A Tel Aviv si sono dimenticati chi ha le colpe dell’Olocausto

Come sanno ormai anche i sassi, lo sterminio degli ebrei (o Olocausto) si deve principalmente al III° Reich, cioè alla Germania nazista: la intelligentia ebraica, tuttavia, negli ultimi anni, ha preferito accreditare la morte di quasi 6 milioni di israeliti, più che altro a regimi cosiddetti “fascisti”, come, ad esempio, quello italiano che nel 1938, ad imitazione di quello germanico, in modo assai inopportuno e suicida, volle ornarsi di questo triste orpello. Così, dal 1943, in poi, cioè dall’invasione dell’Italia da parte del Reich dopo l’8 settembre, il regime fascista fu ritenuto colpevole diretto della morte di circa 7.000 ebrei. Un nonnulla, anche se il paragone tra “olocausti” non è certo opportuno, rispetto a quel che combinarono Himmler, Rosemberg. Bormann e Heidricht! E le responsabilità, concretizzatesi spesso nel silenzio e nella indifferenza, addebitate al Vaticano, alle autorità neutrali, agli ebrei americani, e per fino al leader del futuro Stato Ebraico, Ben Gurion.

Invece le colpe furono tutte ed esclusivamente dei tedeschi, i quali non solo a livello di gerarchi, ma anche di gente comune, ottemperarono a questa strage terrificante.

Poi è avvenuto una specie di miracolo: per motivazioni da ascrivere alle strategie internazionali, che furono subito pronte ad utilizzare l’ex-regime nazista come “blocco granitico” contro l’espansionismo comunista (che tra l’altro era stato già stabilito a Yalta!), non solo a Bonn fu concessa una franchigia del valore di migliaia di miliardi di dollari al posto del pagamento dei debiti di guerra (e questo fece sì che il paese rifiorisse in brevissimo tempo, e le sue malvagità finissero nel dimenticatoio!), ma i vari leader germanici, da Herart, ad Adenaurer, da Brandt, a Schimdt, fino a Khol, iniziarono una fattiva collaborazione con lo Stato d’Israele, tanto da diventare il primo paese per scambi commerciali al mondo; in particolare la Germania fornì Tel Aviv di ogni tipo possibile di tecnologia nucleare. Dai reattori atomici alle ogive per circa 150 testate nucleari, su input della Casabianca.

Cosicchè oggi Berlino, e quindi la nostra affezionatissima “cancelliera di ferro” viene risparmiata dalla pesante polemica d’Israele contro la Polonia, perché il Governo polacco si è permesso di rifiutare, a livello costituzionale, ogni accenno di coinvolgimento di quel paese nelle stragi naziste di Auschwitz e degli altri campi di sterminio, che furono sì ospitati in Polonia, ma per favorire la vicinanza con i progrom effettati dalle SS. Perché Mr. Netanyau non agisce, invece, contro la Germania, rammentando, anche ai più disattenti, che in quei luoghi chi “gasava” gli ebrei erano gli aguzzini della svastica, e cioè i gendarmi tedeschi con la testa di morto cucita sopra le loro uniformi? Cos’è questa improvvisa dimenticanza storica, tale da far pesare l’Olocausto, magari sugli italiani, “imitatori squallidi”, ma certo meno colpevoli di Hitler?

Non è un paradosso, più che altro una drammatica constatazione, che questa “ulteriore franchigia” che viene rilasciata ai tedeschi, anche all’interno di un’Unione Europea che è nata soltanto allo scopo di renderli ancora più ricchi e spregevoli, nei confronti di nazioni, come ad esempio la Grecia (che pure meriterebbe tutti i 300 miliardi di danni di guerra sempre chiesti, ma mai ottenuti), si ripercuota su quel tratto di storia “horribilis”, e siano proprio gli ebrei a “sorvolare” su queste eterne responsabilità, per ragioni esclusivamente economiche e politiche.

