Triballadores

di Vittorio Casula

 
 

 

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Messaggi di Aprile 2015

Camusso

Post n°2383 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

Camusso (Cgil): le diseguaglianze colpiscono soprattutto le donne

“Dalla denuncia del Papa, che parla di “scandalo” per il fatto che a parità di lavoro le donne abbiamo una retribuzione più bassa degli uomini, all’audizione dell’Istat sul Jobs Act al Senato, emerge per le donne un’Italia ferma agli anni ’50”.

E’ quanto ha affermato ieri il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale “al centro rimane il tema delle disuguaglianze, che è all’origine di questa lunga crisi”. E tra le diseguaglianze, quella di genere è la più vistosa e sulla quale da tempo la Cgil ha concentrato l’attenzione. “Nonostante il fatto che si ribadisca ovunque che le disuguaglianze di genere non siano solo un problema di equità, di giustizia sociale, ma anche di vincolo allo sviluppo, assistiamo ad un progressivo peggioramento delle discriminazioni e delle diseguaglianze, acuite dalla lunga crisi economica e sociale”.

“Anche il Fondo Monetario Internazionale – ricorda il segretario della Cgil – recentemente sui danni del sessismo ha denunciato l’Italia come il Paese che ha fatto meno per incoraggiare le donne ad entrare nel mercato del lavoro, aggiungendo che se il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro fosse portato allo stesso livello di quello degli uomini, il Pil guadagnerebbe oltre 15 punti percentuali”. “L’Istat conferma che negli ultimi anni è aumentata la percentuale delle donne occupate che in corrispondenza di una gravidanza hanno lasciato o perso il proprio lavoro: passando dal 18,4% del 2005 al 22,3% nel 2012 (29,8% nel Mezzogiorno). Sottolineando l’aumento delle donne che sono state licenziate (dal 16% al 27,2%). A dimostrazione che abbandonare il lavoro per le donne è sempre meno una scelta personale. Segno che la strada della condivisione nel nostro Paese è ancora lunga e soprattutto che le politiche economiche del governo sono totalmente inadeguate”.

 
 
 

1 maggio

Post n°2382 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

Primo maggio: domani è la Festa dei lavoratori

La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Rispettiamo i diritti di tutti, nessuno escluso”. Con questo slogan Cgil, Cisl e Uil celebrano il Primo Maggio 2015. Al centro dell’attenzione l’emergenza immigrazione. I sindacati si ritroveranno domani a Pozzallo, in provincia di Ragusa, dove interverranno i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Carmelo Barbagallo e Anna Maria Furlan. Sarà possibile seguire tutta la manifestazione in diretta streaming su Radio Articolo 1. 

Dopo i comizi i segretari generali deporranno in mare una corona di fiori in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo. Ma non ci sarà solo Pozzallo: tante sono le manifestazioni del Primo Maggio in tutta Italia. Altre città vedranno la partecipazione dei segretari confederali della Cgil: a Brescia sarà presente Danilo Barbi, a Nocera Inferiore Nino Baseotto, a Ravenna Fabrizio Solari, Serena Sorrentino sarà a Campobasso e Gianna Fracassi a Portella della Ginestra. A Pozzallo insieme al segretario generale della Cgil, saranno presenti Vera Lamonica e Franco Martini. A Roma piazza San Giovanni ospiterà il tradizionale concertone. Due i temi di quest’anno: il lavoro, con attenzione particolare ai giovani disoccupati e al sommerso. A questo si aggiunge – ovviamente – il dramma dell’immigrazione nel Mediterraneo. Molti gli artisti che si esibiranno: J-Ax, Almamegretta, Enzo Avitabile, Alessio Bertallot, Alpha Blondy, Bluvertigo, Goran Bregovic, Alex Britti, Mimmo Cavallaro, Teresa De Sio, Emis Killa, Ghemon, Irene Grandi, Kutso, Lacuna Coil, Levante, Lo Stato Sociale, Ylenia Lucisano, Med Free Orkestra, Nesli, Noemi, Pfm, Enrico Ruggeri, Daniele Ronda & Folklub, Santa Margaret, James Senese & Napoli Centrale, Tinturia, Tarantolati di Tricarico, Paola Turci, Otto Ohm, Sandro Joyeux Mario Venuti & Mario Incudine.

 
 
 

sicurezza sul lavoro

Post n°2381 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

Sicurezza lavoro, in Commissione Ue prevalgono “altri” interessi

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Silvana Cappuccio, del Dipartimento Politiche globali Cgil, rappresentante italiana nel Consiglio di amministrazione Oil, tenuto il 28 aprile 2015 a Ginevra, presso l’Organizzazione internazionale del lavoro, nel corso del convegno in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro).

Quest’anno, la Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro è dedicata al tema di come costruire una cultura di prevenzione. Si tratta di una questione importante e necessaria, dato che gli ultimi anni hanno visto un peggioramento delle condizioni di lavoro in molti paesi, specialmente in quelli colpiti da una crisi economica e sociale globale iniziata nel 2008. Molti rapporti evidenziano come la crisi sia correlata con la polarizzazione sociale, con la popolazione più povera e più colpita rispetto all’intera società. ….Per affrontare questa emergenza è necessaria una risposta forte e appropriata, in primo luogo dal lato della politica.

