REBECCA

Davanti allo specchio Rebecca si osservava con occhio critico, molto critico. In fondo non era male, anche se forse leggermente sovrappeso, e sempre nei posti sbagliati. Le fosse cresciuto il seno, sarebbe stato un sovrappeso positivo, ma sempre intorno al girovita… Ufff…

Ok, bisognava impegnarsi con l’abbigliamento, stasera era importante. Rebecca era emozionata, un po’ preoccupata, a tratti si malediva per aver accettato l’appuntamento con Marco… e se poi non le piaceva?  e se non era come se l’era immaginato? e se alla fine era diverso da come glielo aveva descritto la sua amica Angela che aveva combinato l’incontro?… e se invece le fosse piaciuto?… e se lei non fosse piaciuta a lui? e se invece gli fosse piaciuta, tanto?

La testa, quella testa che non staccava mai, o quasi… chiudere gli occhi e lasciarsi andare, non pensare, solo sentire, con la pelle…

Abito nero? avrebbe voluto indossare quello rosso, ma forse per un primo appuntamento al buio non era il caso, ok buttarsi, però forse così un po’ troppo… magari gli orecchini e il bracciale rossi, la borsa e i sandali…

Coraggio, si parte e vada come vada!  Buona fortuna a me!

Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1Lauren Woman Abito smanicato in jersey 1

MIRIAM

Lo guardava con curiosità mista a uno strano desiderio mentre lo ascoltava parlare della sua giornata lavorativa. Osservava in modo apparentemente distratto la sua bocca muoversi e seguiva ogni minimo movimento sentendo salire dentro di sè qualcosa di caldo che irradiava nel petto e saliva al collo e al viso. E pensava che aveva voglia di stendersi sul tavolo per raggiungere quelle labbra e baciarle fino a sentirlo sciogliersi…

Era lei quella che aveva quei pensieri? Sì, Miriam era anche quella e all’improvviso Andrea parve accorgersene e smise di parlare. Si avvicinò e la fissò con sfacciata provocazione allungando una mano sul suo tubino nero, sulla coscia, facendo scivolare il tessuto fino a scoprire il pizzo della calza mentre lei tratteneva il respiro. La carezzò e sentendo che Miriam era eccitata sfilò lentamente la mano, la fece alzare e la guidò verso l’uscita del ristorante sfiorando il suo fianco…..

Mano sulla coscia: che rischio?

DIVAGAZIONI

Scaricò velocemente la spesa dall’auto e la depositò nell’atrio del palazzo.

Di corsa riprese la guida del veicolo e andò a parcheggiare sul retro.

Lentamente ritornò verso casa e, quando giunse al cancello, si accorse della luna… luna piena che illuminava la serata buia.

Si fermò con il naso per aria, cominciò a contare le stelle ma s’interruppe subito di nuovo attratta dal disco color latte…

Immobile, inspirò profondamente, trattenne il fiato per qualche secondo e poi espirò con forza abbandonando le braccia e le spalle come a liberarsi di un grande peso. Quello della solitudine, sempre presente quando avrebbe avuto voglia di compagnia e ugualmente assente quando avrebbe desiderato di stare sola con sé stessa.

Destino di tutti gli esseri umani… forse anche degli animali, spesso costretti a colmare i vuoti dei padroni…

All’improvviso si ricordò della spesa, spinse il cancello, salì i gradini e cominciò a programmare mentalmente la cena… in fondo era un bel diversivo…

Una Serata All'osservatorio di Montarrenti Per Ammirare La Luna Piena | Valdelsa.net

MATILDE

La serata era calda, di quel caldo estivo che quest’anno non si era ancora avuto la fortuna di assaporare; le strade quasi vuote, troppo presto per la passeggiata serale.

Matilde camminava lentamente verso la parte vecchia del paese, quel rione pieno di case ristrutturate mantenendo lo stile originale e i materiali dell’epoca, quei mattoni che, interrotti dalle ringhiere delle terrazze, davano calore al quartiere accogliendo vasi di gerani rampicanti e surfinie multicolore. I lampioni in ferro battuto appesi ai muri della lunga e stretta strada contribuivano a creare l’atmosfera vacanziera illuminando i tavoli pieni di gruppi di amici che ridevano assaporando il cibo innaffiato da birre e vini locali all’esterno di pub e piccoli ristoranti.