D’altra parte le notizie che giungono dalle tre massime fabbriche automobilistiche di questo IV° e rinnovato Reich, sui metodi utilizzati per soppesare lo smog causato da motori inquinanti (poi lasciati tali!), “gasando” letteralmente delle cavie, scimmie e uomini, facendo inquietare perfino le autorità americane, che pure hanno sempre difeso la Germania, favorendola da settant’anni; non fa altro che dimostrare che la signora Merkel e il suo apparato economico-finanziario hanno perso il pelo, e non il vizio, e che è senz’altro ora di recarsi in forze ai tavoli di quell’Unione schiava di Berlino, e pretendere di cambiare da subito le carte in tavola! Se questi “aguzzini di ieri e di oggi” intendono continuare a fare i loro sporchi giochetti, è indispensabile fermarli. Anche se lo Stato d’Israele non è d’accordo… (D.S.)

Se dopo il 4 marzo Mattarella tentasse il II° golpe, il popolo di ogni colore dovrà scendere in piazza

Secondo il candidato alla PdC dopo le elezioni (a larghe intese), Paolo Gentiloni, M5S e Lega sono “populismi”, Forza Italia invece no. Ed è ovvio, dopo che la massoneria, che opera dentro casa di Berlusconi, gli ha suggerito di fare questa trasferta ridicola, ma speciosa (per chi abbocca), nei palazzi dell’UE, a dire il contrario di quello che poi “predica” in Italia, quando è in compagnia dei populisti. Una bandierina al vento, che si muove in base a come la spingono le tempeste che questo ciarlatano e pregiudicato ha sollevato in Italia in venti anni, obbedendo solo ai dettami delle sue imprese, vinte alla lotterie truccate della P2, di Craxi, Mammì e Gasparri.

A questo punto, a poco più di un mese dalle elezioni, non sappiamo quanta gente la mummia di Arcore riuscirà ad allontanare dai seggi, visto che quello a cui puntano lui e Renzi, è proprio questo traguardo immorale e ipocrita, dopo che si è dimostrata tutta la vacuità di questa legge elettorale truffa!

Solo con un astensionismo attorno al 35-40%, infatti, Lega e M5S (ma anche chi corre sul serio a sinistra o a destra!), si vedranno condizionati con almeno un 10% in meno di consensi, e quindi agevoleranno il “dormiente” Mattarella nel dare l’incarico a chi riuscirà, come in Sicilia, a concordare un’accozzaglia degenere, ma con i numeri. Infatti alla fine saranno i seggi ottenuti a fare Governo, e non i singoli partiti: il M5S potrà pure essere il primo partito, ma lo fu anche nel 2013, e tuttavia Napolitano fece buon gioco spalmando una coalizione sui generis con Monti a capo. L’unica speranza, aldilà che i grillini possano vincere (con il 37-38%, minimo), è l’ingovernabilità del futuro Governo di larghe intese. Si presume che la Lega e FdI non accetteranno mai un nuovo Nazareno, così come L&U, e forse qualche altro pischello piddino, giunto al massimo dello schifo: la somma di tutte queste opposizioni sarà basilare per rendere instabile l’accozzaglia, e quindi per costringere il paese a nuove elezioni in autunno.

Certo, le campane europee, vaticane e quirinalizie suoneranno a morto, per la nuova ingovernabilità italiana, e non mancheranno tentativi di mettere in crisi la già critica situazione economica, facendo leva sui meccanismi finanziari più letali, come lo spread. Ma questa volta non si potrà transigere. E nel caso Mattarella volesse imitare il suo predecessore, con un nuovo golpe, il popolo, non importa di che colore sia (nero, rosso o a stelline) dovrà scendere nelle piazze e reclamare il potere! (D.S.)

