#testdrive #LandRover #Discovery Sport, veloce sulla terra come sull’asfalto

Un #crossover nato per scalare il mondo perfettamente a suo agio sui percorsi di montagna

Il mezzo ideale per raggiungere siti spettacolari e panoramici in tutta sicurezza

Se doveste fare un giro con un fuoristrada potente e maneggevole, affidabile, stabile, dove vi fareste portare? Sì, perché con un’auto di questo genere vi potete permettere il lusso di farvi trasportare dalla vettura. La comodità dell’abitacolo, il confort dei sedili, la guida assistita e l’insonorizzazione consentono di pensare a tutto fuorché della guida. Non fraintendete. Il vostro ruolo al volante continua a essere imprescindibile. Ma la disponibilità delle numerose regolazioni e funzioni di guida, comprese quelle per i percorsi estremi, non possono che rassicurare ogni vostro pur ragionevole dubbio. Così proviamo un tratto di trasferimento su strade provinciali e statali. Riepilogando: 2000 cc diesel da 240 CV e due tonnellate di peso, sospensioni e ruote che sono realizzate in previsione di dover scalare le montagne, gomme da fuoristrada che non si scompongono sull’asfalto veloce né sul misto, con un basso attrito. Il risultato è che i consumi sono contenuti nonostante le dimensioni dell’auto. Che, riscopriamo sfogliando gli album storici della #LandRover, comunque ricalca lo stile delle prime mitiche fuoristrada di derivazione militare. Queste, però, sono anche auto a tutti gli effetti. E ciononostante continuano a poter trainare rimorchi considerevoli. Anche le carrozze ferroviarie, come il modello di oltre trent’anni fa nella foto.

Raggiungiamo la zona di San Daniele del Friuli.

Ridente località collinare nota nel mondo per avere dato il nome e ospitalità a un distretto industriale per la produzione del prosciutto crudo. Saliamo la collina come se stessimo viaggiando in pianura, per raggiungere la piazza principale e sull’altro versante lanciare lo sguardo verso il panorama, in direzione della valle del Tagliamento. È proprio a delimitarne il corso che a un certo punto, dalla pianura si erge il monte di Muris. Con la strada nervosa che si arrampica fino in cima ed è stata più volte sede di prove speciali dei rally. Ma non è questa la nostra meta. Sull’altro versante del monte c’è Ragogna. E su un rilievo adiacente il suggestivo Castello. Che cos’ha di particolare?

Sorge sul Monte di Ragogna,

sul quale si incontrano sentieri escursionistici del Club alpino italiano e percorsi storici tra le trincee e i camminamenti realizzati nella Grande guerra. Il castello di San Pietro di Ragogna, fu eretto nell’undicesimo secolo su antichi insediamenti e sulla fortificazione di origine romana del quinto secolo. Sviluppato dai longobardi, ebbe un ruolo strategico fino alla seconda guerra mondiale. Accanto alla bellezza del sito, quasi una sentinella lungo il corso del Tagliamento che si scorge fino a Casarsa Valvasone, alla pianura del medio Friuli, la fortezza realizzata su più livelli ci riporta alla vita di allora. Ci fa immaginare gli armigeri che si spostavano tra i merli, la vita che si svolgeva tra le mura. Facciamo visita all’antico maniero, e ci arrampichiamo sul percorso guidato tra i resti delle antiche torri e il baratro sottostante, nel quale, nel medioevo un violento terremoto fece precipitare la torre principale, fino sul greto del fiume. Siamo fortunati. Ancora nel castello ci sono alcuni esponenti degli

Scriptorium forojuliensis, gli amanuensi

che per perpetuare la tradizione della scrittura antica a mano hanno fondato una scuola che qui ha sede. E che è ormai conosciuta e ricercata da diverse parti del mondo. Tra i lavori di pregio realizzati dagli esperti amanuensi friulani, una copia della Bibbia che è stata donata al Papa in occasione della sua visita nel Friuli Venezia Giulia. Dopo questa immersione nella storia di questa terra, getto lo sguardo dall’alto del maniero al parcheggio sottostante dov’è parcheggiata la #Discovery Sport. E in fondo scorgo una strada sterrata che si infila nel bosco.

Uno dei percorsi storici che consentono di visitare le pendici del monte.

Voi che cosa avreste fatto? Scendo verso la #LandRover e nel frattempo il piazzale si è liberato ed è vuoto. Inevitabile il #test sulla ghiaia e sulla sabbia per prendere confidenza con l’auto. La trazione integrale con controllo elettronico mi permette di entrare veloce nel tornante, o quantomeno verso l’aiuola che mi permette di simularlo, accelerare a fondo per farla rimanere alla corda (all’interno della curva) e far scaricare tutta la potenza all’uscita con un accenno di sovrasterzo all’inizio (sbandata del retrotreno), che si attenua subito ricomponendo l’assetto e la direzione di marcia della #Discovery . Riprovo più volte per essere sicuro del comportamento dell’auto e corroborato dalla sua affidabilità mi infilo nella strada di montagna. Che scorre via lineare, senza cambi di livello. Però, pian piano svela la sua identità:

scorre a mezza costa sopra all’alveo del fiume Tagliamento.

A un certo punto un bivio. Si fa sera e la mia compagna di viaggio comincia a dare segni di irrequietezza. Così, invece di proseguire nel tratto che si infila ancor più palesemente nel bosco, scelgo il tratto che sembra scendere verso il fiume. E scende davvero. A quest’ora non dovrei incrociare nessuno, perché la #Discovery per essere confortevole e protettiva anche in questi frangenti, occupa l’intera sede stradale. Eccoci arrivati: ne valeva la pena, perché siamo finiti ai piedi del monte e sul greto del fiume. Lo spettacolo è splendido. Peccato per la scarsa luce che non ci permette di documentare adeguatamente la nostra spedizione. Proprio il calar della notte ci induce a fare dietro front e a ritornare a Ragogna. Tanto, se ce l’abbiamo fatta all’andata, ce la faremo agevolmente anche al ritorno.

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