Al contrario, vediamo da diversi lati alcuni segnali di sottovalutazione politica, se non di cinismo. Prendiamo ad esempio ciò che sta accadendo a livello europeo. Ogni anno 100 mila persone muoiono nell’Unione a causa di tumori professionali. Questi rappresentano il 53 per cento delle morti della popolazione, rispetto al solo 2 per cento degli infortuni sul lavoro. Nei paesi sviluppati il tumore è la causa principale di morte per uomini e donne dopo le malattie cardiovascolari. Inoltre, la sua incidenza sta aumentando in modo netto nelle economie emergenti. Quando parliamo di prevenzione, dovremmo riconoscere che quei tumori sono prevenibili, come tutte le morti sul lavoro. Lo loro graduale eliminazione potrebbe diventare possibile, in primo luogo, applicando e rafforzando il quadro legislativo e aumentando l’impegno con gli enti pubblici responsabili del controllo, così come dell’ispettorato del lavoro.

Esattamente l’opposto di quello che sta accadendo nella maggior parte dei paesi. La presenza di Barroso per dieci anni alla presidenza della Commissione ha paralizzato la politica europea in materia di salute sul lavoro. Molte aziende continuano a subappaltare il lavoro e a esternalizzare i costi e i rischi del lavoro, senza assumersi le responsabilità, dato che possono intercorrere più di vent’anni tra l’esposizione del lavoratore ad agenti cancerogeni e l’insorgenza della malattia professionale. Sono davvero pochi i casi di tumore riconosciuti come malattia professionale. L’eventualità che il responsabile aziendale incorra in un procedimento giudiziario è bassa. Basti pensare all’assoluzione del miliardario svizzero Stephan Schmidheiny da parte della Corte di Cassazione italiana il 19 novembre 2014: i giudici riconoscono che la multinazionale Eternit ha sacrificato deliberatamente le vite di oltre 3 mila persone in Italia, ma l’imputato è stato alla fine assolto perché l’accusa del reato è caduta in prescrizione.

I ministri del Lavoro di Germania, Austria, Belgio e Paesi Bassi hanno inviato il 4 marzo 2014 una lettera congiunta alla Commissione europea, chiedendo una revisione urgente della direttiva in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro. I ministri hanno formulato proposte specifiche, ma finora non c’è stato alcun seguito. Tuttavia, l’attuale normativa europea contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni si basa su prove scientifiche che risalgono a quarant’anni fa. Essa si è rivelata insufficiente a garantire una prevenzione efficace: i valori limite dell’esposizione comprendono meno del 20 per cento delle attuali situazioni di esposizione ad agenti cancerogeni nei luoghi di lavoro; ignora il ruolo della silice cristallina, e di decine di altri agenti che causano il tumore tra i lavoratori; non comprende le sostanze tossiche per la riproduzione. Ma le prove mostrano che per la Commissione europea sono prevalsi altri interessi rispetto a quelli della salute dei cittadini e dei lavoratori.

La costruzione di una cultura di prevenzione efficace richiede una strategia globale che interessi il mercato interno ed esterno, la tutela dell’ambiente, la tutela dei lavoratori, della sanità pubblica, della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Come lavoratori siamo molto preoccupati per il potenziale impatto che gli accordi di Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip) avranno sulla salute e sulla sicurezza del lavoro, finora passati inosservati per le loro implicazioni che comprometterebbero i principi fondamentali in materia di prevenzione. La precarietà, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, l’aumento di situazioni di lavoro in subappalto che rendono più difficili l’applicazione delle norme, come anche i controlli pubblici, le politiche di indebolimento dell’ispettorato pubblico e più in generale i tagli ai servizi pubblici, hanno sottolineato una “nuova divisione” nella popolazione, come è stata definita da un rapporto della Commissione europea.

Molti degli attacchi attuali alla sicurezza sociale in Europa trovano la scusa dell’invecchiamento della popolazione. Ma vivere più a lungo non significa necessariamente vivere più a lungo in buona salute. La realtà è che, se non miglioreranno le condizioni di lavoro, l’innalzamento dell’età pensionabile comporterà soltanto un’impensabile esclusione di categorie di lavoratori esposti ai rischi. Inoltre, c’è da considerare che le disuguaglianze tra uomini e donne derivano non solo dalla segregazione del lavoro, ma anche dalla disuguale ripartizione dei compiti giornalieri.

La promozione della sicurezza e della salute sul lavoro richiede l’attuazione di misure che proteggano la sicurezza e la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Per conseguire quest’obiettivo, i diritti e i doveri dei lavoratori, come le responsabilità dei datori di lavoro, devono essere affrontati in termini di informazione, educazione e formazione. La tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori comprende anche l’istituzione di comitati per la sicurezza e la salute o le elezioni dei rappresentanti dei lavoratori, al fine di raggiungere un ambiente di lavoro più sicuro e più sano con mezzi che prevengano l’esposizione al pericolo.

Oggi chiediamo dunque un resoconto approfondito. Perché la revisione della direttiva sui tumori professionali è stata bloccata? Perché la direttiva sui disordini muscolo-scheletrici non è mai apparsa? Perché gli ispettorati per la salute e per la sicurezza scarseggiano in molti paesi nel mondo e si sono indeboliti nell’Unione Europea? Perché le forme più gravi di sfruttamento sono concentrate nei processi di subappalto e nelle catene del valore a diversi livelli, e perché stanno aumentando? Perché così pochi lavoratori nel mondo godono di quel poco di democrazia per nominare un rappresentante per la salute e la sicurezza? Senza affrontare questi problemi, la prevenzione rimarrà solo una parola.

