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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Informazione, comunicazi...L'Italia "gelatinosa" »

Lo stucchevole valzer delle dimissioni

Post n°321 pubblicato il 19 Febbraio 2010 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Il valzer delle dimissioni, sollecitate, date e richieste, accettate o respinte, minacciate ed intimate, è diventato un ballo stucchevole. Sarebbe bene chiarire un principio che, se non può essere emanato come una regola scritta, dovrebbe valere come l’assunzione di un comportamento da definire, per ipotesi, corretto. Un principio a cui, per forza di cose, non può che essere facoltativo attenersi, fatti  salvi gli obblighi di legge, quali i provvedimenti restrittivi o detentivi adottati dalle autorità preposte alle funzioni giurisdizionali, e/o i rapporti di fiducia con la collegialità degli aventi causa nei ruoli di gestione ricoperti.

Il principio è che le dimissioni siano rassegnate solo da coloro che hanno responsabilità dirette negli addebiti mossi. Negli altri casi, in ciò che invece possono essere definite, ad esempio, come responsabilità politiche o funzionali, sarebbe utile e necessario  distinguere e valutare caso per caso. Non può, infatti, sfuggire, la presenza di ruoli che si riferiscono al nostro sistema democratico ed al dovere dell’esercizio della delega ricevuta dagli elettori, sempre che gli interessati siano fuori dal diretto coinvolgimento,

Naturalmente questo principio deve far appello alle coscienze delle persone coinvolte e dovrebbe costituire un aggravante morale, prima che penale, qualora i fatti dimostrino, successivamente, responsabilità di illeciti, tenute nascoste, e certezze giuridiche arrivate definitivamente a sentenza.

Non può che essere così! In caso contrario sarebbe la jungla. Basterebbe sollevare chiacchiericci su di una persona o basterebbe un magistrato scorretto a modificare l’assetto politico e funzionale del Paese.

Diversamente, sarebbe come piacerebbe a Di Pietro per i suoi avversari, ma non per i suoi amici e compagni, familiari compresi. Come vorrebbe il leader dell’Idv con la sua gente, i suoi sodali, con i suoi più o meno interessati sostenitori. Il sogno, non tanto misterioso, dell’ex PM di Mani Pulite, di un governo autoritario, senza garanzie democratiche, dominato dall’arroganza verbale, dalla violenza giudiziaria, dal pregiudizio morale e dall’intolleranza politica. Un sistema senza diritti, senza garanzie, senza presunzione di innocenza e con la casta dei giudici che ipotizzino i reati e contestualmente emettano le sentenze, naturalmente senza concedere possibilità di appello, soprattutto a coloro che considerano “nemici” politici.

Non si può prescindere, invece, dalle scelte irreversibili della democrazia. Si è parlato tanto di lotta di liberazione e di antifascismo! Non si può prescindere dalla necessità, in un sistema rappresentativo con le regole sancite dalla Costituzione, di poter esercitare, in forza del consenso ottenuto, le responsabilità di governo. C’è, infatti, il dovere morale, oltre che costituzionale, nel rispetto della sovranità popolare, di esercitare il mandato ricevuto dagli elettori. Ed il mandato elettorale è sempre congiunto ad un preciso indirizzo politico e programmatico. Il diritto di pronunciarsi nel merito, il diritto di fare le scelte, anche se per delega, spetta solo al popolo, e senza indebite ed eversive interferenze.

C’è anche il diritto di tutti di trarre le proprie conclusioni. Ma se la stampa è libera di trarre le proprie, nei limiti del diritto all’informazione, non altrettanto così deve accadere per iniziativa delle funzioni dello Stato. Le ipotesi fantasiose e le ricostruzioni prive di riscontro si intromettono, infatti, con grave pregiudizio, nella vita privata delle persone coinvolte, trasferendo nell’opinione pubblica inquietudine e pregiudizio. La morbosa sensazione della presenza dei vizi privati prevale sempre nell’immaginario collettivo, anche dinanzi alle pubbliche virtù. E’ propria della debolezza umana, infatti, l’abitudine di lasciarsi trasportare nel pregiudizio, dinanzi al consolidato concetto del “mostro” sbattuto in prima pagina. Lo constatiamo, con disappunto, con il Dr.Bertolaso a cui, per iniziative giudiziarie, sono state attribuite ipotesi fantasiose che hanno scatenato la campagna di delegittimazione di alcuni giornali e politici, apparsi interessati a veder sbiadire l’immagine di colui che è diventato un simbolo dell’efficienza del Governo di Silvio Berlusconi.

La responsabilità giuridica è sempre individuale, mentre quella politica, molto spesso, attiene alle responsabilità di terzi. E’ bene tenerlo sempre presente. E’ anche bene, inoltre, che si sappia che l’esecuzione delle opere pubbliche avviene  per il tramite operativo di una rete di funzionari e di alti dirigenti ministeriali, alcuni dei quali messi a quei posti  proprio da coloro che oggi più alzano la voce nel chiedere le dimissioni di Bertolaso. Ci sarebbe da chiedersi, invece, a cosa nel passato questa dirigenza sia stata funzionale.

C’è un clima, che ci preme denunciare, di reiterate e puntuali campagne di delegittimazione che, oramai, come le stagioni, partono a date ben calendarizzate.

Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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