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Messaggi del 13/02/2015

Miur

Post n°2075 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

 

Miur - Presentazione domande di cessazione da parte dei beneficiari della salvaguardia

ll MIUR, con nota del 9 febbraio 2015, ha disposto che i soggetti che abbiano ricevuto la comunicazione dell'Inps di essere rientrati tra i beneficiari della sesta salvaguardia possono presentare domanda di cessazione in modalità cartacea entro il 2 marzo 2015. La nota del MIUR è rivolta, in particolare, ai beneficiari  della legge n. 147/2014, che ha previsto la possibilità, per 1.800 lavoratori che abbiano fruito, nel corso dell'anno 2011, del congedo straordinario  o dei permessi per handicap grave, di accedere a pensione sulla base dei requisiti vigenti prima dell'entrata in vigore della legge n. 214/2011, a condizione che perfezionino il diritto alla decorrenza della pensione, sulla base dei predetti requisiti, entro il 6 gennaio 2016.

Secondo la legge n. 147/2014, per beneficare della salvaguardia i lavoratori interessati erano tenuti a presentare specifica istanza alla Direzione territoriale del lavoro di competenza entro il 5 gennaio 2015. L'Inps, ricevuto l'accoglimento della DTL, deve provvedere alle operazioni di monitoraggio delle domande presentate ed accolte e ad inviare le lettere di certificazione del diritto alla salvaguardia ai soggetti che si collocano in posizione utile in graduatoria.

Il contingente numerico dei 1.800 beneficiari della salvaguardia (graduatoria) è individuato dall'Inps con il criterio ordinatorio della prossimità al raggiungimento dei requisiti per il perfezionamento del diritto al trattamento pensionistico. Il contingente numerico dei 2.500 beneficiari previsto dalla quarta salvaguardia per la stessa categoria di lavoratori è stato raggiunto, come comunicato dall'Inps, con i soggetti che hanno maturato i requisiti per il diritto a pensione entro il 31/10/2012.

L'Inps dovrebbe inviare le comunicazioni ai beneficiari della sesta salvaguardia nei prossimi giorni.
Secondo la nota del MIUR, quindi, ricevuta la comunicazione dell'Inps di rientrare tra i beneficiari della salvaguardia, i soggetti interessati al pensionamento con decorrenza 1° settembre 2015 sono tenuti a presentare domanda di cessazione dal servizio entro il 2 marzo 2015, utilizzando l'apposito modulo allegato alla nota stessa.

Con riferimento alla decorrenza della pensione in salvaguardia, l'Inps ha precisato con messaggio del 2/12/2014 che "i soggetti in possesso della lettera certificativa possono presentare la domanda di pensione in salvaguardia in qualsiasi momento successivo all'apertura della finestra al pari di tutti gli altri assicurati. In tali casi, tuttavia, qualora alla data di presentazione della domanda di pensione in salvaguardia risulti raggiunta la copertura finanziaria prevista dalla legge per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati, la domanda stessa dovrà essere respinta".

Secondo l'Inps, quindi, il lavoratore che non rispetta la prima decorrenza utile della pensione in salvaguardia si assume il rischio di non avere poi diritto a pensione sulla base dei requisiti previsti per i salvaguardati.

 

 

 
 
 

Migranti

Post n°2074 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

 

Cgil - Migranti, il governo deve agire

"Le parole non bastano più per descrivere quello che accade. Se guardassimo uno per uno in faccia quei ragazzi così giovani, le donne e bambini disperati in fuga che muoiono così, la parola giusta per l'Europa e purtroppo, in questa fase, anche per l'Italia, è vergogna". A dirlo è Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, commentando ai microfoni di RadioArticolo1 l'ultima tragedia dei migranti avvenuta nel Canale di Sicilia.

A motivare la sua indignazione è il passaggio dall'operazione Mare Nostrum a Triton. "Sin da quando fu deciso  - osserva - sapevamo che avrebbe avuto conseguenze negative. Mare Nostrum era una missione di soccorso umanitario, operava al di fuori dei confini delle acque territoriali, aveva navi con a bordo presidi ospedalieri. L'altro giorno 29 persone sono morte a bordo dei mezzi della Guardia costiera che, per carità, ha fatto un lavoro straordinario, ma purtroppo quelle imbarcazioni non erano attrezzate al soccorso sanitario".

