Creato da manu_el1970 il 29/04/2009
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Il drago viene da est e segue una Donna che cammina è sera è sola è indifesa, il drago la osserva da poco lontano mentre lei continua a camminare spensierata e assorta nei suoi pensieri, le cuffie alle orecchie lo sguardo distratto, pioggia che scende e la casa è lontana, ha un passo deciso ma di chi non ha paura e ancora un sorriso nel suo volto, ma intanto nel buio il drago avanza e lei è ancora ignara di come cambierà il suo destino quel giorno maledetto quando un drago diventa boia, giudice e aguzzino.
Non parlare, non gridare, apri le gambe senza fiatare, è una filastrocca sussurrate chissà quante altre volte quella del drago che non viene solo di notte.
Lacrime e singhiozzi, urla strozzate in gola e poi silenzio e rabbia, lotta impari quella con quel mostro, lui ha artigli potenti Il drago è feroce, prende e stringe, colpi inferti con un ghigno vigliacco, la Donna impietrita e terrorizzata nel corpo lividi nella carne squarci nell'animo la morte di chi è impotente,.e subito dopo sensi di colpa per una gonna corta, paura dei giudizi, rimorsi e sensi di colpa, mentre il drago continua il suo cammino cercando un'altra Donna "sbagliata", non sarà oggi o domani chi lo fermerà quell'infame, il drago è un macho protetto dal buio e da una certa compiacente indifferenza.
Colpa sua, se l'è cercata, mondo infame che sputa sentenze, così muore due volte la Donna con gonna corta, così gode due volte quel drago vigliacco e dal volto rassicurante, scappa donna, scappa lontano, nascondi il tuo peccato e sentiti colpevole, anche quella voce ti dice che te la sei cercata, mondo infame e leggi compiacenti, mondo vigliacco come quel drago, lui sputa fuoco ma è lei ad essere giudicata.
Il drago non è un mostro e la fanciulla era ubriaca e poi quella gonna e quella camicia, parole sferzanti di una toga nera pure lei truccata ma con la gonna giusta, e poi sarà vero, siamo sicuri che non se la sia cercata, giudice, giuria e pubblico ministero, guardate questo drago che volto rassicurante, marito, padre e un buon lavoro, taglio fresco e barba fatta, completo gessato e anello al dito, no no no signori della corte, questo non può essere il volto di un mostro.
La Donna ha lo sguardo basso, vorrebbe sparire dalla vergogna mentre resta impietrita dalla rabbia per essersi fidata invece è tradita da chi e l'aveva rassicurata e così muore un altra volta, non riesce a parlare, non riesce a ricordare, inizia a tremare, ha perso due volta la sua spensieratezza, ora è solo una vita che s'è fermata a quella sera, neppure il tempo potrà guarire ciò che un drago ha violato, lasciando nei suoi occhi il sapore della paura e un altro drago è stato liberato.
Sorrisi complici, giustizia è fatta, il drago è libero e la donna colpevolizzata, questa può capitare di chi vuol vivere senza paura di come vestirsi o di dove andare, senza timore di essere giudicata, questa è una storia che viene da est, portata da un vento che soffia gelido, mentre quel drago che sa di essere vigliacco e infame continuerà a colpire nascondendosi dietro a quel suo volto rassicurante pronto a colpire nuovamente.
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Tremano le mie membra
il vento gelido sferza questo corpo.
Ho peccato ma non mi pento
vivo sempre a modo mio
e continuo per la mia strada
piena di curve e salite.
I miei occhi guardano avanti
mentre il cervello torna indietro,
si nutre di ricordi e si perde
tra immagini e nomi ormai lontani.
Porto fiero il peso del tempo
accarezzo lacrime che non toccano mai terra,
restano sospese come la mia anima
mentre il cuore pompa emozioni.
Sogno al buio di notti infinite,
in lontananza il ticchettio di un orologio
scandisce un tempo perso nel tempo.
Voglio solo gridare in silenzio
seduto nel mio angolo guardo
un mondo che non riconosco.
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Una brezza delicata accarezza la sua pelle, la guardo seduto nello sdraio ascoltando il suono delle onde che s'infrangono nel bagnasciuga, il mare è là poco distante, lei invece così vicina, mille fantasie scorrono nella mente e si fanno immagini forti in un corpo troppo debole.
