CAPPELLI

Cappelli, sì, soprattutto i cappelli a larghe tese che indossati nascondono in parte il viso, creando quella sorta di mistero e magia.

Mi sono sempre piaciuti e tutte le volte che mi capita di trovarmi nel reparto cappelli di un grande magazzino non resisto e comincio a provarli: la cloche, il basco, il cappello da uomo e quello a larghe tese. Li provo tutti, e a seconda del modello mi atteggio e faccio le smorfie, è il mio momento di palcoscenico. Invece di rendermi invisibile, come faceva l’elmo di Ade o di Atena nella mitologia greca, è come se il cappello mi desse coraggio, mi trasformasse e tirasse fuori tante altre me. 

Mi diverto come una bambina che prova le scarpe con il tacco della mamma, mi sento alternativamente vamp, sfacciata, seriosa, sexy, timida… A volte mi piacerebbe avere un fotografo a immortalare quei momenti particolari. Non sono una fan dei selfie e di solito m’imbarazzo anche se mi chiedono di posare per foto ricordo, non so mai che faccia fare, ma il cappello mi fa dimenticare tutte le mie insicurezze e mi fa osare.

La stessa cosa mi succede con gli occhiali, soprattutto quelli grandi da sole con le lenti scure. Un abbinamento sfidante cappello e occhiali scuri… guardo, osservo in incognito le persone senza essere interpretata. La donna del mistero, la femme fatale… divertente! 

Da tanto non faccio più un tour cappelli-occhiali e adesso che ci penso, dovrei riprovare, tanto per sorridere un po’ in questo tempo così difficile in cui ridere è ormai privilegio di pochi.

Provate anche voi!

realizzabile Predecessore tradire audrey hepburn cappello occhiali -  walterleonardi.it

SEXTING

E finalmente era arrivato il momento tanto atteso. Dopo mesi di chat si sarebbero incontrati di persona. La tensione era alta e in qualche modo anche le aspettative…

Vera era anche un po’ imbarazzata, era successo tutto al contrario: contatto in chat, scambi d’idee, sexting… già, e chi se lo sarebbe aspettato? Lei nemmeno sapeva cosa fosse, ma Vittorio sì, e molto bene. Soprattutto sapeva come farci arrivare lei, che nemmeno si era accorta di essere entrata in quel gioco così coinvolgente.  Certo, era un po’ un palliativo, dal vivo le cose sono completamente diverse, ma la pandemia aveva cambiato anche le relazioni sentimentali perché le occasioni di incontro erano state praticamente cancellate.

Così, dopo aver fatto sesso online per mesi, Vittorio aveva preso al volo questa finestra di libertà inattesa e aveva proposto a Vera d’incontrarsi e lei aveva accettato. Adesso però si chiedeva se avesse fatto bene. Non era facile andare al contrario, conoscersi di persona dopo essere stati così intimi virtualmente. Era curiosa certo, ma forse non aveva mai creduto che si sarebbero veramente conosciuti e questo paradossalmente le aveva dato la possibilità di esprimersi liberamente con le parole, scritte, al telefono…

Vittorio andava all’appuntamento con Vera con l’aspettativa di realizzare tutto quello che era accaduto in quei mesi di sexting. Curioso come lei, ma senz’altro meno preoccupato della donna, sicuro di sé, tranquillo. Gli era piaciuta in tutti quei mesi, perché avrebbe dovuto essere altrimenti, sarebbe andato tutto bene.

Tutto bene… forse…

Sexting: non così allarmante come si crede, ma... - Psicolinea

FUORI TEMPO

I tempi… quelli li ho sempre sbagliati nella mia vita e quando li sbagli all’inizio, poi è difficile recuperare. Ero seria fin da piccola, ubbidiente, posata, studiosa, come mio fratello e mia sorella, tre bravi figli, orgoglio di mia mamma, che ci tirava su da sola dato che mio papà era sempre assente.

Non portavo le minigonne, ero educata, mi comportavo bene e mi perdevo tutte le stupidate dell’età. Il fatto è che non me ne rendevo conto e così ho continuato finché a 40 anni passati qualcosa ha fatto saltare gli equilibri e mi sono ritrovata persa. Mi mancava l’esperienza delle stupidate e non potevo più recuperarla. 