"Triton - prosegue Lamonica - è una missione di controllo delle frontiere e opera a sole 30 miglia dalla costa con mezzi e strumenti non adeguati. Fu una risposta ipocrita dell'Europa e il governo italiano fece finta, con una decisione anche questa ipocrita, che fosse una svolta, ce l'hanno venduta così. Oggi persino l'Europa ammette che la missione è inadeguata. E nel frattempo non si è fatto nulla su come intercettare i profughi prima che si mettano in mare, nelle mani di scafisti e trafficanti".

È dunque in sede europea che va ripreso il confronto. "Le prime misure da mettere in campo sono gli aiuti umanitari da offrire prima che le persone si mettano in mare, altrimenti siamo all'indifferenza, alla dimostrazione che l'Unione europea non esiste in quanto unione politica". Nel frattempo, però, l'Italia non può stare a guardare. "Non ci pare, per la verità, che la battaglia del governo sia stata decisiva, tutt'altro. Se ti adatti a costruire un programma come Triton hai chiaro quello che succede. Solo per dare un numero, Mare Nostrum aveva il triplo delle risorse. Noi ci auguriamo che il Consiglio d'Europa cambi strada, che il ministro degli Esteri europeo Federica Mogherini provi davvero a invertire la rotta, ma l'Italia non può stare a guardare".

Intanto, sottolinea l'esponente della Cgil, "si faccia carico di una missione umanitaria di salvataggio e soccorso in mare. Noi pensiamo che sia un valore etico dell'Italia, un presupposto, una cosa che non si fa né per calcoli politici, come purtroppo è avvenuto, e neanche per un calcolo economico. Sarebbe il caso che presidente del Consiglio, che è così in grado di decidere quando vuole, su questo tema mettesse in campo una decisione all'altezza del problema e del disastro umanitario che abbiamo davanti. Poi certo, è evidente che Mare Nostrum non è la soluzione, ma di certo è una risposta straordinaria di emergenza".

 

 

 
 
 

Salute

Post n°2073 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

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Salute delle donne, il ruolo della contrattazione sociale

Assumere e promuovere la salute delle donne rappresenta un obiettivo strategico che ha effetti positivi su tutta la popolazione e investire sulla loro salute, assumendo la centralità del rapporto fra produzione e riproduzione sociale, significa anche veder riconosciuto il ruolo delle donne come costruttrici di legami sociali e di cura fondamentali per il benessere delle persone e delle comunità. In questa ottica il Coordinamento donne dello Spi promuove la medicina di genere, nella convinzione che questa recente disciplina scientifica sia indispensabile per la comprensione delle differenze fra uomini e donne sul terreno della salute.

Riteniamo essenziale una attenta valutazione delle differenze di genere nel campo della medicina, della prevenzione e dell'assistenza sanitaria, insieme alla giusta considerazione dei determinanti sociali della salute, cioè le condizioni sociali ed economiche in cui vivono le persone. E' ormai acclarato che le diseguaglianze sociali hanno profonde conseguenze sulla salute dei cittadini, e in tale ambito le donne risultano più diseguali degli uomini, ancora di più se anziane, perché sono molto più povere (pensioni molto basse), vivono più a lungo ma in condizioni peggiori, con pluripatologie legate all'età e malattie invalidanti, spesso restano sole e in condizioni di vita disagiate. A tutto questi fattori si somma la sottovalutazione delle differenze di genere nella promozione della salute, nella medicina e nella farmacologia.

Per tali motivi proponiamo che nella contrattazione sociale sia rivendicato un sostegno allo sviluppo e all'estensione della medicina di genere, per accrescere il livello di salute delle donne e degli uomini. A tutto questo si somma l'obiettivo del buon uso delle risorse, perché una maggiore conoscenza delle differenze di genere in medicina e in farmacologia comporta una maggiore appropriatezza delle azioni e degli interventi. In sostanza, la domanda è: quanto costa al Sistema Sanitario il mancato approccio di genere nella prevenzione, nelle diagnosi e nelle terapie?

Chiediamo, quindi, che la medicina di genere sia inserita nei Piani sanitari regionali, per assicurare appropriatezza delle diagnosi e delle cure, e l'inserimento nei percorsi di formazione dei medici di medicina generale, degli operatori e degli specialisti. Chiediamo, inoltre, che si incentivino le aziende farmaceutiche a realizzare, anche se è più costosa, una sperimentazione differenziata fra i generi, perché, come afferma l'Organizzazione mondiale della sanità, trattare un genere coma l'altro è come trattare un bambino come un adulto. Molti coordinamenti donne dello Spi in Italia hanno realizzato iniziative sul terreno della salute di genere, alcuni anche con progetti pluriennali; a tutti i lavori sono stati dati valore e visibilità nell'ottica delle buone pratiche, mettendo in rete le esperienze attraverso un gruppo di lavoro nazionale, come momento di condivisione e riproduzione di iniziative che creano innovazione e benessere per le donne.

