#TESTDRIVE: DAL MARE AI MONTI APRUTINI CON LA GOLF DI SETTIMA GENERAZIONE

IMG_6380 IMG_6378 IMG_6356 IMG_6340 IMG_6335 IMG_6165 IMG_6155 IMG_6135 IMG_6133 20160524_105756 ABRUZZO COLLINE IMG_5244 ABRUZZO  SFONDO GRAN SASSO GOLF LORETO APRUTINO IMG_5852 IMG_4741 IMG_4743 IMG_4750 IMG_4826 IMG_4828 IMG_4831 IMG_4838 IMG_6009AL SETTIMO RESTYLING GOLF ANCHE IN VERSIONE FAMILIARE E’ SEMPRE ATTUALE

SICURA E AFFIDABILE CON BASSI CONSUMI E BUONE PRESTAZIONI ANCHE A PIENO CARICO

Abbiamo ripreso questo test drive perché l’abbiamo vissuto in parte delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia. Località splendide, animate dal calore della gente del posto che si tramanda nel Dna la cultura dell’accoglienza. Dalla Riviera adriatica abruzzese, ai colli dell’interno, al Gran Sasso che sembra a portata di mano: zone ricche di attrattive paesaggistiche e ambientali, nelle quali anche l’Abruzzo sta valorizzando le risorse che genera la terra, purché trattata e lavorata con amore e professionalità.

L’EPOPEA DELLA GOLF

Era la metà degli anni ’70. Da poco maggiorenne vedevo la Golf come un’auto giovane, ma elegante, veloce, ma comoda, specialmente per quell’epoca. Quando si andava a ‘morose’ con la Fiat 500 giardinetta o con la Renault 4. Poi è arrivata la passione per le corse. E come tanti ho fatto di necessità virtù: ho trasformato la Fiat 127 che mi avevano acquistato i miei per andare all’Università, in un mezzo adatto per sfidare la forza centripeta, l’aderenza al suolo, qualche volta anche la forza di gravità. Con ottimi risultati. Un amico si era però attrezzato meglio, anche per correre: con una Volkswagen Golf. Allora, però, si poteva sopperire alla disparità dei mezzi con l’abilità, l’agonismo, la strategia di gara, il ‘manico’. Pochi mesi dopo, è arrivata la GTI 1600. Divenendo subito un mito, veloce anche in salita. Quasi contemporaneamente, ne è uscito il modello diesel. Il marchio Volkswagen è nato durante la dittatura e significa ‘auto del popolo’. Ma l’incarico di progettare la prima auto popolare tedesca fu dato a Ferdinand Porsche. Poi, negli anni ’70 e ’80 il lancio sul mercato automobilistico fu motivato dallo stile italian: la Passat e la Scirocco e altri modelli furono disegnati dalla matita magica di Giorgetto Giugiaro. Mentre l’evoluzione della Golf rispetto ai cambiamenti della società e delle esigenze degli automobilisti furono fondati sullo sviluppo del modello di base, che venne replicato anche per auto più piccole, come la Polo, la city car Lupo. O più grandi, a tre volumi, come la Jetta, che per affrontare con maggior ‘tatto’ il mercato europeo dovette assumere i nomi più fortunati di Vento, dapprima, poi Bora.