 

 

Due “compagni di merende” all’assalto del popolo italiano

Uno fonda società, le indebito fino all’osso, poi allarga le braccia e spiega che quei soldi non li può restituire e le società le mette in vendita. Non le compra nessuno? E allora se le prendano le banche che avevano prestato quei soldi. Certo, gli spiace che una di quelle rischi di andare gambe all’aria con quei debiti. Ma non è più affar suo. Aggiungiamo che il fisco italiano e Equitalia (che massacrano di solito chi non ha soldi con cui pagare le tasse esose e usuraie di questo Stato), neppure ci provano a infastidirlo, perché lui è cittadino svizzero; però vive in Italia, nelle sue ville e maison, o negli Usa, dove frequenta gli ambienti dell’alta finanza e della massoneria, tanto da costituire il “consulente in pectore” di tutti i Governi della “sinistra”, cioè del neo-capitalismo catto-socialista più becero.

L’altro, stessa origine, americana e massonica, viene introdotto nella maggiore azienda automobilistica italiana che ha l’acqua alla gola, grazie alla nuova proprietà finanziaria, che frequenta, guarda caso, le stesse logge e le sedute al Bilderberg del primo; si mette d’accordo con molteplici ministri, faccendieri, sindacalisti, mafiosi, caccia via in venti anni circa 100.000 operai, la maggior parte coccolati con miliardi di ore di cassa integrazione, dopo che per altri trent’anni questa azienda ha inghiottito 150.000 miliardi (di vecchie lire) di aiuti di Stato; poi, sul più bello, trasferisce la sede fiscale all’estero, senza colpo ferire; e in seguito la stessa azienda negli Usa, dove va a inghiottire, con i soldi ricevuti in premio dalla DC, il PCI e Forza Italia, la Chrysler, approfittando delle leggi che la Gran Loggia di Washington ha messo in mano al Presidente nero, e che prevedono un intervento di 500 miliardi di dollari (altro enorme aiuto di Stato), che lui intercetta.

Il primo, non solo ha ridotto a zero la seconda banca italiana, il MPS, grazie ai fidi concessi senza garanzia dalla cupola che la controllava, tutta di marca massonica e social-comunista; ma poi, esauritisi i tesoretti bancari (che sfrutta dal 1981, dai tempi in cui disintegrò il Banco Ambrosiano, ma chi pagò con la vita non fu certo lui!), i Governi di “sinistra” gli hanno dato accesso alla Cassa Depositi e Prestiti, con le cui risorse (i risparmi delle poste che specie i pensionati depositano con tutt’altra finalità!), ha salvato l’ultima azienda che detiene (giusto per non andare in pensione anche lui), che smercia energia sporca, derivata dal carbone, che il ministro dell’ambiente, però, non considera un rischio!

Il secondo, che ogni tanto fa cucù in Italia, giusto per seguire le sue Ferrari, ridotte a catorci, capaci di imbrattare perfino un marchio di grande levatura (fin da quando il re della Fiat se ne appropriò, approfittando del “grande vecchio del cavallino”, privato di eredi capaci, dalla sfortuna); ma non si interessa minimamente di ciò che accade nelle sue ex-aziende, sparse per lo Stivale, da nord, centro e sud, ormai ridotte a pesante palla al piede dei vari ministri dello Sviluppo Economico, ma anche dei soliti faccendieri, sindacalisti, mafiosi, che continuano a privare del lavoro altre migliaia di persone, ormai tutte a carico degli italiani!

Carlo De Benedetti, veniamo a sapere (per ultimi), che grazie ad un sostanziale insider-trading con il Presidente del Consiglio nonché segretario del PD, sulla legge sulle banche popolari, ha guadagnato circa 10 milioni di € (non 600.000, perché mancano all’appello i milioni che sono stati guadagnati dai suoi uomini all’estero!), ma non ha sollevato neppure un dubbio su questi magistrati “cristallini”, che invece sono massoni sul serio, e che preferiscono indagare su “spelacchio”!

