Mettiti qui nel mezzo

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11 SETTEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 1,24-2,3

Salmo: Dal Sal 61 (62)

Vangelo: Lc 6,6-11

Gesù nel vangelo di oggi, mette al centro un uomo con una mano inaridita; un uomo con le sue fragilità, con un’impotenza a compiere delle azioni, ma sempre un uomo.

Nella mano c’è tutto. L’uso della mano è questione di vita o di morte, costruisce o distrugge; può stringere la pace o fare la guerra.

La mano può essere aperta o chiusa. La mano aperta riceve, accoglie, elargisce doni, accarezza, cura, lavora.

La mano chiusa trattiene, spacca, vuole possedere.

L’uomo è preso dall’inganno del possesso sia delle cose, come delle persone. Chi vuol possedere tutto rende la sua mano morta atrofizzata, perché rimarrà schiavo delle cose che vuole possedere.

La vita è relazione, è dono, e in quanto tale non può essere posseduta, ma vissuta e donata.

Gesù stesso si consegnerà nelle mani degli uomini, e questi lo metteranno a morte. Eppure, Egli ogni giorno  continua a mette la sua vita nelle nostre mani, nelle mie mani, si fida proprio di me, perché questo dono si comunichi e le mie mani possano vivere aperte alla vita.

«Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Metti nel mezzo della tua vita la tua mano, cosi che trovando la Sua, tu possa guarire ed essere segno dell’amore di Dio che per noi desidera una vita piena, piena di Lui.

“Signore,

metto nelle Tue mani la mia vita,

abbine cura Tu.

Tu, che conosci ciò che sono,

le mie fragilità, le mie paure,

oggi le metto nel mezzo,

nel mezzo del Tuo cuore, cosi da sentirmi al sicuro.

Tu prendimi per mano e non lasciarmi,

ed io guariró

per mezzo di quell’amore,

che sempre mi hai promesso

e che oggi mi fa stare nel mezzo,

tra le Tue mani.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Signore del sabato

Signore del sabato

 

09 SETTEMBRE 2023

SABATO DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Col 1,21-23

Salmo: Dal Sal 53 (54)

Vangelo: Lc 6,1-5

Gesù sta passando nei campi di grano, tra le spighe mature.

Sembra che dove passa il Signore emerge la vita. I suoi discepoli prendono queste spighe, le sfregano con le mani; si preparano il pasto, andando contro la legge del sabato, perché era il giorno del riposo, giorno dedicato a Dio per ringraziarlo.

Il sabato era da vivere come dono, da godere in comunione con Dio.

Gesù invita i farisei che rimproverano i discepoli, a non nascondersi dietro i precetti, ma a guardare al fondamento  che riassume tutta la legge: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stesso.

Quando uno ama Dio con tutto il cuore, vivrà con gioia il precetto del sabato o della domenica, e ne comprenderà il senso, che è vivere del dono di Dio.

Il Vangelo di oggi non ci dice che Gesù sfregava le spighe per mangiare come i discepoli, questo ci fa pensare che Egli non mangia, perché è Lui che viene mangiato. Lui è quel nutrimemto, che sostiene la vita  di ogni discepolo che si ciba di Dio.

E la vita per il credente è l’amore di Dio e del prossimo; dove passa Gesù fiorisce questa vita.

“Signore,

Sii Tu il Signore della mia vita.

Guidami, affinché faccia della Tua Parola

il centro del mio andare,

la legge da seguire,

l’amore da tramandare.

Fa che la Tua legge sia nel mio cuore

e io non dimentichi nulla

di quello che mi hai consegnato.

Sostieni quei passi incerti che mi rallentano

e ad ogni arresto o inciampo trovi Te,

per ricondurmi sulla strada di casa.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Natività di Maria

Natività di Maria

VENERDÌ 08 SETTEMBRE 2023

NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:Mic 5,1-4a Oppure:Rm 8,28-30

Salmo: Sal 12 (13)

Vangelo: Mt 1,1-16.18-23

Oggi leggiamo la genealogia di Gesù, una lunga storia che mediante Maria è diventata storia di salvezza per tutta l’umanità.

Maria è il pensiero di Dio per noi fin dall’eternità e per l’eternità. Con la sua nascita prende forma il grembo materno offerto da Dio all’umanità, perché si compia l’incarnazione del Verbo nella storia degli uomini.

