Triballadoresdi Vittorio Casula |
Messaggi del 28/05/2014
Post n°1729 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
ULTIMISSIME LAVORO - FISCALE28/05/2014 Lascia una rispostaShare on Facebook+1Share on Tumblr
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Post n°1728 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
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Post n°1727 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
Dal Rapporto 2014 dell'Istat emerge che: i giovani sono il gruppo più colpito dalla crisi: i 15-34enni occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, di 1 milione 803 mila unità, mentre i disoccupati e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unità. ll tasso di occupazione 15-34 anni scende dal 50,4% del 2008 all'attuale 40,2%, mentre cresce la percentuale di disoccupati (da 6,7% a 12%), studenti (da 27,9% a 30,7%) e forze di lavoro potenziali (da 6,8% a 8,3%). Le differenze di genere sono importanti: il tasso di occupazione è al 34,7% tra le donne e raggiunge il 45,5% tra gli uomini. Anche i divari territoriali sono marcati: al Nord il tasso di occupazione è pari al 50,1% (-12,1 punti percentuali dal 2008), contro il 43,7% del Centro (-10,4 punti) e il 27,6% del Mezzogiorno (-8,4 punti). Le differenze territoriali sono importanti anche per le quote di disoccupati (15,3% nel Mezzogiorno contro 9,3% nel Nord) e di forze di lavoro potenziali (14,3% contro 4%). Sempre nel Mezzogiorno è leggermente più elevata la quota di studenti (32%, contro il 31,4% del Centro e il 29,3% del Nord). Tra quanti vivono ancora con i genitori, la percentuale di disoccupati e forze di lavoro potenziali diminuisce al crescere del titolo di studio dei genitori (12,3% tra i figli di laureati e 37,7% tra i figli di genitori con al più la licenza elementare). Precari - Anche se nel 2013 poco più della metà degli atipici, ovvero di chi non ha il cosiddetto posto fisso, va avanti con un contratto che dura meno di un anno, per molti la condizione di precarietà si protrae: 527 mila atipici svolgono lo stesso lavoro da almeno cinque anni (erano il 18,3% nel 2008, il 20,2% nel 2013), con incidenze piu' elevate tra i collaboratori e tra chi lavora nei servizi generali della Pa e nell'istruzione. Ritorno figli a casa - C'è un "fenomeno emergente", quello del ricompattamento delle famiglie. Secondo l'Istat in Italia oltre 1,5 milioni di persone vivono in famiglie con più nuclei. Il fenomeno è legato al "rientro dei figli nei nuclei genitoriali - spiega l'istituto di statistica nel Rapporto annuale - dopo separazioni, divorzi, emancipazioni non riuscite o attraverso la coabitazione con parenti" Le famiglie composte di due o piu' nuclei sono in Italia 370mila. Diminuzione ingressi in Italia - Gli ingressi di cittadini stranieri in Italia si sono attenuati con la crisi: 321 mila nel 2012, il 27,7% in meno rispetto al 2007. È in aumento inoltre il numero di stranieri che lasciano lo stivale: circa 38 mila cancellazioni nel 2012, +17,9% rispetto all'anno precedente. Nuovo minimo storico per le nascite da quasi vent'anni - Nel 2013 si stima che saranno iscritti all'anagrafe poco meno di 515mila bambini, 12mila in meno "rispetto al minimo storico registrato nel 1995″. In cinque anni sono arrivate in Italia 64mila "cicogne" in meno.
