Creato da barracudaebambolina il 30/09/2009

IN MY SHOES

Date a una donna le scarpe giuste, e conquisterà il mondo. Marilyn Monroe

 

 

Pensieri nascosti

Post n°246 pubblicato il 14 Aprile 2011 da barracudaebambolina

Non certamente i miei.

E’ che ieri sera Giovanni Allevi, la mia grande passione, suonava a Bologna.

E io sarei anche riuscita a rimediarmi un biglietto, e avrei tanto gradito sentire la sua Pensieri Nascosti, una delle mie preferite, quella che mi calma, che mi commuove, che mi emoziona, che mi rilassa, suonata dal vivo, con lui che chiude gli occhi e si lascia trasportare dalle note senza tempo del suo pianoforte e ci porta tutti con lui.

E invece il concerto l’ho perso. Perché? Perché, maledetta me, avevo promesso a L. di uscire con lui, e siccome era già la terza volta che lo bidonavo, stavolta proprio non ho potuto. E siccome mi tempesta di messaggi e mail alle quali non rispondo quasi mai, ho pensato, vabbé magari ci esco una sera e così mi lascia stare per almeno un po’. E magari lo capisce che non c’è trippa per i gatti e sparisce definitivamente. Magari.

Maledetta me e le mie buone maniere, che qualche volta un bel vaffa ci starebbe pure meglio, così fuori dai denti, senza paura.

Il risultato è che il pollo al curry del ristorante indiano mi è rimasto pesantemente sullo stomaco, forse per colpa di questo che mi guarda per tutta la cena come se fossi Heidi Klum, con gli occhi a cuore, e non la smette di chiedermi perché non trovo nessun uomo interessante, e di sviolinare e i suoi discorsi di cui non mi frega niente, e intanto che parla mi dico… allora devo comprare… lo yogurt, il detersivo, un po’ di gamberi…

E stamattina mi sono svegliata a fatica, innervosita, e pure incazzata per la serata inutile appena trascorsa. E quando ho visto il suo SMS delle otto di mattina, tutto sdolcinato che mi ringrazia per la bella serata ho solo pensato che a chi è causa del suo male, non resta che piangere solo se stesso.

E adesso mi cerco il biglietto per il prossimo concerto e non ce n’è per nessuno.

 
 
 

Sono diventata questa senza neanche accorgermene

Post n°245 pubblicato il 11 Aprile 2011 da barracudaebambolina

E’ come quando, al cambio di stagione, tiri fuori un paio di scarpe, e ti sembra che abbiano troppa punta, poco tacco, o che siano semplicemente vecchie, o di un colore ormai fuori moda.

Non ci si può fare niente, e non importa quando tu le abbia adorate, quante volte tu le abbia messe. Son dell’anno scorso, e non te le vedi più addosso, ora.

Non lo so, come capita. E non so quando è successo.

Ma è esattamente così che mi sono sentita sabato, a cena con amici, a festeggiare un compleanno al quale non mi andava di partecipare, ma mi scocciava mancare.

Come se non avessimo più niente in comune, come se si dovessero per forza riempire quelle poche ore parlando di cose banali che restano in superficie, mai dire troppo di se', mai chiedere troppo di loro. E possibilmente con il sorriso.

Un tempo non troppo lontano erano i miei amici, oggi sono solo delle persone che frequentavo e delle quali mi accorgo di sapere pochino. Alle quali ho poca voglia di raccontare di me, di fare confidenze.

Non ho niente da dire sui loro mobili da giardino, sul tagliaerba o sulle loro domeniche a pescare, sull’asilo dei figli, e non ho nemmeno voglia di fare la fatica di spiegare come mi sento, cosa va e cosa manca nella mia vita. Non credo che capirebbero.

