19) Le torri di Bologna

20181101_21264520181101_22053520181030_21335119) A scuola insegnavano “Bologna la dotta, la rossa, la grassa e la turrita”. Nel medioevo le mura di Bologna contenevano un centinaio di torri, contendendo a San Gimignano il titolo di capitale delle torri. C’è chi arriva a considerarne 180, comprese quelle minori, e chi le limita a 94. Oggi, secondo la numerazione ufficiale, sono rimaste 22 torri e case-torri, comprendendo i 4 torresotti superstiti – ai 4 punti cardinali – che facevano parte della seconda cerchia di mura, quella intermedia. Delle vecchie torri giunte fino a noi, oltre naturalmente alla torre degli Asinelli, più alta e alla torre della Garisenda, mozzata perché la pendenza ne metteva a rischio la stabilità, sono immediatamente visibili per chi percorre il centro la torre Prendiparte, privata e a volte visitabile, la torre Altabella, la torre Azzoguidi, la torre Alberici, dietro il palazzo della Mercanzia, e la torre Galluzzi, all’interno della corte omonima. Alcune delle torri non più esistenti sono visibili attraverso percorsi 3D installati presso il museo medievale di palazzo Pepoli, in via Castiglione, e in via Zamboni. La modernità ha sostituito le storiche torri con nuovi grattacieli, il cui principale è quello dell’Unipol, ben visibile lungo la parte est dell’autostrada, tra le uscite 10 e 11 della tangenziale.

18) I parchi di Bologna

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18) Bologna, come tutte le metropoli invase dal cemento, dal traffico e dallo smog, cerca le sue oasi di pace nei parchi. Il primo polmone verde che si incontra scendendo alla stazione è la Montagnola, all’inizio di via dell’Indipendenza, una collinetta che di notte è la più celebre zona di spaccio, ma di giorno è un suggestivo parco circolate. Dalla parte opposta del centro, a sud, tra porta Santo Stefano e porta Castiglione, i giardini Margherita salgono verso i colli e sono meta di appassionati di jogging e sede di frequenti iniziative turistiche. Più spostato dal centro, in direzione nord, tra il quartiere Corticella e la fine di via Arcoveggio, il parco dei Giardini o Ca’ Bura, ha un bel laghetto che ospita anatre e molte specie acquatiche. Poco distante scorre il torrente Navile, lungo l’omonimo parco che attraversa tutta la città da sud a nord dal canale della Grada fino al paese di Castelmaggiore. Proprio di fianco all’autostrada all’uscita 7 della tangenziale, è ben visibile il Parco Nord, famoso per aver ospitato per decenni la festa nazionale dell’unità e oggi un po’ trascurato. Nelle due città satellite di Bologna, San Lazzaro e Casalecchio, si estendono due immensi parchi, quello dei Cedri e il complesso dei parchi Talòn e della Chiusa, che offrono interminabili passeggiate lungo il torrente Sàvena e lungo il fiume Reno. Da quest’ultimo parte anche la “via degli dei”, percorso di trekking che consente di raggiungere in più tappe Firenze a piedi, lungo i resti della strada romana Flaminia militare. Via Saragozza, all’esterno della porta, è un vero e proprio tesoro di parchi. Dall’arco del Meloncello, in sequenza, si incontrano il parco di Villa delle Rose (bel sentiero tutto in salita cui si accede da una lunga scalinata o dal cortile della casa di riposo per artisti drammatici) e il parco di Villa Spada (che sale su una collina con vista mozzafiato sul retro del santuario di San Luca e sulla città e si collega con il parco del Pellegrino scendendo fino all’arco del Meloncello). Salendo in auto per qualche chilometro lungo la via di Casaglia, dietro San Luca, si arriva all’immenso parco del Pavaglione, che negli anni 80 e 90 costituiva la principale meta delle gite fuori porta e delle fughe marinando la scuola. Enorme e famosissimo è anche il parco di villa Ghigi, lungo un colle che parte da via San Mamolo, fuori dell’omonima porta, ma è quasi introvabile per i non bolognesi e per questo non sono ancora riuscito a percorrerlo. Spero di potermi aggiornare presto.