Sergio Marchionne, invece, regala 2.000 dollari ai suoi operai americani come bonus, mentre si è dimenticato di quelli italiani che gli hanno permesso la sua fuga dallo zio Sam, e i suoi giri di valtzer con la Casa Bianca; e che, fino a che la BCE e l’UE faranno finta di non vedere, consumeranno altri miliardi di fondi dell’INPS, alle spalle delle pensioni minime, ma alla fine resteranno tutti a casa!

Qualcuno potrebbe obiettare: ma il popolo italiano cosa fa?

E qualcun altro risponderebbe: sta a guardare, e prega… (D.S.)

 

 

Gaffe, sproloqui e provocazioni

E’ stata una gaffe quella di Patty Pravo di fronte a migliaia di fan, e con un Amadeus sbiancato in volto, con il suo “Buon 1918”? E’ stata una gaffe, quella di Mattarella, l’aver paragonato i “ragazzi del ‘99” quelli che diedero l’impulso alla vittoria dell’Italia, cento anni fa, dopo che i “generalissini “ (che nonostante tutto ancora si aggirano, sempre più privilegiati ed incapaci, nei nostri Stati Maggiori!), erano piombati dentro Caporetto; a quelli del 1999, che il 4 marzo, per la prima volta, andranno a votare? Non lo sappiamo, né lo sapremo mai: pur tuttavia ci piace fare un’ipotesi e soprattutto un’antitesi su quel che potrebbe nascondersi dietro due facce di questa italica medaglia…

Conoscendo da sempre le idee di Patty Pravo, questa inequivocabile e intramontabile icona dei ragazzi di destra del ’68, unitamente al grande Lucio Battisti, in tempi in cui essere di quella parte politica significava non solo l’isolamento e la deprecazione, ma anche il rischio di venire malmenati ed uccisi dalle “camice rosse”, che “difendevano” la democrazia con metodi assembleari, salvo poi accomodarsi, a rivoluzione completata, nelle stanze del potere, a goderne i frutti; non ci vorrebbe molto a fare uno+uno: si tratta, forse, di una provocazione di questa “giovane” settantenne, “ragazza del Piper”, che amava ammaliare, nel rischio quotidiano cui si sottoponevano, allora, quei rari giovani “volontari nazionalisti”, con la sua “Bambola”, il suo “Ragazzo Triste”, e la sua epica “Tripoli!”. Patty ha voluto fare un augurio, a sé e agli altri, della sua generazione di intramontabili romantici e combattenti per degli ideali, qualsiasi essi possano essere, purchè servano a mantenere in vita quel che allora ci premeva tutti, amici ed avversari, nel bene e nel male: l’ala della giovinezza, schierata contro un mondo di mummie in sfacelo, che preparava un abisso per la nostra patria? “Che, quindi”, il 2018 assomigli veramente a quel lontano 1918, quando la gioventù più povera e disperata del mondo, dimostrò, nel fango delle ultime trincee e tra i flutti di quel fiume limaccioso, che mai permise allo straniero di essere attraversato, la valenza di una consapevolezza, quella del futuro di una nazione e di un popolo, trascinato in una guerra paradossale, che da lì a vent’anni, uomini già maturi, avrebbe poi, purtroppo, definitivamente travolti, in un maledetto sogno dell’impossibile?

Una data, un mezzo sorrisetto, e Patty ha detto la sua, come sempre, mentre era una dea dello spettacolo, seconda solo a Mina: e fin da adolescente, nella sua giovane esperienza di vita, grazie al padre gondoliere, quando ebbe la fortuna di conoscere due grandi della storia, che conversavano con lui come vecchi amici: Angelo Roncalli ed Ezra Pound…

Sembrano passati millenni, da quel fatale “1968”, che si chiuse sulla gioventù italiana, come un catafalco. Tutti, qualsiasi colore si indossasse, purchè in buona fede, ci illudemmo di cambiare il nostro destino; ma la prevaricazione, la corruzione, la mistificazione e il trasformismo rifecero a pezzi le nostre certezze, e l’Italia riprese il suo corso ignobile, fino a ieri…

