Creato da lab79 il 05/02/2010

TheNesT

a place called home

 

Messaggi di Settembre 2015

Fumo

Post n°395 pubblicato il 30 Settembre 2015 da lab79
 

Sono stato un po' assente, ultimamente. Non è ovviamente vero. Ho avuto solamente meno occasioni per sedermi e dedicarmi a uno dei miei passatempi preferiti: perdere tempo. Ognuno di noi ha i suoi, vizi. Beh, questo è il mio.

Le forme che scelgo per esercitare questo mio talento (perché mi piace pensare di avere del talento, fosse anche solo nel perdere tempo) assumono varie forme: alla pari di molte delle vostre nonne, alcuni di questi passatempi hanno a che fare col sedersi comodamente e far lavorare le mani, svuotando contemporaneamente la testa da ogni pensiero complesso. A differenza delle vostre nonne, io non ricamo centrini: scrivo post. Ma il risultato è simile. Leggerete questo post con quel misto di ammirazione per il tempo dedicato, l'impegno profuso, e disgusto per il risultato raggiunto. Dopo di che lo metterete da parte in uno dei cassetti della credenza di legno compensato nel vostro salotto mentale, quello dove riponete le tovaglie, e cercherete di dimenticarvene.

Non sentitevi in colpa: dimenticare è una delle funzioni più importanti della mente, e serve a riordinare le informazioni in modo da mettere a immediata disposizione solo quelle indispensabili alla sopravvivenza. In altre parole, quello che state leggendo NON sarà utile alla vostra sopravvivenza in caso di apocalisse nucleare, di un attacco di morti viventi oppure di un pranzo domenicale con i parenti stretti.

Forse, almeno per quest'ultimo caso, devo ricredermi.

Infatti sto per parlare di fumo. Nello specifico, di sigari: notoriamente uno dei modi più antichi di scacciare dai dintorni stress, zanzare e suocere. Ora, una postilla. Ho fatto tutta questa introduzione perchè voglio che sia chiaro che sto per parlare di un argomento di cui so poco o nulla, quindi siete tranquillamente autorizzati a non prendermi sul serio. Il fatto è che, tra i miei passatempi preferiti non figura il fumo. Io non sono un fumatore, anche se lo sono stato da una discretamente rispettabile giovane età, e per un buon lasso di tempo. Cose ormai lasciate alle spalle, ragione per cui indugio senza il minimo senso di colpa nell'acquisto e nel consumo occasionale dei sigari. (La logica di questo discorso probabilmente vi sfugge. Se è così, significa che non vi è mai capitato tra le mani quel capolavoro del film di Jim Jarmusch "Coffee and sigarettes": guardate tranquillamente questi dieci minuti, e capirete di cosa sto parlando. Mi ringrazierete più tardi.)

Ecco il punto: qualche settimana fa mi sono ritrovato a fare una gita domenicale nei dintorni, che casualmente confinano con la svizzera. Una lunga storia di cui non vi sto a tediare. Quella della svizzera, dico. (Gèrard de Villiers ne diceva: "Gli svizzeri, dopo aver inventato l'orologio a cucù, si sono presi tre secoli di riposo." Chi sono io per contraddirlo?). Al nostro ritorno lungo la strada che costeggia il lago, all'ora in cui d'autunno il sole lascia il posto ad un buio a tratti inquietante ma non per questo meno affascinante, ci siamo fermati a Brissago. Brissago è, come molte delle cittadine sue sorelle sulle sponde del Lago Maggiore, una cittadina serena e apparentemente appagata, senza nulla da raccontare a parte piccole storie di contrabbandieri di sigarette ai tempi di "Addio alle armi". Alla nostra ripartenza, dopo un caffé e l'illuminante realizzazione che non avremmo fatto in tempo a cenare a casa, siamo risaliti in macchina, momento in cui mio suocero mi ha allungato, con la consumata indifferenza del uomo che conosce le conseguenze dei suoi gesti, questo:

 

I "Brissago" sono dei sigari sottili, lunghi una ventina di centimetri e forniti di un bocchino sulla coda, attraverso il quale viene infilata una paglietta che attraversa il sigaro in tutta la sua lunghezza, e la cui funzione mi resta ancora inspiegata. Hanno un aspetto piuttosto "femminile", se mi passate il termine, in contrasto con la stereotipata immagine del sigaro cubano, largo e ingombrante, oppure del toscanello, più grezzo nella forma. Non fraintendete - i Brissago non sono certo dei campioni nel mondo del Sigaro di alto livello - si tratta di sigari comunque piuttosto semplici, in cui una foglia di tabacco intera avvolge del tabacco macinato, alla maniera delle sigarette. Però sono insoliti, e se la cosa vi interessa: delicati nel gusto, di un fumo leggero che attraversa il tabacco senza sforzo, forse proprio per merito della cavità lasciata dalla paglietta di cui vi parlavo. Tanto insoliti che, nella mia ignoranza, mi sono rivolto a Google, per cercare di capirci qualcosa. Non ho trovato molte informazioni, purtroppo, ma pare che forma e tecnica di confezionamento siano di origine austriaca, diffusa nella seconda metà dell'ottocento e poi caduta in disuso, ma mai del tutto scomparsa, tanto da rimanere come caratteristica peculiare in questi prodotti della sponda svizzera del Lago Maggiore.