SIAMO AL RESTYLING NUMERO SETTE

Fu tale il successo di questi modelli, che dopo milioni di vetture Golf è arrivata al restyling numero sette. E con esso l’implementazione di una tecnologia d’avanguardia, che la rende sempre gradevole, competitiva, funzionale, attuale. Attuali, e da auto tuning, sono le luci esterne agli specchi retrovisori esterni, che illuminano l’esterno delle portiere, e che si chiudono elettricamente. All’interno, le luci di lettura per i posti anteriori e per quelli posteriori. Altre luci illuminano il pavimento. Strisce luminose a led segnalano il bordo interno delle portiere. Mentre anche le maniglie interne sono efficacemente illuminate. Lo specchio retrovisore interno si regola automaticamente. Sono accorgimenti che, oggi, rendono la Golf appetibile ai giovani. Il volante, dall’ottima presa, è corredato da tutti i comandi che possono essere deviati a portata di mano. Oltre a quelli tradizionali, comoda e accessibile è la serie dei test sull’efficienza del motore, sui consumi, sulla fanaleria ecc. Pratico è anche il cruise control, azionabile agevolmente assieme al limitatore di velocità, ai comandi per la radio, il telefono ecc. Molto precisi sono pure i comandi luci e tergi. Nella plancia centrale il sistema di navigazione, touch screen, con radio, test e verifica dell’auto. Compresi i sensori dell’efficienza degli pneumatici. E il sistema di controllo per il parcheggio, l’avvicinamento a ostacoli, che è dettagliatamente esplicitato dal display centrale. Mentre un piccolo display tra i due orologi della strumentazione replica le indicazioni essenziali e quelle funzionali, dalla direzione da seguire secondo il navigatore, al punto cardinale verso il quale stiamo dirigendo, ai consumi, alle indicazioni utili da tenere sott’occhio. Insomma, un allestimento di interni che riflette la precisione e la determinazione tedesca.

LA GUIDA

Ora, però, proviamo a guidarla. E proviamo a salirci a bordo. Il modello è il più recente: Golf VAR TDI 16. La chiave apre a distanza le porte, sblocca il portellone posteriore, apre gli specchietti retrovisori, che da ripiegati a vettura parcheggiata riprendono la posizione di utilizzo. Spegnendo l’auto dall’esterno si accendono le luci di cortesia esterne e interne, e gli anabbaglianti. Che in marcia sono di buona potenza, con lampade Bi-Xenon. Ci sono le luci di svolta dinamiche.

ANDIAMO IN ABRUZZO

Dopo un trasferimento abbastanza lungo, di qualche centinaia di km in autostrada, arriviamo in Abruzzo, a Montesilvano, a cinque km da Pescara. Ricordiamo che qui, negli anni delle grandi corse su strada, venivano a cimentarsi Nuvolari, Varzi, Faggioli, Fangio. Una discesa in falsopiano che pare interminabile permetteva di misurare la velocità massima delle auto di allora. Tanto che ancor oggi un locale, sul punto cruciale di tale percorso rettilineo, lungo 5 km, si chiama ‘Km zero’. Questo spostamento ci dà modo di verificare che Golf, anche in questa versione SW, consuma poco a dispetto della compattezza e della ricchezza dell’allestimento, quindi del peso. Abbiamo tenuto la media vicina ai limiti consentiti, e la WV ha consumato circa 5 lt x 100 km. Non male visto che avevamo fretta. Arriviamo a Montesilvano Marina e all’Hotel Le Nazioni, che dispone di tre suite panoramiche. A poca distanza dall’attrezzato lungomare della cittadina. Il titolare, Bruno Bischi, ci accoglie assieme ad altri sportivi del pedale. La cittadina, oltre 50 mila abitanti, è a nord di Pescara. E ci consigliano di vedere il grande e moderno ponte pedonale e ciclabile, sul porto peschereccio della città. Dal quale, specialmente la sera, si domina la skyline dell’intera costa da Grottammare a sud di Pescara. L’indomani ci spostiamo all’interno, per seguire una gara ciclistica. Che ci permetterà di apprezzare la tenuta di strada, la stabilità, la velocità della Golf. Ci permette perfino di infilarci, senza alcuna difficoltà, tra i ciclisti impegnati in una veloce discesa. Il che non è usuale. Su indicazione di Capozucco, che è il responsabile della Uisp del pescarese e organizzava la gara, raggiungiamo Moscufo e quindi Loreto Aprutino, caratteristici borghi collocati sui rilievo dell’entroterra. Sul quale svetta, in direzione di Teramo, il Gran Sasso d’Italia. Che ci offre il suggestivo parco dei Monti Sibillini.

