#Testroad sui #laghi italiani: #Ssangyong #Rexton un concentrato di tecnologie e confort

#SUV #crossover per affrontare comodamente strade normali e percorsi #fuoristrada e di #montagna IMG_50871 IMG_51221 IMG_50921 IMG_5095 IMG_50971 IMG_51411 IMG_51391 IMG_51521 IMG_51541 IMG_51731 IMG_51821 IMG_51851 IMG_526811 IMG_52781 IMG_52811 IMG_52901 IMG_5294 IMG_53021 IMG_53071 IMG_53111 IMG_53121 IMG_531811 IMG_53211 IMG_53241 IMG_532611 IMG_53291

Nuovo corso dell’auto coreana che si presenta di muso grintosa e aggressiva

Di fianco e di coda maschera le notevoli dimensioni e gli ampi spazi interni

#SsangYong #Rexton un SUV #crossover ma anche una comoda auto da strada rappresenta l’evoluzione dell’auto coreana. È stata una delle prime vetture orientali non giapponesi a raggiungere le strade europee. E dai primi modelli caratterizzati da una linea oriental-americaneggiante, si notava per le forme inusuali per le nostre abitudini. Stavolta il risultato pare centrato. E la Rexton si presenta come un’auto importante, un SUV spazioso, il muso grintoso con le fiancate morbide e slanciate nel contempo. Che hanno l’effetto di ridurre la sensazione di ingombro, che sarebbe normale viste le dimensioni della vettura. Infatti, se vista di muso, o nello specchietto non può passare inosservata e manifesta con decisione la sua vocazione fuoristradistica, di fianco risulta slanciata, e di coda addirittura riesce a camuffare la grande capienza che la contraddistingue. Avremmo voluto provare i vecchi modelli. Ma probabilmente siamo arrivati al momento giusto. Importata da SsangYong Motors Italia, già Bepi Koelliker,

la nuova Rexton punta in alto.

Anche negli interni con sedili ergonomici che assicurano un grande confort adattandosi alla corporatura dei passeggeri grazie alla tecnologia Fullmaflex. Che modella in modo differenziato la schiuma del sedile in funzione della posizione di seduta. Sedili, che sono rivestiti in misto-lana o fino alla pelle nappa trapuntata. La guida? Il servosterzo elettrico ad assistenza variabile che agisce in funzione della velocità e il volante riscaldabile dotato di tutti i comandi elettronici e funzionali. E le prestazioni? Le testeremo più avanti. Ma è sufficiente anticipare che il motore è diesel da 2200 cc con 181 CV e cambio automatico E-Tronic a 7 marce. Con tutte le regolazioni necessarie per utilizzare l’auto in ogni condizione con efficacia e sicurezza di guida. La trasmissione? Una grande sorpresa:

si può scegliere tra 2 WD sull’asse posteriore, 4WD e 4WD con ridotte.

Beh, ora però cominciamo a provarla. Questa lunga ‘sintesi’ è motivata dal fatto che la Ssangyong Rexton ci ha colpito perché è molto completa, e dispone di tanto ausili, dispositivi e accorgimenti elettronici che sembra un catalogo di tutta la tecnologia e l’innovazione oggi a disposizione. Partiamo verso la montagna veneta, attraversando Bassano del Grappa verso le Dolomiti. Controlliamo le prestazioni-consumi e sono nella media. Affrontiamo strade extraurbane e nel cruscotto Rexton ci ricorda i cartelli stradali che troviamo lungo il percorso. E ci rassicura sulle strade nuove. Alla partenza dalla città, la capitale economica italiana, il caldo era pesantemente afoso. Alla temperatura elevata si aggiungeva un forte tasso di umidità. Ma il sistema di climatizzazione dell’auto, dopo pochi chilometri ci ha fatto sentire a nostro agio. Un po’ preoccupati perché sopra di noi si addensavano i primi cumulonembi presagio di un fronte temporalesco in arrivo. Puntiamo sul basso Trentino.