Scrive nei «Discorsi» sant’Andrea di Creta: “Tutta la creazione dunque canti di gioia, esulti e partecipi alla letizia di questo giorno. Angeli e uomini si uniscano insieme per prender parte all’odierna liturgia. Insieme la festeggino coloro che vivono sulla terra e quelli che si trovano nei cieli. Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.”

Maria colmata di Grazia sarà il tempio di Dio, casa che nutre e fa crescere il Figlio di Dio e in lui tutti i figli: sarà Madre per sempre per tutti. Chi non ricorre a Lei, anche solo per un momento nella vita?

Ringraziamo il Signore per averci donato sua Madre, per aver pensato a noi prima che noi fossimo, per avercela messa accanto come Madre umile e preziosa, perché ogni figlio ha sempre bisogno di una madre. Lei Madre di Misericordia e di speranza ci sorregge nel cammino.

“Oggi Maria festeggio con te,

perché la tua nascita mi commuove.

La tua vita cambierà la storia di tutti i noi,

su di te, il Padre ha messo il suo sigillo.

Sigillo di amore e verità,

che tu ci doni presso tuo Figlio.

Dolce madre, oggi ti si venera piccina, di quella tenerezza che ogni cuore di smuove.

Orsù dormi riposa, non temere nulla,

Dio sarà sempre con te

e nel tuo dolce viso,

sembri tu saperlo già.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Gettare la rete

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07 SETTEMBRE 2023

GIOVEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 1,9-14

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Vangelo: Lc 5,1-11

Tanta gente fa ressa intorno a Gesù, da spingerlo a salire su una barca e scostarsi un po’ da terra, perché tutti possano ascoltare la sua parola.

L’atteggiamento essenziale o potremo dire vitale del discepolo di Gesù, è quello dell’obbedienza alla parola. Una parola che non riguarda le folle in generale, ma che diventa rivolta a me, in quel momento, in quell’evento, dove nessun altro si può sostituire in quell’incontro personale con Gesù.

Egli ci raggiunge dove siamo, nelle nostre attività quotidiane: poveri pescatori stanchi e delusi, dopo una notte in barca a pescare senza successo. Ma proprio ora, Gesù dice a Pietro di riprendere il largo e gettare nuovamente le reti. Un comando assurdo dato dal figlio di un falegname ad un pescatore esperto.

Pietro da uomo concreto e trasparente fa obiezione a questo comando, se dipendesse da lui non getterebbe le reti, ma ascolta e si fida, si cala nella profondita di quel maestro che dona abbondanza, per lui, per tutti. E cosi Pietro farà la sua “pesca” più importante: farà esperienza di Dio, si sentirà Egli stesso tirato su da quell’incredulità tipica della notte e ritroverà la luce in Gesù, Suo Signore.

 

Stupore e meraviglia

Stupore e meraviglia

04 SETTEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 4,13-18

Salmo: Dal Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 4,16-30

“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti i giorni noi abbiamo la possibilità di leggere e ascoltare la Parola di Dio. L’oggi è determinante nella nostra vita per la Parola che ascoltiamo, ne diventiamo contemporanei. Nella misura in cui ascolto questa Parola, essa diventa la mia verità del presente, il mio modo di capire, di sentire, di agire e di vivere; divento contemporaneo all’oggi di Dio.

Nella sinagoga Gesù, dopo aver letto il brano di Isaia, non ha fatto un lungo commento, ha detto: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, e i presenti si meravigliavano delle parole piene di grazia.

La Parola è viva ed efficace ha creato il mondo, è presente in mezzo a loro perché è Gesù stesso, ma i suoi conterranei non lo riconoscono. Loro cercano segni miracoli, Dio non può mostrarsi cosi “umano”, figlio di un falegname. Come fa ad essere  il Salvatore?

C’è uno scarto tra quello stupore, quella meraviglia e le attese che loro hanno. La pretesa è diversa dall’attesa. Loro hanno pretese, ma Dio dona. Chi pretende, non riconosce che quanto viene daro loro è dono.

La salvezza è un dono, è amore e l’amore non può essere che donato.

La pretesa distrugge il dono, distrugge l’amore che oggi il Signore ti sta donando.

Allora oggi ascoltiamo la sua Parola che si realizza come un amore senza condizioni, desiderio di salvezza per tutti.

“Signore,

fai del mio oggi, il luogo dove io possa riconoscerti,

aiutami ad avere uno sguardo attento,

in grado di poterti vedere

e meravigliarmi della grandezza del Tuo gesto: vivere in me.