Il sole volge al capolinea in una giornata di fine estate ma ancora calda, i suoi occhi chiusi, i capelli mossi dall'aria, un filo che si perde tra due chiappe rotonde, altra forte tentazione per una mano ribelle che non segue regole.
La voglia, mi grida contro, tormento ribelle confuso nel tramonto, la schiuma delle onde schizzano alte spinte a loro volta dal vento caldo, estate cara estate.
E continuo a fissarla, ogni volta con sguardo diverso, ogni neo del suo corpo è scolpito nel cervello, lo ritrovo nei silenzi come nel vociare di alcuni ragazzi che tornano verso casa, la spiaggia si spopola di persone lasciando il posto al desiderio che nella penombra vuole respirare libero.
Le dune alte danno discrezione, la tentazione diventa sfacciata, la mano sopra la sua schiena si fa sfrontata, giochi di ombre sulla sua pelle ambrata, granelli di sabbia ai quali affidare la fantasia.
Ora in ginocchio di lato, le mani sulla schiena, le dita che scivolano sulla pelle oleosa che sa di crema da sole, le gambe che si divaricano di quel poco e quel poco diventa un mondo dove ogni volta mi perdo.
Quel filo diventa più visibile per l'occhio, la mano entra dentro a quella fessura umida, peli ribelli accendono altri istinti, un gioco dalle regole sempre diverse, certo di poter soccombere devo solo decidere se combattere o arrendersi, sguainare la spada o battere in ritirata.
E fuori piove, il cielo grigio è carico mentre è un vento gelido quello che sferza alberi e piante fuori nel giardino, galoppa solo la fantasia rincorrendo questa primavera, tra fantasia e realtà resto prigioniero di questa realtà.
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Alle orecchie dei vecchi auricolari bianchi, nel cervello Zingaro di Tozzi salti nel vento, salti nel tempol'odore intenso di salsedine mi riempie.
Ascolto il mare, oggi un lento incedereonde placide lambiscono delicatamente la spiaggia.
Ognuna arrivando a riva ne cambia la formala saggezza della natura ormai dimenticata,intanto resto incantato a guardare l'orizzonte come fosse la prima volta,
mille emozioni tra questi colori che mutano col muoversi delle nuvole, mi lascio accarezzare il viso da un vento delicato, gelido ma che sa scaldare, mi entra ovunque e mi porta con sé.
Respiro quasi in silenzio, per non disturbaremi giro e davanti a me le prime cime bianche, potrei toccarle con un dito allungando un braccio.
Attorno a me il silenzio è rotto dalla musica che mi circonda da un paesaggio immutato nel tempo e troppe volte guardato distrattamente, dato per scontato, invece non è mai uguale, muta, si trasforma, mi entra dentro.
La felicità sono momenti che durano così poco, cerchi di trattenerli ma loro scivolano via, quante volte avrei voluto cucirmela addossoma e l'ho lasciata andare via, libera come questo vento.
E' sabato, è gennaio o forse no, poco importa non ha tempo la fantasia, arriva improvvisa e vorrei solo volare via con lei.
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E ti porterei nel bosco in una giornata uggiosa
il cielo come un'autostrada intasato di nuvole cariche di pioggia
nel cervello solo un pensiero che scorre come la pallina di un flipper impazzito
il sangue ribolle di desiderio e mi pervade una poca innocente voglia di te.
E ti porterei nel bosco in una giornata uggiosa
proprio come quella di oggi mentre scrivo e sono solo in casa
camminerei al tuo fianco, mano nella mano, passo dopo passo
il mio sguardo sornione e distratto si lascia tentare dai silenzi che lascia il tuo respiro
poco più avanti un albero, intorno il nulla e la mente si fa peccato
E ti porterei nel bosco in una giornata uggiosa
aspettando la pioggia che ci bagna entrambi intanto sorrido dentro
mentre ti penso con le spalle contro quel tronco di legno caldo e profumato
il vestito che scivola a terra e il tuo corpo davanti a me è come un libro dove imprimere il mio inchiostro
una tela dove disegnare piacere voglia e desiderio aspettando che nel bosco piova.
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Cammino dentro casa in questa giornata estiva e sorprendentemente uggiosa, le finestre aperte lasciano entrare un fresco quasi dimenticato mentre goccia dopo goccia respiro l'odore della pioggia, so che durerà quanto il tempo di un lampo.
