessi dei printzipales e della borghesia intellettuale e professionale, per lo più massonica - aveva deciso di vendere a famelici possidentes. Sottraendoli all'uso comunitario di pastori e contadini (che consentiva legnatico ghiandatico e pascolo per le pecore), viepiù ridotti alla miseria: uso che costituiva, per le comunità, un sollievo alla povertà, aggravatasi in seguito alla violenta carestia, che, nel 1866, li aveva colpiti duramente, mettendoli in ginocchio e portandoli sull'orlo della catastrofe. In tempi a noi più vicini, uno scrittore del calibro di Giuseppe Dessì, nel suo capolavoro "Paese d'ombre", parlando dell'Editto delle Chiudende, lo definisce "Una legge famigerata... che sovvertiva un ordine durato nell'Isola da secoli" Ed oggi irrompe in uno straordinario romanzo in lingua sarda "Sas primas abbas", di Giuanne Fiore di Ittiri, valente poeta e ora anche prosatore de giudu. Ecco che cosa scrive:"A mastru Pitzente li faghiat piaghere a iscultare sos piseddos chistionende in Carrela 'e Sas mendulas. E b'hait bortas ch'issu puru intraiat in s'arrejonamentu, tzitende s'istoria. Lis ammentaiat s'impreu cumonale chi in s'antighidade si faghiat de sass terras pro su recattu a su bestiamene e pro sa linna, a domos e a cuiles. Usos seculares, arraighinados in sa zente e passados da-i babbu in fizu. Li naraian "Su connottu". Gai pro tempus longu. Fintzas a cando, inter sa fine de su 1700 e-i sa prima mesania de su 1800, cun disamistades sambenosas in tottu sos biddattones, su podere uffitziale de domo e de foras hat dadu manu franca a sos printzipales. E los han tancados a muru, cussos terrinos, battende a giompimentu l'evento del passaggio dalla utilizzazione collettiva delle terre alla formazione della proprietà privata. Gasichì in su mese de santuaine de su 1820 beniat imbandizadu su "Regio Editto sopra le Chiudende e sopra i terreni comuni...nel Regno di Sardegna".
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Post n°2744 pubblicato il 19 Maggio 2023 da deosoe
LE VEDOVE E I VEDOVI DI FAZIO Pubblicato il 17 maggio 2023
. LE VEDOVE E I VEDOVI DI FAZIOdi Francesco CasulaSono in vedovanza. Sconsolate/i e addolorate/i. Soprattutto quelle/i di sinistra (?). O che tali si ritengono. A causa della cacciata di Fazio. Scrive in un post sul suo profilo facebook, a questo proposito, un valente intellettuale sardo, Natalino Piras: "La sinistra si indigna perché è stato mandato via Fabio Fazio e con lui l'odiosa Luciana Littizzetto da "Che tempo che fa", una autentica galleria del leccaculismo, del buonismo, del ruffianesimo di Stato. A quanto dicono Fazio è stato pagato con 8 milioni di euro. È riuscito a intervistare, alla sua maniera, sempre da ruffiano, anche papa Francesco. Dicono che con Fazio, che non resterà disoccupato nel suo ruolo di ruffiano, a perdere è la cultura. Lo dice gente di sinistra che io non riconosco come tale. Sono un uomo di cultura, la cultura è quella che per circa 40 anni mi ha garantito uno stipendio. Per me l'andata via di Fazio dalla Rai, non so se chiamarla cacciata, non produce alcuna perdita di cultura". Faccio mie le valutazioni di Natalino e aggiungo: ma per la Sardegna e noi Sardi cambia molto se al posto di Fazio mettono un altro pisciatinteris? E' stato scritto che Fazio era "pluralista", dava spazio a posizioni politiche e culturali diverse. Ma quando mai? Mi chiedo: nelle sue tramissioni quante volte ha parlato dei problemi sardi? Per esempio delle basi militari? O delle industrie nere e inquinanti? O delle nefaste Pale eoliche? In 40 anni ha mai dato spazio alle nostre battaglie sul bilinguismo o all'Indipendentismo sardo, invitando qualche esponente? Mai. Altrettanto farà il suo sostituto. E per noi sardi non cambierà niente. L'unica cosa che possimo chiedere è l'abolizione del canone-pizzo. Per il resto andade totus a su corru de sa furca, voi e il baraccone indecoroso della TV di Stato e dei Partiti italioti da cui, sempre la Sardegna è rigorosamente esclusa, se non per qualche notizia di cronaca nera o di folclore.