Si, Tu sei la mia meraviglia,

lo stupore, poichè il mio cuore ha trovato Colui che l’ha colmato.

Tu sei l’alba e il tramonto,

notte e giorno,

vieni, stai con me riempi le mie giornate!

Possa io contemplare la bellezza

che hai preparato per me ogni giorno

e stupirmi di gioia.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Pietro, noi e Gesù

Pietro, noi e Gesù

 

03 SETTEMBRE 2023

DOMENICA DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 20,7-9

Salmo: Dal Sal 62 (63)

Seconda lettura: Rm 12,1-2

Vangelo: Mt 16,21-27

Gesu invita a seguirlo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me”. Seguire Gesù è andare verso una promessa di bene, un amore che da sempre ha pensato a noi. Tuttavia bisogna riconosce che questo amore richiede il sacrificio della vita di Gesu, che Egli stesso spiega ai suoi discepoli.

Pietro prende in disparte Gesù e si mette a rimproverarlo, ha tanta familiarità con Lui da sentirsi libero di sgridarlo: non deve parlare cosi. Alle persone a cui vogliamo bene, non possiamo comprendere che gli accada mai nulla di male. Pietro non vuole certo perdere l’amico, il Maestro, il Signore della sua vita; lo ha riconosciuto come Figlio di Dio e in quanto tale, non può essere che venga condannato a morte.

Accanto alla paura per Gesù, forse Pietro, in fondo, aveva paura anche per sé stesso. Se accadeva qualcosa di brutto al Maestro, di conseguenza sarebbero stati coinvolti anche i suoi discepoli.

Gesù qui sgrida pesantemente Pietro perché, se da una parte può capire la sua paura di perdere una persona molto cara, dall’altra gli dice senza mezzi termini, che la sua logica non è secondo Dio. Ciò che viene suggerito dal male non conosce la gloria dell’amore, ma quella del prestigio.

Gesù sta per donare la sua vita in croce e non può lasciare che Pietro parli in quel modo, cosi si genera un “botta e risposta”, come quando tra familiari o comumque tra persone che si conoscono bene, si discute animatamente per fare chiarezza. Tutto questo discorso cosa può dire a noi oggi? Che possiamo essere come Pietro, e non dobbiamo scandalizzarci se spesso camminiamo secondo la nostra logica e vi facciamo entrare Dio dentro.

Ebbene, oggi sappiamo con certezza che è il contrario: è il Figlio che ha fatto spazio in sé e ci fa entrare nella logica del Padre.

Allora forse il nostro impegno potrebbe essere chiedergli: Signore oggi dinanzi a questo Vangelo cosa mi vuoi dire? Fammi vedere tutto cio che non sei Tu.

Lasciamoci anche rimproverare, smuovere da quella Parola, che leggendo sembra quasi darci fastidio; meditiamola così da purificare sempre più il nostro cuore.

La bellezza di questo Vangelo è che siamo con Gesù, gente di casa, al punto da rimproverarci come un papà che si preoccupa per noi, e noi a Dio che è Padre gli stiamo tutti a cuore.

“Signore,

eccomi in ascolto di una parola un po’ scomoda,

che spesso ho evitato.

Oggi aiutami a fare un passo in avanti verso di Te,

verso quella logica che non è oscura, perché in Te c’è la luce,

eppure dal mio buio la luce acceca

ed io non vedo nulla,

allora guidami,

apri i miei occhi e il mio cuore

cosi da camminare sicuro accanto a Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Tu sei un talento

Tu sei un talento

 

02 SETTEMBRE 2023

SABATO DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 4,9-11

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Vangelo: Mt 25,14-30

Questa parabola fa pensare a quanto siamo conosciuti da Dio, a quanto Egli si fida di noi da darci i suoi beni perché vengano fatti fruttare, e cosa ancora importante: dona secondo la capacità di ciascuno. Non c’è una omologazione, Dio si rivolge a noi personalmente.

I beni, i talenti a cui si riferisce il Signore non sono le nostre abilità, anche se importanti, il talento è qualcosa di più profondo: siamo noi stessi, dono d’amore di Dio. Nella misura in cui viviamo la vita come dono, questo talento si moltiplica: l’amore diventa risposta all’amore, diventa partecipazione alla gioia del padrone, o meglio ancora si trasforma in partecipazione della gioia che il Padre dona ad ogni figlio, ed è come se a ciascuno dicesse: tu sei stato fedele nel poco, e io ti darò molto. Tu sei stato fedele secondo le tue forze, e io ti colmeró della mia forza, della mia gioia.