 
 
 

Il Fatto Quotidiano

Post n°2380 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

 
 
 

Naspi

Post n°2379 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

 

NASpI, dal 1° maggio 2015 al via la nuova disoccupazione

Al via dal 1° maggio 2015 l'indennità di disoccupazione NASpI, Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego introdotta dal Jobs Act. Vediamo di cosa si tratta.

 

NASpI, dal 1° maggio 2015 al via la nuova disoccupazione

 

Così come previsto dal D. Lgs 22/2015 in attuazione dell''art. 1 comma 2 della Legge n. 183/2014, cosiddetto Jobs Act, dal 1° maggio 2015 entrerà in vigore la Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego.

Si tratta della nuova indennità di disoccupazione che prenderà il posto dell'ASpI e della mini-ASpI per gli eventi di disoccupazione intercorsi a partire da venerdì 1° maggio 2015. La NASpI riguarderà tutti i lavoratori dipendenti, ad esclusione dei lavoratori del pubblico impiego a tempo indeterminato e i lavoratori agricoli sia a tempo determinato che indeterminato.

Per aver diritto alla NASpI il lavoratore deve aver involontariamente perso il proprio lavoro, quindi per:

  • licenziamento (di qualsiasi tipo);
  • dimissioni per giusta causa, in questo caso è bene sapere che è giusta causa se non consenta la prosecuzione, neppure provvisoria, del rapporto  di lavoro (art. 2119 c.c.), es. ritardo nel pagamento delle retribuzioni o mancata retribuzione per più periodi di paga, richiesta di comportamenti illeciti da parte del datore di lavoro, molestie sessuali ecc. In ogni caso le cause andranno contestate al datore di lavoro;
  • risoluzione consensuale in seguito a procedure di conciliazione o procedimenti disciplinari (in base all'art. 7 L. 604/1966, come modificato dal comma 40 dell'art. 1 L. 92/2012).

Altri requisiti per l'ottenimento della NASpI:

  • il lavoratore deve avere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l'inizio della disoccupazione;
  • deve aver prestato almeno 30 giornate di lavoro effettivo, nei 12 mesi che precedono l'inizio del periodo di disoccupazione, a prescindere dal minimale contributivo;
  • deve aver reso la DID, ovvero la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al Centro per l'Impiego di competenza (ora non è più necessario recarsi personalmente al Centro per l'Impiego, in quanto la DID può essere resa anche online, nella stessa domanda di disoccupazione telematica, sarà poi l'INPS a girare la dichiarazione al CPI di competenza).
Decorrenza

La domanda di NASpI va presentata all'INPS entro 68 giorni dall'evento di disoccupazione attraverso i consueti canali:

  • WEB - servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell'Istituto;
  • Contact Center multicanale attraverso il numero telefonico 803164 gratuito da rete fissa o il numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico;
  • Patronati/intermediari dell'Istituto - attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi con il supporto dell'Istituto.

L'indennità decorrerà dall'ottavo giorno nel caso di domanda presentata entro 7 giorni dall'evento di disoccupazione, oppure dal giorno successivo alla data di presentazione della domanda.

Calcolo dell'indennità

L'indennità mensile di disoccupazione NASpI è rapportata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni utili, comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive, divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il numero 4,33.

  • Se la retribuzione mensile è pari o inferiore a 1195 euro mensili, l'indennità mensile è pari al 75% della retribuzione.
  • Se la retribuzione mensile è superiore al predetto importo l'indennità è pari al 75% del predetto importo incrementato di una somma pari al 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e il predetto importo.

L'indennità mensile in ogni caso non può superare nel 2015 l'importo massimo mensile di 1300 €.

L'indennità mensile è ridotta progressivamente nella misura del 3% al mese dal primo giorno del quinto mese di fruizione. Dal 1 gennaio 2016 tale riduzione si applica dal primo giorno del quarto mese di fruizione.

Nota Bene Tutti gli importi andranno rivalutati annualmente sulla base della variazione dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa nell'anno precedente.

Durata

La NASpI è corrisposta mensilmente, per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi contributivi che hanno già dato luogo ad erogazione delle prestazioni di disoccupazione.

Per gli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1 gennaio 2017 la durata di fruizione della prestazione è in ogni caso limitata a un massimo di 78 settimane.

Condizionalità

La NASpI continuerà ad essere erogata per l'intera dura a condizione che:

  • si conservi lo stato di disoccupato;
  • si partecipi alle iniziative di attivazione lavorativa nonché ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai Servizi competenti (da quando questi saranno attivati).
Decadenza

Il lavoratore decade dalla fruizione della NASpI nei seguenti casi:

  1. perdita dello stato di disoccupazione;
  2. inizio di un'attività lavorativa subordinata senza provvedere alla comunicazione all'INPS;
  3. inizio di un'attività lavorativa in forma autonoma senza provvedere alla comunicazione all'INPS;
  4. raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  5. acquisizione del diritto all'assegno ordinario di invalidità, sempre che il lavoratore non opti per la NASpI;
  6. violazione delle regole di condizionalità su indicate.
NASpI in un unica soluzione o Incentivo all'autoimprenditorialità

Il lavoratore avente diritto alla corresponsione della NASpI può richiedere la liquidazione anticipata, in unica soluzione, dell'importo complessivo del trattamento che gli spetta e che non gli è stato ancora erogato, a titolo di incentivo all'avvio di un'attività di lavoro autonomo o di un'attività in forma di impresa individuale o per associarsi in cooperativa.