Mezzano, a pochi chilometri da Fiera di Primiero,

superando il feltrino, Lamon, che dà il nome ai fagioli DOP della pedemontana veneta. Mezzano è uno dei Borghi più belli d’Italia. La nostra meta è il Lago di Val Noana. Un bacino artificiale che si trova a 1200 m e colma parte della gola che contraddistingue la valle. Da lì un percorso pedonale ci permetterà di raggiungere il sentiero degli alberi giganti: abeti, faggi e tassi secolari. E il rifugio Fonteghi. Lungo una strada asfaltata che si inerpica nella fitta vegetazione. E scorre tra la montagna e le pendici che sovrastano il lago. Lungo il percorso il torrente Noana e i ruscelli e torrenti che scendono a valle regalano paesaggi davvero suggestivi. La sera rientriamo a Mezzano. Ma questa è un’altra storia.

#charlieinauto103

#testdrive o #testbike ? Importante che sia #crossover

IMG_454511 IMG_45551 IMG_45581 IMG_45781 IMG_4581 IMG_45981 IMG_46931 IMG_4345 IMG_4325 IMG_4314 IMG_4309 IMG_4300 Ora che ci sono le #e-bike fare #MTB anche in salita è un gioco

Proviamo la #Scott sulle rampe di Gubbio e sul monte Ingino

E’ piena estate, fa caldo, ma la curiosità ci spinge ad abbandonare l’aria condizionata per qualche decina di minuti e a provare qualcosa di nuovo. A motore? Certo. E per di più elettrico. Bravi! Stavolta saliamo su una due ruote. Assistita elettricamente. Una #e-bike. Ovviamente, viste le ultime esperienze e la nostra vocazione, non scegliamo una bici stradale o da pista. Ma una #MTB. E per di più una delle più avanzate. Che ci potrebbe consentire arrampicate impensabili, fino… in malga o su qualche rifugio. Dove andiamo? In

un luogo che già di per sé evoca emozione: Gubbio.

Il sito ideal per un #testdrive , o meglio per un #biketest . Stradine nelle quali si alternano ripide salite e discese impegnative. Alla salita più lunga, fino in cima al monte Ingino. Dal quale si apprezza lo splendido paesaggio del borgo medioevale. Saliamo, pronti: via! Saliamo… è una parola! Non ero preparato a una prestazione atletico-ginnica per usare questa due ruote.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avevo trascurato il fatto di avere scelto una bici sportiva. Per di più fuoristrada. Ciò mi avrebbe dovuto dare una garanzia per la capacità di arrampicarmi sulle salite ripide. Che, se affrontate con una bicicletta normale, probabilmente mi avrebbero costretto a scendere dalla sella e a salire bici alla mano. Ah sì. Ritorniamo al ‘Saliamo’. Avevo trascurato il fatto che su una bicicletta sportiva la sella va tenuta sempre alta rispetto alla capacità delle gambe di toccare il suolo. Per poter pedalare con la gamba quasi distesa. Scaricando sui pedali lo sforzo migliore e faticare di meno, pedalando nel contempo velocemente. Così mi avvicino a un marciapiede. Per accorciare la distanza tra l’altezza della sella e i miei piedi. Ora sono a bordo. Forse avrei preferito una posizione del busto più eretta. Ma così è. Alla partenza mi hanno detto che si tratta del modello più recente della Scott. Rossa, come tutte le mie enduro. Perché, viste le prerogative, si tratta di una bici da enduro.

La #e-bike, finalmente ne provo una.

Diversi amici le hanno adottate. E si ritrovano la domenica, o nelle giornate libere, per andar per rifugi, scalare passi, compiere percorsi lunghi, che diversamente non si sarebbero mai sognati di affrontare in bici. Diamo un’occhiata ai comandi. Le marce alle manopole, freni a disco, telaio biammortizzato. Vale a dire, vi sembrerà di guidare una moto. Provo a darle il via per partire e dirigermi per verso la salita, e balza in avanti decisa. Prendo un po’ di dimestichezza con i comandi. E nel frattempo provo a testare la maneggevolezza.