A metà della strada che congiungeva i due archi che davano accesso al rione, un piccolo palco e una cinquantina di sedie in plastica per il pubblico. In sottofondo del jazz classico registrato, sul palco tre giovani uomini e un quarto con qualche anno in più accordavano gli strumenti: un violino, due chitarre classiche e un contrabbasso.

Matilde si sedette in quarta fila e attese che l’esibizione cominciasse rispondendo a qualche sms.

Quando i musicisti diedero inizio alla serata con alcune parole di presentazione del gruppo e del genere musicale, Matilde cambiò la modalità del cellulare in “vibrazione” e si lasciò trasportare dalla musica dixie magistralmente suonata.

Dopo il primo brano, qualcuno venne a sedersi alle sue spalle. Di sfuggita percepì che si trattava di due uomini, ma non poté vederli e si reimmerse nella musica. L’abito rosso che indossava non la rendeva certo invisibile, e del resto l’aveva indossato proprio per questo, ma la strana sensazione di essere invasa la mise un po’ a disagio. Non poteva girarsi, ma era certa che uno dei nuovi arrivati la stesse osservando, o meglio, probabilmente stava studiando il suo tatuaggio alla base del collo che destava sempre un po’ di curiosità. Era giunta a questa conclusione perché aveva sentito un calore particolare proprio in quel punto poco dopo l’arrivo dello sconosciuto.

Giorgio ascoltava la musica con piacere, ma il tatuaggio alla base del collo della donna seduta davanti a lui lo attraeva e lo distraeva. Chissà com’era, che lineamenti aveva il suo viso, se era carina o no. Troppo timida no, non avrebbe indossato un abito rosso, e poi era da sola, la sedia accanto a lei era libera. Le piaceva la musica ed era selettiva, altrimenti non sarebbe venuta a un concerto così particolare, ci voleva del gusto. E doveva saper ballare, perché man mano che la musica si diffondeva, lei si muoveva leggermente seguendo il tempo. Sempre più attratto da lei, Giorgio pensava a come attaccare bottone con la donna. Chissà come si chiamava. Dal tatuaggio i suoi occhi risalirono lungo il collo sottile fino alla nuca, lasciata scoperta dal taglio corto dei capelli scuri. Accidenti, un certo calore lo stava pervadendo; quel collo, la nuca, Dio come avrebbe voluto baciarli! Ma cosa gli stava succedendo? Sembrava un ragazzino ai primi turbamenti e non riusciva a togliere gli occhi da lei.

Luca gli stava dicendo qualcosa, ma Giorgio era distratto e dovette chiedergli di ripetere. Il suo amico lo guardò con aria interrogativa e, seguendo lo sguardo di Giorgio fisso su Matilde, rinunciò a ripetere il commento di apprezzamento per il gruppo musicale. I due amici si conoscevano da anni e Luca sapeva bene cosa avesse passato Giorgio mesi prima quando Laura lo aveva lasciato dopo cinque anni di convivenza, e sorrise al vedere l’amico riemergere dal suo periodo nero; era evidente che Giorgio cominciava a prendere in considerazione un cambio di vita e forse quella sera Luca sarebbe tornato in albergo da solo…

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MARIANNA

Era così, stasera l’aveva capito e in qualche modo non era sorpresa, in fondo l’aveva sempre saputo che non era ancora pronta a rischiare di nuovo. Aveva bisogno di tempo per dimenticare e chissà se avrebbe avuto abbastanza tempo per dimenticare e poi ricominciare. Marianna non aveva mai sentito il peso dell’età fin quando Renato non l’aveva lasciata scappando, come aveva già fatto un anno prima. Se era onesta con se stessa, si era sempre sentita precaria, tutte le volte che avevano discusso e ammesso che erano completamente diversi, per carattere, interessi e idea di un rapporto sentimentale, e si era chiesta per quanto tempo avrebbero potuto andare avanti. 