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Post n°1726 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
ISTAT Lascia una rispostaShare on Facebook+1Share on Tumblr Istat: famiglie sempre più povere, under 35 e Sud sempre più a rischio La crisi continua a piegare le famiglie italiane che sono sempre più povere, specie al Sud dove si registra un disagio cinque volte superiore al Nord. Nel nostro Paese la povertà colpisce tre volte di più le persone sotto i 35 anni e due volte di più i disoccupati e gli inattivi. Così, per tirare avanti, o per non erodere i risparmi, le famiglie italiane nel 2013 hanno ridotto la spesa per i consumi del 2,6% e quella per le cure mediche. E' ancora piena di ombre la situazione del Paese fotografata nel Rapporto annuale 2014 sulla situazione del Paese, diffuso oggi dall'Istat. L'indicatore di povertà assoluta, stabile fino al 2011, segnala l'Istat, "sale di ben 2,3 punti percentuali nel 2012, attestandosi all'8% della popolazione. La grave deprivazione, dopo l'aumento registrato fra il 2010 e il 2012 (dal 6,9% al 14,5% delle famiglie) registra un lieve miglioramento nel 2013, scendendo al 12,5%". La foto scattata dall'Istat indica come "il rischio di persistenza in povertà, ovvero la condizione di povertà nell"anno corrente e in almeno due degli anni precedenti, è nel 2012 tra i più alti d"Europa (13,1 contro 9,7%)". "Si tratta di una condizione strutturale" sottolinea l'Istituto, e "le famiglie maggiormente esposte continuano a essere quelle residenti nel Mezzogiorno, quelle che vivono in affitto, con figli minori, con disoccupati o in cui il principale percettore di reddito ha un basso livello professionale e di istruzione". Il rischio di persistenza nella povertà "raggiunge il 33,5% fra le famiglie monogenitori con figli minori" e "nel Mezzogiorno è cinque volte più elevato che nel Nord, tre volte più elevato tra gli adulti sotto i 35 anni, due volte più elevato tra i disoccupati e gli inattivi" è il dato che arriva dall'Istat. Sempre a causa della crisi economica, evidenzia il Rapporto Annuale 2014 dell'Istat, peggiorano anche i divari territoriali, facendo registrare una perdita di occupazione nel Mezzogiorno superiore al resto del Paese. "Il tasso di occupazione maschile del Mezzogiorno, già inferiore di quasi dieci punti alla media nazionale nel 2008, -si legge nel Rapporto- continua a diminuire con un ritmo più accentuato, attestandosi al 53,7% nel 2013″. E per la prima volta dall'inizio della crisi, nel 2013 la riduzione dei consumi è stata maggiore di quella del reddito. "Dopo qualche anno di contrazione dei redditi reali e probabilmente in seguito al diffondersi della percezione che la crisi non era conclusa, sembra che le famiglie abbiano smesso di finanziare la spesa contraendo il risparmio" dice l'Istat. Nel 2013, inoltre, "è tornata ad aumentare la propensione al risparmio (ovvero il risparmio lordo sul reddito disponibile), risalita al 9,8% dopo il minimo storico dell'8,4% toccato nel 2012″ prosegue l'Istituto rilevando che "per la prima volta dall'inizio della crisi, nel 2013 la riduzione dei consumi è stata maggiore di quella del reddito". Sul fronte delle imprese, nel 2013 i livelli dell'attività produttiva "sono rimasti inferiori a quelli del 2008, in particolare nelle costruzioni (-28% di valore aggiunto) e nella manifattura (-17,5%), meno nell'agricoltura e nei servizi (rispettivamente -6,4 e -3,9%)". Rispetto ai paesi Ue, però, "l'Italia mostra una quota elevata di export afferente alle piccole e medie imprese (circa il 54%), molto superiore a quella delle altre grandi economie europee". Le imprese estere controllate dalle multinazionali italiane occupano 1,7 milioni di addetti. La loro presenza è in aumento tra il 2007 e il 2011: +1.600 unità (pari a +8,1%) e +250 mila addetti esteri (+18,4%). Il nostro Paese, inoltre, stenta ad attrarre investimenti diretti esteri (Ide). Nel 2011 sono circa 13 mila 500 le imprese a controllo estero; esse occupano quasi 1,2 milioni di addetti e spiegano il 13,4% del valore aggiunto del sistema produttivo (meno che in Francia, Germania e Spagna). Riguardo l'innovazione, l'Italia continua ad investire in Ricerca e Sviluppo (R&S) una quota di Pil distante dall'obiettivo definito da Europa 2020 (1,25% a fronte dell'1,53%). "Il ritardo -afferma l'Istat- è vistoso anche nella spesa delle imprese (0,7% del Pil contro 1,3% della media Ue27). Quasi un quarto di questa spesa si deve a multinazionali estere". Ma nel Rapporto dell'Istat sembra intravedersi anche un pò di luce. Secondo le stime dell'Istituto di statistica, infatti, nel 2014 si prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano "pari allo 0,6% in termini reali". E la prospettiva apre all'ottimismo anche per per i prossimi due anni, periodo in cui, "la crescita dell'economia italiana si attesterebbe all'1% nel 2015 e all'1,4% nel 2016″. Queste previsioni, avverte però l'Istat, "sono tuttavia soggette a rischi e incertezza derivanti dall'andamento della domanda globale, dalle condizioni di accesso al credito e dagli effetti delle politiche economiche".