Morbida e docile, ma giustamente precisa.

Le gomme che monta questa #e-bike fanno presagire un uso su terreni ben più impegnativi del porfido e della pietra dei vicoli di #Gubbio. Ma poi le ho provate sulla pietra bagnata per un acquazzone improvviso. E il loro grip non ha tradito le aspettative. Nel frattempo scorgo una nota collega televisiva che mi ha preceduto nell’esperienza in e-bike, e sta salendo davanti a me. O meglio, sta salendo prima di me. L’impressione che mi dà è che stia fingendo. Perché è evidente che non sta facendo molta fatica. In realtà è così, e Irene è perfettamente a suo agio. Tocca a me ora. E anch’io rimango colpito dalla facilità con la quale riesco a trasmettere la spinta alle ruote. E senza fatica supero l’intero tratto, piuttosto ripido, finendo nel centro del Paese.

All’arrivo a questa prima meta il bilancio è in saldo attivo: fatica quasi zero.

Calorie consumate, credo davvero poche. Ma la prossima volta recupererò un contapassi. E così sarò più preciso. Certo che è emozionante provare una e-bike sulle ripide salite di Gubbio, in uno scenario davvero suggestivo. Non sulle balze della montagna, ma su un percorso che trasmette emozione e fascino. Anticamente, qui, tutt’al più si saliva a cavallo… quindi: autonomia circa 100 km. Tempo di ricarica da 4 a 6 ore; motore centrale 36 V 250 W con 80 Nm di coppia; ruote da 27,5”; peso circa 22 kg; presso ancora di nicchia, ma si può anche affittare per le escursioni da numerosi dei centri di assistenza. Quindi? Ora che ne so un po’ di più ribalto i sedili della rossa Cross e la carico. Poi dirigiamo verso la cima del monte Ingino, dove c’è la basilica di Sant’Ubaldo. Da lì, dopo avere gustato il panorama della città di Gubbio e delle vallate circostanti, partono numerosi sentieri per le escursioni. E il gioco è fatto.

#charlieinauto101

#Testdrive Un #fuoristrada confortevole e affidabile anche su strada: #Mitsubishi #Eclipse Cross

Ritorno al #cross ma sulle quattro ruote con un’auto eclettica

Design aggressivo e accattivante per camuffare la grinta di un sofisticato #crossover

Finalmente, dopo oltre quarant’anni ritorno alla mia specialità motoristica preferita. Quella che ha finalizzato la mia passione per i motori, coniugandola con quella per la natura, l’ambiente, i grandi paesaggi e i siti naturali particolari e non facilmente raggiungibili. Ma anche l’istinto forse giovanile di tuffarmi nell’acqua, nelle pozzanghere, di lanciarmi nel pantano per vedere se ne vengo fuori: il cross. All’epoca era sulle due ruote. Allora si poteva andare ovunque, in moto. Anzi,

la moto era lo strumento per andare ovunque,

nei siti più riposti. Per poterci affacciare ai paesaggi più fatati. E, guarda caso, era rosso fiammante: una Beta 125 enduro. Enduro, perché la moto per i trasferimenti tra un percorso fuoristrada e l’altro li deve poter affrontare con un discreto confort. Poi sono passato all’Aspes 125 Hopi enduro, testata maggiorata e il motore analogo a quello che utilizzava nel campionato italiano di motocross Felice Agostini: 11500 giri e spunto e rumore che erano appaganti. Serbatoio: rosso fiammante. Per rispondere alle stesse esigenze, anche l’auto fuoristrada deve essere confortevole sull’asfalto, così come nell’off road. All’epoca, si affacciavano le prime moto giapponesi. Ma erano destinate alla guida su strada. Nelle auto, la

Mitsubishi, nel 1917 produsse la prima auto in serie.

