6) Bologna, la musica e il canto

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6) Si sa che i bolognesi sono un popolo di melomani. Tutti musicisti, tutti suonano, e chi non sa suonare canta. La musica viene insegnata fin da piccini. Non per niente quella fucina di cantanti in erba che è il Piccolo Coro dell’Antoniano è nato qui, appena fuori dal circolo anarchico di porta Santo Stefano, zona sudest. Il Mago Zurlì Cino Tortorella si è dovuto trasferire qui per poter lanciare lo Zecchino d’Oro nel 1959. In via D’Azeglio, di fianco a San Petronio, è la casa di Lucio Dalla, oggi sede dell’omonima fondazione e in alcune giornate visitabile, con un grande affresco stilizzato del cantante sul muro esterno. Nell’adiacente piazzetta dei Celestini, meta di pellegrinaggi degli ammiratori, la fondazione aveva collocato una bella statua bronzea del cantante seduto su una panchina. I turisti si sedevano a turno per farsi una foto col cantante. Dopo qualche mese la fondazione se l’è ripresa con gran disappunto di tutti. Peccato. E’ dubbio se la piazza grande cantata da Dalla fosse questa o, piuttosto, piazza Cavour in cui ha vissuto per qualche tempo. Di certo non è la vicina piazza Maggiore, che da bolognese non avrebbe mai chiamato come la modenese piazza Grande. Altro big della musica bolognese è Francesco Guccini da Pavana (in cima all’Appenino, al confine con la Toscana, oltre Porretta Terme), ma da ragazzo abitante in quella via Paolo Fabbri 43 che parte di fronte all’ospedale Sant’Orsola e si addentra nello storico quartiere della Cirenaica.  Ma se parliamo di canzoni impegnate il leader induscusso è Claudio Lolli, cantautore felsineo autenticamente impegnato dagli anni ’70 della contestazione, che non si è mai spostato dalla sua casa di via Indipendenza e si è spento nell’agosto 2018.  I festival di Sanremo degli ultimi anni hanno dato gloria alla musica bolognese negli ultimi anni, con gli Stadio, vincitori nel 2016 (il leader Gaetano Curreri si vede spesso aggirarsi dalle parti di via Oberdan, via delle Moline e via Righi) e Lo Stato sociale, secondi nel 2018. Come dimenticare, tra i vecchietti terribili, gli eternamente giovani Gianni Morandi da Monghidoro (BO) e i Pooh, gruppo formatosi a Bologna, città di Dodi Battaglia, che facevano le prove in uno studio di registrazione a San Lazzaro di Savena, dove ha ancora casa Riccardo Fogli? E Cesare Cremonini,  ex frontman dei Lunapop, che cantava com’è bello andare in giro per i colli bolognesi. E’ recente il brano “Bologna è una regola” del bolognese Luca Carboni, che già agli esordi cantava “son partito da Bologna con le luci della sera”. Andrea Mingardi è un istituzione, immancabile allo stadio Dall’Ara. E’ di recente formazione il gruppo dei Rumba de Bodas. Freak Antoni, leader degli Skiantos, gruppo rock demenziale degli anni ’70, è stato recentemente omaggiato con l’installazione di un busto nel parco del Cavaticcio. Ma il rock demenziale trova riscontro anche nella band bolognese Gem Boy. Il romano De Gregori chiosava la sua canzone “Viaggi e miraggi” rendendo omaggio a “Bologna coi suoi orchestrali”. Questi sono professionisti. In un altra occasione racconterò gli artisti di strada e gli improvvisatori, che fanno sì che chiunque raggiunga in centro della città senta sempre qualcuno che suona o canta ad un angolo.

6) Bologna, la musica e il cantoultima modifica: 2018-04-24T19:44:00+02:00da Joss_Epp