Sì cammino lentamente e scalzo, mi guardo attorno, questa è casa anche se manco da molto, mi guardo distrattamente allo specchio, senza occhiali non si vedono tante cose, sento cucito nella pelle il tempo che scorre veloce, gli sorrido.
Il volto segnato da rughe sempre più profonde, la barba di tre giorni è bianca, ogni risveglio mi ricorda il tempo che passa inesorabile, ho sempre voglia di qualcosa ancora da inventare, costante ricerca di ciò che ancora non conosco, dove sei destino quando ti cerco, mi parli e il vento è contrario, parole che si perdono mescolate a questo vento che soffia scuotendo le cime di alberi alti.
Adorabile silenzio di una città sorniona, il niente m'incanta e guardo verso sud, oggi resto sospeso dalla solita frenesia, sorrido al pensiero di infiniti granelli di sabbia grigia che mi lascio scivolare tra le dita chiuse di una mano sempre più incerta, pensieri e parole confuse tra note di canzoni d'altri tempi, un respiro profondo mi porta alla realtà che ancora una volta accetto e accarezzo, le ombre amano la luce del sole, mentre alla notte affido peccati e fantasie e altre Gocce.
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Chi non ha mai avuto in vita sua un momento dove avrebbe lasciato tutto e tutti, io sì e anche più di uno ma nell'esatto istante che spicco il volo trovo qualcosa che mi distrae, fottuto destino o eterno indeciso.
No, non era fuggire o scappare, solo voglia di trovare, ma se non si sa cosa cercare anche trovare diventa difficile, forse per questo adoro le cose difficili, anche quelle senza soluzione, ecco, voglio una vita senza soluzioni, nomade senza terra dalle radici profonde, mi nutro di me, sono egoista e lo so, poi sono molte facce ma senza maschera, complicato il giusto per non essere per tutti.
Sono il mazziere nella bisca dei miei giorni, orologio senza lancette che a volte corre al contrario, se vai sempre ad est alla fine trovi l'ovest, anche perdersi è ritrovarsi, molte volte tante lettere non fanno una frase, giuro che ora respiro.
Guardo questa casa di legno immersa nel piccolo bosco, respiro la salsedine di un mare che ne sento l'eco poco distante, mescolato all'odore che viene da nord mentre le Torri di porto Marghera sono in silenzio, soffia un vento secco che scuote i rami, le foglie incendiate da questa arsura Dantesca.
Tic Tac, Tic Tac...c'è tempo ma non è tempo, c'è vita e viva la vita.
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Non sporcherò un altro tuo pensiero di quelli che assalgono notti dove il silenzio è così assordante, notti che anche con la luce si vedi buio e mille ombre entrano ed escono forse le aspettavi, forse le conosci.
Aliti di un respiro senza parole e occhi spenti volto segnato letto metà disfatto e metà freddo. e corri...e sogni...parole strozzate sotto coperte che sudano emozioni, promesse e speranze che si dissolvono alle prime luci di un giorno prossimo a venire.
Grida strozzate di un cuore ormai arido, ti guardi allo specchio...ti perdi nei tuoi occhi dove i sogni ormai sono illusioni...la stessa canzone che va all'infinito, prigioniera di te stessa e di parole che hanno perso l'attimo, chissà poi se erano così vere...
E così quel vorrei resta chiuso dentro a un cassetto, dentro a ricordi di giorni passati...e così si scrivono parole e pensieri che per molti sanno di niente e per te sono emozioni di un anima che speri stia solo riposando.
Un altro giorno, un altra notte, altre parole senza senso in un nuovo volto scolpito nell'onda, troverò ancora i miei occhi su quello specchio...troverò quel me stesso o parte di esso.
Eccola, la notte riflessa su muri bianchi, una canzone dal spartito tutto da inventare, altri respiri infiniti e sospesi, logiche irrazionali di vorrei sospesi.
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Vorrei essere Donna
per capire meglio gli Uomini
Sorridere delle loro fragilità
mascherate da machismo.
Cammino lungo una linea sottile,
bendato avanza l'ignoto
questo destino mi respira contro
lo sento scivolare addosso
tra le increspature della pelle
sono spugna piena di sentimenti
due ali che si aprono nel buio.
Ho mille voglie chiuse
dentro ad un cerchio,
guardo la vita a ritroso
inciampo e mi rialzo
mentre guardo il mondo bendato.
Sono fuoco che brucia lentamente,
alte fiamme che scaldano
quest'inferno di emozioni
che tengo prigioniere.