AL VOLANTE IN MONTAGNA

Sulle strade di montagna abruzzesi ci sbizzarriamo nella guida sportiva. Per un attimo ci era venuta un’idea insana: il freno a mano è elettrico. Molto efficace. Scordatevi di dare il colpetto di leva di vecchio stampo per innescare la sbandata. La Golf frena con troppa decisione, e il freno a mano non è modulabile. Perché, ovviamente, serve ad altro. Cinque marce, il cambio molto docile e preciso. La leva all’altezza giusta. Ai semafori o in coda l’auto si spegne da sola, e si riaccende appena si preme il pedale della frizione. È dotata di un sistema per il recupero di energia che si attiva in tali condizioni. Un buon tiro ai bassi, questa SW è veloce. Precisa nella guida, come le sei generazioni di Golf precedenti. Piuttosto rigida, non risente dello sconnesso veloce nei viaggi a pieno carico. Nemmeno nei consumi: in autostrada, a pieno carico, ed è capiente, a 130 km/h corre via a poco più di 5 l di nafta ogni 100 km. Non ci siamo riusciti a soffermare sui comandi di assetto o trazione. Ma, forse a causa degli pneumatici, l’abbiamo trovata troppo sensibile alle buche e alle irregolarità del fondo stradale. Come se corressimo con una bicicletta da corsa sul pavé: vibrazioni e sobbalzi li proviamo tutti. Nella guida sportiva, nel misto all’uscita delle curve si siede un po’. Ma non è nata per questo. Anche perché i 100 kg di peso risparmiati rispetto alle versioni precedenti forse sono stati riacquistati per allungare l’auto e renderla ‘familiare’. O SW. In teoria, potrebbero risentirne i consumi, ma con l’auto da noi provata, i risultati ottenuti sono stati davvero soddisfacenti. Anche in caso di maltempo, la Golf conferma le sue doti di affidabilità e sicurezza. Ereditate dalla serie che ha previsto, tra le innovazioni, l’allungamento del passo della vettura. A tutto vantaggio della guida sicura e della tenuta di strada. Anche se a guidarla vi siano neopatentati o guidatori inesperti. Un sistema elettronico protegge auto e conducente dai problemi della guida in coda: rallenta automaticamente l’auto, la ferma, la fa ripartire. Segnala l’avvicinamento al ciglio della strada. È dunque, un’auto intelligente. Non da ultimo, la capacitò di carico è davvero notevole. Specie se si abbattono i sedili, anche separatamente. Ora, conclusa la prova, assaggiamo un po’ del territorio… Bruno e Capozucco ci consigliano di degustare il Montepulciano d’Abruzzo, un rosso profumato che in realtà avevamo assaggiato diversi anni fa, pensate un po’, al Righi, a San Marino. Tra i bianchi, il Trebbiano d’Abruzzo, la Passerina e il Pecorino, e il rosato Cerasuolo. Da abbinare con i maccheroni alla chitarra, il timballo di crippelle, la zuppa con i cardi dell’Aquila, la polenta abruzzese. Ma anche con la selvaggina, il cinghiale e la lepre, e il pesce adriatico. Diversi i ristorantini e le osterie ed enoteche anche nella zona collinare, oltre che lungo la costa. Poi, un bel riposo all’hotel, per recuperare le energie, un bagno nella spiaggia riservata, e possiamo riprendere il viaggio con la Golf Sportsvan. charlieinauto

PROVA: FCA 500 UN RITORNO AL PASSATO REGALA VERSATILITA’