Compatibilità e cumulabilità con rapporto di lavoro subordinato e lavoro autonomo

La nuova normativa sulla NASpI ha previsto anche i casi di Compatibilità e cumulabilità con rapporto di lavoro subordinato e lavoro autonomo, per i quali comunque rimandiamo a prossimi approfondimenti e circolari INPS

 

Fonte: http://www.lavoroediritti.com/2015/04/naspi-dal-1-maggio-2015-guida/#ixzz3YidJUkog

 

 

 
 
 

Pensioni

Post n°2378 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

 

Pensioni: recupero quote indebite da agosto

 

Al via il recupero degli importi corrisposti in più ai pensionati delle gestioni dei dipendenti pubblici, con effetto sulle pensioni di agosto 2015.

 - 29 aprile 2015Pmi TVDichiarazione Redditi Precompilata 

 

INPS pensioni

A partire dalla rata delle pensioni di agosto 2015, l'INPS effettuerà il recupero degli importi indebitamente corrisposti a pensionati pubblici nel corso del 2013. A renderlo noto è lo stesso Istituto con il Messaggio n. 2821/2015, in conseguenza alle verifiche effettuate nei confronti dei pensionati della Gestione dipendenti pubblici titolari di prestazioni collegate al reddito, delle situazioni reddituali influenti sulla misura delle prestazioni con l'acquisizione dall'Amministrazione Finanziaria dei cosiddetti redditi influenti.

=> Pensioni 2015: le novità del sistema previdenziale

In pratica, se per l'anno 2013 è stata liquidata una pensione ai superstiti in misura superiore rispetto ai limiti di cumulabilità, l'importo eccedente sarà recuperato a partire dall'assegno del prossimo agosto 2015.

 

 

 

Attività di verifica

Verifica del diritto alle pensioni ai superstiti soggette ai limiti di cumulabilità (art. 1, comma 41, della legge n. 335/1995) e alla somma aggiuntiva, corrisposte nel periodo che va dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013, che è stata effettuata tenendo conto dei redditi complessivi diversi dalla pensione e relativi alle dichiarazioni dei redditi 2012, integrati con i dati presenti presso il Casellario centrale dei pensionati relativi all'anno 2013. Per le pensioni ai superstiti non è stato considerato l'importo delle pensioni di reversibilità e indiretta.

=> Prestito vitalizio ipotecario: alternativa alla pensione integrativaModalità di recupero

I pensionati interessati dal recupero degli importi pensionistici superiori e della maggiore somma aggiuntiva riceveranno dall'INPS una lettera con la quale sarà comunicato l'importo del debito con le relative modalità di recupero delle somme erogate e non spettanti. Per il recupero delle somme l'INPS opererà una trattenuta pari a un quinto dell'importo complessivo della pensione, comprensiva anche dell'indennità integrativa speciale se corrisposta come emolumento a sé stante, al netto delle ritenute IRPEF. Nei casi in cui la rateizzazione massima (pari a 60 rate) non sia sufficiente ad estinguere totalmente il debito accertato, qualora il pensionato sia titolare anche di pensione diretta, l'importo residuo sarà recuperato, sempre nei limiti di legge, anche su tale trattamento.

=> Pensione anticipata piena: come accedereChiarimenti

Nel caso in cui il pensionato ritenga necessario chiarire la propria posizione potrà,entro 30 giorni dalla ricezione della nota riferita alla verifica effettuata sulla sua situazione reddituale, recarsi presso la Direzione provinciale che ha in carico la gestione della relativa pensione per presentare tutta la documentazione.

 

Se vuoi aggiornamenti su PENSIONI: RECUPERO QUOTE INDEBITE DA AGOSTOinserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

 

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INPS Circolari e messaggi

Post n°2377 pubblicato il 30 Aprile 2015 da deosoe

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi

 

>>>Titolo: Circolare numero numero 82 del 23-04-2015
 Contenuto: Liquidazione della quota integrativa della retribuzione (Qu.I.R.) ai sensi dell?articolo 1, commi 26 e seguenti della legge 23 dicembre 2014, n. 190. Istruzioni operative, istruzioni contabili e variazioni al piano dei conti.
Tipologia: CIRCOLARE

>>>Titolo: Messaggio numero numero 2778 del 22-04-2015
 Contenuto: indennità pari all'integrazione salariale straordinaria ai lavoratori portuali per le giornate di mancato avviamento al lavoro (art. 3, comma 2, L. 92/2012) ? contributo addizionale (art. 8, c.1, D.L. 21.3.1988, n. 86, conv. con mod. dalla L. 20.5.1988, n. 160) - chiarimenti.
Tipologia: MESSAGGIO

>>>Titolo: Messaggio numero numero 2776 del 22-04-2015
 Contenuto: Gestione Artigiani e Commercianti ? Imposizione contributiva anno di imposta 2015.
Tipologia: MESSAGGIO