Quando voglio tenermi come sono, possedermi, in me l’amore muore, il mio talento viene sepolto, mi nego la possibilità di rispondere al dono ricevuto. Per una paura infondata perdo fiducia e talento, perdo vita.

I talenti sono diversi per ciascuno. Noi siamo tutti diversi. Ognuno è altro dall’altro, quindi per incontrarlo deve uscire da se stesso. Questo movimemto di accogliere l’altro, diventa una spirale d’amore che si espande, e l’energia che la muove, trova la sua sorgente nel cuore di quell’uomo che parte, vuole fare un viaggio per raggiungerci tutti, per dirci: tu sei il mio talento, e tu sei talento al tuo fratello, al tuo amico, al tuo vicino, tu sei il talento amato e moltiplicato.

“Signore ti offro me stessa,

quella che sono, i miei sbagli,

le mie cadute e i miei errori.

Non sono talenti,

anzi, è tutto ciò che forse non vorrei darti,

ma in me c’è anche questo,

e piuttosto che tenerlo,

lo affido alle tue mani

sapendo che me lo ridarai purificato,

amato e benedetto

ed allora il dono più grande non sarà più il mio peccato,

ma il ringraziamento per avermi dato una vita

in cui possa essere salvato sin da ora,

perché sono amata da Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Maschere

Maschere

LUNEDÌ 28 AGOSTO 2023

SANT’AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 1,1-5.8b-10

Salmo: Dal Sal 149

Vangelo: Mt 23,13-22

“Guai a voi”. Anche se Gesù in questo momento si sta rivolgendo agli scribi e ai farisei, chiamandoli ipocriti, tale ammonizione vale per tutti.

Dio ci conosce, non dobbiamo mettere nessuna maschera, ne davanti a Lui, ne davanti agli altri.

L’ipocrita è un simulatore, finge ciò che non ha o non fa.

Gesù ci mette in guardia dal non cadere in questi atteggiamenti e ci ricorda di essere veri, leali a noi stessi e agli altri, ci invita ad abbandonare “gli idoli” per Dio.

Nella liturgia di oggi facciamo memoria di S. Agostino, e lui come ogni santo o santa, ciascuno per la sua particolarità, ci aiuta a comprendere la nostra umanità e la grandezza di Dio. Leggiamo dalle “Confessioni”: “O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. […] Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.”

Impariamo dai Santi a vivere di Dio, assetati della vera sapienza; accogliamo la parola di Gesù come una salutare provocazione, che ci impegna a riconoscere con sincerità i nostri punti deboli e quelli forti.

Non temiamo di lasciar cadere quelle maschere, magari messe anche solo per paura, ma che non ci fanno essere noi stessi, e come S. Agostino non ci stanchiamo mai di cercare il Signore, fonte di verità e di carità inesauribile.

“Signore,

aiutami a togliere le maschere

che nel tempo ho portato.

Esse sono segni di dolore e fatica,

ma ora posso lasciarle andare.

Fammi libero da tutto,

affinché possa vivere di quella verità

che metti dentro ogni cuore.

E fa che questa verità diventi concreta

in gesti che portano a Te,

al Tuo amore, al Tuo cuore,

così da essere segno

che lasciare andare le maschere  è possibile,

perché nel Tuo amore possiamo essere noi stessi

e Tu ci abbracci tutti.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Vedere

vedere

 

GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2023

SAN BARTOLOMEO, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 21,9b-14

Salmo: Dal Sal 144 (145)

Vangelo: Gv 1,45-51

Nel Vangelo di oggi, troviamo spesso il Verbo vedere. Filippo invita Natanaele a vedere, Gesù vede Natanaele sotto l’albero di fico,  e infine Natanaele vedrà in Gesù qualcuno di promettente, tanto da dire: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»

Vedere! Abbiamo bisogno di vedere, di vederci chiaro non solo nelle cose di Dio, ma sempre.

Gesù oggi ci invita a guardare da un altro punto di vista, ovvero in profondità. Egli può dire che in Natanaele non c’è falsità, non perché l’ha visto sotto l’albero di fico, bensì perché ha guardato dentro al suo cuore. Nello stesso tempo, se Natanaele ha potuto quasi fare una professione di fede, chiamando Gesù maestro e affermando che è il Figlio di Dio, è perché quell’incontro l’ha toccato in profondità; se si fosse fermato all’apparenza, avrebbe continuato a chiedersi cosa di buono sarebbe potuto venire da Nazareth.