#TESTDRIVE: IL RITORNO DI UN MITO – DALLA 500 ALLA #CINQUECENTO VIAGGIARE COMODI E SICURI

BASSI CONSUMI BUONE PRESTAZIONI CONFORT ADEGUATO E UN LOOK MODERNO ANTIAGE

PER LA CINQUECENTO L NUMEROSI GLI ELEMENTI DI PREGIO E UNA GUIDA MODERNA E RASSICURANTE

È da un po’ che è presente sulle strade, ma il fascino che ha saputo trasmettere fin dal suo esordio, poi amplificato dalla versione L, esaltato da una campagna di lancio importante, che p ripresa in questi giorni, non ci può esimere dal provarla per voi, che non avete ancora avuto la fortuna di salire a bordo della utilitaria, poi divenuta anche grande, della Casa nazionale. Dalla sua comparsa sulle strade italiane, la Fiat Cinquecento ha suscitato subito curiosità, aspettativa, ammirazione, affetto da parte di quanti avevano vissuto l’era della Fiat 500, negli anni ’60. Ma anche simpatia da parte dei più giovani, e in particolare dei più piccini. Il muso simpatico, che ricorda i fumetti di Topolino, e le dimensioni contenute l’avevano da subito resa simpatica ai bimbi. In realtà, la replica, in grande, della Fiat 500, cinquant’anni dopo, svela una linea elegante e grintosa. In sintonia con le caratteristiche della vettura, anche oggi di dimensioni compatte, duttile in città, ma adatta anche ai lunghi percorsi. La prima volta che ci siamo saliti a bordo è stato il caso… in un kart dromo della Riviera Friulana volevamo incontrare un vecchio amico tuttora presente nei rally: “Rudy”, al secolo Roberto Dal Pozzo, già navigatore di Bray, Lucky, Toni Fassina e di altri piloti degli anni ’70, ’80, ’90. L’occasione? Eccellente: un contest per scegliere un equipaggio destinato a correre in Costa Smeralda in una gara internazionale. La sfida, degli aspiranti piloti e copiloti, si giocava proprio sulle Fiat Cinquecento. Reincontrate alcune altre vecchie conoscenze del rallismo italiano, ‘Rudy’ ci ha detto: -“Facciamo un giro in pista”. Così abbiamo provato l’emozione di correre su un percorso nuovo, guidati dalle ‘note’ di un’icona del mondo dei motori. Il ‘maestro’ dei copiloti: ‘Rudy’. La macchina, docile e maneggevole, risponde agilmente alle sollecitazioni nelle staccate, supera come da copione le chicane. Certo, il modello che avevamo per mano avrebbe avuto bisogno di un po’ di cavalli in più per farci sentire con ancor maggiore realismo nei panni del pilota. Ma anche così, con l’auto di serie, è stato possibile apprezzare la buona posizione di guida, adatta anche per l’uso sportivo. Una buona frenata, anche se, per non sfigurare con uno dei nostri ‘miti’ del passato e di oggi, ‘Rudy’, è una delle funzioni della Cinquecento che abbiamo testato di meno. L’aspetto della Cinquecento è davvero simpatico. Perché ricalca con classe e stile moderno le forme della mitica Fiat 500. La si riconosce subito, anche da lontano, nello specchietto retrovisore, dai fanali: imitano perfettamente quelli della 500 degli anni ’60. Certo, con altre lampade e un’efficacia diversa.

Poi, sul nostro cammino, è arrivata la CINQUECENTO L.