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Post n°1725 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
Welfare: donne assistono malati famiglia, senza indennità Sono soprattutto le donne a occuparsi di persone delle famiglie malate e non autosufficienti. La percentuale è pari al 70% del totale. La maggior parte delle donne (chiamate caregivers) ha tra i 41 ed i 60 anni (51%) e il 78% tra i 40 e i 70 anni. Emerge da una ricerca realizzata dallo Spi-Cgil Piemonte in collaborazione con l'Ires-Cgil, con 500 questionari distribuiti a famiglie nelle quali è presente un individuo non autosufficiente. Per le donne l'assistenza è quotidiana nell'81% dei casi (rispetto al 65% negli uomini). Il 34,4% delle donne (rispetto "La richiesta di sostegno con servizi a domicilio - commenta la Cgil - è pressante e lo diventerà sempre di più. E' importante anche che si creino dei momenti di socialità soprattutto per le caregivers, spesso più giovani, utilizzando anche mezzi informatici e gruppi di auto-aiuto". Nell'Ue sono diverse le soluzioni per i caregivers familiari, dai credit retribuiti del Belgio a paesi come Bulgaria o Repubblica Ceca che pagano il costo del lavoro per gli occupati/e, o la Germania che paga i contributi. In Danimarca lo Stato paga le caregivers 2.566 euro al mese dalla fiscalità generale, per un massimo di sei mesi. Ci sono poi paesi come la Spagna o l'Italia dove i permessi sono pochi e poco retribuiti, o la Finlandia, dove l'indennità è l'equivalente di un sussidio di disoccupazione.
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Post n°1724 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
Share on Facebook+1Share on Tumblr Covip, 6,2 milioni di iscritti ai fondi nel 2013, +6,1%Crescono gli iscritti ai fondi di previdenza complementare (+6,1% nel 2013 a quota 6,2 milioni) ma il passo avanti è dovuto al boom dei piani individuali pensionistici (i cosiddetti pip) mentre arretrano i fondi negoziali (-1%). E' quanto si legge nella Relazione della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione. I pip con un +18,9% raggiungono quota 2,3 milioni e sorpassano gli iscritti ai fondi negoziali (1.950.552, -1%). Al 31 marzo 2014 le adesioni ai fondi hanno raggiunto quota 6,3 milioni. Gli iscritti ai fondi aperti nel 2013 erano 984.584 con un aumento del 7,7% sull'anno precedente. Sono andati bene i rendimenti in generale ma soprattutto per i pip (+12,2%) mentre i fondi aperti hanno segnato un +8,1% e i fondi negoziali un +5,4% (appena l'1,7% la rivalutazione del Tfr lasciato in azienda per l'anno). Alla fine del 2013 i fondi registrati alla Covip erano 510 con 116,4 miliardi di risparmio previdenziale gestito. Nel 2013 sono stati raccolti 12,5 miliardi di euro, di cui 5,2 miliardi provenienti da flussi di Tfr indirizzati alla previdenza complementare. Si contano 330 fondi pensione preesistenti al 1992, che totalizzano 50 miliardi di risparmio, il 40% del totale, 39 fondi pensione negoziali (per un totale di di 34,5 miliardi) 59 fondi pensione aperti (12 miliardi) e 81 pip (19,5 miliardi). L'aumento a 1,4 milioni degli iscritti "silenti" ai fondi pensione "è un evidente segno di crisi, problema che abbiamo davanti è di continuare a tenere alta l'attenzione sulla previdenza complementare". Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine della relazione annuale della Covip, in cui si evidenzia questo dato. "La crisi c'è e pesa - ha continuato il ministro - ma se accorciamo la vista nel medio periodo poi la situazione diventa drammatica". Quanto ad un meccanismo di maggiore automaticità per l'adesione ai fondi pensione, il ministro ha detto che "il tema è sempre presente ed è all'ordine del giorno" ma al riguardo il governo "non ha iniziative al momento". "Dobbiamo guardare questo contesto che è - aggiunge - un dato oggettivo legato alla crisi e dall'altra parte abbiamo l'esigenza di fare informazione per lo sviluppo della previdenza integrativa e per lavorare sull'attrattività". Inoltre, il ministro ha spiegato che le risorse che provengono dai fondi pensione potrebbero essere impegnate "per lo sviluppo del paese ma attraverso logiche di garanzia, risorse che potrebbero essere utilizzate anche per lo sviluppo delle infrastrutture utili alla collettività