Si è andati da progetti e iniziative di formazione e di partecipazione per la diffusione di conoscenze sulle patologie e i disturbi più frequenti fra le donne anziane e per promuovere una buona prevenzione, ad iniziative più complesse, riguardanti le differenze biologiche fra donne e uomini ed il peso della struttura socio-culturale, che hanno evidenziato come donne e uomini, anche se soggetti alle medesime patologie, presentano differenti sintomi, progressioni e risposte ai trattamenti. Ci sono state, inoltre, iniziative finalizzate ad analizzare i documenti di programmazione sanitaria regionale in un'ottica di genere, o altre che, partendo dall'analisi del territorio, hanno rivendicato l'inserimento, all'interno della riorganizzazione generale dei servizi, di attività di prevenzione e di produzione di salute in un ottica di genere.

Mara Nardini, Coordinamento nazionale donne Spi Cgil

 

 

 
 
 

censis

Post n°2072 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

 

Censis, 65% giovani precari saranno anziani poveri

Oggi giovani precari, domani anziani poveri". Una ricerca del Censis, realizzata con Fondazione Generali e presentata oggi a Padova, indica che "la "generazione mille euro" avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse". Il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro: di questi, 65% "avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti

L'allarme del Censis "riguarda i più "fortunati", cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard".   Poi "ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani", sottolinea la ricerca.

Il regime contributivo puro "cozza con la reale condizione" dei giovani di 18-34 anni: "la loro pensione dipenderà dalla capacità che avranno di versare contributi presto e con continuità", ma per il 61% hanno "avuto finora una contribuzione pensionistica intermittente, perché sono rimasti spesso senza lavoro o perché hanno lavorato in nero". E "per avere pensioni  migliori, l'unica soluzione è lavorare fino ad età avanzata, allo sfinimento".

Il quadro del mercato del lavoro non aiuta: "L'occupazione dei giovani è crollata". La perdita di occupazione giovanile "tradotta in costo sociale è stata pari a 120 miliardi di euro, cioè un valore pari al Pil di tre Paesi europei come Lussemburgo, Croazia e Lituania messi insieme".   Dalla ricerca emerge che "solo il 35% degli italiani ha paura di invecchiare". Pensando alla vecchiaia, "a far paura è la perdita di autonomia: il 43% degli italiani giovani e adulti teme l'insorgere di malattie, il 41% la non autosufficienza". 

Essere "accuditi dai familiari o da una badante è oggi il modello di assistenza agli anziani non autosufficienti": le badanti sono più di 700.000 (di cui 361.500 regolarmente registrate presso l'Inps con almeno un contributo versato nell'anno) e costano 9 miliardi di euro all'anno alle famiglie", ma "per il futuro però potrebbe non essere più un servizio low cost. Sono 120.000 le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche. Il 78% degli italiani pensa che sta crescendo la pressione delle badanti per avere stipendi più alti e maggiori tutele"

Allarme anche sul fronte casa: "sono 2,5 milioni gli anziani che vivono in abitazioni non adeguate alle loro condizioni di ridotta mobilità e che avrebbero bisogno di interventi per essere trasformate"

 

 

 
 
 

Università

Post n°2071 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

 

Università di Bologna: parificati i diritti dei precari

Finalmente i tecnici amministrativi a tempo determinato dell'Università di Bologna avranno gli stessi diritti dei tecnici amministrativi a tempo indeterminato". Lo rende noto la Flc Cgil bolognese, in un comunicato.

Dopo vari tavoli di confronto, spiega il sindacato, l'amministrazione dell'ateneo bolognese "ha finalmente concordato con la Flc Cgile la Cisl Università di Bologna, un protocollo di intesa per la parificazione dei diritti contrattuali tra il personale precario e il personale a tempo indeterminato". Ora il personale a tempo determinato potrà finalmente usufruire degli stessi istituti previsti dal Ccnl per il personale a tempo indeterminato: congedi retribuiti per esami e concorsi, permessi retribuiti per motivi personali. Ai lavoratori a termine verrà estesa anche la formazione prevista per il personale stabile.

"E' un grande risultato che portiamo a casa, primi in Italia", osserva la Flc. Attualmente in Unibo sono in servizio 244 tempi determinati e per il 2015 sono già state autorizzate tutte le 74 proroghe richieste dalle strutture dell'Ateneo, più altre 75 proroghe in deroga, per un totale di 149 contratti a TD prorogati fino al 31/12/2016.