Ecco che i nostri occhi non servono solo a guardare, abbiamo uno sguardo capace di andare in profondità, in noi e negli altri. Oggi siamo chiamati ad usare di questo dono, che il Signore stesso ci ha fatto creandoci. La nostra stessa vita a volte fatta di routine, le stesse persone, le stesse cose possono mostrare un nuovo volto, se lasciamo a Lui lo spazio per guardare con noi.

Chiediamogli di aprire gli occhi, di non fermarci solo alla descrizione di ciò che avviene, ma di andare oltre, poiché il mio sguardo può diventare un muro o uno spiraglio di luce, dipende da che parte lo guardo. Ed infine guardiamoci un momento e pensiamo a come ci guarda Dio; che belli i suoi occhi, in Lui non c’è giudizio o sbarramento, ma è uno sguardo di amore “possibilitante” venirti incontro. È questo lo sguardo di cui a volte abbiamo bisogno per ricominciare, ed ecco che Lui c’è lo dona.

Vuoi vederlo? Recati in chiesa e mettiti seduto. Conosci la storia del Santo Curato d’Ars?

Si narra di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava in chiesa, e si sedeva nell’ultimo banco. Ogni giorno, alla stessa ora, fin quando un giorno San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo di fare, gli si avvicinò e gli chiese: “Buon uomo ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?”. Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo: “Nulla, signor parroco…io guardo Lui e Lui guarda me”.

Il santo Curato d’Ars descrisse quella esperienza come una tra i più alti segni di fede e di preghiera. Lasciamoci guardare da Lui, perché il suo sarà sempre uno sguardo di amore, tanto grande da illuminare anche il nostro.

“Signore,

eccomi qui, guardami

alla ricerca di uno sguardo “possibilitante”

sono venuto a porre me stesso.

Non ho altro,

ma tutto quello che ho Te lo dono:

ed è la mia speranza in Te.

La speranza del Tuo amore tanto grande da proteggermi.

La fiducia che in Te sarò al sicuro

e il desiderio di amare come ami Tu.

Porto tutto ai tuoi piedi,

non oso alzare lo sguardo,

eppure se sono qui è perché il Tuo sguardo si è già chinato

ed io mi commuovo in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Un posto per tutti

Un posto per tutti

23 AGOSTO 2023

MERCOLEDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gdc 9,6-15

Salmo: Dal Sal 20 (21)

Vangelo: Mt 20,1-16

Il regno dei cieli è proprio il posto per tutti, così che gli ultimi arrivati alla fede, sono come quelli che vi erano da più tempo. Come mai? E giusto?

Nella logica dell’amore di Dio: si! Perché il regno di Dio non è da conquistare, ma da accogliere. Non importa quanto tu ci metta a renderti conto della tua relazione con Dio, ciò che conta è comprendere di avere un posto da sempre e non di averlo ottenuto a suon di sforzi. Ed allora, chi ha faticato tutta la vita, cosa deve fare?

Se davvero ha compreso quanto è grande l’amore di Dio, non se lo do manderà nemmeno, perché la relazione con Lui va oltre la misura del contraccambio, è un dono che noi abbiamo ricevuto solo prima di altri, per cui gioire.

Chiediamo al Signore la forza di vivere di una logica diversa, così da comportarci tra di noi, non con i paragoni, ma con quell’amore che Lui stesso ha riversato nei nostri cuori.

Impariamo a gioire per gli altri, alziamo lo sguardo e osserviamo da un altro punto di partenza, e lasciamo sia Lui a condurre e formare il nostro cuore. Allora sì che vivremo il regno di Dio su questa terra, e non solo saremo terreno di accoglienza per altri, che vedendoci spuntare un sorriso per le piccole gioie proprie o altrui, chiederanno: da dove vieni? Vengo dal cuore di Dio, tendi la tua mano, ti porto con me.

“Signore,

libera il mio cuore dal paragone,

dalla logica del contraccambio

ed insegnami la misura del Tuo cuore.

Il regno di Dio, è il posto mio con Te,

è quel luogo dove io posso essere davvero me stesso,

se vi scopro il Tuo amore.

Aiutami a vivere di Te

e fai che nonostante la fatica,

il mio cuore si dilati ad un nuovo orizzonte,

a quel pezzo di cielo che posso vivere già qui ed ora,

perché Tu sei già parte di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)