Sicilia: aeroporto di Palermo. Un trasferimento di notte fino a Castelbuono, sulla montagna alle spalle del suggestivo borgo marinaro di Cefalù, ci permette di apprezzarne la grande capacità di carico. I generosi spazi interni. La comodità dei sedili. La qualità delle rifiniture. La simpatia del cruscotto e della strumentazione, con la radio-navigatore a display del tipo ‘touch screen’ centrale, che riprende le forme di quello della vecchia 500. Le ruote di dimensioni maggiorata rispetto alla versione base, quelle in lega, ci hanno consentito di prendere subito dimestichezza con la sua stabilità e la precisione di guida. Anche in un pur breve percorso di montagna. Il risveglio nell’accogliente agriturismo Bergi, fattoria didattica-biologica, e una colazione tutta naturale, ci hanno fatto aprire gli occhi sul paesaggio circostante: ci trovavamo proprio sotto le Madonie. Scendendo in strada, poche centinaia di metri più avanti abbiamo incontrato il cartello con scritto Targa Florio, e l’indicazione di un paio di tracciati da poter seguire, sulle strade già affrontate dai grandi campioni del volante. È lì che abbiamo provato la tenuta di strada, la maneggevolezza, la versatilità di un’auto di dimensioni, stavolta non da utilitaria, ma da piccolo SUV, che non si è lasciata intimidire dalla varietà delle strade, dalle rampe in salita, dalle discese guidate. Al rientro al nord abbiamo provato un’altra L, ma con le ruote più piccole. Questa volta con l’intenzione di fare attenzione a consumi, a un uso più familiare della Cinquecento. Confermate le ottime capacità di carico, ed è bene saperlo, esiste anche la versione Lounge, ancora più lunga e spaziosa, ci siamo trovati un po’ a disagio per i primi KM percorsi in autostrada. A causa delle ruote, forse sottodimensionate per questo modello, ma comunque di serie, l’auto ci ha trasmesso una sgradevole sensazione. Forse acuita dalla nostra consuetudine di guida con l’assetto ‘Alfistico’: tenendo la mano sinistra in alto sul volante, comportamento da non imitare nella guida di ogni giorno, per dedicare l’uso della mano destra alla leva del cambio, che è centrale e all’altezza giusta, la macchina tendeva a oscillare da un lato. Poi dall’altro. Come un pendolo. Un po’ come accade guidando per la prima volta un motoscafo dotato di una sola elica centrale. Riposizionando le mani nella classica posizione delle 4 – 10, abbiamo potuto apprezzare la sicurezza di guida della Cinquecento. La sorpresa più gradevole è arrivata dopo qualche giorno d’uso lungo le strade della Riviera Friulana: la lancetta del serbatoio stentava decisamente a scendere. E in effetti, il consumo medio dell’auto era ben superiore ai 20 KM/l. E al giorno d’oggi si tratta di un buon risultato. Anche per quanto riguarda la L, ci siamo affezionati alla sua linea, alla scelta concreta e azzeccata dai volumi e degli spazi. Alla simpatia della linea che ricalca, in maxi, quella della sorella più anziana, la 500 Familiare. Con la quale, da ragazzi, ci divertivamo a fare le gare di sbandata, che all’epoca, plagiati dal periodico Il Pilota e dalle gesta dei driver francesi come Androuet e Darniche, chiamavamo ’derapage’. Certo, perché la Fiat 500 era a trazione posteriore. Mentre la Fiat Cinquecento, anche la L, è come la gran parte delle auto moderne a trazione anteriore. E manifesta ampiamente tutte le caratteristiche positive che ne derivano. Anche sul bagnato è incollata all’asfalto. Non ha incertezze E sullo sterrato rivierasco, liscio e veloce, tra Carlino e Precenicco, non manifesta criticità: corre esattamente dove e come noi desideriamo, anche spingendo sull’acceleratore. La stessa sensazione rassicurante che si prova nel misto su asfalto, nella compagna del palazzolese. Anche esagerando nelle curve strette, Cinquecento non si scompone, grazie a un’adeguata distribuzione dei pesi. In conclusione, è un’auto consigliabile per le famiglie, ma anche per chi viaggia parecchio, e ha necessità di carico. Ma non vuole abbandonare il confort, né trascurare il proprio look. Diverse versioni di carrozzeria bicolore non fanno rimpiangere altri mini SUV in circolazione. E le conferiscono un tocco della classica eleganza Made in Italy. Che piace molto anche all’estero. Ciò consente di usarla in ogni occasione, da quelle di lavoro, a quelle familiari, alla sera, con gli amici. In ogni stagione. Ben accessoriata, forse, il prezzo d’acquisto può sembrare un po’ elevato, ma il confort, i bassi consumi e l’affidabilità e durata dei motori,  possono compensare, alla distanza, anche queste incertezze.

Carlo Morandini                                                      Listener