Dalle stanze ombrose e fredde del Quirinale, dove gran parte di questa “eterna illusione” ha trovato spazio e incoraggiamento, è arrivata così un’altra provocazione, una gaffe: quella che ha sfiorato il significato dell’altra, ma poi si è incenerita sull’amara realtà. Anche il Presidente, è chiaro, fu un ammiratore di quei diciottenni che, sul Piave, armati di pugnale e bomba a mano, rintuzzarono le ultime velleità di antichi imperi ormai inappropriati e superati: l’ultima speranza dell’Italia, la classe 1899, che non si fece rimpiangere, di fronte all’orgoglio plutocratico degli americani appena giunti da Oltreoceano, a salvare il salvabile. Ma è stato il paragone, che si è perso nel contraddittorio, quando “l’uomo dei silenzi-assensi”, ha voluto forzare la mano, paragonando la trincea al voto: nobile intento, è ovvio, perché niente in “democrazia” è più indecoroso e ignobile, di lasciare agli altri l’espressione della propria volontà politica, visto che la stessa, antica formula greca non appartiene, in nessun senso, all’ignavia di chi si sente “popolo” solo per convenienza! Perché si è trattato di pura ipocrisia: quale dovrebbe essere, infatti, lo sprone a questa generazione del ’99, per ottimizzare una vasta partecipazione al sistema? Il funzionamento dello Stato e di tutte le sue branche? La considerazione verso l’etica, il lavoro, il risparmio, l’ambiente, la salute, la sicurezza, la famiglia? Un particolare accento al futuro dei giovani, con la qualità dell’istruzione a tutti i livelli? Un braccio tecnologico, pronto a sorreggerli nelle nuove professioni? Un richiamo all’orgoglio di appartenere ad una tradizione secolare di grandi geni e grandi capacità, in continua concorrenza con paesi più ricchi e fortunati, ma vuoti di personalità e idee? Un esempio immarcescibile di onestà, doti morali, serietà e capacità; altruismo verso la povertà, gli anziani, le donne, i bambini, da parte delle classi al potere? Una morigeratezza nei costumi, che restituisca alla gente il senso della misura e del decoro, contro i modelli più decadenti dell’Occidente, ormai ombra di se stesso, travolto dall’edonismo e dalla speculazione finanziaria? Niente di tutto questo…

Com’è mai possibile, allora, che, di fronte ad un’ipotetica “macchina del tempo” si possa solo rapportare la semplice e coraggiosa volontà di quei ragazzi, poveri e ricchi che fossero, a sacrificarsi per una patria che, in ogni caso aveva tanto bisogno di loro, perché era loro madre, non matrigna; con un dovere elementare, offerto a questa generazione di “esseri perduti”, che cercano, nelle loro vacue e sterili forzature fatte di sogni impastati d’artificio, una via, una qualsiasi, per essere se stessi, e cercare, come giustamente ci ha trasmesso un altro “vecchio settantenne” l’altra sera via streaming, “il lavoro qualunque sia”, che diventa, poi schiavitù, perchè orchestrato da una società che ama sfruttare senza mai restituire nulla? Giovani che non sanno che cos’è la felicità, l’amore, l’idea di crescere con gli altri e per gli altri, la pacatezza, la natura; che vedono nel colore della pelle e in culture diverse, un ostacolo insormontabile, ma sono costretti ad aggrapparsi al denaro, molto o poco che sia, perché la società a questo li ha imprigionati? Insomma la materialità dell’esistenza, di fronte alla responsabilità delle idee e alla dignità dei comportamenti?

Eccola, Presidente, la generazione di questo ’99: e lei ne è uno degli artefici, e adesso chiede che essa si desti, e fissi un’immagine diversa del mondo, magari per tenere in piedi l’accozzaglia vergognosa che la peggiore politica abbia mai veduto, ai piedi di questo meraviglioso Paese.