Nel 1970 nasce la Mitsubishi Motors Corporation. Nel 1979 arrivano in Italia i primi modelli, importati da Bepi Koelliker. Che diverrà MM-Automobili. Nel 1985 con la Pajero vince la Parigi-Dakar, dopo esperienze nel mondiale rally con la Colt. Ora fa parte del gruppo Nissan Renault. Ed ecco la freschissima Eclipse Cross. È una delle auto che quando la guidi ti accorgi che i, e le, passanti, ti guardano. Sarà per il colore che ci è capitato, Red Diamond, con vernice speciale. Ma probabilmente è la linea aggressiva ed elegante nel contempo, a renderla attrattiva. Assieme alle dimensioni, che ne fanno un crossover spazioso, confortevole, comodo da guidare. Comodità che è a disposizione anche dei passeggeri, anche sui sedili posteriori. Tanto che, vista da dentro, più che un fuoristrada

si direbbe una moderna e spaziosa GT. IMG_45551 IMG_44281 IMG_46881 IMG_46871 IMG_4690 IMG_4040111 IMG_40441 IMG_40451 IMG_416211

Della quale, comunque propone anche le prestazioni. Uno spunto scattante, assicurato dal motore di 1500 cc a benzina da 163 CV. Accelerazione e versatilità favorite dal cambio automatico a 8 marce, a 6 marce nella funzione manuale. Dalle ruote da 18’ che concorrono a incrementare la stabilità che il sistema elettronico Mitsubishi garantisce in ogni situazione. Da un’auto che comunque è alta da terra, anche per permettere di superare le difficoltà fuoristrada senza dover variare l’assetto o ricorrere a costosi e delicati accorgimenti, ma che non per questo è meno stabile anche nella guida sul misto veloce, o lento. Confort d’estate? Il doppio tetto, apribile sul davanti, finestrato con paratia a scorrimento, dietri, ci permettono di godere del mondo della natura nella quale ci consente di immergerci con una esperienza visiva a 360 gradi. I consumi sono nella media, certo salgono con il piede pesante. Ma nel caso di confronto, semplicemente alle partenze ai semafori, non ci farà sfigurare.

#charlieinauto100

 

#testdrive #LandRover #Discovery Sport, veloce sulla terra come sull’asfalto

Un #crossover nato per scalare il mondo perfettamente a suo agio sui percorsi di montagna

Il mezzo ideale per raggiungere siti spettacolari e panoramici in tutta sicurezza

Se doveste fare un giro con un fuoristrada potente e maneggevole, affidabile, stabile, dove vi fareste portare? Sì, perché con un’auto di questo genere vi potete permettere il lusso di farvi trasportare dalla vettura. La comodità dell’abitacolo, il confort dei sedili, la guida assistita e l’insonorizzazione consentono di pensare a tutto fuorché della guida. Non fraintendete. Il vostro ruolo al volante continua a essere imprescindibile. Ma la disponibilità delle numerose regolazioni e funzioni di guida, comprese quelle per i percorsi estremi, non possono che rassicurare ogni vostro pur ragionevole dubbio. Così proviamo un tratto di trasferimento su strade provinciali e statali. Riepilogando: 2000 cc diesel da 240 CV e due tonnellate di peso, sospensioni e ruote che sono realizzate in previsione di dover scalare le montagne, gomme da fuoristrada che non si scompongono sull’asfalto veloce né sul misto, con un basso attrito. Il risultato è che i consumi sono contenuti nonostante le dimensioni dell’auto. Che, riscopriamo sfogliando gli album storici della #LandRover, comunque ricalca lo stile delle prime mitiche fuoristrada di derivazione militare. Queste, però, sono anche auto a tutti gli effetti. E ciononostante continuano a poter trainare rimorchi considerevoli. Anche le carrozze ferroviarie, come il modello di oltre trent’anni fa nella foto.

Raggiungiamo la zona di San Daniele del Friuli.

