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Santoro difende Travaglio in diretta tv

Post n°1933 pubblicato il 17 Maggio 2008 da Antalb
 

La Rai è un servizio pubblico ma per Michele Santoro e i suoi amici è normale trasformarlo in un fatto privato. Anche giovedì sera non ha potuto fare a meno di usare Annozero per difendere l’onorabilità del suo amico e collaboratore Marco Travaglio, vittima soltanto del suo stesso protagonismo. Non per il conduttore, però, che da buon giacobino ha deciso di suonare l’ouverture della puntata difendendo Travaglio, investito dalle polemiche dopo le accuse rivolte al presidente del Senato Renato Schifani nella puntata di sabato scorso di «Che tempo che fa». Santoro in piedi, al centro dello studio, guardando Travaglio con sguardo spavaldo, ha aperto la puntata: «Stai tranquillo, Marco, sei nel cuore del pubblico e non hai niente da temere».

L’arringa di Santoro non ha risparmiato Repubblica e Corriere della Sera, colpevoli di voler minare la credibilità dell’adamantino Travaglio: «Il Corriere - ha sentenziato Santoro - scrive oggi che tu avresti detto quelle cose su Schifani giovedì scorso qui ad Annozero. Ma pure le pietre sanno che le hai dette sabato da Fabio Fazio: Annozero, per una volta, non ha partecipato all’evento. Questo strano errore del Corsera è stato preceduto su Repubblica da un articolo di Giovanni Valentini che chiedeva l’intervento dell’Authority. A nome di quale norma? Non si capisce. Poi c’è stato lo scoop di D’Avanzo, che in pratica ti ha accusato di aver preso un residence abbastanza bruttino coi soldi di un tale Aiello, condannato per mafia. Naturalmente il Corsera oggi riprende questo scoop degno del Pulitzer e lo approfondisce: tutti e due i giornali, in verità, dicono che non può essere una cosa vera, ma la scrivono lo stesso. Perché? Per minare la tua credibilità molto forte, ma anche perché quei fatti che tu hai raccontato, loro non li avevano scritti, e quindi non dovevano meritare di essere scritti. Altrimenti, che figura ci avrebbero fatto i direttori Mieli e Mauro nei confronti dei loro lettori?».

E per sostenere la tesi del complotto, Santoro ha chiamato a testimonianza il sito gossip «Dagospia», «che ha trovato la quadratura del cerchio affermando che esiste in Italia una banda dei quattro, cioè Di Pietro, Grillo, Travaglio e Santoro. Tolti di mezzo questi, il Paese si può avviare verso la modernizzazione». Peccato che Santoro, come già il suo amico collaboratore, non sia mai sfiorato dal dubbio, nemmeno quando il sottosegretario Castelli ha annunciato querela al giornalista torinese. Il conduttore non ha capito che sul banco degli imputati non c’è Travaglio ma il suo metodo. Quello che ora si è rivoltato contro Robespierre e Saint-Just.

 
 
 
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