"Anche questo è stato possibile grazie ad un accordo sindacale del febbraio 2014 che permette la proroga in deroga dei contratti a tempo determinato fino, appunto, al 31/12/2016, in attesa di riuscire a programmare nei tre anni la stabilizzazione di questi lavoratori, tramite lo scorrimento dalle graduatorie in essere a tempo indeterminato", conclude il sindacato.

 

 

 
 
 

Grazia Dore

Post n°2070 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

GRAZIA DORE : La giornalista Virginia Saba su “LA DONNA SARDA” ricostruisce la vita e l’opera della grande poetessa di Olzai

Posted on 13 febbraio 2015
 Tra pagine ingiallite la scoperta della poesia di Grazia Dore

scritto da: Virginia Saba 12 Febbraio 2015

Trovare un piccolo libro di poesie, “Giorni“, 1957. Sfogliare pagine ingiallite e scoprire liriche che aprono un varco tra ciò che è eterno e l’anima: solitudine. Così possiamo chiamare quello spazio infinito, che non è un’invenzione, ma una condizione umana, un’assenza, un vuoto, che solo Grazia Dore, donna sarda di una Olzai del ’900, ha saputo cristallizzare con parole rigide e solitarie. 

Poetessa, scrittrice, giornalista, attivista politica e sociale nata nel 1908 a Orune e trasferitasi subito a Olzai, qualcuno l’ha definita la Emily Dickinson italiana. Ma avrebbe tutto il diritto di stare da sola ai vertici della storia, delle donne sarde, della poesia, della politica nazionale, e senza paragone alcuno.
A Olzai divenne un punto di riferimento per i giovani che frequentavano la sua casa per ascoltarla parlare di democrazia e impegno sociale. Una scuola, da cui nacque poi l’associazione culturale che l’ex sindaco del paese della barbagia e oggi dirigente di tutti i presidi scolastici sardi, Bachisio Porru, racconta come un luogo in cui attraverso intelligenti domande e riflessioni si rompeva «il castello delle facili certezze», ovvero tutti quei concetti scontati, ideologie politiche e sociali diffuse al tempo, ma che, per questa donna, erano sempre e comunque oggetto di riflessione. Apriva le menti, Grazia, e invitava a non dare niente per scontato.

Erano gli anni sessanta, e lei portava tolleranza e rispetto per la diversità ideologica politica, religiosa e sociale in un ambiente ovviamente chiuso dagli ideali antifascisti. Persino Pier Paolo Pasolini si accorse di lei, individuando nella sua poetica religiosa l’assenza di insegnamenti o concetti da apprendere, a favore, piuttosto, del semplice lirismo. “Capacità di delirio, déreglèment, estasi o angoscia”, dirà di lei il poeta. In fondo “la squallida via apocalittica che sta percorrendo lei la stiamo percorrendo tutti”.
Era il Novecento. E lei una donna vissuta sotto l’ombra del secolo.

Figlia del deputato Francesco Dore, sorella di Peppina, giornalista, e Raffaella, esperta in pedagogia, si trasferì a Roma a nove anni. Al liceo divenne la pupilla di Alfredo Panzini, allievo di Carducci, che la pubblica nella prima pagina di una rivista, Fiera Letteraria, il 27 febbraio 1927, con un titolo indicativo: “Alfredo Panzini scompare una nuova scrittrice“. Quattro anni dopo la laurea in Belle Lettere, approfondisce la sua formazione culturale nella biblioteca vaticana e a trentacinque anni scrive la sua prima poesia, Giorni disabitati.

Maria Giacobbe, scrittrice e saggista nuorese, la ricorda come una donna schiva, quasi sdegnosa, che nonostante la sua generosità e gentilezza era estremamente severa nella critica e autocritica. “Troppo aristocratica di cultura e sentimenti, anche per cercare il rumore che quasi inevitabilmente accompagna ogni successo di critica e consenso di pubblico. La musica delle sue parole, la traslucida immediatezza delle sue immagini, mediata e decantata precisione del suo pensiero esprimono con la classicità essenziale che fu dei dei lirici greci la nostra inquietudine introspettiva di moderni insieme a quella straziante, innamorata, disperata ricerca di Dio che fu dei grandi mistici”.

Nel 1945, inizia a scrivere saggi per la rivista Ichunusa, del cugino Antonio Pigliaru, il celebre padre dell’attuale presidente della Regione Francesco, il quale ha voluto concedere gentilmente a La donna Sarda un testo inedito scritto da sua madre, Rina Fancellu, altra donna di spicco nella cultura sarda e recentemente scomparsa. Così parla della Dore.