Ridente località collinare nota nel mondo per avere dato il nome e ospitalità a un distretto industriale per la produzione del prosciutto crudo. Saliamo la collina come se stessimo viaggiando in pianura, per raggiungere la piazza principale e sull’altro versante lanciare lo sguardo verso il panorama, in direzione della valle del Tagliamento. È proprio a delimitarne il corso che a un certo punto, dalla pianura si erge il monte di Muris. Con la strada nervosa che si arrampica fino in cima ed è stata più volte sede di prove speciali dei rally. Ma non è questa la nostra meta. Sull’altro versante del monte c’è Ragogna. E su un rilievo adiacente il suggestivo Castello. Che cos’ha di particolare?

Sorge sul Monte di Ragogna,

sul quale si incontrano sentieri escursionistici del Club alpino italiano e percorsi storici tra le trincee e i camminamenti realizzati nella Grande guerra. Il castello di San Pietro di Ragogna, fu eretto nell’undicesimo secolo su antichi insediamenti e sulla fortificazione di origine romana del quinto secolo. Sviluppato dai longobardi, ebbe un ruolo strategico fino alla seconda guerra mondiale. Accanto alla bellezza del sito, quasi una sentinella lungo il corso del Tagliamento che si scorge fino a Casarsa Valvasone, alla pianura del medio Friuli, la fortezza realizzata su più livelli ci riporta alla vita di allora. Ci fa immaginare gli armigeri che si spostavano tra i merli, la vita che si svolgeva tra le mura. Facciamo visita all’antico maniero, e ci arrampichiamo sul percorso guidato tra i resti delle antiche torri e il baratro sottostante, nel quale, nel medioevo un violento terremoto fece precipitare la torre principale, fino sul greto del fiume. Siamo fortunati. Ancora nel castello ci sono alcuni esponenti degli

Scriptorium forojuliensis, gli amanuensi

che per perpetuare la tradizione della scrittura antica a mano hanno fondato una scuola che qui ha sede. E che è ormai conosciuta e ricercata da diverse parti del mondo. Tra i lavori di pregio realizzati dagli esperti amanuensi friulani, una copia della Bibbia che è stata donata al Papa in occasione della sua visita nel Friuli Venezia Giulia. Dopo questa immersione nella storia di questa terra, getto lo sguardo dall’alto del maniero al parcheggio sottostante dov’è parcheggiata la #Discovery Sport. E in fondo scorgo una strada sterrata che si infila nel bosco.

Uno dei percorsi storici che consentono di visitare le pendici del monte.

Voi che cosa avreste fatto? Scendo verso la #LandRover e nel frattempo il piazzale si è liberato ed è vuoto. Inevitabile il #test sulla ghiaia e sulla sabbia per prendere confidenza con l’auto. La trazione integrale con controllo elettronico mi permette di entrare veloce nel tornante, o quantomeno verso l’aiuola che mi permette di simularlo, accelerare a fondo per farla rimanere alla corda (all’interno della curva) e far scaricare tutta la potenza all’uscita con un accenno di sovrasterzo all’inizio (sbandata del retrotreno), che si attenua subito ricomponendo l’assetto e la direzione di marcia della #Discovery . Riprovo più volte per essere sicuro del comportamento dell’auto e corroborato dalla sua affidabilità mi infilo nella strada di montagna. Che scorre via lineare, senza cambi di livello. Però, pian piano svela la sua identità:

scorre a mezza costa sopra all’alveo del fiume Tagliamento.

A un certo punto un bivio. Si fa sera e la mia compagna di viaggio comincia a dare segni di irrequietezza. Così, invece di proseguire nel tratto che si infila ancor più palesemente nel bosco, scelgo il tratto che sembra scendere verso il fiume. E scende davvero. A quest’ora non dovrei incrociare nessuno, perché la #Discovery per essere confortevole e protettiva anche in questi frangenti, occupa l’intera sede stradale. Eccoci arrivati: ne valeva la pena, perché siamo finiti ai piedi del monte e sul greto del fiume. Lo spettacolo è splendido. Peccato per la scarsa luce che non ci permette di documentare adeguatamente la nostra spedizione. Proprio il calar della notte ci induce a fare dietro front e a ritornare a Ragogna. Tanto, se ce l’abbiamo fatta all’andata, ce la faremo agevolmente anche al ritorno.

