Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi di Maggio 2014

SHELA (pausa nel salmodiare)

Post n°1625 pubblicato il 31 Maggio 2014 da anonimo.sabino
 

NO, NE UCCIDE PIU’ L’INFAMIA

 

     «L’epidemia globale del tabacco uccide quasi 6 milioni di persone ogni anno, di cui più di 600.000 sono non fumatori che muoiono per il fumo passivo. Se non saranno attuate politiche efficaci si prevede che entro il 2030 moriranno ogni anno oltre 8 milioni di fumatori (gli altri vivranno felici e contenti). Più dell'80% di questi decessi prevenibili sarà tra le persone che vivono nei paesi a basso e medio reddito. La ricetta? (udite, udite!) Tassare di più: un aumento del prezzo del tabacco del 10% diminuisce il consumo di tabacco di circa il 4% nei paesi ad alto reddito e fino all’8% nella maggior parte dei paesi a  basso e medio reddito». Lo afferma la costosa Organizzazione Mondiale della Sanità, che per la nostra sanità non mi risulta aver fatto altro che sermoni e astrologismi.
     Che le tasse soffocano e ammazzano più del fumo e che il prezzo del tabacco in Italia era già tassa per l’80% prima di salire ben oltre è risaputo. E a me, che ho smesso, più del fumo passivo fa male vedere tanti “viziosi” arrotolare lo spinello per potersi permettere la boccata di nicotina. Ma nei confronti del povero tossicodipendente (tale è il fumatore) l’avidità più crudele può vestirsi da virtù. Il sicuro rimedio sotteso è: ammazzare il fumatore.

       E dovrei continuare ad erogare il mio cinque per mille alla ricerca sul cancro? Terrorismo a parte, a simili conclusioni può arrivare qualunque testadicazzo perbenista senza essere un ricercatore.

 
 
 

RIVELATORE NON RIVELATO

Post n°1624 pubblicato il 30 Maggio 2014 da anonimo.sabino
 

221.

     “Gerusalemme, sogno mio, che il vate arresti

e al suo commiato dài proscenio e luci e cetre,

se io potessi, nelle tenebre più tetre

della tua fine, radunare i figli mesti

come la chioccia, ché nessuno li calpesti!

Non troverai gesù; ma sciabole e faretre

vedrai danzare, fin a che di te non resti

che un cumulo di pietre”.

222.

     Sì, può succedere anche al solo Verbumcaro

d’essere accolto freddamente dai Giudei,

benché i discepoli allestiscano cortei;

e che gli sia l’indifferenza (o volgo ignaro!)

dei tanti calici da bere il meno amaro,

quando la Chiesa di suo Padre in mezzo ai rei

lo crocifigga e un altro cristo carbonaro

abbraccino i plebei.

223.

     Se nei trent’anni di domestica condotta

apparve un cucciolo dell’uomo, onesto e pio,

non dei prodigi e dei comizi il turbinio

lo rivelò, benché l’età ne fosse ghiotta

ed alle fisime messianiche stracotta;

né il suo messaggio in tre parole: son qua io.

E dei Gesù confuso ancora nella frotta,

al mondo disse addio.

224.

     Ma gli successe anche di più: tra loglio e miglio

disperse, sì che pur tra Chiese è dilaniato,

il suo Vangelo, se fu mai recapitato.

E il Logos che del rivelare è il saldo appiglio

qui non lasciò che un antologico groviglio

di detti. Al Padre, forse, l’uomo ha rivelato.

Chi uno sfigato rese al Padre, forse il Figlio,

fu il console Pilato...

 

…In disparte ai Dodici prese a dire…: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno. Ma in capo a tre giorni egli risusciterà” (Marco 10, 33-34; Matteo 20, 17-19;  Luca 18, 31-33).. Allora si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: “Allontanati di qui, perché Erode ti vuole uccidere”. Egli rispose: “…Non è possibile che un profeta muoia fuori da Gerusalemme. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte avrei voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina la covata sotto le ali! Ma voi non avete voluto. Ed ecco, la vostra casa è lasciata deserta...” (Luca 13, 31-35 Unico accenno al fallimento dei “redentori politici”)

     ... fine del 1° quaderno   ...

 
 
 

IL DEGNO PROSCENIO

Post n°1623 pubblicato il 29 Maggio 2014 da anonimo.sabino
 

218.

     Sì, può succedere anche all’unico dio vero

che, alzando il tono per restare un po’ sull’onda,

veda solcare la platea che lo circonda

la madre, in testa ai familiari, d’umor nero.

La madre, caspita, ch’è ignara del mistero

d’essere lei, sì, la Madonna; e invece affonda

nel desiderio che una cella o un cimitero

quel figlio suo nasconda.

219.

     Negar la madre, i suoi compagni, i suoi fratelli,

a parte un padre che magari non ha avuto,

per conquistare di diofiglio l’attributo

tra sconosciuti incuriositi ai suoi appelli.

E allontanarsi a ricomporre i capannelli

lungo una pista che tanti altri hanno battuto,

verso l’Egitto, via Salem, tra merde e orpelli

d’un mondo dissoluto.

220.

