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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

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Iran e Terrorismo

Post n°46 pubblicato il 01 Aprile 2007 da a_tiv
 

Negli ultimi tempi al nord dell’Iraq i soldati americani hanno arrestato 5 iraniani accusati di sostenere e fomentare la guerriglia irachena.

La cattura dei 15 militari inglesi in acque irachene, come i satelliti hanno dimostrato, può rappresentare la risposta dell’Iran e forse il tentativo di negoziare lo scambio.

I 5 uomini iraniani arrestati in Iraq sono membri dei Pasdaran, la cosiddetta guardia nazionale di Ahmadinejad, sono accusati di essere ufficiali della “Brigata Gerusalemme”, fazione responsabile delle operazioni segrete all’estero.

La stessa brigata che agli inizi degli anni ‘80 ha dato origine alla formazione di Hezbollah in Libano.

In molti si chiedono quale sia la strategia dell’Iran di Ahamadinejad, ed in particolare se valesse la pena arrivare al fermo dei militari britannici per la liberazione di 5 dei suoi emissari inviati  in Iraq a fomentare terrorismo ed aizzare le fazioni di fede sciita.

La risposta è che ne vale la pena per l’Iran e non solo per riavere i 5 suoi uomini esperti.

E’ necessario leggere in maniera più articolata l’azione dell’Iran, ed ogni obiettivo non può che essere complementare.

In gioco, infatti, c’è ancora un altro diverso interesse, quello finale, il vero scopo di tutto.

Un principio sottile, un gioco meschino, l’epilogo di una escalation di provocazioni che è tutto racchiuso nello scontro, che non si può continuare ancora  ad ignorare,  e che è l’emergere in toni sempre più gravi dello scontro di civiltà.

La lotta, non più sottaciuta, all’intero occidente; la volontà di piegarlo ed umiliarlo, di porlo supino ad accettare condizioni e ricatti.

L’Iran ha voluto rimarcare il concetto che la parte ritenuta più forte, in sostanza, è la parte invece più debole, la più vulnerabile per la realtà di questa parte del mondo.

Nessun Governo occidentale rapirebbe un cittadino mediorientale per esercitare un ricatto politico, e nessuna comunità civile accetterebbe di sacrificare la vita di uomini per perseguire scopi di pressione politica.

Anche il braccio di ferro sulla questione nucleare, per paradosso, diviene un freno alla soluzione della crisi in atto.

Un’azione di guerra, una minaccia e l’intervento di altri paesi o della comunità internazionale, sarebbe fatto passare per il pretesto di un’aggressione per ragioni diverse.

E' questo un momento di forte dispersione dell’identità culturale di una parte del mondo, si è in una realtà in cui si avverte la difficoltà a distinguere, senza grandi scontri ideologici, tra imperialismo ed autodifesa.

Il presidente iraniano, con la mobilitazione interna al suo paese, alimenta il processo all’occidente e minaccia di processare i militari rapiti, anzi fa ancora di più, anticipa la sentenza con un processo fatto celebrare dagli studenti che diviene il processo al regno di satana.

L’ampio risalto interno e le richieste di scuse della Gran Bretagna esaltano il fanatismo verso la richiesta dell’umiliazione dell’Inghilterra.

Le confessioni estorte a uomini e donne in stato di grave cattività, in territorio straniero e senza conforto diplomatico, stabiliscono i metodi incivili e spietati di un regime fanatico.

Anche l’immagine della soldatessa inglese con il velo islamico è un modo per far prevalere l’immagine di una cultura che prevale: vuole stabilire l’idea, da spacciare al popolo musulmano, della superiorità di una civiltà che non teme la forza degli altri, perché è sorretta dai principi della fede nell’Islam.

Tutti ingredienti di una strategia di sfide umilianti per mostrarsi in grado di confrontarsi con chiunque sul proprio territorio ed anche al di fuori.

Chi non ricorda i diplomatici americani negli anni 80, circa 25 anni fa, rapiti in territorio iraniano dai seguaci dell’ayatollah Khomeini?

Ed oggi i marinai britannici  rapiti anche loro, e con Tony Blair a cui è chiesto di chiedere scusa.

Trenta anni circa di terrore seminato nell’aria mediorientale dai Pasdaran iraniani, i cosiddetti “guardiani della rivoluzione” letteralemente la “legione dei devoti”, istituita per legge dallo stesso Khomeini nel 1979 per affiancare l’esercito regolare di leva: Ahamadinejad era uno di loro.

Forte di circa 125.000 uomini l’esercito dei Pasdaran, ben addestrato e pronto al sacrificio supremo, si  muove in una strategia fatta di terrore e di diffusione dei principi del fondamentalismo.

Dal loro lavoro si muove la lotta, attraverso la provocazioni ed il terrorismo, all’occidente ed ad Israele.

Nel 1983 alimentano la destabilizzazione del Libano per trasformalo nell’avamposto alla guerra di sempre con Israele e l’occidente.

Addestrano e assecondano la formazione nel paese dei cedri degli Hezbollah, il ramo armato dei seguaci del “Partito di Dio”.

Da provocazione in provocazione, fino alla recente, contro i marinai inglesi, impegnati nel pattugliamento delle acque irachene per il controllo dei trasporti mercantili e per impedire il traffico delle armi nell’aria del golfo.

Una strategia, quella iraniana, di attenzione per tutto il mondo arabo, un richiamo ad infiammarlo nelle moschee e nelle piazze.

L’aspirazione alla formazione di un impero dell'Islam e la spasmodica ricerca dell’arma atomica, per condizionare il mondo intero ed ergersi a dominio del Medio Oriente e del mondo arabo.

