Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi di Aprile 2014

IL FRUSTINO DEL FIGLIO DI PAPA'

Post n°1598 pubblicato il 30 Aprile 2014 da anonimo.sabino
 

158.

     Da sempre il figlio di papà seppe il frustino

far sibilare sulla casta sua borghese

meglio di noi, progenie ingenua di paese.

Perciò lo trovi ad ogni svolta del destino.

Lui popolano si farà col popolino,

ma sempre nobile sua guida nelle imprese,

per poi trasfondere il padrone nel padrino,

le vecchie in nuove Chiese.

159.

     Per un sentiero tra le messi il gruppo passa

sgranando spighe, per placare un po’ il furore

dell’appetito. Ohibò! “Dio tratta con rigore

chi infrange il sabato”. Il profeta non incassa:

“Fu l’uomo al sabato donato (e alla tua cassa)

o fu quel giorno dato all’uomo e al suo sudore?”

Sicché domenica divenne per la massa

il giorno del Signore.

160.

     E’ il dì di festa una risorsa per i preti;

ma sembra l’ultima, per questi, appollaiati

sopra i superstiti d’un gregge di sbandati.

E lui, di sabato: “Istruitemi, esegeti:

anche al sanare pone il sabato divieti?”

I corvi tacciono. “La pena dei malati

non è materia contemplata dai decreti

scolastici a voi dati”.

 

E Gesù rispose loro: “Possono gli amici dello sposo digiunare mentre lo sposo è con loro?... Poi digiuneranno. Nessuno cuce una toppa nuova sulla stoffa vecchia... Lo strappo si farebbe peggiore. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi: li farebbe scoppiare...” (Marco 2, 18-22 che riunisce due risposte sapienziali discordi, una di autoesaltazione, l’altra di autocommiserazione ironica) Avvenne che un giorno di sabato egli passava tra le messi; e i suoi discepoli, passando, sgranavano qualche spiga. Allora i farisei gli dissero: “Vedi che fanno di sabato una cosa proibita?” …“Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato...”  In una sinagoga c’era uno con una mano secca... “E’ lecito fare del male o del bene di sabato...?” Non risposero. Indignato per l’ottusità del loro cuore... Gesù disse a quell’uomo: “Tendi la mano!” La tese e tornò sana (Marco 2,23 – 3,6).

 
 
 

IL PUZZO D'ACQUASANTA

Post n°1597 pubblicato il 29 Aprile 2014 da anonimo.sabino
 

155.

     Né al dio risparmiano i prelati i loro insulti

o non confondono il Visnù con gesù vari:

“Quale salvezza può venire dai giullari

che nei postriboli barattano gl’indulti?”

E attorno gl’istigano chiacchiere e tumulti.

Quello, pacato: “Tutto a voi, eletti cari?

La paglia al ciuco, agli inguaribili i consulti

e il lotto ai proletari”.

156.

     E’ il Gesucristo meno istrione e meno austero.

Ma è pure il guitto che al prelato più ne canta.

Lui forgia il detto per l’eterna malapianta

moraleggiante dei furbastri d’ogni clero,

quelli che insegnano come essere davvero

marxista a Marx e vera femmina a Samanta:

puzzar di vino tanto peggio non è invero

del puzzo d’acquasanta.

157.

     E vede attorno l’affilarsi dei rasoi:

“Giovanni sì che si mostrò vero profeta:

digiuno stretto ed astinenza più completa”.

Ma il cristo: “Beh, non è rimprovero per noi,

che non usiamo né posate né vassoi.

Rattoppa un cencio con gli scampoli di seta

e te ne andrai più sbrindellato; mentre a voi,

a voi serve la dieta!”

 

Mentre Gesù pranzava in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli; infatti era plebe quella che lo seguiva. Allora gli scribi della setta farisea, vedendolo mangiare con peccatori e pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Come può egli mangiare in compagnia di pubblicani e di peccatori?” Avendo sentito, Gesù disse loro: “Non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Marco 2, 15-17; cfr Matteo 9, 10.13; Luca 5, 27-32). Peraltro, mentre Marco e più ancora Matteo inveiscono contro il clero, Luca lo pone spesso a tavola in casa di farisei (Vedi Lc 7,36; 11,37; 14,1).Ora i discepoli di Giovanni e i farisei avevano la consuetudine di fare digiuni. E vennero a dire a Gesù: “Perché i seguaci di Giovanni e quelli della setta farisea digiunano, mentre i tuoi non fanno digiuni?”…

 
 
 

SEGNATI DA DIO

Post n°1596 pubblicato il 28 Aprile 2014 da anonimo.sabino
 

152.

    Quel Gesucristo osò perfino prospettare

che il Dio del cielo non può perdere le ferie

per rimediare alle congenite miserie

dell’uomo: “E’ l’uomo, che da sé deve cambiare

il male in bene ed in buon vino le fiumare”.

Ma pur aveva un po’ ragione la congerie

che l’assediava: “Il dio sei tu. Non puoi trovare

in noi che cattiverie”.

153.

     Si chiude in casa. Quelli calano dal tetto

un paralitico e lo pregano: “Sii buono!

Avrà peccato, se è punito; ma perdono!”

“Certo, hai peccato: di Javè porti il verdetto.

Ma ti guarisco”.“Offendi Dio che l’ha interdetto”,

fa un prete. “Può concedergli un condono

chi può guarirlo? O se una piaga disinfetto

per te superbo sono?”