Ogni volta però aveva scacciato quella sensazione e si era detta che in fondo non esistono rapporti perfetti, perchè le persone non sono perfette, e quindi andava bene così. Le risate, gli sguardi, le battute, le notti d’amore e le canzoni che avevano accompagnato i momenti condivisi e avevano dato un senso a tutto l’avevano convinta che sarebbe durata a lungo, forse anche per sempre.

Ma non era stato così e adesso i ricordi facevano male e tornavano ogni volta che Fulvio partiva alla carica e la bloccavano. Le ricordavano che le relazioni fanno soffrire e lei non ce la faceva, non poteva, non ci riusciva. Era stanca di vivere con la paura di dover affrontare l’ennesimo fallimento.

Eppure c’era qualcosa in fondo da qualche parte che sorprendentemente e inaspettatamente ogni tanto si faceva spazio e usciva dandole il coraggio di rischiare e buttarsi avanti. Una sorta di desiderio incosciente di scoprire che non era sempre così, che non necessariamente le cose dovevano finire male, c’era anche la possibilità che qualcosa nato per caso si rivelasse meglio del previsto.

“Io rimango qui, io rimango qui
che non ho ancora paura
di dare via la pelle, vivere come stelle,
vivere per me”
(da “Vertigine”, Levante)

Paura di amare? – Il Golfo 24

 

PUNTEGGIATURA

Non facile usare bene la punteggiatura: virgole, punti e virgola, punti di vario tipo…

Il problema non è solo sulla carta, ma anche nella vita! Sì, perchè la punteggiatura segna anche ogni momento delle nostre vite e la cosa più complessa è mettere i punti e andare a capo.

A questo riguardo io ho delle grandi difficoltà, i punti non sono la mia specialità, non i punti a capo. In realtà sono una specialista dei puntini di sospensione con i quali dò seconde, anche terze possibilità quando invece dovrei solo trovare il coraggio di chiudere definitivamente mettendo un bel punto. E a capo.

Ma a cosa è dovuta questa indecisione? Vorrei proprio saperlo, perchè dare opportunità di recupero, passatemi il termine, non dev’essere azione scontata, in qualche modo bisogna meritarsela. Ecco, forse è proprio questa capacità di capire se l’altra persona è veramente dispiaciuta o se ne sta approfittando che mi manca o di cui sono insufficientemente dotata.

O forse è solo un livello di autostima ballerino che a volte scende al di sotto di un valore accettabile per una buona autoconservazione.

Mah, chi può dirlo? Dovrò cercare di applicare le mie conoscenze sulla punteggiatura grammaticale alla mia vita. In fondo in grammatica sono sempre stata brava!

SENSAZIONI

Scende la sera e la malinconia offusca la mente. La consapevolezza della solitudine, il vuoto nel letto troppo grande, il desiderio di non pensare, di vuotare la testa…

La voglia di scappare lontano, sparire tra le onde del mare o forse tra le nuvole in cielo, lasciarsi andare e seguire l’istinto ancora una volta con la speranza di vivere nuove sensazioni che sazino l’anima e la mente…

E gridare tra le lacrime un dolore che non si attenua se non cullato da forti braccia che tramettono un messaggio consolatorio, “Io sono qui, conta su di me!”

E la speranza che dopo ogni burrasca torni la calma e il cuore riprenda lentamente a battere per un nuovo sogno.

…e niente è più come prima…

 

SOGNO

Il sogno l’aveva turbata a tal punto che non si era ancora alzata dal letto.

Molto strano, Angie non ricordava mai i sogni, o almeno ne ricordava solo pezzi senza un filo logico. Invece questa mattina si era svegliata con il ricordo dettagliato di quello che aveva sognato ed era un po’ imbarazzata.

Sognare di fare sesso non era poi così strano, ma sognare di farlo con Riccardo e in quel modo la destabilizzava. Non aveva mai creduto che lui l’avesse colpita al punto da renderlo il protagonista delle sue fantasie, non pensava mai a lui, tanto meno come compagno di giochi. Erano colleghi, lui era simpatico, ma non certo un tipo intrigante. Eppure nel suo sogno era lui, ma allo stesso tempo non era lui: risultava così sensuale e sexy, mentre nella realtà lo si sarebbe considerato un uomo banale che non suscitava particolari istinti selvaggi e tanto meno fantasie inconfessabili.