     Gerusalemme. O dio Javè! L’eletto monte

del cristo ebreo sarà sempre estrema meta,

tanto temuta quanto ambita, nell’inquieta

febbre messianica che brucia la sua fronte.

E nel vederla approssimarsi all’orizzonte,

vedrà la morte, che Javè sempre decreta

a chi ci va a sfidar la legge che anche al conte

d’essergli figlio vieta.

 

Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e lo mandarono a chiamare dall’esterno della casa...: “Tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Rispose: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” E girando lo sguardo su quelli che sedevano attorno, disse: “Eccoli, mia madre e i miei fratelli! Quelli che compiono la volontà di Dio” (Marco 3, 31-ss; cfr Matteo 12,46; Luca 8,19) “…Guai a te Corazin, guai a te Betsaida…e tu Cafarnao…fino agl’inferi sarai precipitata… Chi disprezza me disprezza Colui che mi ha mandato”  (Luca 10, 13-16)  Partito di là, si recò verso i confini della Giudea e oltre Giordano. E turbe accorsero di nuovo attorno a lui; ed egli le ammaestrava.. In viaggio verso Gerusalemme, Gesù precedeva i discepoli, titubanti e intimoriti. (Marco 10, 1, 32)

 
 
 

IL DESTINO DEL DIVO

Post n°1622 pubblicato il 28 Maggio 2014 da anonimo.sabino
 

215.

     “Io sono il pane che nessuno ti dà mai.

Io solo, sì, sono la via della salvezza.

La libertà tu trovi in me che i ceppi spezza.

Io sono il Vero, le certezze che non hai.

Se nudo e povero verrai da me, potrai

senza gli affanni di chi aspira alla ricchezza

chiedere ad altri sempre più di quanto dài

e mungerti la brezza”.

216.

     Ma più divino non appare fra gli specchi

che nell’esordio più dimesso e più pacato.

I preti affermano ch’è lui l’indemoniato;

e più gli araldi che sguinzaglia son parecchi,

a presentarlo per gesù, meno gli orecchi

prestano ascolto ad un vangelo troppo urlato.

Finché s’accorge che i seguaci suoi più vecchi

gli svicolano a lato.

217.

     Così succede a tutti i divi, nazareni

o d’altre parti: giunti all’apice di fama,

vedono poi come da loro il volgo sciama

verso altro Verbo che speranze nuove meni.

Allora il cristo maledice i poggi ameni

dove il più nuovo è sempre il Verbo che si acclama.

E va da nuovo dove l’onda su prosceni

nuovi per lui lo chiama.

 

In Giovanni il Gesù più urlato: “Sono io il Messia... Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame... Chiunque veda il Figlio e creda in lui abbia la vita eterna...” Ma da allora molti seguaci si ritrassero e non lo seguirono più... “...Sei il Samaritano indemoniato” ... “Tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e briganti (ovvio che solo per Giovanni BarAbba sia un ladrone)... Io sono il buon pastore... Io e il Padre siamo una cosa sola... Io sono la via, la verità, la vita. E nessuno va al Padre se non tramite me...” (Giovanni 4,26; 5,23; 6,35-ss; 8,48; 10,8-ss; 14,6)... Raggiunti dalla fama, i suoi uscirono a riportarselo via; perché dicevano: “E’ fuori di sé”. Mentre gli scribi venuti da Gerusalemme dicevano: “Costui è posseduto da Belzebù...” (Marco 3, 21-30)

 
 
 

LA MESSA DA CANTARE

Post n°1621 pubblicato il 27 Maggio 2014 da anonimo.sabino
 

 212.

     Per tutti un cristo come gli altri, pure lui,

se avverte il limite alle prove sue terragne

e non può offrire più argomenti che castagne,

promette premi per la fede ad occhi bui.

E non avendo tante cure ai mali altrui

quante già sono in un villaggio le magagne,

non può che offrire un Padre Eterno per colui

ch’esaudirà le lagne.

213.

     Insomma lui, che a differenza degli umani

s’era assegnato lieto l’onere e il diritto

d’essere un uomo lungo tutto il suo tragitto,

del Dio Pretare penetrato negli arcani,

non può nascondere ascendenti sovrumani;

o non distinguersi, lui, Verbo non trascritto,

da chi confida nel sudore delle mani

e incassa zitto zitto.

214.

     Viva chi dubita fu un Verbo minorenne.

Ora ha una Chiesa che già canta la sua messa,

sia pure a gente che da tempo è genuflessa

e senza i mantici dell’organo solenne:

una Chiesetta al Dio Patire che qua venne;

ma con suo padre, il Dio Potere, compromessa

e dall’origine e dal suo cantar perenne

soltanto una promessa.

 

Vicino ai giorni della sua uccisione, puntò decisamente verso Gerusalemme... Allora designò altri settantadue discepoli, da inviare a due a due avanti a sé... dicendo loro: “La messe è molta e gli operai son pochi...” Ai discepoli in disparte diceva: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete...” (Luca 9,51; 10,1) ).... In quel tempo prese a dire: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo rivelerà: venite tutti a me...” (Matteo 11,25; così Giovanni 3,35)

 
 
 


 

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