E mi è sembrato tutto vecchio, tutto passato, dalla cena troppo tradizionale che mi è rimasta sullo stomaco, al sapore di una torta che il mio palato ormai abituato all’amaro ha avvertito disgustosamente dolce, quasi come se nemmeno i nostri gusti possano essere ormai compatibili.
Mi infastidiscono e mi annoiano le solite, vecchie battute, i discorsi, le affermazioni, e loro sbuffano se io voglio fare una foto, non sorridono negli scatti.

Non so se sono io, cambiata, o se sono loro.  
So che è così, so che mi è rimasto un senso di fastidio, di vuoto, quasi come se mi trovassi lì per caso, con persone che non conoscevo. Ma che non avevo nemmeno più voglia di conoscere, perché forse le conosco fin troppo bene.

Rimane solo quell’affetto che non sai da dove arriva, ma che, nonostante tutto, è sempre lì.

Rimangono le nostre vite che una vita fa abbiamo mescolato, e che ora corrono su due binari paralleli che forse non si incroceranno più.

O magari sì. Magari gli amici, come le scarpe, ogni tanto tornano di moda...

 
 
 

Peccato... non avevo la tutina da Elastigirl!

Post n°244 pubblicato il 06 Aprile 2011 da barracudaebambolina

Ieri mi sono sentita un supereroe. 
No, anzi, mi hanno fatta sentire un supereroe.
È andata più o meno così: dovevo prendere il treno per Bologna e mi sono fermata al bancomat della stazione per prelevare. Ora di punta, una gran fila e minuti contati. 
Finalmente tocca a me. Entro, e mi accorgo che il tipo davanti a me, magari distratto, magari un pò  perso nei suoi pensieri, ha dimenticato...ehm... di ritirare i soldi.
Una banconota da 50 euro nuova nuova, pronta lì nella bocchetta del bancomat, da ritirare entro 30 secondi.
50 euro. Pochi? Molti? Non so, non fanno diventare ricchi ed è certo che a me, perderli, un pò scoccerebbe pure.
Allora chiamo il tipo per avvisarlo e restituirgli i suoi soldi, ma lui non mi sente e si allontana.
Faccio il mio prelievo più in fretta possibile e lo vado a cercare. Finalmente lo vedo, è un ragazzo alto con i dreads in testa, fermati da una fascia colorata. Nel frattempo arriva il mio treno, mi devo sbrigare. E lo chiamo. Gli dico scusi, lei era davanti a me al bancomat. Ha dimenticato di prendere i soldi! Lui si avvicina, mi guarda stupefatto, poi li prende e mi ringrazia.
Li vicino c'è un tipo che assiste alla scena. Fa proprio una esclamazione e dice oooohhhh, magari trovarne di più di gente così!
E cosa fa? Fa partire un applauso. Si si, batte proprio le mani e mi dice brava brava, grande!
Al suo applauso si unisce quello di altre persone che sono lì, e tutte mi ripetono brava, grande!
È il mio momento di gloria (ma almeno avrò il rossetto dato come si deve?) a rovinarmelo, solo il Regionale Veloce 2231 che arriva e mi tocca salire...
Allora è davvero così strano comportarsi bene? Stupisce così tanto?

Mi viene in mente quella frase di Pirandello... è più facile essere eroi che galantuomini perché eroi si può essere una volta sola, galantuomini bisogna esserlo tutti i giorni...


 
 
 

sto così

Post n°243 pubblicato il 05 Aprile 2011 da barracudaebambolina

Sono giornate più o meno serene.

Intense ma tutto sommato gradevoli, che scivolano sotto le dita senza grandi scossoni e senza troppi ostacoli.

Le lunghe o rapide trasferte per le udienze si alternano al meritato e tanto atteso relax nel fine settimana, così come le giornate di sprint e voglia di fare e progetti si alternano ad una sorta di malinconia, o ad un’ansia mista ad attesa che forse è immotivata, o forse è solo l’ennesima riprova di una situazione che mi sta abbastanza stretta.

Sto bene anche da sola, sto bene con me stessa.