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Post n°1723 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
Amianto Lascia una rispostaShare on Facebook+1Share on Tumblr C.Monferrato - Rafforziamo la ricerca sul mesotelioma e la sanità nel nostro territorio Finalmente assegnati i finanziamenti all'Unità Funzionale interaziendale degli ospedali di Alessandria e Casale Monferrato (diretta dall'oncologa Federica Grosso) in convenzione con l'Università di Torino ed in rete con i centri d'eccellenza in linea con il Piano Nazionale Amianto - Conferenza Governativa di Venezia 2012-. Il fondo accantonato dai legali di Schmidheiny, derivanti dalle transazioni risarcitorie dei privati cittadini, sopratutto casalesi, vede una prima concreta destinazione di 1.500.000 euro (su oltre 4.500.000) in favore del fronte unificato di lotta al mesotelioma dei due ospedali cioè diagnosi, cura, assistenza, gestione nuovi protocolli di cura, banca biologica, con elaborazione dei dati in funzione della ricerca. In questa progettualità la prima "urgenza" a cui sono destinate queste risorse è quella di "stabilizzare"il personale dedicato allo studio ed elaborazione dei dati (appunto in collaborazione con l'università di Torino) e quindi caratterizzarci quale centro d'eccellenza e di riferimento per tutto il percorso relativo alla cura del mesotelioma e per la gestione di nuovi protocolli di cura. Questa nostra impostazione (per agganciare la nostra Sanità alla Ricerca) aveva già visto un primo avvio nel 2008 con l'ASL (Direttore Zanetta) e l'Assessorato Regionale alla Sanità (Assessore Artesio), tutto poi inspiegabilmente "bloccato", compreso il Centro Regionale Amianto per circa 3 anni ............ Lo scorso anno si è finalmente recuperato un rapporto "virtuoso" con le Istituzioni Regionali e Locali e ricostruita questa progettualità. Si sono così creati i presupposti per la collaborazione con un prestigioso centro di eccellenza come l'Università di Torino, Oncologia, Prof. Scagliotti, il quale coordina la rete. La soddisfazione nostra è grande: è quello che ci hanno chiesto di fare i nostri ammalati, i famigliari, i nostri cittadini. AFEVA - CGIL, CISL, UIL Casale Monferrato, 26.5.2014
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Post n°1722 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
Infortuni: Cgil, Cisl e Uil, ancora una tragedia, da inizio anno 21 vittime nel solo Lazio "Notizie che arrivano con il contagocce, nuovi dettagli che vanno a delineare i contorni di una terribile tragedia, l'ennesima, sul lavoro. Quanto è accaduto ieri nel cantiere edile nei pressi di via della stazione Aurelia lascia senza parole, senza fiato. Soprattutto se pensiamo che dai proclami sulla necessità di agire di più e meglio anche a livello istituzionale per garantire la salvaguardia della sicurezza sul lavoro non si passa poi ai fatti. Basta tragedie, basta versare sangue in cantieri e fabbriche". Così in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio. "Con venti vittime sul lavoro dall'inizio dell'anno - che salgono a ventuno con il lavoratore di oggi - di cui sei a Roma, due a Frosinone, uno a Latina, quattro a Rieti e sette a Viterbo, nel Lazio la sicurezza del posto di lavoro deve diventare un autentico imperativo per le nostre amministrazioni comunali e regionali che devono attivarsi per garantire i controlli sul territorio. Questo lo vogliamo noi come sindacato e lo pretendono giustamente le famiglie di chi ogni giorno va a lavorare e ha tutto il diritto di poter tornare a casa ad abbracciare i propri cari".
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Post n°1721 pubblicato il 28 Maggio 2014 da deosoe
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ARCIPELAGHI DI GIOVANNI COLUMBU
"SU RE" DI GIOVANNI COLUMBU
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