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Signore del sabato
09 SETTEMBRE 2023
SABATO DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
Prima lettura: Col 1,21-23
Salmo: Dal Sal 53 (54)
Vangelo: Lc 6,1-5
Gesù sta passando nei campi di grano, tra le spighe mature.
Sembra che dove passa il Signore emerge la vita. I suoi discepoli prendono queste spighe, le sfregano con le mani; si preparano il pasto, andando contro la legge del sabato, perché era il giorno del riposo, giorno dedicato a Dio per ringraziarlo.
Il sabato era da vivere come dono, da godere in comunione con Dio.
Gesù invita i farisei che rimproverano i discepoli, a non nascondersi dietro i precetti, ma a guardare al fondamento che riassume tutta la legge: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stesso.
Quando uno ama Dio con tutto il cuore, vivrà con gioia il precetto del sabato o della domenica, e ne comprenderà il senso, che è vivere del dono di Dio.
Il Vangelo di oggi non ci dice che Gesù sfregava le spighe per mangiare come i discepoli, questo ci fa pensare che Egli non mangia, perché è Lui che viene mangiato. Lui è quel nutrimemto, che sostiene la vita di ogni discepolo che si ciba di Dio.
E la vita per il credente è l’amore di Dio e del prossimo; dove passa Gesù fiorisce questa vita.
“Signore,
Sii Tu il Signore della mia vita.
Guidami, affinché faccia della Tua Parola
il centro del mio andare,
la legge da seguire,
l’amore da tramandare.
Fa che la Tua legge sia nel mio cuore
e io non dimentichi nulla
di quello che mi hai consegnato.
Sostieni quei passi incerti che mi rallentano
e ad ogni arresto o inciampo trovi Te,
per ricondurmi sulla strada di casa.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Natività di Maria
VENERDÌ 08 SETTEMBRE 2023
NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA – FESTA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura:Mic 5,1-4a Oppure:Rm 8,28-30
Salmo: Sal 12 (13)
Vangelo: Mt 1,1-16.18-23
Oggi leggiamo la genealogia di Gesù, una lunga storia che mediante Maria è diventata storia di salvezza per tutta l’umanità.
Maria è il pensiero di Dio per noi fin dall’eternità e per l’eternità. Con la sua nascita prende forma il grembo materno offerto da Dio all’umanità, perché si compia l’incarnazione del Verbo nella storia degli uomini.
Scrive nei «Discorsi» sant’Andrea di Creta: “Tutta la creazione dunque canti di gioia, esulti e partecipi alla letizia di questo giorno. Angeli e uomini si uniscano insieme per prender parte all’odierna liturgia. Insieme la festeggino coloro che vivono sulla terra e quelli che si trovano nei cieli. Questo infatti è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore.”
Maria colmata di Grazia sarà il tempio di Dio, casa che nutre e fa crescere il Figlio di Dio e in lui tutti i figli: sarà Madre per sempre per tutti. Chi non ricorre a Lei, anche solo per un momento nella vita?
Ringraziamo il Signore per averci donato sua Madre, per aver pensato a noi prima che noi fossimo, per avercela messa accanto come Madre umile e preziosa, perché ogni figlio ha sempre bisogno di una madre. Lei Madre di Misericordia e di speranza ci sorregge nel cammino.
“Oggi Maria festeggio con te,
perché la tua nascita mi commuove.
La tua vita cambierà la storia di tutti i noi,
su di te, il Padre ha messo il suo sigillo.
Sigillo di amore e verità,
che tu ci doni presso tuo Figlio.
Dolce madre, oggi ti si venera piccina, di quella tenerezza che ogni cuore di smuove.
Orsù dormi riposa, non temere nulla,
Dio sarà sempre con te
e nel tuo dolce viso,
sembri tu saperlo già.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Gettare la rete
07 SETTEMBRE 2023
GIOVEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Col 1,9-14
Salmo: Dal Sal 97 (98)
Vangelo: Lc 5,1-11
Tanta gente fa ressa intorno a Gesù, da spingerlo a salire su una barca e scostarsi un po’ da terra, perché tutti possano ascoltare la sua parola.
L’atteggiamento essenziale o potremo dire vitale del discepolo di Gesù, è quello dell’obbedienza alla parola. Una parola che non riguarda le folle in generale, ma che diventa rivolta a me, in quel momento, in quell’evento, dove nessun altro si può sostituire in quell’incontro personale con Gesù.
Egli ci raggiunge dove siamo, nelle nostre attività quotidiane: poveri pescatori stanchi e delusi, dopo una notte in barca a pescare senza successo. Ma proprio ora, Gesù dice a Pietro di riprendere il largo e gettare nuovamente le reti. Un comando assurdo dato dal figlio di un falegname ad un pescatore esperto.