Pian piano, in qualche modo ce l’ho fatta a mettermi al passo per poi accorgermi però che ero ancora fuori tempo e lo sono ancora. O meglio, ho tempi miei che non sono quelli della maggior parte delle persone. Alla mia età ho ancora voglia d’imparare, di vivere, quando gli altri sono già in pensione o sognano di arrivarci a breve, fanno i nonni o chiedono insistentemente ai figli di renderli tali presto.

E così continuo ad essere fuori dal coro, io che avrei ancora tanto da vedere e conoscere ma che sento il tempo fuggire e soprattutto che in qualche modo finisco per essere quasi sempre nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Questione di tempi…

ᐈ Metronomo immagini di stock, foto di metronomo | scarica su Depositphotos®

CASUALITA’ III

Stefano controllò l’insieme: jeans e polo blu, l’insieme era “tranquillizzante”. Non vedeva l’ora di incontrarla; chissà se era come lui se l’aspettava. Ma poi come se l’aspettava? In realtà non si era fatto un’idea precisa, più o meno, ma preferiva la sorpresa, e già la mascherina in qualche modo ritardava la sorpresa. Ok, pronti via!

Esattamente alle 15 erano tutti e due sulla terrazza, tavolo prenotato a nome Stefano. Gioia si guardò intorno cercando di indovinare chi fosse Stefano. All’improvviso incrociò uno sguardo sorridente dietro la mascherina e due occhi verdi spalancati dalla sorpresa… lui! Stefano le venne incontro visibilmente sollevato mentre Gioia si concentrava per non cadergli addosso una seconda volta. “Sei tu?” dissero contemporaneamente e scoppiarono a ridere e si diressero al tavolo per il loro primo appuntamento “reale”….

Risultato immagini per due caffè

CASUALITA’ II

LEI – Ciao, ok per un caffè.
LUI – Bene, sono contento! Hai deciso che non sono un serial killer?
LEI – Non scherzare dài, diciamo che non sono una sprovveduta e prendo le mie precauzioni…

LUI – Concordo, vale per tutti e due.  Allora alle 15 sulla terrazza della Rinascente, ti va?
LEI – D’accordo, a domani! Buona serata!

LUI – Buona serata a te Stella_cadente!

Gioia, dopo una notte agitata in cui si era chiesta se avesse fatto bene ad accettare l’invito, era davanti all’armadio aperto: cosa indossare? Pantaloni? Abito? Non troppo banale, ma nemmeno appariscente, scelta difficile. In fondo era la prima volta che si incontravano e Gioia voleva fare bella figura ma non sembrare diversa da quella che era. E quindi… vada per l’abito Desigual fantasia turchese, un po’ di colore non guastava, e orecchini lunghi in tinta presi a Vieste l’estate precedente. Un po’ di trucco, un rossetto non troppo aggressivo, mascherina e via!
Risultato immagini per MASCHERINA

CASUALITA’

Gli occhi… i suoi occhi verdi… ecco cosa l’aveva colpita… spiccavano al di sopra della mascherina e l’avevano catturata. Mai avrebbe pensato durante quel maledetto anno di pandemia che un giorno qualunque avrebbe di nuovo incrociato uno sguardo che l’avrebbe attratta al punto d’inciampare e franare addosso a Stefano. Lui l’aveva presa al volo, evitandole di atterrare poco elegantemente sul marciapiedi davanti alla vetrina di occhiali che stavano osservando tutti e due. Gioia si era scusata, imbarazzata, Stefano aveva riso e l’aveva rassicurata, non c’erano problemi, poteva succedere. Ma Gioia non riusciva a dire niente, lo sguardo inebetito, persa in quegli occhi verdi. Alla fine ognuno se n’era andato per la propria strada.

