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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Il Paese che non c'èAl voto per scegliere »

27 gennaio 2008 - Giorno della Memoria

Post n°122 pubblicato il 26 Gennaio 2008 da a_tiv
 

L’amica dianavera non me ne vorrà se la cito in apertura di questa mia riflessione sul “Giorno della Memoria”. Sul suo blog, all’inizio, in evidenza, ho riletto le toccanti parole di Primo Levi, tratte dal suo libro autobiografico più intenso e commovente “Se questo è un uomo”, e non ho potuto fare a meno di soffermarmi in riflessione.

Non mi piace la retorica ma se devo affermare che ci sono momenti della storia che non hanno solo il valore dell’eternità, ma anche quello della immortalità, intesa questa come esperienza terrena, questi momenti sono riferibili soprattutto alla tragedia dell’Olocausto. Mai nessuna viltà è stata di maggior spietatezza e di minore umanità. Mai nessuna stupidità è stata altrettanto tragica e volgare. L’Olocausto non è stato uno dei tanti episodi incomprensibili e spietati dei conflitti di razza, di religione, di potere, di sfruttamento, ma l’infamia principale del secolo delle ideologie  sociali. La tragica conseguenza di un assolutismo irrazionale in cui l’uomo finiva d’essere individuo per diventare invece forma, per diventare massa, per diventare strumento. In questa demenza maniacale delle dottrine di organizzazione sociale che si permutavano tra il socialismo reale ed il nazionalsocialismo, la razza assumeva le forme di legittimità e di esigenza di omogeneità  per la  definizione dell’identità nazionale.

Ma …più di me…ecco Primo Levi

 

Se questo è un uomo

« Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi. 
»

 

 
Rispondi al commento:
a_tiv
a_tiv il 27/01/08 alle 12:34 via WEB
Buongiorno Michele. Senta io non penso che ci siano popoli inclini o si formino spontaneamente principi razziali. Non ci si alza la mattina proponendosi di trovare le differenze tra un latino o un nordico o tra un asiatico o un africano. Non penso neanche che le guerre di religione le facciano i fedeli che si convincono d'essere nel giusto, prestando fiducia e devozione ad un dio piuttosto che ad un altro. Certe contorsioni provengono da chi sa di poter utilizzare il popolo o per le proprie follie o per sete di potere. Il principio quindi da adottare, come sostengo da sempre, è di respingere le verià assolute, di rispettare le idee degli altri, anche più delle proprie. Chi la pensa in modo diverso fa diventare concreta l'affermazione liberale che non esista la "verità" inossidabile e certa. Il liberalismo è la filosofia del dubbio ma anche del rispetto. L'ho detto sopra nel post. La tragedia rischia di proporsi quando agli individui si sostituiscono le forme sociali. In un contesto in cui non conta ogni singola idea ma quella di massa. Quando in nome del principio di una volontà sociale, assoluta ed immodificabile, si forma la verità che diviene obbligo per tutti, senza distinzioni, perchè adottata dalle formazioni burocratiche della gestione delle masse. Sono questi i principi del secolo delle ideologie che hanno mosso l'azione politica ed in cui appunto le due ideologie speculari, nazionalsocialismo e comunismo, in diverse realtà ed in diversi tempi, andavano prevalendo. Entrambe condannate non solo dalla storia ma anche dai consessi democratici multinazionali, con risoluzioni che le hanno definite criminose verso l'umanità. Ora quando ci si appella alla moderazione, ad evitare l'adozione dell'odio, a non considare mai per assolute le parole d'ordine ed i luoghi comuni di una propaganda politica spesso interessata e troppo semplicistica, è proprio per evitare che si commettano le stesse idiozie in cui si individua il nemico sociale ed a quest'ultimo vengano attribuite tutte le colpe. Forse in Italia ne sappiamo qualcosa! Mi preoccupa il semplicismo e la facilità con cui si odia, quasi per abitudine, per conformistico adattamento. Mi turba osservare che si ritiene ogni mezzo consentito contro qualcuno e nello stesso tempo si stigmatizza se accade molto meno nei confronti di altri. Se lo ricorda Formica, il ministro delle finanze barese dell'era Craxi che diceva che da certe parti si adottava il metodo del "chiagne e futt"? Ebbene questa era e rimane una realtà italiana. Sarebbe troppo lungo e complesso in un commento soffermarsi sulla presenza strisciante di un moderno fascismo (termine usato nell'accesso comune per definire l'intolleranza e l'inclinazione verso la violenza). Ora mi avvio alla conclusione dicendole che il nazionalismo è un sentimento comune a tutti popoli e non ha niente a che fare con gli indirizzi politici. Non lo si combatte e non lo si plasma con la repressione ma con l'educazione ed il confronto. Ora l'Italia è un paese conosciuto nel mondo per i tanti meriti in tutti i campi che penso sia superfluo elencare. I francesi ci invidiano e ci copiano dicendo d'essere i più grandi, i tedeschi d'essere più bravi ed ordinati, noi forse ci vantiamo d'esser i più ...geniali...ma ciò che conta è che tutti si possa essere soprattutto civili. Buona domenica. Vito
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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