Attraversare la vita

attraversare la vita

 

SABATO 28 GENNAIO 2023

SAN TOMMASO D’AQUINO, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 11,1-2.8-19

Salmo: Lc 1,68-75

Vangelo: Mc 4,35-41

Oggi il vangelo ci presenta una scena molto strana: Gesù chiede ai suoi discepoli di passare all’altra riva del lago di notte. Normalmente in barca si va di giorno, di notte si preferisce stare in un luogo tranquillo.

Questa è la metafora della vita, dove la notte, le difficoltà, le paure, le instabilità, scombussolano il nostro cuore e non sappiamo dove appoggiarci.

Sulla barca, proprio quando la situazione è drammatica, si dice che Gesù dorme. Come i discepoli, anche noi vogliamo svegliarlo perché si prenda a cuore la nostra situazione, vogliamo essere salvati e non travolti dalle tempeste della vita.

Quando la paura avanza, rimaniamo bloccati, paralizzati, è come se non si vedesse altro, ma il Signore “dorme “. Questo Gesù che dorme è il segno dell’abbandono fiducioso alla volontà del Padre, che custodisce la barca della sua vita. Ci mostra come Lui sta attraversando le vicende umane, infatti, Egli non ci toglie dagli eventi della vita, il Signore è con noi proprio negli eventi della vita. Dice in un testo il profeta Isaia: “Non temere… Se dovrai attraversare le acque, sarò con te” (Is 43).

Il passare dalla paura alla fiducia, cambia la qualità del nostro vivere, perché la fiducia è l’atto fondamentale dell’amore: siamo figli amati da Dio, c’è Lui sulla nostra barca, non temere, perche è Lui che ha creato il vento e il mare e questi gli obbediscono. Non temere, perché calmerà anche le nostre tempeste.

“Signore,

consola il mio cuore quando la paura

fa diventare il giorno, notte.

Aiutami a credere in Te,

nonostante la fatica ed il timore.

Davanti a Te affido ciò che sono

e tutte le mie speranze,

te le pongo dinanzi una ad una,

affinché tu le prenda con Te

e da tutto questo, sorga qualcosa di buono

e soprattutto, che io sappia trovare la forza

per non temere, perché Tu sei con me”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Un giorno nuovo

un giorno nuovo

 

MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2022

SAN GIOVANNI DELLA CROCE, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 45,6b-8.18.21b-25

Salmo: Sal 84 (85)

Vangelo: Lc 7,19-23

“Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito”

Nel Vangelo di oggi Gesù risponde ai due discepoli mandati da Giovanni, mostrando una serie di miracoli a testimonianza che Lui è il Salvatore.

Davanti a grandi segni, ad eventi miracolosi, tutti siamo propensi a credere nella potenza di Dio, ma ciò non avviene sempre, perché sono fatti davvero straordinari. Quello che facciamo più fatica a scorgere invece, sono i miracoli quotidiani. Molte cose semplici le consideriamo scontate, quasi facciano parte di una routine, eppure dobbiamo imparare a vedere in esse la mano di Dio.

La nostra vita a cominciare da ogni nuovo giorno è un opera di Dio: siamo tra i poveri a cui è annunciata la buona notizia, perché i nostri cuori vengono guariti dalla loro durezza, e gli occhi possono tornare a vedere in modo limpido e trasparente. Se zoppicchiamo a causa del peccato, Lui ci prende per mano e ci sostiene. Nulla di noi può far paura a Dio, per questo non dobbiamo scandalizzarci se il suo amore ci ama e perdona in un modo immenso fino a dare la sua vita. Si! Dio è cosi, è tutto per noi.

In questi giorni di avvento, prepariamoci ad accogliere la sua nascita, fermandoci qualche istante a pensare a quante volte compie piccoli miracoli per noi, e quando i nostri occhi fanno fatica a vederli chiediamogli di aiutarci a riconoscerli.

Non confidiamo solo nelle nostre forze, lasciamoci raggiungere dal suo amore, perché la Sua venuta diventi gioia nella nostra vita, cosi che possiamo dire quanto abbiamo “visto e udito”, quanto amore ha portato.

“Signore,

dopo la notte arriva il giorno,

fa che sia così anche nel mio cuore

per imparare ad accogliere il sole

che Tu sei.

Scalda il mio cuore

che il dolore ha gelato,

rafforzami lì dove sono indebolito

e fammi sentire il Tuo amore,

così da finalmente poter dire

quello che ho visto e udito

ora è dentro me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

“Gridano giorno e notte verso di lui”.

 

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SABATO 12 NOVEMBRE 2022

SAN GIOSAFAT, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2Gv 1a.3-9

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 17,26-37

 

“Gridano giorno e notte verso di lui”.

La preghiera a volte è anche questo: gridare. Non vuol dire essere arrabbiati, no, semplicemente è dire intensamente a Dio quello che il cuore sta vivendo. Non bisogna stare calmi per pregare, spesso si tende a pensare: sbrigo le mie cose, mi metto tranquillo e prego. No, mentre lavori, nella fatica, nell’ansia prega, grida, coinvolgi Dio. Perché questo? Perché proprio nel momento più duro, dove sembra non ci siano risposte o nell’angoscia profonda, possiamo sperimentare un po’ di pace dalle mani di Dio.