A ripensarci Angie non riusciva a crederci. Cosa ci faceva lui nel suo sogno? perchè proprio lui?
Forse proprio perchè nella vita reale lui appariva così innocuo e inoffensivo, nel sogno diventava deciso e sicuro di sè, un uomo a cui lei non riusciva a dire di no, qualcuno che in qualche modo non le chiedeva il permesso, perchè aveva capito che lei si sarebbe sentita più libera se non avesse dovuto scegliere.

E così Angie sentiva ancora sulla pelle il tocco leggero delle mani di Riccardo che accarezzavano la sua schiena e all’improvviso la giravano e la mettevano schiena al muro con un sorriso sfacciato che ancora la faceva fremere.

Angie faticava ancora a respirare regolarmente, il ricordo di ogni gesto, ogni reazione, ogni respiro condiviso le annebbiava la mente e la spossava come se tutto fosse realmente accaduto poco prima.

Finalmente riprese il controllo e si alzò per dirigersi alla doccia. Eh sì, meglio farsi una bella doccia e affrontare la nuova giornata…

RICERCA

“Cercami,
non quando ti senti solo.
Cercami quando hai tutto
e non ti manca niente.
Niente tranne me”.

Eh già, proprio così, questo è quello che ho sempre voluto e tuttora mi auguro – pensava Sara – essere desiderata da chi non ha bisogno di nulla, da chi si sente incompleto solo perchè gli manco io.

La mancanza a volte può diventare dolore fisico quando viene identificata con qualcuno a cui teniamo così tanto che quando non è con noi ci sentiamo meno-mati.

Di fronte alla sua tisana, Sara rimuginava. Si era imbattuta in quei pochi versi che l’avevano colpita perchè li aveva sentiti suoi. Forse perchè per lei era proprio così, ma non sapeva se fosse la stessa cosa per Luca, sempre riservato e criptico. Stavano bene insieme, ma lei non era sicura che Luca la desiderasse così tanto.

Certo, lei era “eccessiva” in tutto, non aveva mezze misure, soprattutto per quello che riguardava i sentimenti, e si aspettava lo stesso atteggiamento dal suo lui. Ma si rendeva conto che come al solito stava usando troppo la testa e forse un po’ più di leggerezza non avrebbe fatto male a tutti e due…

Meno testa e più cuore.

RIFLESSIONE

E così un’altra settimana è passata, 7 giorni uguali a quelli passati e probabilmente uguali a quelli che verranno. Il tempo scorre monotono ormai, da mesi
viviamo in una sorta di fermo-immagine a causa del Covid e quel poco che ci è permesso fare a fasi alterne non riusciamo nemmeno a godercelo, in attesa di un nuovo inasprimento dei divieti che sembra quasi sia diventato lo sport preferito di un Presidente del Consiglio che quasi tutti consideravano un tranquillo professore innocuo e forse anche un po’ sprovveduto. Alla faccia…

Senza voler entrare nel merito della situazione generale, che ormai viene dibattuta da tutti fino alla nausea, senza peraltro cavare un ragno dal buco, riflettevo sul nostro futuro affettivo. Come faranno a crearsi nuove coppie, a nascere nuovi amori, transitori o duraturi, se non possiamo più muoverci se non per andare al lavoro o a fare la spesa, e con la raccomandazione di impiegare meno tempo possibile? Non ci saranno più sguardi che s’incrociano casualmente, battute insulse fatte per attirare l’attenzione. Ormai tutto dev’essere programmato, prenotato, organizzato, e la diffidenza la fa da padrona (sarà veramente sana/sano, sarà un portatore di virus inconsapevole?). Ci mancava anche questa e per ora ci vogliono tanta voglia di vedere il bello, il meglio e una gran dose di speranza per affrontare ogni nuovo giorno con il desiderio di scoprire cosa ci riserva.