>>>Titolo: Circolare numero numero 81 del 22-04-2015
 Contenuto: Aziende e Amministrazioni pubbliche iscritte alla gestione pubblica: modalità di elaborazione della ListaPosPA del flusso UniEmens ai fini della retribuzione figurativa da valorizzare nel conto individuale dell?iscritto e degli imponibili credito e Enpdep per riposi, permessi e congedi decreto legislativo 26 marzo 2001 n.151, legge 5 febbraio 1992 n.104, art.20, comma 2, decreto legge 25 giugno 2008 n.112.
Tipologia: CIRCOLARE

>>>Titolo: Circolare numero numero 80 del 21-04-2015
 Contenuto: Articolo 1, comma 117, legge 23 dicembre 2014, n. 190, concernente benefici previdenziali riconosciuti a ex lavoratori occupati nelle imprese che hanno svolto attività di scoibentazione e bonifica, affetti da patologia asbesto ? correlata derivante da esposizione all?amianto.
Tipologia: CIRCOLARE

 

 

 
 
 

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Post n°2376 pubblicato il 24 Aprile 2015 da deosoe


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Luigi Longo costruttore e dirigente del Pci

 Luigi Longo

 

di Alexander Höbel
1. "Nella vita di Longo si riflette la storia del Partito". Così scriveva Palmiro Togliatti sull'"Unità", in occasione del sessantesimo compleanno del "comandante Gallo". E nel discorso commemorativo tenuto nel 1980, Berlinguer ribadiva: "Del Partito comunista italiano Longo è stato costruttore e figlio al medesimo tempo, testimoniando che cosa sia e debba essere un vero comunista e un autentico rivoluzionario".
L'intreccio tra la vita di Longo e la storia del Pci è in effetti strettissimo, tanto che in diversi momenti i due percorsi sembrano addirittura sovrapponibili. Dal Congresso di Livorno al dibattito sulla "svolta" del 1929, dalla politica di fronte popolare alla guerra di Spagna, dalla Resistenza alla costruzione del "partito nuovo", fino all'assunzione della Segreteria del Partito nel 1964, Gallo è presente con un ruolo di protagonista in tutti i passaggi-chiave della storia del Pci.
Longo si iscrive alla Gioventù socialista nel 1920, all'indomani del rientro a Torino dopo l'esperienza della leva militare, che gli ha rivelato nel modo più evidente quella realtà della divisione in classi della società che già aveva avuto modo di intravedere nell'infanzia passata a Fubine e negli anni adolescenziali trascorsi a Torino, nella zona operaia di Barriera di Milano. La Prima guerra mondiale, la Rivoluzione d'Ottobre e l'influsso della propaganda socialista nelle fila stesse dell'esercito, contribuiscono alla presa di coscienza di Longo, che quindi si iscrive alla Fgsi. A Torino egli ha modo di conoscere Gramsci: come giovane socialista, lo scorta spesso nel percorso tra la Camera del Lavoro e la redazione dell'"Ordine Nuovo", e ha modo quindi di ascoltarne le riflessioni. Tuttavia su Longo - che intanto è diventato segretario del gruppo studentesco torinese - è forte l'influenza delle posizioni di Bordiga, viste come "taglio netto" rispetto a quella tradizione socialista che nella vicenda dell'occupazione delle fabbriche ha rivelato tutta la sua inadeguatezza. A Torino peraltro la collaborazione tra ordinovisti e bordighiani è molto stretta. Longo aderisce quindi naturalmente alla frazione comunista del Psi, ed è Giovanni Parodi, uno dei leader operai più noti e amati del capoluogo piemontese, a proporlo nella delegazione torinese al Congresso di Livorno.
2. Longo assiste quindi in prima persona alla fondazione del Partito comunista d'Italia, il 21 gennaio di 92 anni fa. In quella occasione, la stragrande maggioranza della Federazione giovanile socialista si schiera per la nascita del nuovo partito, di cui costituirà il principale "scheletro organizzativo", dando al Pcd'I anche un carattere di rottura generazionale.
Longo entra quindi nel Comitato centrale della Federazione giovanile comunista. Di fronte allo squadrismo fascista che avanza, promuove in Piemonte la formazione di squadre di difesa proletarie. È in questi mesi, dinanzi alla marea nera che dilaga con la complicità dello Stato senza trovare una risposta adeguata da parte del movimento operaio, che Longo matura il distacco dalle posizioni della sinistra bordighiana, cui imputa l'incapacità di concepire una politica di alleanze di stampo leninista, che consenta di opporsi al fascismo e riprendere il processo rivoluzionario. Fin da ora, egli sottolinea l'importanza del lavoro di massa, e di un approccio di massa, non settario, della politica del Partito, che parta dalle condizioni materiali dei lavoratori e dalle loro esigenze vitali. In questo quadro, la politica di "fronte unico" varata dall'Internazionale lo trova più che concorde.
Il primo viaggio a Mosca, nell'ottobre 1922, lo mette a contatto con la realtà internazionale del movimento comunista. Longo è tra i delegati della Fgcd'I al IV Congresso del Comintern. Tornato in Italia, assieme alla sua compagna Teresa Noce assume la direzione del giornale della gioventù comunista, "Avanguardia", iniziando la sua vita di "rivoluzionario di professione". Il Partito intanto, colpito dalla repressione fascista e infine messo fuori legge dal regime, inizia la sua attività clandestina. Per militanti e dirigenti è un cambiamento di non poco conto. Metodi organizzativi e modalità dell'iniziativa politica cambiano inevitabilmente; ogni quadro assume uno o più pseudonimi: da questo momento Longo è "Gallo".
