L’educazione ai tempi di internet è un garbuglio inestricabile. Voglio dire, se non sai una cosa la googli e tzack ti si aprono centomila pagine su quell’argomento. Anche qualora si avesse il tempo di leggerle tutte, una volta finito, ci si accorgerebbe di saperne manco di prima. Questo è il discorso che ho fatto a mio nipote prima di spiegargli che l’apologia non è una tecnica riproduttiva delle Api. Ma lo spiegare certe cose a mio nipote non è cosa che dovrei fare io, bensì mia sorella tra una puntata di “Terra Nostra” e l’altra. Comunque sia Terra Nostra non è una telenovela propagandista padana messa in onda dalla Lega e contro l’immigrazione clandestina e lo sbarco degli extracomunitari. No, ve lo volevo dire nel caso vi fosse venuto il dubbio. Non so di cosa parli sta cavolo di soap opera, ma deve essere un argomento assolutamente inutile se è arrivata alla puntata 6789. Voglio dire, anche a Voyager hanno un po’ di buon gusto e non si sono spinti a tanto. E meno male che non tocca a me qualche lezione di educazione sessuale, mi sarebbe toccato chiedere l’aiuto da casa, e non so quanto mia madre possa essermi utile. Cioè meglio un video corso di una procace ottuagenaria che presta ancora il proprio nobile servizio presso qualche casa di riposo. E’ ovvio che i tempi si evolviscono (scusate mi è morta la maestra di italiese alle elementari), ma ai bei tempi nostri abbiamo imparato che le relazioni tra maschio e femmina potessero essere leggermente differenti guardando in TV laguna blu o gli episodi del cartone animato Georgie (anche Kiss me Licia aveva il suo perchè), o o dalle pagine sulla mitologia greca, magari di come Pasifae riuscì a farsi ingravidare dal toro che Poseidone regalò a Minosse. Adesso invece bastano pochi minuti per scaricarsi il corso on line di kamasutra e visualizzarlo comodamente sul proprio iphone, mentre si sta guidando possibilmente. E mentre trolleggio sull’utilità di avere un genitore PRESENTE sul quale affidare la propria educazione sento mio nipote blaterare una cosa del tipo: “Zio, ma secondo te posso mangiare un’altra banana così divento come Opti Poba e andare a giocare nella Lassio?”
Come se con l’assenza si potesse riempire
un enorme vuoto ad inghiottirsi,
o il dilatato affannarsi rincorrere
delle ore, che paiono durare secoli.
Ci sono vesti che non indossiamo mai,
che ci fanno apparire buffi o goffi,
fragili e non finiti come un’incompiuta.
Così ora mi ritrovo a sapere cos’è l’attesa.
Una furia che non saggia il futuro,
sì che il domani sia ben oltre il tempo,
o che l’oggi sia ben oltre la sopportazione.
Non posso dimenticare dove tu sia ora
perchè anche nell’adesso ti ritrovo,
delicata rimembranza che mi dia pace,
ad essere terra dopo anni di mare
o tiepido sole dopo mesi di pioggia.
Così che io possa risorgere per una carezza
e non debba morire lentamente fagocitato
dopo aver vinto l’indole e le lacrime.
“O che si debba finire per arrendersi ad un destino vuoto come una tasca bucata”
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o
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