Creato da legrillonnoirdestael il 01/02/2014

IL GRILLO NERO

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« NON E' BELLO CIO' CHE ...UNA COMBRICCOLA DI "DEI... »

CHI DISPREZZA?

 

CHI DISPREZZA COMPRA…O QUANTOMENO INVIDIA. QUASI SEMPRE.

DALLA ROMA DI LIVIO ALLA “ROMA” DEL WEB…

 

 

« È uso greco non coprire il corpo delle statue, mentre i Romani, in quanto soldati, aggiungono la corazza. »

(Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIV, 18)

 

 

 Le vittorie romane in Sicilia sui Siracusani e la conquista della Grecia nel 146 a.C., con la conquista di Corinto e di Cartagine, costituiscono due fondamentali punti per l'evoluzione artistica dei Romani.

Fino a quest'epoca il contatto dei Romani con l'arte greca aveva avuto un carattere sporadico e mediato comunque e sempre dall'arte etrusca e italica. Tutto cambiò dal momento in cui le opere d'arte greche vennero portate come bottino a Roma.

Ci fu l’incontro: la superiorità indiscussa da un punto di vista militare dei Romani con la superiorità culturale dei Greci.

 

MA…CHI DISPREZZA COMPRA…O QUANTOMENO INVIDIA. QUASI SEMPRE.

La cultura ufficiale romana per un certo periodo, disprezzò pubblicamente l'arte dei vinti, incapace di riconoscere il valore degli avversari sconfitti sul terreno bellico; ma l’arte greca, lentamente, riuscì ad affascinare al punto le classi dirigenti da favorire una forma di fruizione basata sul collezionismo e sull'eclettismo. Tanto che, incredibile dictu!, i Romani si definirono, in seguito, i continuatori dell'arte ellenica, benché le differenze tra arte romana ed arte greca fossero sostanziali.

 

 

“LOGOS” VERSUS “RES”...

I Greci rappresentavano un logos immanente trasfigurando ogni battaglia, vittoria, episodio eroico di storia in una mitologia.

                                

 

I Romani rappresentavano la res.

L’attualità e la realtà di un fatto e l'attualità concreta di un avvenimento storico senza trasfigurazioni metafisiche ed eterne.

                 

 

L’astrazione squisitamente formale dell'arte greca permetteva trampolini verso un mito; ma l’arte romana permise lo sviluppo dell’arte del ritratto.

                  

 

Inoltre, se la produzione ellenica era rivolta puramente ad una fruizione estetica, la produzione romana era sempre indirizzata ad un fine pratico: sociale o politico.

Ed anche quando si trattava di artigianato lussuoso, la bellezza non era mai fine a se stessa. Aveva comunque un fine, un intento celebrativo per un committente o autocelebrativo per sfoggiare una ricchezza economica o un prestigio sociale che attestasse il potere.

 

                                                             

 

                      

 

 

COPIARE O PRENDERE SPUNTO E REINVENTARE…?

 

I modelli greci, dapprima disprezzati e poi amati e collezionati, furono infine studiati e ripresi per i fini celebrativi dei romani.

Anche se, spogliati della loro essenza astratta ed idealistica, persero il loro significato principale e la loro identità autentica. Nacque così l’impostazione neoclassica che colloca questa produzione romana in un contesto legato alla decadenza dell'ellenismo puro.

Ma il punto è: i modelli greci, perso un significato originario, ne acquistarono un altro? I romani depredarono o riproposero aggiungendo?

LA LIBERTA’, NELLA REINTERPRETAZIONE, E’ O NON E’ INNOVAZIONE?

La Nike alata che diviene un angelo, il filosofo che diventa apostolo cosa sono? Nuove identità o semplici distorsioni?

Un fenomeno tipicamente romano fu la produzione in quantità di massa di copie dell'arte greca, soprattutto quando crebbe a Roma una schiera di collezionisti appassionati di arte greca, per i quali ormai non bastavano più i bottini di guerra e gli originali.

La produzione di copie di statue greche dell’epoca romana hanno permesso la ricostruzione di correnti artistiche greche, ma hanno deformato idee e convinzioni, contribuendo a perpetuare convinzioni fuorvianti e snaturando l'arte greca della propria voce ed inoltre non hanno nemmeno prestato un buon servizio alla stessa Roma, alimentando l’opinione che l’arte romana fosse principalmente un’arte della copiatura.

E’ invero che tra i romani l’opera originale e la sua copia venissero abitualmente considerate come sostanzialmente equivalenti; ma non mancano modifiche arbitrarie e accomodamenti indiscriminati di opere greche, deliberatamente utilizzate solo per fini decorativi.

E l’eclettismo è un’altra cosa…

                           

 

 L’ECLETTISMO, ANCORA OGGI, MANDA IN CONFUSIONE…

Come è stato naturale che con l'afflusso a Roma di opere artistiche elleniche provenienti da epoche ed aree geografiche distanti si sia formato un gusto dell'accostamento di più stili diversi, magari anche senza una vera comprensione delle forme e dei significati, anche oggi è così…infatti l’ECLETTISMO non può che essere considerato da menti curiose e aperte, un’attenzione verso la rarità nell’eterogeneo.

Ma tra il dire e il fare ci passa lo stesso mare che divide l’eclettismo da un piuttosto indifferenziato e piatto tentativo di contraffare e imitare, prendendo tranci e pillole, squame e lische di qua e di là…nel tentativo di compiere una credibile zuppa. Ma la Ratatouille non è un piatto così semplice da preparare e non significa gettare a caso verdure stufate in pentola.

Per chi non è all’altezza, infatti, l’unico stufato che si produce non è un contorno, ma lo sguardo e l’atteggiamento scocciato di chi, annoiato, anche se sporadicamente e inavvertitamente, malauguratamente incappa nel leggervi.

E non tutti i “romani” del web e di Libero (concedetemi la sineddoche: romani, ma anche emiliani, liguri, torinesi, siciliani…) sono come i Romani della storia artistica dell’eclettismo, per i quali era naturale accostare opere d'arte in stili diversi assorbendo da più fonti e differenti iconografie tanto i diversi linguaggi quanto i diversi temi e forme.

Mentre per i primi, però, si parla di esempi di decadenza, per i secondi di uno splendente inizio di stagione artistica che diede loro modo di staccarsi dai modelli precedenti (quelli prima odiati, poi invidiati e alla fine copiati) per enucleare concetti nuovi…come con il rilievo storico: una narrazione immancabilmente di interesse pubblico, a carattere didascalico di eventi militari e civili.

 

                      

 

Un consiglio a tutti i “romani” nuovi: non inventate favole e non cimentatevi in Ratatouille se non siete in grado. Se proprio volete parlare di persone o cose che non conoscete e non vi competono, rimettetevi alle note didascaliche.

E, quantomeno, non ci rimetterete la faccia...

 

 
 
 
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