Ma qual è la morale di questa storia? Nessuna, ovviamente, tranne la rinnovata consapevolezza di poter trovare delle piccole, inaspettate sorprese anche nelle storie minime, di posti che dovrei banalmente conoscere come le mie tasche, e che invece rivelano avere sempre un piccolo tesoro nascosto tra le pieghe della propria supposta ordinarietà. Ed è una rivelazione piacevole da fare, acquattati nel fondo della notte con un "Brissago" in mano, mentre tutti dormono e qualcuno persino sogna, e nella mia memoria risuona quel vecchio disco di Tom Waits, che fa più o meno così:

Closing Time - Tom Waits, 1973

 
 
 

Mi ricorderò un giorno, anche di te

Post n°394 pubblicato il 18 Settembre 2015 da lab79

Riguardo le foto nuove della mia vecchia scuola, che è cambiata tanto ma chissà come, quasi per niente. Forse è il fascino delle cose che dentro si portano una storia. Ed è di certo così, per un luogo lontano nel tempo (sto parlando del 1992-1993) e nello spazio, dato che si trova al di là dell'oceano. Un luogo che si porta appresso ben 91 anni di storie, quelle dei suoi infiniti allievi attraverso decenni di dittature, povertà, orrori, guerre e terremoti, e tutte quelle quiete amenità che, posate l'una sopra l'altra, fanno la storia delle nazioni.

Ho conosciuto, lì dentro, amici veri. Oh, ma quante banalità si dicono a proposito dei nostri amici d'infanzia: che sono indimenticabili, eppure li abbiamo scordati, che sono insostituibili, eppure li abbiamo sostituiti. Che sono preziosi, eppure li abbiamo persi. Io me li ricordo ancora, eppure con loro non ho condiviso che due soli anni, perché a differenza di loro, nati in famiglie i cui sacrifici valevano la retta scolastica, la mia carriera scolastica è stata un pellegrinare che infine ha logorato la mia curiosità di imparare. E dire che ho dovuto rinunciare a qualcosa, per poter frequentare quella scuola. Non che fosse l'elite della capitale, ma una scuola che pur sempre richiedeva uno sforzo per poter essere selezionati a farne parte.  Ho rinunciato ad avere una casa mia, e alla mia famiglia, con la promessa che un domani, chissà. Ho rinunciato a una vita, quella che avrebbe potuto essere mia e che invece, beh, eccomi qua.

Ma non è stato poi molto, come sacrificio.

In cambio ho ricevuto amici, come ho detto, ed è stato già molto. Ho ricevuto giorni sereni, a modo loro, gli ultimi dell'infanzia; in un mondo dove a quattordici anni eri ormai un piccolo adulto la scuola era un luogo dove i sogni di un domani non sembravano improbabili, nemmeno durante le lezioni di scienze nelle ore sonnolente del mezzogiorno, il cui riverbero violento sembrava perdersi tra i barattoli di formaldeide dei campioni biologici. Fuori dalle aule, i cui soffitti irraggiungibili enfattizzavano ogni nostro rumore, costringendoci al silenzio, ci aspettavano il prato sotto il sole cocente, il campo di basket e le sue partite furiose sul cemento, le ragazze inavvicinabili nei loro capanelli di risatine nervose, i nostri amici delle altre sezioni, una merenda al negozio in fondo al vialetto.

Un continuo dichiarare a noi stessi e agli altri chi eravamo, reso difficoltoso dal nostro impaccio preadolescenziale e dalle nostre divise, rigorosamente uguali e parificanti, qualsiasi fossero le nostre ambizioni o le nostre eccentricità. Di allora mi resta una foto, una soltanto, che coagula intorno a se stessa ricordi sbiaditi, una tela nella quale ho ricucito qualche rimpianto e tante domande: Chi eri tu? Che fine hai fatto? Cosa ne è stato della tua vita, sei stato felice, almeno quanto lo sono stato io? Ma non ho ottenuto risposte, per molti anni: Di quella tela infine era rimasto poco, qualche filo soltanto che si è però dimostrato capace di reggere al passare del tempo, e dei chilometri, e di una vita ingiusta anche quando è stata fortunata, fosse soltanto per il fatto che è passata, e che non tornerà. E se a qualcuno di noi lo ha portato lontano, come me, qualcun altro lo ha investito con una forza crudele, oltre ogni ragionevole punizione.

Ed è a quegli amici che penso, quando riguardo queste foto nuove, di quella che era, e sempre sarà la nostra scuola. E ora, come allora, mi chiedo cosa ne sarà di noi.