Pietro da uomo concreto e trasparente fa obiezione a questo comando, se dipendesse da lui non getterebbe le reti, ma ascolta e si fida, si cala nella profondita di quel maestro che dona abbondanza, per lui, per tutti. E cosi Pietro farà la sua “pesca” più importante: farà esperienza di Dio, si sentirà Egli stesso tirato su da quell’incredulità tipica della notte e ritroverà la luce in Gesù, Suo Signore.
Stupore e meraviglia
04 SETTEMBRE 2023
LUNEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Ts 4,13-18
Salmo: Dal Sal 95 (96)
Vangelo: Lc 4,16-30
“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti i giorni noi abbiamo la possibilità di leggere e ascoltare la Parola di Dio. L’oggi è determinante nella nostra vita per la Parola che ascoltiamo, ne diventiamo contemporanei. Nella misura in cui ascolto questa Parola, essa diventa la mia verità del presente, il mio modo di capire, di sentire, di agire e di vivere; divento contemporaneo all’oggi di Dio.
Nella sinagoga Gesù, dopo aver letto il brano di Isaia, non ha fatto un lungo commento, ha detto: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, e i presenti si meravigliavano delle parole piene di grazia.
La Parola è viva ed efficace ha creato il mondo, è presente in mezzo a loro perché è Gesù stesso, ma i suoi conterranei non lo riconoscono. Loro cercano segni miracoli, Dio non può mostrarsi cosi “umano”, figlio di un falegname. Come fa ad essere il Salvatore?
C’è uno scarto tra quello stupore, quella meraviglia e le attese che loro hanno. La pretesa è diversa dall’attesa. Loro hanno pretese, ma Dio dona. Chi pretende, non riconosce che quanto viene daro loro è dono.
La salvezza è un dono, è amore e l’amore non può essere che donato.
La pretesa distrugge il dono, distrugge l’amore che oggi il Signore ti sta donando.
Allora oggi ascoltiamo la sua Parola che si realizza come un amore senza condizioni, desiderio di salvezza per tutti.
“Signore,
fai del mio oggi, il luogo dove io possa riconoscerti,
aiutami ad avere uno sguardo attento,
in grado di poterti vedere
e meravigliarmi della grandezza del Tuo gesto: vivere in me.
Si, Tu sei la mia meraviglia,
lo stupore, poichè il mio cuore ha trovato Colui che l’ha colmato.
Tu sei l’alba e il tramonto,
notte e giorno,
vieni, stai con me riempi le mie giornate!
Possa io contemplare la bellezza
che hai preparato per me ogni giorno
e stupirmi di gioia.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Pietro, noi e Gesù
03 SETTEMBRE 2023
DOMENICA DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ger 20,7-9
Salmo: Dal Sal 62 (63)
Seconda lettura: Rm 12,1-2
Vangelo: Mt 16,21-27
Gesu invita a seguirlo: “Se qualcuno vuole venire dietro a me”. Seguire Gesù è andare verso una promessa di bene, un amore che da sempre ha pensato a noi. Tuttavia bisogna riconosce che questo amore richiede il sacrificio della vita di Gesu, che Egli stesso spiega ai suoi discepoli.
Pietro prende in disparte Gesù e si mette a rimproverarlo, ha tanta familiarità con Lui da sentirsi libero di sgridarlo: non deve parlare cosi. Alle persone a cui vogliamo bene, non possiamo comprendere che gli accada mai nulla di male. Pietro non vuole certo perdere l’amico, il Maestro, il Signore della sua vita; lo ha riconosciuto come Figlio di Dio e in quanto tale, non può essere che venga condannato a morte.
Accanto alla paura per Gesù, forse Pietro, in fondo, aveva paura anche per sé stesso. Se accadeva qualcosa di brutto al Maestro, di conseguenza sarebbero stati coinvolti anche i suoi discepoli.
Gesù qui sgrida pesantemente Pietro perché, se da una parte può capire la sua paura di perdere una persona molto cara, dall’altra gli dice senza mezzi termini, che la sua logica non è secondo Dio. Ciò che viene suggerito dal male non conosce la gloria dell’amore, ma quella del prestigio.
Gesù sta per donare la sua vita in croce e non può lasciare che Pietro parli in quel modo, cosi si genera un “botta e risposta”, come quando tra familiari o comumque tra persone che si conoscono bene, si discute animatamente per fare chiarezza. Tutto questo discorso cosa può dire a noi oggi? Che possiamo essere come Pietro, e non dobbiamo scandalizzarci se spesso camminiamo secondo la nostra logica e vi facciamo entrare Dio dentro.
Ebbene, oggi sappiamo con certezza che è il contrario: è il Figlio che ha fatto spazio in sé e ci fa entrare nella logica del Padre.
Allora forse il nostro impegno potrebbe essere chiedergli: Signore oggi dinanzi a questo Vangelo cosa mi vuoi dire? Fammi vedere tutto cio che non sei Tu.
Lasciamoci anche rimproverare, smuovere da quella Parola, che leggendo sembra quasi darci fastidio; meditiamola così da purificare sempre più il nostro cuore.
