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Attaccato al muro insieme all'ombra XI

Post n°241 pubblicato il 16 Luglio 2016 da deteriora_sequor

 





"Che vuoi?" Gli dissi. Intimidito dalla mia reazione poco cortese fece
un passo indietro ma, quasi raccogliendo tutto il poco coraggio e la
dignità da vecchio cadente che gli era sopravvissuta, si  impose di
fare un piccolo allungo nel mio santuario e di affrontarmi in qualche
maniera. "Ho bisogno di parlarti." "Adesso? Non potevi farlo venti
anni fa?". Lui trattenne un singhiozzo e si mise a sedere sul bordo
del letto. "Spero non sia una cosa lunga. Sto andando al lavoro."
"Non lo so". biascicò lui. "Potrebbe essere breve come lunghissima."
Mi accomodai con un sospiro sulla sedia di paglia e attesi con un
vago senso di colpa che mi avvolgeva come nebbia. Mi morsicai
un'unghia e strani sospetti cominciarono ad affiorarmi dall'inconscio.
Ripensai a quella telefonata di mio padre tanti anni prima e una paura
sorda mi fece rabbrividire sino alle ossa. "Ho ottantasette anni, Simone.
Arrivati alla mia età si hanno dei doveri. Gli ultimi, ma anche i primi."
"Spiegati meglio" Cercavo di essere conciliante, ma mi accorgevo
di aumentare il suo disagio e imbarazzo. Andai al mio armadietto e
mi versai due dita di brandy italiano. Poi lo vuotai d'un fiato. Non
l'avevo mai fatto davanti ai miei genitori ma l'eccezionalità del momento
mi parve giustificare qualsiasi cosa. "Ho avuto poco dalla vita, Simone."
"Io ho avuto tanto, l'ho preso e l'ho sprecato." Gli risposi serenamente.
"Al contrario, Io quel poco ho cercato di conservarlo." Riprese. "Un hobby,
una passione, un segreto?" Lo incalzai. "Tutte queste cose assieme."
E sfoderò un sorriso enigmatico mentre riponevo la bottiglia di brandy.
"Una storia, vero? Hai tradito la mamma. Può succedere." La mia bocca
parlava ma le mie gambe cedevano. Tornai a sedermi sulla sedia di paglia.
Il pensiero che il vecchio mi stesse confidando una scappatella era quasi
confortante ma, al tempo stesso, mi riempiva di schifo. Pur essendo la
cosa più naturale del mondo non siamo abituati a riflettere sulla benché
minima incrinatura di un rapporto che consideriamo sacro come il recinto
di qualche religione animista. Le cose, quelle cose debbono sempre
accadere agli altri. Immaginarci nostro padre che si rotola nel letto con
una sconosciuta è la cosa più rivoltante che ci possa succedere. Feci
un grande sforzo per trattenere un conato di vomito e mi girai verso la
finestra. Senza guardarlo mormorai "Non capisco il motivo di tirare
fuori questa vicenda adesso. Dovevi confidarti con il tuo prete, farti
assolvere e attendere il colloquio definitivo con il Creatore. Non vedo
come Io possa esserti d'aiuto o sostegno." Lui lasciò trapelare uno
dei suoi soliti, sconcertanti sguardi colmi d'antipatia e disse "Ho pensato
che non hai ancora una tua vita e che potessi appoggiarmi a te senza
pensare su una tua nuova famiglia." Mi levai inferocito e stavo per
prenderlo a pugni "Questi sono affari miei. Posso avere tutto dalla
vita. Cosa ne faccio a quarantasette anni è una questione personale."
"Ora che te lo chiede il tuo vecchio padre non è più così" Fece con
una serietà avvilente e sollevando il dito indice. Mi rassegnai a
comprenderlo. Lui si mise una mano sugli occhi e prese a parlare.





(Continua)







 
 
 
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Un blog di: deteriora_sequor
Data di creazione: 13/05/2013
 
 

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