Sto bene così, sul mio balcone, tra i miei gerani che piano piano colorano di rosa il davanzale e i libri da leggere in silenzio, sulla poltrona senza scarpe a godere il primo sole tiepido.

E sto bene quando ad un certo punto mi accorgo che la mente è finalmente libera. Dalle persone che negli ultimi mesi mi hanno fatto soffrire, dalle preoccupazioni, dalle cose, dai pensieri.

Un po’ di pace, finalmente.

E’ una sensazione strana, come se fosse la fine di un periodo, quella che prelude all’inizio di un periodo nuovo della vita, e mi sento come in bilico, con il pensiero già via, lontano da qui, ma con i piedi ancora ben saldi a terra.

Non so cosa possa significare, ma intanto ho avuto la conferma che il mio umore dipende in larga misura dal tempo, dal sole e dalla pioggia, oltre che da un misto di qualcos’altro che non so bene definire.

E non ho grandi teorie da esporre qui, né sui massimi sistemi né su qualcosa di più leggero. Non ho fantasia, non ho niente da dire.

Allora mi lascio una traccia anche di questo senso di sospeso.

Chi lo sa che tra un po’ non mi trovi ad averne nostalgia.

 
 
 

che nessuno mai è pronto quando c'è da andare via

Post n°242 pubblicato il 30 Marzo 2011 da barracudaebambolina

Se n’è andato così, Enrico.

Dicono che è morto nel sonno, durante il riposino di una domenica pomeriggio di inizio primavera, dopo aver pranzato allegramente con la sua famiglia. Dopo aver scherzato, sistemato i suoi fiori in giardino, dopo la solita partita a carte con gli amici del bar.

Io non l’ho mai conosciuto, se non dai racconti di una figlia innamorata del suo papà, ma la sua scomparsa mi ha profondamente commossa.

Forse perché è quello che ognuno di noi si augura, una vita lunga e serena, senza mai un giorno di malattia in 85 anni, con ancora l’autonomia di una patente rinnovata, con ancora la testa che ti consente di arrivare fino all’edicola, e poi leggere il tuo giornale. Ogni mattina per una vita.

Fino a che arriva la tua ora, e lasci questa terra in silenzio, all’improvviso, e in fondo senza addii strazianti. Senza avvisare nessuno.

O forse perché capitare quassù sul suo Appennino, a metà strada tra l’Emilia e la Toscana, in questo paesino di sole 202, anzi, ora 201 anime, seguire quel corteo fino alla chiesa e poi fino al cimitero per dargli l’ultimo saluto, ha un sapore un po’ beffardo adesso, dopo che per anni non sono mai arrivata fin qui, perché è troppo lontano.

E in effetti lo è, lontano, ma non abbastanza da giustificare il non esser mai venuta qui. Perchè adesso il suo sorriso buono traspare soltanto da una fotografia in color seppia, dal suo giardino curatissimo che affaccia sulla vallata.

Queste cose mi fanno sempre riflettere, o magari anche cadere nel luogo comune, nelle frasi fatte che poco o niente riescono a dire sulla vita.

È che, davvero, non siamo mai pronti, non siamo mai preparati abbastanza ai cambiamenti, alle cose della vita.

E’ che pensiamo di avere un tempo infinito davanti a noi, pensiamo di poterci sempre permettere il lusso di rimandare a domani, alla prossima estate, a chissà quando. E poi la vita ci sorprende in modi che neanche riusciamo ad immaginare, nel bene e nel male, e poi le cose cambiano in tanti piccoli e grandi modi, e ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo perso l’attimo. Abbiamo perso tempo, abbiamo perso occasioni.

E ci diamo degli stupidi, e rimpiangiamo le cose non fatte, le frasi non dette, i posti che non abbiamo visto.

Oggi ho pensieri banali, lo so, ma va così.

Un fiore per te, Enrico.

 
 
 

 

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