154.

     Ma lui lo sa ch’è proprio dio; e non la calca

che a far da Dio calar le pene sembra avvezza.

Né trasgressore è il vero Nume di salvezza

se tra i mortali ovunque un pulpito s’impalca.

Ma lo fan tutti. E c’è chi un asino cavalca

come il messia dei profeti; chi disprezza

il gabelliere e chi la mensa ne ricalca

e adepto lo battezza...

 

Ed ecco un lebbroso andargli incontro e buttarsi in ginocchio a pregarlo: “Se tu vuoi, puoi mondarmi”… “Sii mondato... Ma guardati dal farne parola ad alcuno...” Quello, invece, allontanatosi, cominciò a proclamare e divulgare l’accaduto, di modo che Gesù non poteva entrare più palesemente in un paese…Sapendolo in casa, si radunò tanta gente che dal davanti non si passava... Calarono un paralitico in barella da un’apertura praticata nel tetto…“Figliuolo, i tuoi peccati ti siano rimessi” ... “Bestemmia. Solo dio può rimettere i peccati”. E Gesù...: “Affinché sappiate che il figlio dell’uomo ha in terra la facoltà di rimettere i peccati, dico: alzati, prendi la barella e va’ a casa!” Quello si levò… Passando vide Levi d’Alfeo (Matteo in Matteo 9, 9-ss) seduto alla gabella: “Seguimi!” Quello si alzò e lo seguì (Marco 1,40 - 2,14).

 
 
 

SHELA SETTIMANALE

Post n°1595 pubblicato il 26 Aprile 2014 da anonimo.sabino
 

LA RIEDUCAZIONE

 

     In attesa che il polverone Renzi metta mano alla riforma della Giustizia e che la bacchettata europea per la condizione delle carceri italiane frutti qualche buon affare a qualcuno, vorrei ricordare a me stesso e a chi non se ne frega lo scopo fondamentale al quale deve ispirarsi l’applicazione e l’attuazione della pena detentiva, dal Beccaria in poi: la rieducazione del delinquente alla civile convivenza.

     Non mi sembra che suggeriscano qualcosa al riguardo gli scioperi della fame con cui Pannella risolve le sue ricorrenti esigenze di dieta: dategli un’amnistia e lo farete contento. Né mi pare che se ne preoccupino i garantisti, che mirano soltanto ad arricchire le risorse a disposizione degli avvocati per bloccare i processi. Nè possono quindi preoccuparsene le nostalgie forcaiole.

     Ad occuparsene dovrebbe essere quella Magistratura che è delegata a comminare e ad attuare la pena rieducativa. Ohime! Afflitta dal complesso di colpa di chi sa che le sue manate possono abbattersi soltanto sui poveri cristi e non sui delinquenti, la nostra Magistratura si è ormai qualificata per quella che è tanto incline a condannare i galantuomini quanto timorosa di attivare le pene conseguenti.

     E’ così che si assiste alle farse tipo l’affidamento (per così dire) di un Berlusconi ai servizi sociali imponendogli una visita settimale a un centro anziani. Quando invece il quesito da porsi prima del come rieducare sarebbe: fino a che punto sono rieducabili certi elementi?

 
 
 

LA DOTTRINA DELL'ARCANO

Post n°1594 pubblicato il 25 Aprile 2014 da anonimo.sabino
 

149.

     Simone, il Pietro, ha ritrovato il dio solingo:

“Ora che tutti avresti in pugno te la squagli?”

Risponde: “Appunto, è questa l’ora dei bagagli.

Graziando i pochi che io posso, tutti spingo

verso l’attesa del miracolo e restringo

i loro margini d’azione”. “Beh, non sbagli.

Se avendo un dio mi volgo a un ciuco, non attingo

che le zampate e i ragli”.

150.

     “Essere un uomo e concepir divine cose”,

faceva un cristo sempre più pensoso e triste:

“In questo sì che un bel miracolo consiste,

che trovi in te la deità che i cieli pose.

Sono le menti dell’avere sempre ansiose

a farsi un dio sul quale appendere le liste

dei desideri; avere, avere, l’overdose.

E l’essere desiste”.

151.

     Partiti appena in direzione d’una rocca,

con lunghi gemiti un lebbroso li seguiva:

“Cosa ti costa una risposta affermativa?”

“Va be’, guarisci! Ma sparisci ed acqua in bocca!”

Pietro gli fa: “Non ha lui pure in ogni nocca

un dio nascosto? Perché dunque non l’attiva?

Forse è il bisogno che nei poveri lo blocca...”

“...Sì, tanti ne depriva”.

 

Solo Giovanni lo fa conversare ad un pozzo con la Samaritana e solo Luca lo trova in una città detta Nain a risuscitare un orfano… Simone e i seguaci si misero sulle sue tracce. E trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano”. Rispose loro: “Andiamo altrove, per i villaggi vicini, in modo che parli anche a loro. Sono venuto per questo”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando demoni (Marco 1, 36-39). Nella particolare sensibilità di Marco a nascondere il lato divino del suo Gesù, che sempre in lui, raramente in qualche rivisitazione di Luca, ammonisce a non rivelare il prodigio, gioca molto la dottrina dell’arcano, che caratterizzava tutti i Misteri, come meglio si vedrà; ma trapela anche una problematica più cocente: finché è il dio a fare il prodigio, che cosa cambia nell’uomo?

 
 
 


 

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