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Post n°2743 pubblicato il 12 Maggio 2023 da deosoe
Traduzione in sardo della "Voce" su Salvatore Satta. pubblicata sulla TRECCANI. L'amico Nicola Fressura, bonese, persona coltissima e gran conoscitore della lingua sarda, ha tradotto in sardo la "Voce" su Salvatore Satta, che ho scritto per la TRECCANI Su babbu fit mortu in Livorno, uhe fit andadu pro trabagliu, cando Satta haiat appenas lompidu chimbe annos. Restadu orfanu, haiat connotu su bisonzu e sas humiliaziones de sa povertade e sa mama haiat pesadu isse e su frade minore - haiat iscrittu a cua - «cun su fogu de su foghile chi fit pagu 'e nudda». In Nuoro Bastianu, comente lu giamaiant sos cumpanzos, haiat fattu sas elementares e su ginnasiu propiu in cuddu tempus chi fit alimentende sa gana de una vida e unu pensamentu diversos pustis de su tumultu de Su Connotu, capitadu in Nuoro su 26 de abrile de su 1868, cun sos rebelles chi haiant assaltadu su Munizipiu pedende de torrare a s'antigu sistema de gestione comunitaria de sos terrinos, eliminadu da s'edittu chi los haiant tancados a muru (1820) antis de s'abolizione de sos derettos de pasculu a cumone a cua, cun legge de su 23 de abrile de su 1865. Pustis de custa ribellione, su parlamentare Giorgio Asproni haiat sollizitadu su guvernu italianu a avviare un'indagine subra sas cundiziones soziales e economicas de sa Sardigna, caratterizadas da su problema, torradu a biu, de sos bandidos, da s'emigrazione, da sa miseria e da sa malaria. In custa situazione fint bessidos in Nuoro parizzos poetas, giamados sos poetas de su Connotu, totus amigos corales de Satta. Inter custos, Giovanni Antonio Murru, Pasquale Dessanai, Salvatore Rubeddu, chi haiant attaccadu, cun sa poesia populare issoro e in sardu, sas legges ingiustas chi haiant permissu a pagos privilegiados de s'impossessare de tancas mannas. In su clima de custu rinaschimentu locale si fint affirmados personazos che a Grazia Deledda e Francesco Ciusa, su menzus iscultore sardu, e cun issos Antonio Ballero e Giacinto Satta, pintores e romanzieris a su matessi tempus. Finidu su ginnasiu, Satta fit andadu dae Nuoro a Tatari pro faghere su lizzeu, uhe a mastru de italianu teniat Giovanni Marradi, carduzzianu. Leada sa lissensia lizzeale haiat lassadu sos istudios pro faghere su sordadu in Bologna (1887-88). In ihe haiat iscrittu sa prima opera poetica, I versi ribelli, leende a modellu Carducci, pubblicada in Tatari su 1893. Finidu su sordadu fit torradu a Tatari uhe fit restadu finas a su 1894, istudiende in s'Universidade e laureendesi in legge. Sunt istados sos annos pius importantes de sa formazione sua, culturale, litteraria e ideologica, in unu logu briosu comente fit cudda zitade repubblicana e radicale, paris cun operadores culturales de valore che a Salvatore Farina, Enrico Costa, Luigi Falchi, Pompeo Calvia, Salvatore Ruju. Haiat collaboradu cun su cuotidianu tataresu l'Isola, chi haiat fundadu isse etotu paris cun Gastone Chiesi e chi fit duradu pagu (da nadale de su 1893 a triulas de su 1894), ma haiat iscrittu puru in La Nuova Sardegna, Burchiello (unu settimanale goliardicu), in su periodicu tataresu Sardegna letteraria e in su casteddaiu Vita sarda. Sos iscrittos in prosa pro l'Isola fint firmados cun su pseudonimu Povero Jorik, chi teniat un'origine litteraria crara: infatti Povero Jorik est su buffone de su re in s'Amleto de Shakespeare. De ammentare, paris cun sos cabucronacas ispidientosos, L'Intervista ai banditi, s'articulu pius connotu de issos, chi nd'haiant contadu ispantos e ch'haiat oltrepassadu sos confines de Sardigna e de Italia fit un'intervista a tres bandidos incainados (Francesco Derosas, Pietro Angius e Luigi Delogu). In summa, segundu una prospettiva culturale chi cheriat faghere connoschere sas cundiziones de