La bellezza di questo Vangelo è che siamo con Gesù, gente di casa, al punto da rimproverarci come un papà che si preoccupa per noi, e noi a Dio che è Padre gli stiamo tutti a cuore.
“Signore,
eccomi in ascolto di una parola un po’ scomoda,
che spesso ho evitato.
Oggi aiutami a fare un passo in avanti verso di Te,
verso quella logica che non è oscura, perché in Te c’è la luce,
eppure dal mio buio la luce acceca
ed io non vedo nulla,
allora guidami,
apri i miei occhi e il mio cuore
cosi da camminare sicuro accanto a Te. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Tu sei un talento
02 SETTEMBRE 2023
SABATO DELLA XXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Ts 4,9-11
Salmo: Dal Sal 97 (98)
Vangelo: Mt 25,14-30
Questa parabola fa pensare a quanto siamo conosciuti da Dio, a quanto Egli si fida di noi da darci i suoi beni perché vengano fatti fruttare, e cosa ancora importante: dona secondo la capacità di ciascuno. Non c’è una omologazione, Dio si rivolge a noi personalmente.
I beni, i talenti a cui si riferisce il Signore non sono le nostre abilità, anche se importanti, il talento è qualcosa di più profondo: siamo noi stessi, dono d’amore di Dio. Nella misura in cui viviamo la vita come dono, questo talento si moltiplica: l’amore diventa risposta all’amore, diventa partecipazione alla gioia del padrone, o meglio ancora si trasforma in partecipazione della gioia che il Padre dona ad ogni figlio, ed è come se a ciascuno dicesse: tu sei stato fedele nel poco, e io ti darò molto. Tu sei stato fedele secondo le tue forze, e io ti colmeró della mia forza, della mia gioia.
Quando voglio tenermi come sono, possedermi, in me l’amore muore, il mio talento viene sepolto, mi nego la possibilità di rispondere al dono ricevuto. Per una paura infondata perdo fiducia e talento, perdo vita.
I talenti sono diversi per ciascuno. Noi siamo tutti diversi. Ognuno è altro dall’altro, quindi per incontrarlo deve uscire da se stesso. Questo movimemto di accogliere l’altro, diventa una spirale d’amore che si espande, e l’energia che la muove, trova la sua sorgente nel cuore di quell’uomo che parte, vuole fare un viaggio per raggiungerci tutti, per dirci: tu sei il mio talento, e tu sei talento al tuo fratello, al tuo amico, al tuo vicino, tu sei il talento amato e moltiplicato.
“Signore ti offro me stessa,
quella che sono, i miei sbagli,
le mie cadute e i miei errori.
Non sono talenti,
anzi, è tutto ciò che forse non vorrei darti,
ma in me c’è anche questo,
e piuttosto che tenerlo,
lo affido alle tue mani
sapendo che me lo ridarai purificato,
amato e benedetto
ed allora il dono più grande non sarà più il mio peccato,
ma il ringraziamento per avermi dato una vita
in cui possa essere salvato sin da ora,
perché sono amata da Te.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Maschere
LUNEDÌ 28 AGOSTO 2023
SANT’AGOSTINO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Ts 1,1-5.8b-10
Salmo: Dal Sal 149
Vangelo: Mt 23,13-22
“Guai a voi”. Anche se Gesù in questo momento si sta rivolgendo agli scribi e ai farisei, chiamandoli ipocriti, tale ammonizione vale per tutti.
Dio ci conosce, non dobbiamo mettere nessuna maschera, ne davanti a Lui, ne davanti agli altri.
L’ipocrita è un simulatore, finge ciò che non ha o non fa.
Gesù ci mette in guardia dal non cadere in questi atteggiamenti e ci ricorda di essere veri, leali a noi stessi e agli altri, ci invita ad abbandonare “gli idoli” per Dio.
Nella liturgia di oggi facciamo memoria di S. Agostino, e lui come ogni santo o santa, ciascuno per la sua particolarità, ci aiuta a comprendere la nostra umanità e la grandezza di Dio. Leggiamo dalle “Confessioni”: “O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. […] Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.”
Impariamo dai Santi a vivere di Dio, assetati della vera sapienza; accogliamo la parola di Gesù come una salutare provocazione, che ci impegna a riconoscere con sincerità i nostri punti deboli e quelli forti.
Non temiamo di lasciar cadere quelle maschere, magari messe anche solo per paura, ma che non ci fanno essere noi stessi, e come S. Agostino non ci stanchiamo mai di cercare il Signore, fonte di verità e di carità inesauribile.
“Signore,
aiutami a togliere le maschere
che nel tempo ho portato.
Esse sono segni di dolore e fatica,
ma ora posso lasciarle andare.
Fammi libero da tutto,
affinché possa vivere di quella verità
che metti dentro ogni cuore.
E fa che questa verità diventi concreta
in gesti che portano a Te,
al Tuo amore, al Tuo cuore,
così da essere segno
che lasciare andare le maschere è possibile,
perché nel Tuo amore possiamo essere noi stessi
e Tu ci abbracci tutti.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
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