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#testdrive #RangeRover #Evoque #Convertibile #auto eclettica e completa

https://www.youtube.com/watch?v=b_69h1nAwTw 

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imagesE8TUHI0K CHARLIEINAUTO RAnge Rover Evoque pontile rid CHARLIEINAUTO Range Rover Evoque bici rid 2 IMG_2882 IMG_2886 IMG_2904 IMG_E4987[1] Tagliamento fango IMG_4649[1] IMG_4624[2] IMG_4600[1] IMG_4590[1] IMG_4185[1] IMG_4169[1] IMG_4167[1] IMG_2904Una cabrio fuoristrada non me l’aspettavo ma è un vero #offroad professionale

Confortevole e silenziosa nonostante il tetto apribile

La mia storia motoristica è iniziata, come per tanti, con un ‘cinquantino’, un Italjet GoGo. Un motorino giallo, basso, serbatoio a palloncino sotto al manubrio a corna di bue, ruote da 12’, sela allungata, velocità di punta km/h. Una sorta di scooter da corsa, con il quale mi pareva di fare bella figura ai piedi della scalinata del liceo. Forse anche sì… Poco dopo però, certo un paio d’anni ma allora sembravano eterni, dopo essere cresciuto in bicicletta sulle strade non asfaltate della frazione di periferia, all’epoca erano quasi tutte sterrate, non potevo che passare alla prima moto da enduro, dopo avere divorato pagine di Motociclismo, Motitalia, Motocross. Giornali sui quali avrei scritto da grande. Gritti, Lualdi, Brissoni erano gli idoli di allora. Anche se correvano in luoghi riposti come le splendide Valli Bergamasche, in Cecoslovacchia e in altri luoghi fantastici.

un passato da #enduro

Beta 125. Veloce, robusta, ma non abbastanza: dopo la seconda gara in un curvone, su ghiaia, a 100-110 km/h mi parve di sentirla tendere alla tangente. In pratica, si era rotto il telaio. Poi sono passato a una più competitiva Aspes Hopi 125: testata radiale, motore come quello che Felice Agostini usava per vincere nel motocross. Poi le auto, i rally e una spiccata vocazione allo sterrato, al ‘derapage’ controllato che all’epoca era l’unica tecnica per far correre, e vincere, auto di piccola cilindrata dove c’era scarsa aderenza. Forse vi avrò annoiato, ma era per spiegarvi che un giorno mi capitò di guidare un’auto fuoristrada. Mi era già successo in precedenza, ma si trattava di una fuoristrada russa, molto spartana, quasi militare. Mi era stato offerto di fare le prime radiocronache dal vivo dei rally. Lo strumento?

Land Rover a passo corto anni ’80 

Una #LandRover passo corto, sulla quale era stato montato il baracchino CB per potermi collegare con lo studio situato in città. Rally del Piancavallo, Rally delle Alpi Orientali, Rally del Carso, San Martino di Castrozza… Sul fuoristrada era come correre con le mie vecchie moto da enduro. Nei trasferimenti, in autostrada dove il percorso è più o meno rettilineo, specialmente a 90-100 km/h di velocità massima, era come guidare un piccolo motoscafo spinto da un fuoribordo, che risente dell’effetto di cavitazione dell’elica: occorreva correggere costantemente la direzione. Non che sbandasse da un lato piuttosto che dall’altro. Semplicemente non voleva saperne di andare dritta. L’ho fatta lunga, ma mi sono scaricato un po’ dopo una giornata impegnativa. Però nella cornice di questo racconto, ci sta l’auto che proviamo questa volta. Quando me l’hanno proposta, la curiosità e l’aspetto trendy mi avevano entusiasmato. Ma l’avevo sottovalutata. L’avevo vista a suo agio sul castello fuoristrada tipo montagne russe che era stato allestito alla #Barcolana , della quale la Casa era lo sponsor. Carina. Ma…