Solo io mi posso salvare
solo io mi posso condannare.
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Spengo la luce,
nel buio arde ancora
questa stanza bollente.
La luce filtra da una finestra,
con le tende tirate,
cerco la tua ombra,
dentro a questo letto di vetro.
Espiro il fumo dell'ennesima sigaretta,
con rabbia, sono veleno
che vuoi trasformare in miele.
Unghie come lame affilate
solcano la nuda pelle,
sono grida senza eco,
un giorno che cerca
la notte per danzare.
Folate di vento
scuotono rami rigogliosi,
la musica del mare
rompe il silenzio.
Respiro, respira...
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Mi fermo, m'incanto, mi perdo con niente nel niente,
seduto a guardare una piccola onda di fiume
sospinta dalla leggera brezza di un pomeriggi
otutto sommato anonimo, lento, quasi sornione.
Poso lo sguardo su quella increspatura disegnata dal fato, c
osì unica, probabilmente irripetibile, eh la natura.
La potrei cavalcare, o farmi coccolare, placida com'è
mifarà entrare dentro la freschezza del suo poco
che sa di tanto, si, mi voglio far cullare.
L'erba appena tagliata sa di buono,
con quel suo odore di pulito che mi entra
e fantastico e ricordo, solo ieri era così alta,
potevo nascondere i pensieri, sapeva anche di
piacevole peccato dove altre fantasie
giocavano tra immagini chiare e ombre scure.
Intanto continuo a seguire quell'onda
che insiste nel suo viaggio verso il mare
a volte penso che dovrei affidare
a lei i tanti pensieri che affollano la mente.
So che ne avrebbe cura, li custodirebbe
gelosamente restituendoli ogni volta
che ne sentirei il bisogno, quello di
riempirmi di me, magari in giornate
dove sento pesare il tempo che corre veloce.
Mentre lei avanza verso il suo destino
da dolce diventerà salata, dal fiume al mare,
chissà quanti altri pensieri incontrerà nel suo andare
nel suo moto infinito, lei che da vita sa dare vita,
e io accendo una sigaretta, intanto resto seduto
e cercando di parlare a questo presente,
saprò farmi capire, riuscirò ad ascoltarmi?
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E sarà il vento a guardarmi le spallere
spiro e sono vivo, sangue che scorre
cuore che pulsa, paure nell'ombra
ho voglia ed è follia, mi perdo tra punti
e virgole ma non son scritti, silenzio.
Ho voglia di avere voglia, di qualcosa,
di niente, di un sogno o del mare,
si di quello sempre, quello è vita
è pace, è la mia serenità ed equilibrio.
Entrano ed escono e sono lame
a volte taglienti, ferro scintillante
ferite aperte, anima dalle tante cicatrici.
Non seguirmi è un peccato,
seguirmi è pericoloso,
testa o croce,pari o dispari?
Son giunto fin qua, con le mie scarpe
col mio sudore, perdendomi a volte,
altre sbagliando a non sbagliare.
Lasciare andare, far finta di niente,
ogni decisione è una scelta,
ogni scelta una rinuncia, regolare.
E vuoi avere tutto e quel tutto sa di niente,
circondato dal superfluo, muori dentro,
divora, mangia, spreca ogni cosa,
tranquillo che poi ti andrai a confessare.
Dio è buono è giusto, vale una messa
inno all'ipocrisia, continua questa follia.
Lasciami andare, lasciami cadere
questo buco non è grande per tutti e due,
salvati finchè sei in tempo, io ti sorrido.
Lo so, lo so, ti sei perso,
non ti preoccupare
tanto c'è il vento che ti guarda le spalle.
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Voglio darti una goccia alla volta
sadico piacere di saperti in attesa,
vedere nel tuo sguardo la supplica
o come l'avida gioia nel dissetarti
e intanto non mi stavo accorgendo
che sono io ad avere sete.
Legherei i tuoi pensieri ai miei,
in attese di una folata di vento
che dopo averli scompigliati uno ad uno,
magicamente me li ritrovo appiccicati.
Poi ricominciare da capo,
un perverso gioco tra due complici,
tenerti prigioniera è la mia prigione
e tu lo sai molto bene, ogni tuo gesto
è condurmi verso quel limite
che ancora non conosco e dove tu
abile e consapevole mi aspetti.
