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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

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L'Italia "gelatinosa"

Post n°322 pubblicato il 22 Febbraio 2010 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Dicono che ci sia oggi un’Italia “gelatinosa” che si spande sull’intero territorio nazionale. Ma se è l’Italia di sempre! La stessa, altrettanto “gelatinosa”, che ha avuto illustri esempi in ogni suo settore di attività, magistratura compresa, ieri come oggi. Questa è la stessa Italia degli amici, e degli amici degli amici. E’ l’Italia di chi tiene famiglia: dal poliziotto al politico, dal funzionario al ministro, dal capo popolo al capo partito. E c’è chi ha avuto anche l’avventura di percorrere tutti questi ruoli! E’ il Paese delle diverse massonerie, ufficiali o meno, di osservanza o meno, di loggia, di circolo, di club, di casta.

Il nostro è un Paese dove nel ruolo di referenti, per distribuire gli appalti, agiscono le consorterie di partito, le cellule, le aree politico-amministrative, le cordate, le cupole, le rappresentanze sociali, le corporazioni, le cordate editoriali, i boss. Tutti con le più ramificate compiacenze.

Verrebbe da dire: avanti popolo che c’è posto per tutti, purché si abbiano i giusti peli nello stomaco.

E’ la storia di sempre, nessuna novità! E’ la storia che la magistratura, ponendosi come controparte politica, mostra di non voler  superare e sconfiggere. Il malaffare è, infatti, lo strumento che serve a tenere in tensione la macchina dell’abuso, del privilegio, del ricatto e della doppia misura. E’ il contrario della buona saggezza dell’essere comprensivo con i deboli ed inflessibile con i prepotenti. Ciò che conta per alcuni è il possesso dello strumento. E’ l’uso e l’abuso del potere che intimorisce e che si abbatte. Da qui il gioco delle insinuazioni e del fango che condizionano ed indeboliscono la forza esercitata dal consenso popolare. E’ una battaglia che serve alla guerra infinita della conservazione dei privilegi e del potere. Tutto si dispiega come nelle puntate precedenti. Tutto come è accaduto con mani pulite quando, invece che il malaffare, si è voluto ribaltare il corso politico del Paese.

Di davvero libero in Italia c’è rimasto ben poco. Senza il consenso dei  “padrini”, è raro poter lavorare e produrre. Lo si  percepisce comunemente chiacchierando per strada, negli uffici, con i conoscenti, con gli amici. Ma, al di là dei soliti pettegolezzi e delle sussurrate dicerie, oltre ai luoghi comuni, oltre all’abitudine populista di individuare nella classe politica l’origine del malaffare, spesso non si percepisce la dimensione di un “grande fratello” che controlla, che regola e che condiziona. C’è chi non  vuole o non riesce a comprendere il sistema delle cupole a presidio del controllo sistematico del territorio, finalizzato al consenso politico e la rete della gestione funzionale nei diversi settori dei servizi di pubblica utilità, dalla sanità ai lavori pubblici, dallo smaltimento dei rifiuti ai trasporti, etc. Ma capita anche che la magistratura che individua il sistema viene intimidita e viene spinta al silenzio, com’è accaduto in Puglia.

Non è un caso che dappertutto, al sud come al nord, intercettando gli imprenditori ed i responsabili delle imprese che si aggiudicano gli appalti, siano spuntati i riferimenti ai personaggi delle istituzioni, funzionali o politici che siano, come gli “agevolatori” politici o burocratici.

Dove non c’è la rete “gelatinosa” della politica, dei faccendieri e dei comis di Stato, c’è la criminalità organizzata, ma non è difficile che si verifichi che ci siano sia l’una che l’altra insieme.

In tutti i campi da quello tecnico a quello politico, da quello economico a quello editoriale ed industriale, le cordate dei gruppi di pressione privi di scrupoli non sono soltanto il parto fantasioso ed ideologico dell’antipolitica pregiudiziale. Non sono sempre le fantasie goliardiche e viscerali dei soliti grillini strafottenti, frustrati e privi di lucide proposte politiche. C’è in Italia un magma incandescente che erutta e travolge tutto. Una forza malvagia che si serve anche delle tragedie e del dolore del Paese per trarne profitto. E’ un magma che erutta dai crateri che covano nel cinismo malvagio di amministrazioni, di segreterie politiche, di cooperative, di aziende, di pacchetti azionari, di cordate editoriali, di dirigenti e funzionari del pubblico impiego. In tutti coloro che, a vario titolo, e con differenti obiettivi, intrecciano i loro interessi particolari, singoli o collettivi, col sistema funzionale del Paese. C’è una fauna composta da una razza di feroci sciacalli umani affamati di lusso e di successo. Li vediamo in tv, in Parlamento, sui giornali o nascosti all’ombra dei loro padrini. L’organizzazione verticistica di controllo e di smistamento degli appalti è trasversale per territorio, per collocazione politica e per classi sociali, ma appare quasi sempre legata ad un’ossatura più complessa del sistema di gestione delle opere pubbliche. Non sempre, però, il marcio parte dalla testa, l’infezione si sviluppa anche nel corpo. E’un male endemico che non si riesce a curare perché vengono ineluttabilmente posti ostacoli alle disinfestazioni necessarie a sconfiggerne la diffusione.

Il marcio in Italia è in un sistema che è stato realizzato perché riuscisse ad imbrigliare e condizionare ogni cosa. Perché si trasformasse in potere. E’ risaputo che la mafia cerca sempre di annidarsi nelle strutture e nella macchina funzionale dello Stato. Sempre da lì parte l’attacco alla politica, al suo coinvolgimento ed al suo condizionamento. Senza l’attività grigia e vischiosa di quella massa gelatinosa in cui si muove la burocrazia pubblica, la mafia perderebbe definitivamente la sua partita. Alla mafia serve, infatti, il controllo della burocrazia che freni, che acceleri, che blocchi, che condizioni, che smisti e che appalti i lavori: senza questo potere sarebbe molto più vulnerabile.

Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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