'74-'75 (The Connells, 1993)

 
 
 

In marcia

Post n°393 pubblicato il 13 Settembre 2015 da lab79

Proseguono in marcia gli uomini che restano in vita, e coloro a cui resta ancora vita da vivere, ricorderanno questa marcia come l'inizio del mondo. Come se non fosse cambiato niente: le frontiere si sono spostate avanti e indietro nella mappa, i generali si sono succeduti nelle retrovie dei fronti di guerre il cui scopo non hanno capito mai, i re si sono addormentati sui loro troni, perdendo le loro corone come i fiori i petali quando le estati finiscono, le lingue del mondo sono svanite, i cieli si sono popolati di macchine che sembrano non avere padroni, i cieli da cui gli dei si sono dileguati. Al pari degli dei anche le bandiere sono state stracciate, in nome di ideologie che infine si sono dimostrate illusioni. La Storia avanza, dicono, macina in polvere il tempo degli uomini e non ha tregua, nè fretta alcuna. Eppure niente sembra essere cambiato. Il motore della storia del mondo resta sempre quello: la fame, la guerra, l'orrore. E allora agli uomini di oggi tocca intraprendere un lungo viaggio in quello che è rimasto del mondo, sui passi che abbiamo percorso prima ancora che avessimo memoria, alla ricerca di un futuro miserevole, perché altro non ci è dato.

La lunga marcia non si è mai arrestata.

Come un fiume carsico costruisce demolendo la terra dall'interno, ha costruito la storia degli uomini, ha piegato imperi e trasformato il mondo, riducendo in polvere le patrie tanto amate da chi ci ha preceduto. Ne ha create di nuove, certo, le cui fondamenta non sono altro che i piedi impolverati di chi ha attraversato il mondo, per darci un futuro migliore.

Ma non è un sogno quello che ci attira verso il futuro. E' invece un incubo, l'orrore che ci spinge via dal passato, l'unico sentimento condiviso dell'umanità.

 

 

A tratti - CSI (Live tratto da "Noi non ci saremo vol. 1" , 2001 )

 
 
 

Un sogno

Post n°392 pubblicato il 03 Settembre 2015 da lab79

Alla fine dell'estate, resta di una vita la colpa di non aver saputo fare la differenza. Di essere troppo lontano dalle cose, troppo distratto dai riflessi cangianti contro le pareti di vetro dell'acquario, troppo assonnato nel tepore del mio mondo, accoccolato nella soffice coperta di benessere che mi viene offerta, al modico prezzo della mia anima. 

Alla fine dell'estate non resta niente.

Solo un bambino addormentato sulla spiaggia a sognare un mondo migliore, con gli occhi chiusi contro la terra, la testa verso il mare, infine giunto alla terra promessa, accolto tra le braccia di un uomo che non ha nome, che è solo l'espressione di un mondo ordinato nelle sue norme, anche se ingiuste e contraddittorie. Un uomo che non versa lacrime, non ne ha e a nessuno importa, delle sue lacrime. Tra le sue braccia lo culla per non interrompere i suoi sogni, che sogni ancora le stelle sul mare, come quelle che sogna mio figlio quando la notte dorme, ed io dallo spiraglio della porta lo sfioro con lo sguardo per un'ultima volta, prima di andare a fare la guardia ai sogni altrui. Mio figlio che ha gli stessi lineamenti: le stesse mani morbide che tastano il mondo, la stessa pelle appena dorata dal sole, gli stessi capelli ribelli quando esce dal mare, nella meraviglia dei suoi due anni. Le stesse scarpette con cui camminare sul mondo, passo a passo, come a misurarne la grandezza.

Alla fine dell'estate resta soltanto questo.

E non c'è giustizia al mondo, né ingiustizia, che possa cambiare questo. Non vi è guerra fra bene e male, tutto questo accade, semplicemente. Lo so: pensieri profondi vi spingeranno ad inorridire, a dire che non è giusto, che bisogna che si faccia qualcosa. Obiezioni altrettanto solide vi si opporranno, vi diranno che non è nostra responsabilità, che non ci si può prendere carico di tutto, che bisogna prima pensare a casa propria. Le vostre rispettive ideologie vi faranno da supporto, le vostre rispettive morali vi daranno conforto.

Ma avete torto.

Non vi è conforto nel mondo. Non vi è speranza, né morale celeste a guidarlo. Non vi è bene supremo, non vi è male assoluto. C'é solo la scelta: Fare qualcosa perché le cose accadano, oppure perché non accadano. Alla fine dell'estate, resta soltanto questa scelta da compiere. Ma non temete, c'è una salvezza: Possiamo non scegliere. Possiamo continuare a fissare i riflessi cangianti contro le pareti dell'acquario, in ascolto del rimbombo attutito del mondo al di là del vetro, come in un sogno da cui non ci riusciamo a svegliare.

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2015 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30        
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

lisa.dagli_occhi_blububriskacassetta2iltuocognatino2falco1941dony686poeta_semplicemisteropaganoocchineriocchinerimonellaccio19cuorevagabondo_1962surfinia60manuelazenmarabertowamistad.siempre
 
Citazioni nei Blog Amici: 56
 

FACEBOOK

 
 

TAG

 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963