Bip… messaggio… Gioia alzò gli occhi dal libro e guardò lo schermo del pc. La casella della posta lampeggiava segnalandole l’arrivo. Cliccò sull’icona e aprì il messaggio. Sapeva da chi veniva, lo aspettava, Lupo_solitario era un contatto con cui chattava da un mese. Tipo simpatico, autoironico. Alternavano battute spiritose a discorsi un po’ più seri e le serate passavano piacevolmente. Ultimamente le chat erano diventate più intime, le battute sempre più con doppi sensi o intenzioni mascherate e ieri lui le aveva chiesto d’incontrarla… Gioia aveva preso tempo. Non che non fosse curiosa di vederlo, ma un po’ aveva paura, in fondo era un incontro al buio, lui poteva essere chiunque, uno completamente diverso da come si era fatto passare.

Questo era l’eterno dilemma degli incontri in chat: com’era veramente l’altro?  Era reale, corrispondeva all’idea che lei si era fatta attraverso gli scambi o era un bluff? In qualche modo però lei sentiva che poteva rischiare, poteva fidarsi, o forse sperava solo di potersi fidare.

Lui aspettava una risposta e lei aveva promesso di dargliela quella sera.

LUI – Ciao Stella_cadente, hai deciso se ti fidi di me?…

 

MIA E L’ALBA DEL NUOVO GIORNO

Il mare… finalmente… aspettava di andarci da mesi, ma i vari lockdown locali, regionali, nazionali, e chi più ne ha più ne metta, glielo avevano impedito. E Mia non ne poteva più, le sembrava addirittura di respirare a fatica tutte le volte che si rendeva conto di non poter fare quello che desiderava. E andare a vedere il mare e respirare l’aria salmastra erano due cose che bramava intensamente e che le mancavano da morire, come passeggiare a piedi nudi sulla sabbia.

E poi il mare alleviava le pene, almeno per lei era così. Era come se potesse liberarsene scaricandole tutte nell’acqua salata. Meglio sarebbe stato potersi immergere e nuotare a lungo, ma era ancora troppo freddo per azzardarsi.

Ormai ne era certa: non era più innamorata di Guido, ma proprio per questo aveva bisogno di annegare dispiaceri e sofferenze per poter ricominciare a fare progetti per se stessa. Il sole si affacciava all’orizzonte e Mia si sedette a guardarlo, stupita che quella meraviglia si ripetesse ogni giorno senza alcun intervento umano. I colori tenui si trasformavano pian piano in tonalità più intense fino a riempire il cielo di energia colorata. Mia sentì un profondo calore salire dalle viscere al cuore e irradiarsi come un sole e provò un’immensa pace.

E all’improvviso seppe che la sua nuova vita era iniziata…

Risultato immagini per ALBA SUL MARE

SOGNO O REALTA’?

Giovanna non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel grande letto senza trovare la posizione. Cercò a tentoni la valeriana ma, non riuscendo a localizzare al buio la scatola, si rassegnò ad accendere la luce. Eccola, tirò fuori due pastigliette e le ingoiò con un po’ d’acqua… mamma mia che disastro il letto! A furia di rotolarsi nel vano tentativo di prendere sonno, l’aveva disfatto.

Già, ma non era colpa del sonno che non arrivava…il sonno non arrivava perché lei era ancora sottosopra come le sue coperte. Chiuse gli occhi e lo rivide, ma soprattutto lo sentì, la sua voce, il suo respiro, le sue mani su di lei, la sua bocca… Il solo pensiero la eccitava e la confondeva… 

La cosa buffa era che a vederli, Giovanna e Michele, sembravano due persone normali, anche piuttosto razionali, ma quello che era scattato tra loro quella prima volta non aveva niente a che fare con la razionalità, era tutto istinto. Non riuscivano a non toccarsi, a sfiorarsi, e quei contatti li facevano rabbrividire. Il fatto è che ognuno dei due si era accorto che l’altro era nelle stesse condizioni, e così non appena era stato possibile defilarsi dall’inaugurazione della mostra fotografica, erano scappati via e si erano diretti a casa di lei. Quello che era successo poi era stato la naturale conseguenza.

Non avevano parlato, la fisicità non aveva avuto bisogno di esprimersi a voce: gli sguardi intensi, le mani che esploravano ogni centimetro del corpo dell’altro, le labbra che si posavano avide sulla pelle, tutto amplificava le sensazioni di ognuno dei due amanti. Finché un urlo liberatorio li aveva accomunati nell’esplosione finale.