sa Sardigna, abberrende s'isula a una visione intelletuale pius manna, collaboraiat a cuotidianos e periodicos, che Nuova Antologia, Giornale d'Italia, Il Resto del Carlino, Tempo e Italia del popolo. De Satta giornalista hat iscrittu Salvatore Manconi: «Contaiat in manera naturale, coloraiat su pensamentu, fit un'artista de sa peraula. In sos iscrittos suos non s'agatat una volgaridade, finas brighende e beffende, fit unu segnore. Comente cronista no bi nd'haiat ateru. Sa cosigheddas pius de nudda li daiant s'occasione pro unu de cuddos cabucronacas, calchiunu in versos, chi l'aiant fattu connoschere e istimare in totu Tatari» (Albo sattiano, 1924, p. 47). Su 1893 haiat pubblicadu un'atera silloge poetica, Nella terra dei Nuraghes (firmada cun Luigi Falchi e Pompeo Calvia), chi cunteniat otto liricas, duas in sardu: Su battizu e Sa ferrovia, de pagu valore artisticu, ma utiles pro cumprendere s'itinerariu ispirituale de su poeta. Finalmente, in su 1895 fit torradu a Nuoro, uhe fit istadu cussizeri comunale in su 1900-03. Dae su 1896 a su 1908 aiat trabagliadu comente avvocadu, «boghende fama de penalista mannu e de oradore brillante, benechistionadu, fogosu, timidu pro sas arringas suas, ca finas in sos fattos pius differentes resessiat a agattare sa nota umana» (Bonu, 1961, p. 534). Su 1905 si fit cojuadu cun Clorinda Pattusi e haiant hapidu una prima fiza, Raimonda, giamada cun teneresa Biblina, morta pizzinnedda in su 1907 e ammentada in sos Canti dell'ombra cun unu lirismu triste e accoradu, moduladu in sas antigas monodias locales. In su 1908 fit naschidu su segundu fizu, chi l'haiat giamadu, a modu de provocazione, Vindice, chi hat passadu totu sa vida arribbende s'eredidade culturale e zivile de su babbu, antis de morrere in su 1984. Su matessi annu a Satta li fit falada una paresi: "su gigante bonu", "Pipieddu", comente lu giamaiat, pro brulla, fit a terra, ma no haiat zessadu pro cussu de cumponnere versos, dittende sas poesias suas pius famosas chi fint intradas antis in Canti barbaricini (1909) e pustis in Canti del salto e della tanca (bessidos postumos in su 1924). Sos Canti barbaricini sunt naschidos cando Satta fit impignadu meda in Nuoro comente penalista. In sa Premessa, isse etotu los presentat gai: «Barbarizinos hapo cherfidu giamare custos cantos ca sunt accordos naschidos in Barbagia de Sardigna; e cando puru non zelebrant ispiritos e formas de cudda terra agreste e antiga, barbarizinos sunt in s'anima e barbarizinas tenent sas formas e sos modos. Le Selvagge, chi sunt su coro nieddu de su libru, ammentant sos urtimos annos de iscunfortu e de iscuru, cando sos cuiles fint boidos e terribiles e tragica sonaiant sas monodias de sas Atitadoras, e s'animu fit disamparadu e tribuladu dae disacatos e odios issellerados. Ah, su poeta hat bidu deabberu cussas mamas rundende peri sos montes, in chirca de sos fizos feridos in mortorzos e istrossas e hat bidu deabberu arende sa terra cun sos fusiles appicados a s'aradu! Ma sa notte si ch'est isparida e si sunt intesos sos cantos de s'albeschida» (Canti, 2003, p. 7). Sos giudissios subra sas poesias de Satta fint differentes: da chi las dispregiaiat: «francu carchi liniamentu de poesia, su restu est retorica e imitazione» (Momigliano, 1924); a chi fit pius echilibradu: «Si rivelat dignu de rispettu, pro sa passione chi hat postu in s'isforzu sou de una poesia de su totu impignada; pro sa seriedade cun sa cale hat chircadu de risolvere su problema historicu, chi teniat addainnantis, de una litteradura, si poto narrere gai, sardonazionale» (Petronio, 1965, pp. 76 s.). Pro sa chistione de sa limba sattiana, massimamente pro su chi appartennet a su sardu, est interessante e de cundividire custu giudissiu: «Su rapportu cun su sardu est costituidu da un'opera de adattamentu chi s'iscopu est una mistura espressiva trabagliosa: nde essit a pizu una proposta de limba poetica italiana intro de su cuntestu culturale e limbisticu regionale [...]