Egli ti verrà a cercare

Egli ti verrà a cercare

 

12 DICEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

Ognuno di noi è amato da Dio, ognuno di noi è la sua preferenza, per questo se tu ti perdi oggi Egli ti verrà a cercare, si accorgerà che non ci sei. Accorgersi, in un mondo che corre veloce, dove spesso il timore è quello di essere dimenticati, di non essere amati abbastanza, di non essere considerati, così ci troviamo ad accontentarci di piccole considerazioni e disperdiamo il cuore in piccole cose.

Oggi il Signore ci invita a non disperdere le nostre energie, e a vivere la nostra vita sapendo che è custodita da Lui. Se anche tua madre o tuo padre ti abbandonassero io non ti dimenticherò mai, ci ricorda Isaia (cfr.49,8-15). Ecco il nostro Dio, ecco colui che viene a darci ristoro in quella ferita, in quella dimenticanza.

Sapere che Dio scende per me, scende a cercarmi, commuove il cuore; sapere che è disceso sulla terra per incontrare me, ancora di più. Dobbiamo dircelo: Dio è proprio il Dio nostro, noi siamo suoi ma Lui è nostro, ci ama tanto, vuole il nostro bene e tanto ama, tanto soffre quando non riusciamo. Egli corre nello scorrere del tempo veloce come un lampo, affinché dall’alba al tramonto tu non ti senta perso, e quando la notte scende, tu possa non sentire la paura di quel buio. Hai paura? Dillo a Gesù. Fai della notte la vostra notte in preghiera, dove è Lui che accompagna il tuo cammino e ogni lacrima scesa non sarà gettata, ma asciugata dal cuore del Padre.

Il Natale possa portaci questa fiducia: un Dio lontano dai miei occhi si è fatto vicino, percorre la mia strada, la precede a tratti e si fa accanto in altri, ma non c’è un passo in cui si dimenticherà, perché Dio non vuole che ti perdi, né ora né mai. Dio è con te per sempre.

“Signore,

vienimi a cercare,

perché anch’io ti cerco,

ma non so la strada.

Il tuo amore è veloce come un fulmine,

ne vedo la luce, ne sento la scossa

e questo fa bene al mio cuore,

perché dal tuo amore riparto

non per lasciarti,

ma per camminare

consapevole che ora ci sei.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Una nuova speranza

una nuova speranza

 

DOMENICA 09 OTTOBRE 2022

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 2 Re 5,14-17

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Seconda lettura: 2 Tm 2,8-13

Vangelo: Lc 17,11-19

 

Leggendo il brano del Vangelo di oggi, subito ci accorgiamo che solo uno dei lebbrosi torna indietro per ringraziare. C’è un altro elemento importante che fa parte della nostra storia di fede e di salvezza: nel cammino i dieci lebbrosi vengono purificati, non al tempio, bensì mentre stanno andando.

La nostra vita è un cammino che conduce verso Gesù e l’incontro con Lui, avviene lungo il corso dei giorni. È un dettaglio importante, perché spesso si tende a guardare al finale, all’incontro o in questo caso, alla purificazione. In verità vi è tutta una serie di dettagli: persone, avvenimenti, parole, la Parola, che ci aprono la strada e ci conducono a quell’incontro e lo rendono significativo per noi.

Inoltre, il lebbroso che tornerà indietro a ringraziare, è anche l’unico ad accorgersi di essere guarito. Tale dettaglio è un monito quando a volte presi dalla paura, dalla fragilità, la nostra attenzione si è posata sulla mancanza, non rendendosi conto che qualcosa è già avvenuto, siamo già in una via di salvezza, di consolazione, voluta direttamente da Dio.

Possiamo ringraziare se ci accorgiamo di essere guariti, e possiamo essere guariti se spostiamo lo sguardo su Colui che ci guarisce.

“La tua fede ti ha salvato”. Si! Perché la fede, la fiducia in Dio, è già salvezza, è quello sguardo capace di osservare i dettagli del Suo amore, che con tutto il cuore ha posto sul nostro cammino. E come il lebbroso possiamo dire:

“Signore,

cosa mi ha portato da Te

non lo so,

forse avevo bisogno di essere salvato,

ho sentito di Te ed ho sperato.

In fondo tutti camminiamo con in mano la speranza

e con la paura che qualcuno ce la strappi via.

Tu non mi hai solo guarito,

mi hai ridato forza, che nonostante tutto c’era speranza anche per me,

ed è per questo che sono tornato indietro,

per dirti grazie di questa nuova speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Non piangere

 

non piangere

 

MARTEDÌ 13 SETTEMBRE 2022

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 12,12-14.27-31a

Salmo: Sal 99 (100)

Vangelo: Lc 7,11-17

 

Oggi il vangelo ci presenta l’evento drammatico di una donna, che dopo essere rimasta vedova, perde anche l’ultima speranza di vita del futuro: il suo unico figlio. Davanti a tanto dolore non ci sono parole, come consolare un cuore cosi provato? Il Signore lo sa, il suo cuore comprende e conosce, si muove a compassione e avvicinatosi alla donna le dice: “non piangere!”.  Quasi un imperativo, ma chi può osare tanto e dire ad una donna in simile afflizione di non piangere, se non colui che è il Signore della vita.

Gli occhi di questa donna gonfi di pianto, probabilmente non vedono nulla intorno a lei, come nessuno dei presenti sembra notare Gesù con i suoi discepoli. Qui è il Signore che si fa avanti e vede e sente il grido silenzioso di un cuore affranto dal dolore, un cuore di madre che vive la morte del figlio, come la propria.

Solo Gesù può dare speranza e consolazione, perché la morte non è l’ultima parola, ma lo è la Risurrezione; cosi il gesto di prendere per mano il ragazzo morto e rialzarlo, diventa il simbolo del “grande profeta”, di Dio, che per primo si prende cura del suo popolo, dei suoi poveri e gli dona la vita, come cantiamo nel giorno di Pasqua: “Il Signore della vita era morto, ora vivo trionfa”.

Questo brano diventa il parallelo di ciò che accadrà a Gesù: Lui il figlio morto e Maria, la Madre, vedova in pianto, sotto la croce, che raccoglie il dolore di tutte le madri e dona conforto, perché come il Figlio, anche Lei conosce il pianto e il dolore di tutta l’umanità. Cosi in Maria ognuno può trovare una Madre e sentirsi figlio amato, abbracciato, dove posare il cuore quando è gonfio di dolore.

“Signore,

le mie lacrime scendono

e sono l’unica cosa che per ora so esprimere.

“Non piangere”, mi dici.

Ma come, come posso smettere?

Ti guardo e comprendo che Tu sai cosa provo,

non mi sbaglio,

Tu conosci il mio dolore.

Ti sei accorto di me,

mi sei venuto incontro,

perché vedi tua Madre lì presso la croce

ed per questo che ci hai affidato a Lei,

perché avessimo una Madre,

sotto le nostre croci a pregare per noi”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)