Negli incontri con Grazia mi affascinava tutto di lei: mi raccontava, per esempio, delle sue coraggiose scelte politiche; nel ’48 si iscrisse all’UDI e al Partito comunista e per non essere privata dei sacramenti (allora vigeva la scomunica per tale scelta), lei, cattolica praticante, chiese la dispensa alla Santa Sede, con la motivazione che esprimeva la convinzione che in quel momento storico, solo la sinistra sarebbe stata capace di realizzare, per il singolo e la società, le esigenze dettate dal Cristianesimo; cioè, diceva, la società aveva necessità di questo tipo di forza politica per cambiare al meglio. (…)

E quante cose potrei ancora raccontare. Grazia mi ha insegnato il vero antifascismo (non fatto solo di affermazioni), rafforzando in me l’idea di pace e di rispetto verso tutte le diversità sia di idee sia di cultura. (…)

Nel cuore della Barbagia, durante gli anni vissuti ad Olzai, Grazia ha sicuramente insegnato ai suoi ragazzi delle medie e ai giovani che radunava intorno all’Associazione Culturale da lei fermamente voluta e che ha espresso un’attività intelligente e intensa, in particolare negli anni della sua presenza, ha insegnato, dicevo, le idee di coerenza e di democrazia, il tutto con la finezza, la forza, la fierezza ed anche con un pizzico di tristezza del suo temperamento barbaricino. (…)

Grazia non c’è più da ormai tanti anni e sinceramente mi è difficile esprimere a parole cosa è stata per me e per tutti, anche per Olzai, averla conosciuta e frequentata. Spero di essere riuscita, almeno in parte, a dare una degna testimonianza della sua figura di donna che, sorretta dalla forza della coerenza di vita e dalla sua ferma convinzione di fede, è riuscita a lasciare un patrimonio prezioso non solo al piccolo mondo olzaese.

Lo studioso e storico Francesco Casula le ha voluto dedicare un libro, una monografia in lingua sarda nella Collana dell’Alfa editrice “Omines e feminas de gabale”, oltre che un lungo capitolo nel saggio “Uomini e donne di Sardegna – Le controstorie”. L’ha accostata ad Eleonora d’Arborea, Grazia Deledda e Marianna Bussalai. «Rientrata a Olzai nel 1968 – racconta Casula – insegna nella scuola media di cui diventerà preside. Nel suo paese si batterà per salvaguardare tutto ciò che aveva un qualche interesse per la valorizzazione del patrimonio materiale e culturale del passato di Olzai. Ma soprattutto diventerà punto di riferimento per i giovani». In un lungo articolo pubblicato suIchnusa nel mettere in rilievo i motivi auctotoni della poesia sarda insiste infatti sulla necessità di usare la lingua sarda anche per rinvigorire la cultura locale.
“Come studiosa dei problemi dell’emigrazione cui dedicherà il suo saggio più importante: “La democrazia italiana e l’emigrazione in America”, ancora oggi considerato un contributo fondamentale alla storia dell’emigrazione causata dalla mancata soluzione della “Questione meridionale” ovvero – secondo Grazia – della questione della terra e dei contadini, che anzi fu aggravata».

Ma soprattutto una poetessa, colta e raffinata, «che sullo sfondo di favolosi echi biblici, canta la condizione umana: il nostro dolore e la nostra immensa solitudine».

Grazia Dore si è spenta nel 1984 nella sua Olzai. La sua tomba si trova nel piccolo cimitero del paese accanto a quella di suo padre Francesco, noto politico e deputato, e alla sua amata sorella Raffaella.
Ad Olzai tutto sembra impossibile
e più d’ogni altra cosa un’esistenza
se riesce a manifestarsi oltre questo
massiccio cerchio di solitudine e silenzio.
Appena entrate nella nostra casa le 
impressioni si rarefanno e le stesse
apparenze non sembrano che simboli
e immagini. Direi quasi che a
Olzai è possibile solo una conoscenza 
poetica delle cose e persone
È puramente fantastico
Tanto che quasi finisco col dubitare
d’esserci stata mai.*
*poesia mai pubblicata

 
 
 

il manifesto

Post n°2069 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

Il Manifesto 

 
 
 

il fatto quotidiano

Post n°2068 pubblicato il 13 Febbraio 2015 da deosoe

Il Fatto Quotidiano 

 
 
 
 
 

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