Egli è accanto a noi sempre, giorno e notte, nella gioia e nel dolore. Lui è pronto a raccogliere la fatica di ciascuno, persino il nostro gridare, e chissà che sia proprio questa l’occasione per sentirci accarezzare e consolare da un Padre, le cui mani raccolgono le nostre lacrime.

Cuore a cuore con Dio, tutto ciò che viviamo, ogni nostro gesto diventa preghiera se il cuore si rivolge a Lui. Pregare è una relazione, un dialogo con un Tu che ci ama, ci conosce. Pregare è parte di noi, è come imparare a parlare, così parola dopo parola, giorno dopo giorno, noi possiamo acquisire la forza in un legame grande in grado di darci conforto, coraggio, amore, in ogni circostanza.

“Signore,

mi rivolgo a te,

insegnami a pregare

non con la testa, ma con il cuore.

Aiutami a comprendere quanto la mia preghiera

è un dono che mi riguarda,

perché attraverso di essa io impari a conoscerti,

e a credere quanto Amore sei

ed io possa camminare consapevole di questa forza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Ogni giorno, qualunque giorno

ogni giorno, qualunque giorno

 

24 OTTOBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ef 4,32-5,8

Salmo: Sal 1

Vangelo: Lc 13,10-17

 

Quella donna, nonostante la sua malattia che le teneva inferma al punto da non riuscire a stare in piedi, trova la forza per andare in sinagoga alla ricerca di conforto.

Gesù la vide tra la folla e cosa vede di lei? La determinazione, la forza di essere lì. Egli la chiama a sé per guarirla, per raddrizzarla e non importa sia di sabato, poiché Lui è l’unico che avrebbe potuto farlo.

Ci viene in mente la sequenza allo Spirito Santo: “drizza ciò che è sviato”. Il Signore è colui che può rendere dritte le nostre righe storte, e forse la forza di questa donna, nasce dalla consapevolezza che la sua tortuosità non sarà mai respinta da Dio.

Era curva, ma non ricurva su di sé, il suo sguardo era presso Lui, così i loro occhi si sono incrociati e lei ha potuto fare di quell’incontro, un luogo di guarigione.

Chiediamo al Signore di raddrizzare tutto ciò che nella nostra vita è curvo, affidiamo a Lui i nostri pesi tali da piegarci. Chiediamo la forza per non guardare in basso, ma per essere capaci di alzare lo sguardo nonostante tutto, verso Colui che ci guarisce ogni giorno, qualunque giorno, così da stare in piedi ed essere parte di quella folla esultante delle meraviglie da Lui compiute.

 “Signore,

sono qui con il peso delle mie fatiche che mi piegano,

sono curva, ma non guardo in basso,

sono venuta ad ascoltarti.

Cerco un insegnamento, una parola che mi dia conforto,

perché non riuscire a stare in piedi

è davvero invalidante.

E mentre tutti si chiedono, perché di sabato,

io ringrazio quel giorno del Signore,

poiché ora è anche il mio.

Posso essere segno di speranza per tutti coloro che curvi,

hanno paura di non farcela.

Posso dire finalmente: coraggio, non temete, perché il Signore ci guarda ed ama.

Posso scegliere di essere parte della folla che ti esulta.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Sul finire della notte

 

Sul finire della notte

 

02 AGOSTO 2022

MARTEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 30,1-2.12-15.18-22

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Mt 14,22-36

 

I discepoli gridano dalla paura, vedono un “fantasma” che gli viene incontro e non riconoscono che è Gesù. A volte presi dal buio, dalla paura, può capitare anche a noi di non riconoscerlo durante il quotidiano. Il Signore però non ci rimprovera, anzi rassicura, dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Quanto abbiamo bisogno di sentire la parola: “coraggio”! Essa fa intendere, che Qualcuno sa quello che stiamo vivendo e ci si sente un po’ più sollevati, perché la più grande paura è essere soli.

Con Dio non saremo mai soli e Lui non smette mai di ricordarcelo, affinché la nostra fede si fortifichi in questa certezza: nonostante le difficoltà ci verrà incontro e non sarà la paura a governare la nostra vita.

“Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare”. Gesù ci viene incontro, sa fare di ogni fatica una strada su cui camminare per non lasciarci soli, forse non come vogliamo, non in quel preciso istante, ma non finirà la notte prima che il Signore passi.

“Signore,

nel buio della mia paura,

fa che riesca a scorgere la tua luce.

Nel vento della mia angoscia,

possa sentire la calma dei tuoi passi, venirmi incontro.