Sei una porta e solo tu hai la chiave
una via fatta di curve dove perdermi,
sei il proibito che mi attira e lo sai!
Lasci condurre a me un gioco
che hai inventato tu, le tue regole,
la mia è una sconfitta
che trasformi in vittoria.
Questo cervello suda emozioni,
guida la mano verso la tua carne,
sento il tuo odore farsi intenso.
Odore che ancora non conosco
ma che bramo dalla voglia di fare mio.
Mi fai fare un passo in avanti
mentre sorridendomi ne fai due indietro,
ora sei tu che leghi me,nel tuo respiro
trovo la dimora per i miei peccati.
Occhi che scivolano nella pelle
catturano forme che solo immagino
ricamo fantasie come fossero
disegni su un quadro ancora astratto,
come sarà un bacio, che brividi potranno
essere il mio sussurrarti all'orecchio,
cosa vedrei nei tuoi occhi,
cosa vedrebbero i miei,tra quelle
perfette imperfezioni di ogni persona
normale che la rendono unica.
In un mondo fatto di giri di lancette,
siamo l'attesa di terre sconosciute,
in un mondo che corre veloce,
la lentezza diventa parentesi
dove ho voglia di sudare!
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Foto in bianco e nero compaiono improvvise ed è un tuffo dentro a emozioni, chiuse dentro a casseti del cervello che pensavo dimenticati.
Un vecchio gettone della Sip scovato dentro a un contenitore dove non ci mettevo mano da una vita, lo guardo come una reliquia, sorrido.
Camminando dopo cena sull'argine vicino casa, la sera che avanza, la luce che passo dopo passo diventa lentamente scuro e poi buio, nel mentre il sole ad ovest regala i suoi ultimi raggi che colpiscono delle nuvole e trasformano il cielo in un quadro da levare il respiro.
Il giallo e il turchese, un viola acceso e un blu scuro e poi poco più chiaro, immagini che l'occhio cattura e il cervello respira, poi finiscono dentro a qualche altro cassetto tra le pieghe della mente, pronta a farti rivivere a distanza di tempo le stesse identiche emozioni, solo un po' più amare.
Una lucciola solitaria cattura la mia attenzione, la guardo nella sua danza leggera e sospesa quasi come questo tempo, dove anche le lancette sembrano giocare con le emozioni, passo dopo passo i ricordi affiorano dalle secche di questo tempo che corre così veloce dimenticandosi del bello che fu.
La memoria torna indietro, ad anni innocenti e giochi fatti di niente ma che avevano dentro tutto, volti di amici persi e mai più ritrovati, nomi e sorrisi, occhi vispi e infinite partite a calcio in una via spoglia di auto ma piena di fantasia.
Avevamo poco ma era tutto e quel tutto ci rendeva felici, era ancora lontano il futuro e anche quella voglia di essere già grandi, si era ancora innocenti nei pensieri, maschi con maschi, femmine con femmine, quel prenderle in giro, inventare battute per farsi accettare dagli amichetti, il loro fare più maturo dietro a sorrisi di scherno e in certi atteggiamenti, una battaglia persa in partenza anche se non lo capivamo, poi con il tempo i rifiuti diventarono ricerca e attrazione verso quelle forme che di lì a pochi anni avrebbero perso quell'innocenza.
La sveglia del mattino, inventare mille scuse per rubare pochi minuti a farmi coccolare dal tepore delle coperte, poi quel grido che che faceva capire di poter trovare ben altre coccole.
I riti del mattino, la colazione inzuppando dei biscotti nel tè, vestirsi con la luce fioca di un paio di watt e fuori ancora buio pesto, faccia ancora piena di sonno e un enorme cartella in spalla e via coperti da far vedere solo gli occhi, dai muoviti, dai cammina, dai che sei in ritardi, dai che due palle ma questo lo tenevo per me.
L'odore di pane che veniva dal forno vicino a casa, così intenso che aveva il potere di svegliarmi all'istante, ancora poco traffico per le strade mentre lo sguardo severe di una suora mi accompagnava dentro a scuola.
Il gorgoglio della moka mi riporta nel presente, fuori un bel sole alto e una giornata da inventare, intanto mi verso un caffè nero e fumante da sorseggiare amaro e lentamente, molto lentamente, come si dovrebbe prendere gran parte della vita, giusto per prolungarne il sapore o semplicemente una piccola ribellione a questa società che corre fin troppo veloce.
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