Qualcuno forse ha intuito che, come la #LandRover passo corto degli anni ’80, è Convertibile

Ma non per riparare il cassone posteriore caricatutto della versione pickup, o promiscua. Ma per contenere un abitacolo lussuoso come quello della Velar o della nuova Discovery. E comodo, perché non si tratta di una cabrio 2+2 posti, bensì di una quattro posti. Ed è molto più comoda nei trasferimenti. Saliamo a bordo. Il posto di guida, e quello del passeggero sono regolabili come nelle altre #RangeRover . E sono in grado d memorizzare tre posizioni. Così se l’auto la guida Vostra moglie, e capiterà che ve la chieda spesso, basterà avere memorizzato la posizione e il sedile, regolabile con pulsanti ergonomici in tutte le posizioni e tipi di assetto, andrà a posto automaticamente.

Grande attenzione alla guida assistita

I comandi di guida sono gestiti dalla consueta manopolona centrale, anch’essa ergonomica, sensibilissima e molto precisa. Permette anche di passare dalla marcia avanti alla retro, o da Drive a Sport o altro in frazioni di secondo. Comodo per i parcheggi e per la guida veloce. Telecamera e avvisi sono ripresi dal grande display centrale. La guida è molto docile, favorita dalle ruote da 20’. Che montano gomme cross country della #Continental. Nove marce con cambio automatico.

Il motore è 2000 cc diesel da 180 CV

Ma ciò che conta di più è il tiro ai bassi. Per il fuoristrada sul tunnel centrale ci sono sei regolazioni diverse per la guida off road o in condizioni particolari. Proviamo quella dedicata al fango molto viscido: se ci affidassimo a lei manterrebbe una velocità bassa costante risolvendo tutte le criticità del fondo sterrato. Lo scegliamo davvero infernale: lungo le rive del fiume Tagliamento, verso la foce, dove alla sabbia si sostituisce il pantano, quello argilloso sul quale non riusciremmo nemmeno a rimanere in piedi. La guida è semplicissima: un po’ facciamo noi, un po’ fa lei. Com’è in gradi di fare sull’asfalto, dove si mantiene tra le linee visibili della carreggiata, mantiene la velocità con la guida assistita adattiva, frena e rallenta, o riaccelera da sola. Ma per la prova stradale, ne riparliamo la prossima volta. #charlieinauto68

#Testroad sull’Isola d’Elba prosegue nella Costa del Sole con #Volkswagen Nuova Tiguan

IMG_3373Tiguan Costa sole 1Costa sole motoCosta sole alberoTiguan Costa sole pietraCavoli spiaggiaIMG_3398IMG_3444IMG_3439IMG_3465IMG_3471IMG_3475Tiguan Sole paeseTiguan piantaIMG_3486IMG_3495Volterraio roccaDa Capoliveri alla spiaggetta esclusiva di Cavoli un viaggio tra le diverse identità dell’Isola

Una guida confortevole anche sulle strade irrequiete del mutevole paesaggio elbano

