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“Vieni e vedi”
GIOVEDÌ FERIA PROPRIA DEL 5 GENNAIO
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Gv 3,11-21
Salmo: Sal 99 (100)
Vangelo: Gv 1,43-51
Cosa è avvenuto di buono? La domanda di Natanaele rimbalza nella storia, investe coloro che credono e chi ancora non lo sa.
Siamo pellegrini alla ricerca di qualcosa di buono per il proprio cuore. Cercatori di senso, che fanno della loro vita un viaggio verso quell’uomo tanto buono, da rendere gli uomini capace di essere buoni, di gesti di umanità, dati da un amore che precede.
Tutto comincia da una domanda: “può venire qualcosa di buono”? Oppure chiedersi dinanzi ad un Angelo: “come avverrà questo” ? E la vita è tutta una risposta, un sì esteso nel tempo ad un Dio il cui amore supera i confini del mondo. Oltre il tempo, oltre lo spazio, siamo richiamati dal fascino di un uomo in grado di dirci: “seguimi” così come sei, perché io ti amo così.
Vieni e vedi o uomo alla ricerca di un senso, perché stai cercando Dio, Egli ti ha trovato e la domanda che dentro di te ti inquieta, troverà la pace solo vedendo l’amore scendere dal cielo sulla terra e venire a casa tua.
Parte di una storia
SABATO FERIA PROPRIA DEL 17 DICEMBRE
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Gn 49,2.8-10
Salmo: Sal 71 (72)
Vangelo: Mt 1,1-17
Dinanzi al Vangelo di oggi, l’invito è quello di sentirci parte anche noi della genealogia del Signore. Siamo parte di una storia e di una promessa, e se questo Vangelo è una Parola da ascoltare, è proprio grazie a tale genealogia.
Essa ci insegna che Dio viene ad abitare la nostra storia. C’è un legame tra noi e Lui, profondo, inscindibile, anche se noi spesso non ce ne rendiamo conto e cerchiamo legami effimeri, temporanei, perché tutti hanno un bisogno profondo da colmare.
Nel legame tra Dio e l’umanità è presente qualcosa in più: è Dio stesso a diventare umano, carne e sangue, fragilità ed è in Lui che ogni storia umana trova il suo senso. In questa relazione umana, Egli mette se stesso, il Suo corpo e non c’è nessuna vita che in qualche modo non sia legata a Lui, per il fatto stesso di essere umani.
Condividiamo con Dio ciò che Lui stesso ha generato, in modo che tra creatura e creatore non ci fosse solo un rapporto di figliolanza, ma di unità e attraverso questa forza vitale, ciascuno potesse ritrovare l’origine della propria storia.
Da cercatori di Dio siamo dei cercati e nel trovare la nostra storia, ritroviamo Dio. È nella quotidianità il luogo in cui la Sua promessa si manifesta, poiché essa non è al di là della storia, ma ne è parte, così che ogni uomo possa scorgere un frammento divino in mezzo al fango, alla polvere ed esso possa essere la sua speranza.
“Signore,
raccontami la nostra storia,
fammi comprendere quanto è grande il tuo amore,
così che possa vedere
la mia vita alla luce della Tua presenza
e non solo la fatica o il dolore.
Prima che ti cercassi
eri già in me,
poiché la Tua promessa non è solo ora che ti ho trovato,
ma da prima, da sempre
l’amore mi aveva già trovato,
mi era dinanzi ed io dovevo solo incrociare il Tuo sguardo”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Cercatori di segni, cercati dal Segno
10 OTTOBRE 2022
LUNEDÌ DELLA XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Gal 4,22-24.26-27.31-5,1
Salmo: Dal Sal 112 (113)
Vangelo: Lc 11,29-32
Le folle si accalcavano per sentire Gesù, ciascuno partito dalla propria casa, alla ricerca di un senso, di un segno, capace di restituire pace al cuore, guarigione o anche solo per incontrare qualcuno che dica qualcosa di buono.
Gesù rimprovera la ricerca di un segno. Come mai? Perché non era da cercare: era Lui. Gesù è il segno ed il senso della nostra vita.
Noi siamo la generazione fortunata, venuta dopo la Risurrezione di Cristo, con la consapevolezza di quello che Gesù voleva dire. In fondo, anche noi però come allora, cadiamo alla ricerca di segni, gesti, che ci facciano da ancora nel mare delle nostre idee.
L’invito di Gesù è credere in Lui come segno! Un segno che di generazione in generazione, è sempre attuale ed ha molto da dire alla nostre vite. Gesù è il segno di un amore che rimane, forte, costante, capace di offrire tutto se stesso e perdonare, restituendoci quell’identità a volte oscurata dalla nostra fragilità.
Noi cercatori di segni, siamo dei cercati da quell’unico segno, l’amore crocifisso, entrato nelle nostre vite per non lasciarci soli. In ogni parte del globo quel: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” sia il segno di un amore che ci ha raggiunto, la cui risposta sarà: “Amen”! Ovvero: credo Signore nel tuo amore e dinanzi a questo ne riconosco il segno.
“Signore,
sono qui, come tutti,
alla ricerca di un segno,
qualcosa che mi consoli e mi dia forza.
Spesso veniamo dinanzi a te stanchi, stremati dalla fatica
e cerchiamo rifugio.
Anch’io sono qui per questo,
parte di una folla accalcata,
ma fiduciosa in Te.
Raggiungi il mio cuore, fatti spazio in me,
cosi da tornare a casa con il coraggio di fermare i miei pensieri,
quando nel panico cercheranno un segno
ed io gli risponderò, che il mio segno sei Tu”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Cercare e trovare
27 LUGLIO 2022
MERCOLEDÌ DELLA XVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ger 15,10.16-21
Salmo: Sal 58 (59)
Vangelo: Mt 13,44-46
Parafrasando il Vangelo di oggi, potremmo dire che il regno dei cieli è un dono da cercare e dopo averlo trovato, bisogna averne cura come quando si tiene ad una cosa rara, tanto da tenerla per sé, l’unica differenza è che sarà sempre un dono per tutti.
Il regno dei cieli è quel dono unico, dato a tutti, ma personale per ciascuno di noi, perché ognuno scoprirà il suo momento: quell’incontro che tocca il cuore e ci fa rendere conto della presenza di Dio.
Il regno dei cieli è qui, dirà Gesù in un altro brano del Vangelo, è vicino a noi, poiché Egli ci è accanto ogni situazione, anche quelle dolorose, dove il cielo sembra essere così distante.
Se c’è una persona che unisce cielo e terra, è proprio Gesù, un volto umano con il cuore di Dio, le cui mani si alzano al cielo, verso il Padre per implorare, pregare, benedire e ringraziare.
Questo tesoro noi l’abbiamo cercato ovunque, alcuni l’hanno trovato, altri sono ancora in ricerca, e quello che accomuna tutti è essere pellegrini del cielo con i piedi per terra. Per quanto sia difficile la vita, essa ci condurrà al nostro cuore, attraverso cui potremmo trovare il cuore pulsante di Dio.
“Signore, ti cerco,
i miei piedi camminano, ma sono piccoli i miei passi.
A volte inciampo, cado e torno indietro,
ma non mi stanco
desidero trovarti.
In me c’è l’animo del cercatore,
come qualcosa che mi attira a proseguire per trovarti.
Ogni giorno mi fermo e ricomincio.
Cercare Te è cercare me stesso,
ovvero quella parte di me, che hai già trovato
e che mi spinge ad andare avanti
per ricongiungerci
e poter vivere eternamente insieme”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)