A partire dal 1926, Longo - ormai pienamente conquistato alle posizioni gramsciane - è responsabile del Centro estero della Fgcd'I, con Secchia alla guida del Centro interno. In questa veste trascorrerà vari mesi a Mosca come membro dell'Esecutivo dell'Internazionale giovanile comunista e componente della delegazione del Pcd'I presso il Comintern. Ed è proprio nelle discussioni che si sviluppano a Mosca e poi a Parigi sulla linea che il Partito deve adottare dinanzi alla fascistizzazione crescente del Paese, che matura la politica della "svolta". Assieme a Secchia, Longo va a costituire una "nuova sinistra", molto diversa da quella bordighiana, nell'ambito del gruppo dirigente. Prendendo le mosse dal "fallimento dell'Aventino" e dall'inesistenza in Italia di forze che possano lottare per una Assemblea costituente, Gallo chiede di abbandonare tale parola d'ordine, lanciata da Gramsci due anni prima: occorre "legare all'avanguardia proletaria per la lotta rivoluzionaria le masse che seguivano l'Aventino" - osserva - e a ciò "risponde la parola d'ordine del Governo operaio e contadino".
Come ricorderà lo stesso Longo, lui e Secchia "avevano la sensazione [...] che qualcosa stava radicalmente mutando nella situazione del paese e che, perciò, piuttosto che appellarsi alla continuità di una linea politica" e a parole d'ordine poco mobilitanti, occorreva porre al centro il tema del potere, ribadire l'obiettivo di un cambiamento radicale, e soprattutto "mettere in primo piano la presenza organizzata del partito" in Italia, ferma restando l'esistenza del Centro estero e della stessa Segreteria oltre confine.
Sebbene in una prima fase queste posizioni restino in minoranza, Longo diviene membro candidato dell'Ufficio politico del Pcd'I, tra i responsabili del nuovo Centro interno, e infine membro della Segreteria. In Italia, intanto, i primi effetti della crisi economica stanno stimolando una nuova "combattività delle masse", una disponibilità, soprattutto "della gioventù operaia, studentesca, a una più attiva partecipazione alla lotta". Di qui la necessità che il Partito raccolga e diriga questa spinta. Bisogna - dice Longo nel suo progetto di documento sulle questioni organizzative - che tutto l'apparato del partito [...] sia decisamente orientato verso il ritorno in Italia non solo come lavoro (il che è sempre stato) ma anche come sede".
Il dibattito si trascina a lungo, ma il mutare della situazione italiana, assieme alla "svolta a sinistra" dell'Internazionale, che erroneamente prefigura l'inizio di una nuova fase offensiva nelle lotte del proletariato, fanno pendere la bilancia dalla parte di Longo, anche grazie alla capacità di Togliatti di tenere sempre "dentro" il dibattito del gruppo dirigente le posizioni di Gallo, e alla capacità di quest'ultimo di criticare senza rompere, conservando sempre uno stile di rapporti franco e leale. Con l'appoggio di Secchia, ma anche di Ercoli, di Grieco e della Ravera, dunque, la svolta passa. Su questo si consuma la rottura con Tresso, Leonetti e Ravazzoli. Ma sarà proprio questa politica - pur con i suoi errori di valutazione sulla radicalizzazione delle masse e con gli alti costi umani che implicherà - a consentire quella capillare presenza dei comunisti nel Paese, e quell'emergere di una nuova leva di quadri, che saranno alla base della loro egemonia nella lotta antifascista e poi nella Resistenza.
All'inizio del 1930, quindi, a Longo è affidata la responsabilità dell'Organizzazione. Nelle sue direttive egli esorta a riprendere il proselitismo fra gli operai, rafforzare la Cgdl clandestina, costituire comitati di lotta e "squadre di difesa" antifasciste, agendo al tempo stesso - come suggerito da Ercoli - all'interno dei sindacati fascisti. Nei mesi seguenti, i risultati non mancheranno, anche se la repressione poliziesca colpirà duramente il quadro attivo.
3. Sul modo di intendere la politica delle alleanze permarrà peraltro una differenza di approccio rispetto a Ercoli, di cui la corrispondenza del 1932-33 fra i due dirigenti - Longo a Mosca come rappresentante del Pcd'I presso il Comintern e Togliatti a Parigi al vertice del Partito - è una testimonianza di grande interesse.
A partire dal 1934, però, le distanze tornano ad attenuarsi, e sulla base della correzione di rotta operata dal Comintern rispetto alla linea del "socialfascismo", Gallo è protagonista della politica dei fronti popolari. Rientrato a Parigi, Longo firma assieme a Nenni un primo manifesto unitario coi socialisti, contro il fascismo e la guerra, base del patto di unità d'azione tra i due partiti. Alla vigilia dell'aggressione fascista all'Etiopia, egli pone al gruppo dirigente del Pcd'I la prospettiva della creazione di un fronte popolare in Italia, ma anche l'obiettivo del "partito unico operaio". "Il proletariato unito" - afferma - "è condizione per il raggruppamento attorno ad esso di tutti gli strati malcontenti della popolazione, di tutti quelli che vogliono farla finita con il [...] fascismo". Per Gallo, dunque - ora è lui a venire sulle posizioni di Togliatti - la rivoluzione italiana deve essere una "rivoluzione popolare antifascista", in cui il proletariato sia alla testa di un fronte di alleanze più vasto. Il Patto consente inoltre ai comunisti italiani che operano in Francia di rafforzare la dimensione di massa della loro iniziativa; e Cerreti ricorderà Longo come "il più entusiasta" di ogni "iniziativa che ci faceva uscire dai confini del lavoro cospirativo".
