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Santena-Riace, qui comandano i calabresi Benedetto Nicotra è diventato sindaco di Santena nel 2007 Bisognerebbe aver vissuto in qualche cittadina del Sud per capire Santena, paesino nel cuore del Piemonte. Tra queste campagne che furono del conte Camillo Benso di Cavour vivono i «neh». Li chiamano così gli abitanti di Riace Calabro per indicare quei compaesani che da tempo si sono trasferiti al Nord e che, quando tornano nel Meridione durante l’estate, continuano a parlare calabrese, ma facendo seguire inesorabilmente ogni frase da un «neh», alla piemontese. I riacesi un po’ ci giocano. Perché è uno dei pochi modi che hanno per ristabilire una gerarchia che la storia e l’immigrazione hanno stravolto. A Riace vivono 1700 abitanti. A Santena 10.200 e se la metà non sono originari di Riace poco ci manca. A Riace, in piazza, si parla calabrese. A Santena, pure. A Riace ci sono i santi Cosma e Damiano, che proteggono. A Santena anche, una copia degli originali in scala 1 a 1 donata dalla famiglia Trimboli ai santenesi, con tanto di aureole dorate e festa l’ultima settimana di settembre che pare di essere tra le palme del Mediterraneo, altroché tra gli asparagi. Anche le dinamiche sono le stesse. E così può capitare, com’è capitato nell’ultima campagna elettorale, che scoppi un battibecco tra sostenitori delle opposte fazioni di fronte a un manifesto attaccato in via Tetti Agostino. Che qualcuno parli di coltelli e minacce di morte. E può capitare, com’è capitato, che a dirimere la questione non intervengano i vigili o i carabinieri ma un personaggio che tutti conoscono, rispettano e riconoscono. Un personaggio che, con poche parole, riesca a far capire, raffreddi gli animi, e poi tutti insieme, al bar, a bere qualcosa per sancire la pace. Nel Sud succede. Succede anche a Santena. Il personaggio intervenuto si chiama Vincenzo D’Alcalà, imprenditore attivo nel settore degli autotrasporti, con parenti, amici e una villa fortino che farebbe invidia anche a Riace. Un personaggio con alle spalle una condanna a 7 anni e colonia agricola, come si usava un tempo. Estorsione, usura e lesioni personali. Arrestato perché inviava proiettili a chi lo aveva denunciato. Liberato grazie all’indulto. Il che vuol dire: un errore e sei di nuovo dentro, non si scherza. Un personaggio che, con questa vita in bilico, forse farebbe bene a starsene lontano dai guai, dalle baruffe politiche. Ma «Enzo» D’Alcalà è persona con un codice d’onore. E tanto per non farsi mancare nulla ha seguito da vicino la campagna elettorale del neosindaco Benedetto Nicotra, al terzo mandato, che - gli va dato il merito - è uomo di rispetto: D’Alcalà lo ha sempre difeso, anche nei momenti bui. E ora, qualche problema, lo poteva avere pure Nicotra, che rientrava dopo la parentesi da parlamentare. Un rientro sofferto, con un avversario candidato che era una spina nel fianco, Roberto Ansaldi, che di Nicotra è stato il vice. Anche lui centrodestra, ma agguerrito come solo qualcuno che ti ha lavorato a fianco e conosce tutto di te può essere. E così era giusto per D’Alcalà farsi vedere insieme a Nicotra in piazza, presenziare ai seggi. Di cose strane, ad Ansaldi e Nicotra, ne sono successe tante negli ultimi tempi. Come le minacce anonime al telefono del primo. O il putiferio sui volantini nei confronti del secondo che già hanno prodotto due esposti, uno alla procura da parte di Ansaldi e uno alla prefettura da parte degli altri due candidati, Domenico Galizio e Bruno Ferragatta. O ancora il cambio del senso unico in via Minocchio, primo atto del neosindaco Nicotra, proprio la via dove abita Ansaldi. I santi Cosma e Damiano guardano dall’altra parte. (La Stampa) Amen :(