. S'operazione poetica de Satta est duncas pius ambiziosa e impignosa de cantu siat bessidu a pizu in su dibattidu chi s'est isviluppadu subra s'opera sua. Si faghet rapresentante de una tradizione poetica regionale, siat a sa parte de sa tradizione in sardu, siat a sa parte de sa produzione in italianu, pro torrare a proponnere, cun una cussenzia pius ammaliziada e esperta e aberta e pius pagu suttamittida, un'esperienzia poetica chi ponzat in su matessi pianu sos valores de una realidade locale, discoidada e anzena. E sas ainas espressivas e tecnicas de una tradizione culta, in unu momentu uhe b'est sa tendenzia a dare boghe a sas culturas in creschida chi cumbattint e pretendent de tennere derettu a sa paraula in su cunzertu nazionale». (Canti, a cura de G. Pirodda, 1996, p. 15). Satta est mortu in Nuoro su 29 de Sant'Andria de su 1914. L'hant interradu senza funerale religiosu ca haiat espressu sa volontade de non tennere nen preideros nen pregadorias cando si che fit mortu. Sas cronacas contant chi una zentamine de massajos, pastores e finas bandidos fit calada dae sos montes pro l'accumpanzare in s'urtimu reposu, ammentende s'amore sou pro s'uguaglianzia e su progressu soziale e sa passione chi teniat pro sa patria sarda. Satta fit connotu e istimadu meda da sa gente sua chi lu bidiat propiu comente unu ‘vate', cantore de un'identidade sarda mitica e drammatica, fatta zirculare in abbundanzia in Europa da Grazia Deledda. Sa Sardigna comente mundu primitivu, de incantu e agreste, lontanu in su tempus e in s'ispaziu. Una barbaridade amigale, in su coro incontaminadu de Europa, prena de passione e religiosidade, chi tantu haiat impressionadu David H. Lawrence, chi l'haiat descritta in Mare e Sardegna (Roma 2002). «ateros poetas sunt istados menzus de isse. A neune l'hant prantu de pius. Unu simbolu fit iscumparsu. Naschiat unu mitu» (Cossu, 1974, p. 3408). Operas. Nella terra dei Nuraghes, Tatari 1893; Versi ribelli, Tatari 1893; Primo Maggio, Tatari 1896; Canti barbaricini, Casteddu 1909; Canti del Salto e della Tanca, Casteddu 1924; Poesie malnote, ignorate e disperse, Casteddu 1932; Canti «Canti barbaricini, Canti del Salto e della Tanca», Nuoro 2003. Fontes e Bibl.: A. Momigliano, Canti barbaricini, in Giornale d'Italia, 7 de austu de su 1924; Albo sattiano, Casteddu 1924; S. Satta, Canti, a cura de M. Ciusa Romagna, Milanu 1955; R. Bonu, Scrittori sardi, II, Tatari 1961, pp. 533-544; S. S. nel 50° anniversario della morte. Raccolta di manoscritti, documenti editi e inediti, Casteddu 1964; G. Petronio, S. S., Casteddu 1965; N. Cossu, in Letteratura italiana (Marzorati), I minori, IV, Milanu 1974, pp. 3403-3408; I Canti e altre poesie, a cura de F. Corda, Casteddu 1983; S. S.: dentro l'opera, dentro i giorni, Atti delle giornate di studio... 1985, a cura de U. Collu - A.M. Quaquhero, Nuoro 1988; A. Luce Lenzi, Canti barbaricini, Modena 1993; Canti, a cura de G. Pirodda, Nuoro 1996; D.H. Lawrence, Mare e Sardegna, Roma 2002; S. S., un canto di risarcimento, a cura de U. Collu, Nuoro 2015.
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Post n°2742 pubblicato il 08 Maggio 2023 da deosoe
Mutuo ipotecario edilizio Fondo Credito: la graduatoria di aprile 2023 Pubblicata la graduatoria delle domande di mutuo ipotecario edilizio per il Fondo Credito: 134 gli assegnatari Pubblicazione: 8 maggio 2023 È disponibile online la graduatoria delle domande di mutuo ipotecario edilizio per gli iscritti al Fondo Credito, relativa al mese di aprile 2023.
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ARCIPELAGHI DI GIOVANNI COLUMBU
"SU RE" DI GIOVANNI COLUMBU
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