Il tutto tra fervore religioso e delirio di vendetta storica, come ha fatto presagire la reazione alle parole del Papa a Ratisbona.

Da un uomo che dichiara senza mezzi termini che vuole fornirsi dell’arma atomica per cancellare Israele dalle cartine geografiche e che è arrivato a negare l’Olocausto, organizzando persino a Teheran una squallida conferenza che sostenesse la negazione della storia della persecuzione nazista, penso ci sia da aspettarsi di tutto.

Anche da Hitler c’era da aspettarsi di tutto e quello che è stato, purtroppo, ha superato anche la più fervida immaginazione.

Possa pertanto l’occidente mostrare fermezza e mostrarsi compatta.

Si alzi la voce anche con Mosca e si chieda perché, tra le sanzioni, pone il veto all’Onu al blocco dei  beni dell’Iran all’estero, beni sottratti al beneficio del popolo iraniano che nonostante la ricchezza del paese vive nell’indigenza.

L’Europa, ammonita da Ahmadinejad a non interessarsi, alzi la voce e reclami e risponda compatta nell’affermare che l’azione compiuta dall’Iran è di pirateria medioevale e che si stringe compatta alla G.B. nel richiedere fermamente e senza indugio il rilascio dei marinai illegalmente detenuti.

Se passa questa vicenda nell’oblio e nell’indifferenza ci saranno altre provocazioni ed altre azioni efferate fino alla minaccia di non poterne più neanche parlare.

http://vitoschepisi.blogspot.com/

 
Rispondi al commento:
a_tiv
a_tiv il 03/04/07 alle 13:36 via WEB
Mia cara alpha...non ho mai detto che la strada della diplomazia non debba essere percorsa. Bisogna tentarla in ogni modo ed anche a costo di sembrare cedenti. Quello che non è opportuno è abbassare la guardia o ritenere di dover cedere per evitare lo scontro. Si cede sempre un passo alla volta. Una volta che si è concesso qualcosa sarebbe imspiegabile non essere costretti domani a cedere ancora, per più o meno le stesse ragioni. Noi sappiamo già ora che l'Iran è ad un passo dall'acquisizione dell'arma nucleare. Sappiamo anche che minaccerà di usarla per ammonire l'Europa e l'occidente a non intervenire. Sappiamo che la userà per Israele e per dominare il mondo islamico. Ti pongo un quesito: Tu hai dubbi che sia così? Cosa suggerisci allora? Scusami la brutalità ma a parlare di bontà, di solidarietà, di pace e di comprensione anch'io sono bravo. A me, però, piace guardare la realtà delle cose ed assumere decisioni. Non si tratta come credi di interessi economici...la crisi economica globale susseguente l'11 settembre 2001 ne è la riprova....la guerra ha dei costi e non solo di vite umane. All'Italia il rifinanziamento per 6 mesi delle missioni militari costa oltre un miliardo di Euro, oltre all'usura di strutture militari e pericoli di perdite con costi ancora più grandi. la guerra in Iraq agli USA sta costando tantissimo, anche per perdite di vite umane. Tu parli di mediazione interculturale...io penso che non sia possibile, non dico difficile ma proprio impossibile, non esiste un confronto e tutto ciò che spesso si chiede all'occidente non ha assolutamente reciprocità e garanzia. A noi si chiede soltanto di capitolare ed in alcuni casi anche di rinunciare a vivere, come predicano nella nostra civile Italia nelle moschee. Gli infedeli sono per loro natura meritevoli di morte. E' sbagliato richiedere reciprocità? E' sbagliato chiedere il rispetto delle nostre leggi? E' sbagliato chiedere il rispetto delle nostre tradizioni? Il dialogo si affronta così e non rinunciando ai nostri diritti per assumerci il dovere di rispettare loro. Se tornassi indietro nel tempo pensi che sarebbe bastato affrontare il nazismo col dialogo e la diplomazia? L'islamismo fondamentalista è il nuovo nazismo. Tu citi tra i problemi irrisolti la pace tra Israele e Palestina. Questa non si è mai voluta, pensi che un accordo tra palestinesi e israeliani sia sufficiente? Già ai tempi di Arafat: ci si sedeva intorno ad un tavolo e fuori si sparava e si facevano saltare bus di bambini che andavano a scuola o discoteche in cui gìiovani andavano a ballare, o mercati pieni di massaie intente a fare la spesa. Ogni concessione di territorio veniva usata per minacciare i confini di Israele, e provocazioni ed attentati hanno spesso interrotto trattative di pace. C'è qualcuno, ed io tra quelli, che ritiene che la pace non si voglia perchè così la dirigenza palestinese ha una sua ragione di vita. Accumula denari dalla comunità internazionale e tiene la popolazioni alla fame per poi accusare Israele che è sempre indicato come colpevole delle condizioni di vita del popolo palestinese. Serve affermare che Israele sia riuscito a coltivare il deserto e che senza Israele quel territorio sarebbe rimasto deserto? Qualcuno ricorda il tesoro di Arafat? Nel nostro discorso le questioni dell'Africa c'entrano poco: non si parla di solidarietà o intervento umanitario...noi stiamo parlando di pericoli più gravi per tutta l'umanità. Anche la diaspora Sciiti-Sunniti non riviene da responsabilità occidentali...anzi è proprio l'Iraq di Saddam che l'ha rispolverata mettendo le etnie e le origini della fede islamica in conflitto tra loro. Non condivido quelle che tu citi come provocazioni occidentali all'Iran...quali sarebbero? Sin dai tempi di Khomeini le ho sempre viste solo da una parte... Buona giornata. Vito
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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