Blog
Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 39
 

ULTIME VISITE AL BLOG

a_tivmariomancino.mkiwaicostanzatorrelli46gialappinoMARGO129castello_nicesoniaren77raggiodisole_53archspeareKatartica_3000Lost_Horizon_15kimtyformybz
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 
 

Antivirus gratis in italiano per vista,  windows vista e xp

Miglior Blog

 
 
tracker
 

CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Ma le primarie del PD a ...Cari candidati parlateci di idee »

Le tasse e la Curva di Laffer

Post n°543 pubblicato il 27 Febbraio 2014 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Durante la Presidenza Reagan, negli USA, agli inizi degli anni 80, un suo consigliere economico, Arthur Laffer, professore di Economia presso l’Università della South California, spinse il Presidente degli Stati Uniti a ridurre la pressione fiscale nel Paese.
I risultati che si ottennero, nell’immediato videro una consistente riduzione del gettito fiscale, ma nel medio e lungo periodo ne fecero registrare un altrettanto consistente aumento.
Il Professor Laffer è stato tra i sostenitori della teoria dell’offerta in economia. La Supply-side economics (di cui lo stesso Laffer assieme al altri economisti statunitensi è stato fautore) è nata negli USA negli anni settanta ed ha influenzato la Reaganecomics degli anni 80.
La teoria degli economisti americani, diversamente dall’idea keynesiana (incardinata sulla domanda aggregata di beni e servizi, a cui far corrispondere altrettanta offerta aggregata per poter mettere in equilibrio un sistema economico) concentrava l’attenzione sull’offerta di beni e servizi da incentivare con una minore pressione fiscale. Con la riduzione della quantità di lavoro che è assorbita dal prelievo fiscale, infatti, per i sostenitori della nuova teoria economia reaganiana, ci sarebbe stato maggiore interesse a lavorare e produrre di più. Se la domanda di beni e servizi non si mostrava sufficiente a realizzare l’equilibrio, in sinergia con le necessità sociali del pieno utilizzo delle risorse (più largo impiego di mezzi e di manodopera), per gli economisti, il compito dello Stato doveva essere quello di intervenire.
Come? Incentivando l’offerta attraverso la riduzione delle tasse.
Partendo da questi concetti, il Professor Laffer si sforzò di far comprendere all’amministrazione Reagan come fosse possibile ottenere lo stesso gettito fiscale con due aliquote differenti di tassazione. Si racconta che in un ristorante, Laffer, disegnando su un tovagliolo due linee incrociate, cioè un sistema di assi cartesiani, ragionando in termini di gettito e aliquote fiscali, tracciò una curva che convinse Reagan sulla validità della sua teoria. 
Quella che poi è stata chiamata “La Curva di Laffer” partiva da due presupposti: il primo basato sul concetto che lo stesso gettito fiscale potesse essere ottenuto con due aliquote differenti; il secondo basato sul presupposto dell’esistenza di un livello di aliquota fiscale che fosse il margine oltre il quale l’aumento della pressione fiscale non sarebbe stato in grado di produrre maggior gettito, ma, al contrario, una riduzione.
Negli assi cartesiani disegnati da Laffer, la linea delle ascisse rappresentava le aliquote, mentre quella delle ordinate il gettito. Il ragionamento era elementare perché basato su due certezze: le entrate fiscali per ovvie ragioni si azzerano sia con un’aliquota dello 0% (nessun gettito) e sia con un’aliquota del 100% (nessun reddito utile). Tra la percentuale minima (zero) e quella massima (100), pertanto, ci dovevano essere tutti i valori intermedi diversi da zero.
In un sistema di assi cartesiani, i diversi valori corrispondono a diversi punti, e in un sistema progressivo in cui a ogni valore corrisponde un proporzionato fenomeno, l’unione dei punti intermedi va a formare una curva. Nella curva, così disegnata da Laffer, a ogni valore del gettito corrispondevano due punti della curva, come accade con una secante di un cerchio, e ad ogni punto di intersezione nella curva corrispondeva nelle ascisse un altro punto, cioè la misura di una aliquota fiscale.
Due intersezioni, due punti, due valori diversi sulle ascisse e quindi due aliquote fiscali diverse: la tesi che si potesse ottenere lo stesso gettito attraverso due differenti aliquote era così soddisfatta.
L’altra tesi che sosteneva l’esistenza di un livello in cui l’aumento delle aliquote non avrebbe prodotto incremento del gettito, doveva essere anche implicitamente soddisfatta, esistendo, nello stesso sistema di assi cartesiani, un solo punto di una curva in cui passa la tangente perpendicolare all’asse delle ordinate (gettito fiscale).
Sostenere, così, che a quel punto corrisponde il valore massimo del gettito è come dire che oltre quel punto (aliquota), aumentandone la misura, diminuisce il gettito fiscale.
Resta da chiedersi, pertanto, quale è la ragione di mantenere alta la pressione fiscale, se riducendo le aliquote si può ottenere lo stesso gettito?
Vito Schepisi

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

Political Blogs - BlogCatalog Blog Directory

 

UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

immagine

Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

immagine

Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

immagine

"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963