Sappia, tuttavia, che è bastata una piccola provocazione di una vecchia cantante, a irrorare d’orgoglio il nostro animo assopito dalle nenie dell’anno che è passato; perché della sua “gaffe” non sappiamo che farne. Tanto, è una delle tante… (D.S.)

 

Gaffe, sberleffi e provocazioni

E’ stata una gaffe quella di Patty Pravo di fronte a migliaia di fan, e con un Amadeus sbiancato in volto, con il suo “Buon 1918”? E’ stata una gaffe, quella di Mattarella, l’aver paragonato i “ragazzi del ‘99” quelli che diedero l’impulso alla vittoria dell’Italia, cento anni fa, dopo che i “generalissini “ (che nonostante tutto ancora si aggirano, sempre più privilegiati ed incapaci, nei nostri Stati Maggiori!), erano piombati dentro Caporetto; a quelli del 1999, che il 4 marzo, per la prima volta, andranno a votare? Non lo sappiamo, né lo sapremo mai: pur tuttavia ci piace fare un’ipotesi e soprattutto un’antitesi su quel che potrebbe nascondersi dietro due facce di questa italica medaglia…

Conoscendo da sempre le idee di Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, questa inequivocabile e intramontabile icona dei ragazzi di destra del ’68, unitamente al grande Lucio Battisti, in tempi in cui essere di quella parte politica significava non solo l’isolamento e la deprecazione, ma anche il rischio di venire malmenati ed uccisi dalle “camice rosse”, che “difendevano” la democrazia con metodi assembleari, salvo poi accomodarsi, a rivoluzione completata, nelle stanze del potere, a goderne i frutti; non ci vorrebbe molto a fare uno+uno: si tratta, forse, di una provocazione di questa “giovane” settantenne, “ragazza del Piper”, che amava ammaliare, nel rischio quotidiano cui si sottoponevano, allora, quei rari giovani “volontari nazionalisti”, con la sua “Bambola”, il suo “Ragazzo Triste”, e la sua epica “Tripoli!”? Patty ha voluto fare un augurio, a sé e agli altri della sua generazione di intramontabili romantici e combattenti per degli ideali, qualsiasi essi possano essere, purchè servano a mantenere in vita quel che allora ci premeva tutti, amici ed avversari, nel bene e nel male: l’ala della giovinezza, schierata contro un mondo di mummie in sfacelo, che preparava un abisso per la nostra patria? “Che, quindi”, il 2018 assomigli veramente a quel lontano 1918, quando la gioventù più povera e disperata del mondo, dimostrò, nel fango delle ultime trincee e tra i flutti di quel fiume limaccioso, che mai permise allo straniero di essere attraversato, la valenza di una consapevolezza, quella del futuro di una nazione e di un popolo, trascinato in una guerra paradossale; che da lì a vent’anni, uomini già maturi, avrebbe poi, purtroppo, definitivamente travolti, in un maledetto sogno dell’impossibile?

Una data, un mezzo sorrisetto, e Patty ha detto la sua, come sempre, mentre era una dea dello spettacolo, seconda solo a Mina: o fin da adolescente, nella sua giovane esperienza di vita, grazie al padre gondoliere, quando ebbe la fortuna di conoscere due grandi della storia, che conversavano con lui come vecchi amici: Angelo Roncalli ed Ezra Pound…

Sembrano passati millenni, da quel fatale “1968”, che si chiuse sulla gioventù italiana, come un catafalco. Tutti, qualsiasi colore si indossasse, purchè in buona fede, ci illudemmo di cambiare il nostro destino; ma la prevaricazione, la corruzione, la mistificazione e il trasformismo rifecero a pezzi le nostre certezze, e l’Italia riprese il suo corso ignobile, fino a ieri…