Dopo la serata nei localini di Cavo, nella parte orientale dell’Isola d’Elba, dove abbiamo assaggiato birre artigianali locali, diverse per ciascuno dei Comuni dell’isola, rinunciamo alla bellezza del primo mattino insulare per riposarci un po’ di più. Ma l’Isola d’Elba è densa di ricchezze da scoprire. E se c’è una cosa che qui non manca, è il sole. Ma … Proviamo a studiare una strategia per la giornata. Ci avviciniamo alla tarda mattinata. Quindi, un aperitivo, arricchito da qualche stuzzichino, a pochi km di distanza, a Capoliveri. In cima a uno degli innumerevoli rilievi della skyline insulare. Dalla piazza principale è possibile ammirare lo scenario del Tirreno. Dalla strada che scorre appena sotto al paese, lo sguardo può spaziare lontano. Mentre dalla strada del centro, costellata di piccole botteghe artigiane, scendono viottoli e scalinate che offrono uno spaccato della vige della comunità locale. Vabbè, direte voi. Ma fin qui come c’arriviamo?
Ansonica e bruschetta gustare i panorami insulari
Sempre con la Volkswagen Nuova Tiguan che c’accompagna in questo tour dell’isola. L’aperitivo con un bicchiere di Ansonica dell’Isola d’Elba, secco, profumato e armonico. Assieme a una bruschetta all’olio. Nuova Tiguan, dicevamo. E fin qui, la guida è stata tranquilla, e incanalati nel traffico della pausa pranzo, abbiamo apprezzato il confort di questo SUV. Che è anche un po’ crossover. Ma per il momento non abbiamo avuto la necessità di metterla alla prova. La posizione di guida comoda, alta rispetto alla strada, ci permette di apprezzare il paesaggio circostante. E si rivelerà ancor più azzeccata nel nostro prossimo tragitto. Non potendo ammirare l’alba, per problemi di …orario, il sole ce lo andremo a cercare. A coglierne tutto il potere radiante. Dove? Alla Costa del sole. È uno dei tratti del litorale elbano più intatti. E spettacolari. Perché la strada costiera scorre ritagliata nella roccia. L’esposizione è a nordovest, ovvero verso il sole di metà giornata e del tramonto.
#Testdrive verso la Costa del Sole
Per arrivarci, ecco un primo test: la strada Lacona-Monumento, una delle speciali storiche del Rally. Schiacciamo sul pedale, sempre senza rischiare o esagerare. E ancorchè in salita, i 120 CV della Nuova Tiguan 1600, si confermano sufficienti a spingere in velocità l’auto sulla salita. E ci permettono di controllarla e di tenere una guida veloce nel tratto misto in discesa. Quasi come si trattasse di un’auto di media cilindrata, peraltro sportiva, e non di un SUV con vocazione crossover. A dimostrazione della sua versatilità. Scolliniamo verso la costa, ed ecco la …Costa del sole. Annunciata da una pietra miliare dedicata, appena sbuchiamo sul crinale della riviera ecco la conferma. Il riverbero ci costringe a inforcare gli occhiali da sole, protettivi, anti UV e anti riflesso. Il fatto di trovarci a qualche centinaio di metri di altezza, dinnanzi a miglia e miglia di Mediterraneo, amplifica l’irraggiamento solare. E la strada? Ci sarebbe da sbizzarrirci. Ma l’alternarsi di tratti veloci a curve e controcurve, anche cieche, ci sconsiglia di prendere l’iniziativa. Così ci gustiamo un paesaggio che si rivela e rinnova man mano che andiamo avanti. Incrociamo le prime baie, insenature, i primi paesini ricavati nelle cale dell’isola.
Raggiungere comodamente insenature, cale, baie con acque incantate con Nuova Tiguan
Come Cavoli. Incuriositi dal nome, imbocchiamo la stradina ripida che scende verso la spiaggia. È a senso unico alternato tant’è stretta. Arrivati al livello della spiaggia, cerchiamo un parcheggio. Ma i posti sono contati. Un park coperto, dalle stuoie, ce lo guadagniamo dopo una lunga serie di manovre. Aiutati dalla telecamera posteriore di bordo e dalla maneggevolezza dell’auto. Un bagno ristoratore nelle limpidissime acque della baia, una sosta di ristoro. E ripartiamo verso il margine della Costa del sole, lungo un percorso che ci riporterà a Portoferraio. La strada, sempre più suggestiva, e spettacolare, scorre accanto a spiaggette esclusive, a lidi nei quali l’acqua del mare forma vasche nelle quali apprezzare differenti temperature dell’acqua marina. E Nuova Tiguan? Se in questo percorso non possiamo apprezzare le dotazioni per la sicurezza attiva, su una strada tutta da guidare emergono la risposta pronta alle sollecitazioni e il confort di un SUV adatto per viaggiare.
#charlieinauto