La politica di fronte popolare peraltro non si ferma ai socialisti, ma mira a un dialogo costruttivo anche con repubblicani, Giustizia e Libertà ecc. Gallo - da sempre tra i più critici verso Gl - polemizza vivacemente con Rosselli, ma un incontro che ha luogo tra i due dirigenti consente di avviare un dialogo più costruttivo. In breve Longo si convince che, nonostante le differenze di fondo che separano i comunisti da Giustizia e Libertà, quest'ultima dev'essere parte integrante del "fronte popolare" da costruirsi in Italia. Tuttavia il suo obiettivo resta quello del "partito unico del proletariato", col Psi "ufficiale" e col Partito massimalista.
Longo intanto coglie il processo di internazionalizzazione del fenomeno fascista, ed è tra i più tenaci nel tentare di contrastarlo. All'indomani dell'aggressione all'Etiopia da parte dell'Italia, è tra gli organizzatori del Congresso di Bruxelles contro la guerra e il fascismo. Alla fine di agosto del '36, poco dopo la sollevazione di Franco e lo scoppio della guerra civile, è già in Spagna, dove organizza la componente italiana di quelle Brigate internazionali che - dopo l'appello di Stalin a favore del governo repubblicano e sotto la spinta del Comintern - diventano un fenomeno di massa. In Spagna il "comandante Gallo" diventa leggendario e - come ha scritto Spriano - si rivela, "per il suo spirito pratico e per le sue doti umane", l'uomo adatto a risolvere le situazioni più delicate. Il suo ruolo di ispettore generale delle Brigate internazionali, che raccolgono circa 50.000 volontari di 52 paesi, è innanzitutto un ruolo di direzione politica, che egli alterna ai frequenti rientri a Parigi per organizzare nuove partenze di volontari verso il fronte.
Longo avverte la necessità di chiarire al massimo l'impostazione politica delle Brigate internazionali, che intende come parte integrante dell'esercito repubblicano spagnolo; al tempo stesso è molto attento al terreno della comunicazione e della propaganda. Non è un caso se anche sotto il suo impulso inizia una serie di trasmissioni radiofoniche dedicate alle Brigate. Nel discorso inaugurale Gallo sottolinea l'importanza della solidarietà internazionalista che si sta sviluppando, ma lancia anche un primo messaggio agli italiani che combattono sul fronte opposto, "ingannati" dalla "demagogia fascista"; un messaggio che rilancerà nel corso della battaglia di Guadalajara, che metterà di fronte italiani ad altri italiani: in quella occasione saranno lanciati nelle linee nemiche migliaia di volantini, i cui testi saranno anche letti e diffusi tramite altoparlante, con un approccio "pedagogico" e comunicativo che trasformerà quella battaglia in una enorme vittoria politica.
4. Terminata la guerra civile spagnola con la sconfitta della Repubblica, nel settembre 1939, con l'invasione tedesca della Polonia, inizia la Seconda guerra mondiale. L'Urss, al fine di guadagnare tempo, ha appena siglato un patto di non aggressione con la Germania. Per la Francia invece l'attacco tedesco è imminente. Per i comunisti che si trovano nel Paese la situazione è molto difficile; Longo viene arrestato lo stesso giorno dell'attacco tedesco alla Polonia. Dopo un mese di carcere, è recluso prima nello stadio Rolland Garros, poi nel campo di internamento del Vernet, dove rimarrà fino all'autunno del '41. All'inizio del '42 l'Italia fascista ottiene la sua estradizione. Confinato a Ventotene, Gallo ritrova molti altri dirigenti comunisti, da Pietro Secchia a Camilla Ravera. Il confino durerà fino alla caduta del fascismo, nell'estate 1943.
Appena libero, Gallo è tra i principali promotori della Resistenza: il suo Promemoria sulla necessità urgente di organizzare la difesa nazionale contro l'occupazione e la minaccia di colpi di mano da parte dei tedeschi è il documento fondativo del movimento di liberazione. Assieme a Secchia, Gallo promuove e organizza le Brigate Garibaldi. Contemporaneamente è il principale dirigente del Pci nell'Italia occupata.
Ancora una volta la dimensione politica e di massa di un'iniziativa che è anche militare è affermata da Longo con grande forza. E anche qui egli insiste sulla necessità di un'organizzazione unitaria sul piano militare, che consenta di coordinare fino in fondo le forze, accantonando - sia pure temporaneamente - le differenze politiche. È con questo spirito che Gallo guiderà il Corpo volontari della libertà assieme a Parri e Cadorna; e la costituzione stessa del Cvl è una vittoria della politica sostenuta da lui e in generale dal Pci.
È questa impostazione, assieme alla lotta costante contro ogni forma di passività e attendismo, che consente ai comunisti di essere la forza egemone della Resistenza, e a quest'ultima di risultare vittoriosa.