Dalle stanze ombrose e fredde del Quirinale, dove gran parte di questa “eterna illusione” ha trovato spazio e incoraggiamento, è arrivata così un’altra  gaffe: quella che ha sfiorato il significato dell’altra, ma poi si è incenerita sull’amara realtà. Anche il Presidente, è chiaro, fu un ammiratore di quei diciottenni che, sul Piave, armati di pugnale e bomba a mano, rintuzzarono le ultime velleità di antichi imperi ormai inappropriati e superati: l’ultima speranza dell’Italia, la classe 1899, che non si fece rimpiangere, di fronte all’orgoglio plutocratico degli americani appena giunti da Oltreoceano, a salvare il salvabile. Ma è stato il paragone, che si è perso nel contraddittorio, quando “l’uomo dei silenzi-assensi”, ha voluto forzare la mano, paragonando la trincea al voto: nobile intento, è ovvio, perché niente in “democrazia” è più indecoroso e ignobile, di lasciare agli altri l’espressione della propria volontà politica, visto che la stessa, antica formula greca non appartiene, in nessun senso, all’ignavia di chi si sente “popolo” solo per convenienza! Perché si è trattato di pura ipocrisia!

Quale dovrebbe essere, infatti, lo sprone a questa generazione del ’99, per ottimizzare una vasta partecipazione al sistema? Il funzionamento dello Stato e di tutte le sue branche? La considerazione verso l’etica, il lavoro, il risparmio, l’ambiente, la salute, la sicurezza, la famiglia? Un particolare accento al futuro dei giovani, con la qualità dell’istruzione a tutti i livelli? Un braccio tecnologico, pronto a sorreggerli nelle nuove professioni? Un richiamo all’orgoglio di appartenere ad una tradizione secolare di grandi geni e grandi capacità, in continua concorrenza con paesi più ricchi e fortunati, ma vuoti di personalità e idee? Un esempio immarcescibile di onestà, doti morali, serietà e capacità; altruismo verso la povertà, gli anziani, le donne, i bambini, da parte delle classi al potere? Una morigeratezza nei costumi, che restituisca alla gente il senso della misura e del decoro, contro i modelli più decadenti dell’Occidente, ormai ombra di se stesso, travolto dall’edonismo e dalla speculazione finanziaria? Niente di tutto questo…

Com’è mai possibile, allora, che, di fronte ad un’ipotetica “macchina del tempo” si possa solo rapportare la semplice e coraggiosa volontà di quei ragazzi, poveri e ricchi che fossero, a sacrificarsi per una patria che, in ogni caso aveva tanto bisogno di loro, perché era loro madre, non matrigna; ad un dovere elementare, offerto a questa generazione di “esseri perduti”, che cercano, nelle loro vacue e sterili forzature fatte di sogni impastati d’artificio, una via, una qualsiasi, per essere se stessi, e cercare, come giustamente ci ha trasmesso un altro “vecchio settantenne” l’altra sera via streaming, “il lavoro qualunque sia”, che diventa, poi schiavitù, perchè orchestrato da una società che ama sfruttare senza mai restituire nulla? Giovani che non sanno che cos’è la felicità, l’amore, l’idea di crescere con gli altri e per gli altri, la pacatezza, la natura; che vedono nel colore della pelle e in culture diverse, un ostacolo insormontabile, ma sono costretti ad aggrapparsi al denaro, molto o poco che sia, perché la società a questo li ha imprigionati? Insomma la materialità dell’esistenza, di fronte alla responsabilità delle idee e alla dignità dei comportamenti?

Eccola, Presidente, la generazione di questo ’99: e lei ne è uno degli artefici, e adesso chiede che essa si desti, e fissi un’immagine diversa del mondo, magari per tenere in piedi l’accozzaglia vergognosa che la peggiore politica abbia mai veduto, ai piedi di questo meraviglioso Paese.

Sappia, tuttavia, che è bastata una piccola provocazione di una vecchia cantante, a irrorare d’orgoglio il nostro animo assopito dalle nenie dell’anno che è passato; perché della sua “gaffe” non sappiamo che farne. E’ solo una delle tante…