Aiutami a comprendere che la mia notte,

ovvero tutta la paura e la fatica che mi porto dentro,

vedrà la luce del Tuo arrivo,

per soccorrermi e

vivere del Tuo coraggio

in ogni notte come in pieno giorno”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Vedere, ascoltare e comprendere

 

vedere, ascoltare e comprendere

 

21 LUGLIO 2022

GIOVEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 2,1-3.7-8.12-13

Salmo: Sal 35 (36)

Vangelo: Mt 13,10-17

 

Il Vangelo della liturgia odierna, ci presenta un cammino attraverso le parabole che Gesù racconta, per rendere attuale e concreta la Sua Parola.

Siamo di fronte ad una Parola di Dio pellegrina che viaggia verso di noi, attraverso le dinamiche della nostra quotidianità e si inserisce all’interno di essa, per donarci una scia da seguire. Quel popolo nelle tenebre, con Gesù ha visto e riconosciuto una luce capace di rendere giorno la notte, e le stelle sono diventate come segnali luminosi di una strada percorsa nei secoli, da pellegrini alla ricerca di Dio.

Oggi siamo noi a compiere gli stessi passi, tra discese, salite, buio e luce, quello che conta e che rimane fermo nello scorrere del tempo, è la Sua presenza in noi.

In quei momenti di fatica dove non riusciamo a vedere, ascoltare e comprendere, non tutto è perduto; proprio lì, dove pare non esserci una via, il Signore ci viene incontro donandoci uno strumento: le parabole, per entrare all’interno del Suo messaggio e farne dimora.

Beati noi, quando vedremo e ascolteremo, tutto ci sembrerà un po’ più chiaro, o comunque avremo imparato che la strada verso Lui, è dinanzi ai nostri occhi e la stiamo già percorrendo.

“Signore,

le tue parole oggi

consolano il mio cuore,

perché anche per me c’è una speranza.

Quando tutto mi sembra buio, vuoto e arido,

arriva la tua parola a riempirmi la vita.

Fa che sappia fermarmi ad ascoltarla,

così da poter guarire il mio cuore,

per vedere, ascoltare e comprendere fino in fondo,

giorno dopo giorno,

quelle parole di speranza e umanità

preparate per me, per tutti”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Il bene fatto continua sempre

 

Il bene fatto continua sempre

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Sir 47,2-13 (NV) [gr. 47,2-11]

Salmo: Sal 17 (18)

Vangelo: Mc 6,14-29

 

Leggendo questo testo che narra un episodio terribile, verrebbe da pensare su cosa possiamo meditare? Oltre alla triste storia è possibile notare un insegnamento: il bene fatto continua sempre.

Il bene compiuto nel nome del Signore, non si esaurisce con la vita è sacro per sempre. Oggi siamo invitati a ricordare quei gesti di bene donati, o che abbiamo ricevuto e pensare a tutte quelle persone che ce li hanno fatti, probabilmente alcune di esse possono non esserci più, ma quel bene vivrà per sempre. Non si tratta solo di compiere una buona azione per le nostre coscienze, ma riconoscere questa come capace di dare nuova vita, dona a chi la riceve un po’ di noi e dura nel tempo.

Tutto quello che ha fatto Giovanni, non verrà dimenticato e persino noi che non l’abbiamo conosciuto, possiamo saperlo grazie a chi l’ha raccontato. Erode pensa che Gesù sia Giovanni risuscitato, questo perché ciò che Giovanni ha fatto, è stato un bene così forte da non lasciare indifferenti.

Siamo invitati a far diventare la nostra vita un dono, a rendere sacri i nostri giorni di gesti dell’ amore di Dio per celebrarlo. Siamo chiamati a essere un riflesso del Suo amore che continua nel tempo e ci rimanda a Lui.

Sarebbe bello vivere la nostra vita con l’esperienza dell’amore ricevuto e con la capacità di rendere amore, quei momenti in cui non abbiamo ricevuto del bene, dove siamo stati noi a fare la differenza e abbiamo dato luce ai nostri giorni più bui, riflettendoci nell’amore di Dio. Quando nella vita c’è un solo piccolo atto di bene ricevuto e donato, ecco, quello è per noi il nostro giorno sacro, amato e celebrato.

 

 

In principio

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,18-21

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Gv 1,1-18

 

“In principio”, la nostra vita è preceduta da un principio, anche se non lo sappiamo o non lo riconosciamo nella nostra vita, siamo all’interno di quel principio di salvezza, siamo parte di quel principio, siamo all’interno della vita che è iniziata prima di noi. Come facciamo a farne parte? Per dono Suo!

Colui che ha creato il giorno e la notte, ci ha reso suoi figli, ci ha messo nella condizione di essere parte di quel principio, affinché grazie a questa consapevolezza, noi potessimo vedere la nostra vita nell’ottica di quel principio. Ciò non esclude tutti i momenti difficili, quelli di fragilità, quelli in cui il peso dei nostri peccati, è così grande da non farci pensare che sia possibile, ma tutto è salvato, sanato, perdonato e amato, dal principio.

È l’esperienza che facciamo tutti i giorni: ci alziamo, viviamo la nostra giornata e sopraggiunge la sera; qual è la cosa che ci accorgiamo di meno? Dell’alba che spunta in ogni nuovo giorno, così è per la nostra vita: c’è un’alba, un principio preparato per te.