5. Dopo la Liberazione, Longo è tra i massimi dirigenti del partito nuovo. È tra i pochi a insistere sul tema della pianificazione di settori strategici dell'economia, esaltando forme di controllo dal basso e chiedendo la nazionalizzazione delle industrie chiave. Al V Congresso tiene una relazione sulla prospettiva del "partito unico della classe operaia", che non sia la mera sommatoria di Pci e Psi, ma la base di una più ampia unificazione di tutte le forze "sinceramente democratiche e progressive". Subito dopo, è eletto vicesegretario di Togliatti, con Secchia responsabile dell'Organizzazione.
Negli anni seguenti, sarà deputato, alla Costituente e poi alla Camera. Rappresentante del Pci nella riunione costitutiva del Cominform, tiene testa alle critiche di Zdanov. Dopo le elezioni del '48, Longo rilancia l'idea di un'ampia alleanza delle forze progressiste di fronte a una situazione in cui "lo Stato italiano torna ad essere in modo pieno e aperto lo strumento dei gruppi industriali e agrari più reazionari".
Siamo ormai all'inizio della guerra fredda e del duro confronto coi governi centristi. In quegli anni Longo è tra l'altro il principale animatore del giornale "Vie Nuove" che rappresenta un primo, avanzato tentativo di usare i mezzi di comunicazione di massa in termini popolari, divulgativi ma al tempo stesso con quell'intento di pedagogia politica e civile che caratterizzava il Pci. Dopo la strage di Modena, Longo chiede il divieto dell'uso di armi da fuoco da parte della polizia. Al VII Congresso denuncia la gravità della reazione antipopolare in atto e propone la nascita di 'un largo fronte del lavoro', che alle lotte per la pace e la difesa della Costituzione affianchi la lotta per l'attuazione del Piano del lavoro proposto dalla Cgil. L'attenzione di Longo, dunque, è sempre rivolta alla tenuta democratica del Paese e ai suoi possibili progressi. Alla vigilia dell'VIII Congresso, è lui a definire la Costituzione come "il programma stesso del partito", asse fondamentale della "via italiana al socialismo".
6. L'asse con Togliatti-Longo è dunque decisivo per molto tempo, e al momento della morte del segretario, nel 1964, la successione appare naturale e scontata. Eletto segretario del Partito, Longo dà subito un'impronta nuova a questo ruolo, avviando una direzione collegiale in cui egli è una sorta di primus inter pares, e sforzandosi di svolgere una funzione di sintesi fra le diverse letture della "via italiana al socialismo" che subito emergono, polarizzandosi attorno alle figure di Amendola e Ingrao. Più che mediare, Longo cerca di valorizzare gli elementi più vitali delle proposte dei due dirigenti, superandone le unilateralità, e "legittimandone" la circolazione - e dunque la discussione, anche aspra - all'interno del Partito.
Al tempo stesso, Longo caratterizza la sua segreteria anche per gesti innovativi dal forte valore politico, dalla decisione di pubblicare il Memoriale di Yalta alla relazione alla conferenza dei Pc europei a Karlovy Vary, con la rivendicazione netta del superamento dei blocchi e di una politica di sicurezza collettiva; e in questo quadro si pongono le prime aperture alla Spd di Brandt. E ancora: il dialogo col movimento studentesco, la ripresa del rapporto unitario con l'area che fa capo a Parri e l'"invenzione" degli indipendenti di sinistra; il sostegno espresso all'esperimento di Dubcek, in cui vede anche un incoraggiamento per la stessa "via italiana"; e infine la condanna dell'intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, non perché Longo non veda i pericoli che si addensano in quella situazione, ma perché non condivide il modo di affrontarli.
Il suo dunque è un nuovo internazionalismo, che raccoglie e sviluppa la riflessione dell'ultimo Togliatti. Ma l'elemento principale dell'impostazione di Longo segretario è il tema della democrazia, inteso sia come lotta contro tutti i tentativi di involuzione autoritaria dello Stato, sia come affermazione del legame inscindibile fra lotta democratica e lotta per il socialismo, fra democrazia rappresentativa e forme di gestione diretta da parte dei lavoratori organizzati nei gangli vitali della società. Specie dopo il 1968, egli rilancia con forza questa tematica, sottolineando ancora una volta la centralità della partecipazione e dell'iniziativa di massa.
Colpito da ictus alla fine del 1968, Longo sarà affiancato da Berlinguer come vicesegretario nel febbraio '69. Comincia allora una nuova fase della vita del Partito e della sua stessa funzione dirigente. Negli anni successivi, Longo non mancherà di far sentire la sua voce, sia nel dibattito sulla Resistenza, sia nella fase della solidarietà nazionale, rispetto a cui prenderà una posizione critica, sottolineando i rischi di quella complessa operazione politica.
Qualche parola infine va detta sullo stile di lavoro di Longo, quello che si chiamava il "costume di partito"; un elemento forse sottovalutato, ma che pure è stato decisivo nel fare grande il Pci. Uno stile fatto di modestia, anti-individualismo, fiducia nel lavoro collettivo, capacità di ascolto e di sintesi, critica e autocritica; uno stile sobrio e rigoroso, ma al tempo stesso ricco di fantasia e apertura. Qualcosa da cui i comunisti del XXI secolo hanno ancora molto da imparare.

 

 

 
 
 

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