Quando si erano calmati, Giovanna lo aveva guardato e aveva detto: “Adesso te ne devi andare”. Michele aveva osservato i suoi occhi che brillavano e aveva capito. Si era alzato lentamente dal letto, si era rivestito, l’aveva baciata e si era diretto alla porta con la certezza che si sarebbero ritrovati.

Giovanna aveva tentato di dormire…

Risultato immagini per magritte gli amanti

LA VOCE

La voce, una voce: ecco quello che cercava, una voce calda, avvolgente, intrigante…

Rachele rifletteva: sul web aveva fatto diverse conoscenze, alcune interessanti. Certo, il giudizio era sulla base di brevi scambi d’idee e di sensazioni. Se c’era curiosità, se c’era interesse, si passava sulla messaggeria istantanea, più immediata per la comunicazione e in qualche modo più agevole per scoprire l’altro.

Ma poi arrivava un momento in cui con qualcuno, un prescelto, si passava alla conversazione telefonica e a questo punto la voce era fondamentale per rivelare la personalità dell’altro. O almeno lo era per Rachele.  Era il momento che aspettava e in qualche modo temeva. Sì, perché il tono della voce, il modo di parlare, le pause, la scelta delle parole, erano tutti elementi fondamentali di una personalità specifica, unica. E tra queste unicità Rachele ne cercava una, quella che in qualche modo si sarebbe rivelata speciale, complice e avrebbe svelato una chimica nascosta che li avrebbe fatti riconoscere.  La chimica che scatena reazioni incontrollabili, profonde e sconosciute persino a noi stessi, quella che non ti fa capire più niente e ti fa seguire l’istinto contro ogni ragionevolezza.

Questo cercava Rachele e sapeva che prima o poi avrebbe trovato la voce giusta, quella che non poteva che combinarsi con la sua, quella che avrebbe fatto battere il suo cuore all’impazzata, magari per un breve periodo, ma che le sarebbe comunque rimasta sempre dentro a ricordarle che c’è sempre una possibilità…

Saper usare la propria voce

 

CHAT, VOCI

Lui – Ciao, bel nickname! Michele

Lei – Ciao, grazie.

Lui – Ho letto quello che scrivi, mi piace, sei diretta.

Lei – Scrivo quello che penso e che sento, mi piace scrivere.

Lui – Si capisce. Posso chiederti cosa fai nella vita?

Lei – Lavoro come assistente in un ufficio professionale. Tu?

Lui – Informatico.

Era stato l’inizio.

Si erano scritti per un po’, dalla chat erano passati alla mail, poi a WhatsApp e infine si erano parlati al telefono. E lì era scattato qualcosa… le loro voci… le loro voci si erano riconosciute, come se si fossero ritrovate. Calde e avvolgenti, vicine, si era scatenata una chimica inspiegabile… o almeno Lucia percepiva qualcosa che non riusciva a spiegare, una sorta di rimescolio… quella voce profonda non se l’aspettava, l’aveva colpita dentro e la scombussolava. Chissà cosa pensava lui…

Lui, Michele, aveva pensato che quella di Lucia era una voce sensuale, gli piaceva e gli piaceva ascoltarla, lo avvolgeva e lui si beava cercando di immaginarsela mentre stava accoccolata sul divano, un libro in mano, la tazza di tè accanto.

Chissà se prima o poi si sarebbero incontrati? Nessuno dei due lo sapeva, anzi, nessuno dei due se lo chiedeva. Da un anno vivevano semi-reclusi e isolati a causa di quella tremenda epidemia che aveva cambiato la vita di tutti, e le restrizioni imposte dal governo impedivano i trasferimenti tra comuni, figuriamoci poi tra regioni. E loro due avevano scoperto di abitare in regioni diverse e probabilmente una volta che tutto fosse finito, forse non avrebbero nemmeno avuto voglia di trovarsi faccia a faccia… sarebbero rimasti due che si erano incontrati per caso e si erano presi cura l’uno dell’altra per un periodo a tempo determinato che li aveva trasformati, nonostante loro…

Cosa sono le voci · Approfondisci l'argomento · Sentire Le Voci