Creato da anonimo.sabino il 06/09/2006

L'altra campana

Itinerario spirituale di un pagano

 

Messaggi di Marzo 2014

IL PRECURSORE EVANGELICO

Post n°1572 pubblicato il 31 Marzo 2014 da anonimo.sabino
 

           L’ULTIMO PROFETA

 

              95.

     Se tanto Erode qui regnò che già defunto

compì la strage d’Innocenti senza idioma,

andò comunque a sciropparsi il suo diploma

di Grande dopo quarant’anni che fu l’Unto.

Da Roma un Ponzio a governare il luogo è giunto

e su tre etnarchi detti re sparte la soma.

Nero un Tiberio dell’Augusto ha il ruolo assunto,

in odio al mondo e a Roma.

96.

     Trent’anni. E sente il gesucristo che sul fiume

i Punks e gl’Hippys ora accorrono a drappelli,

ad ascoltare un Giambattista dai capelli

incatramati e un cinto in pelle per costume,

che il Santo Spirito regala e il sudiciume

ti ripulisce con battesimi e flagelli.

Si chiede: “Al Padre svelo l’uomo. E nessun lume

ho in me per i fratelli?”

 

Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio. E’ scritto nel profeta Isaia: “Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, che ti prepari la strada. Voce di uno che grida nel deserto: - Preparate la strada del Signore! Raddrizzate i suoi sentieri!” Così si presentò Giovanni a battezzare verso il deserto, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati (Marco 1, 1-4). Questo irrompere di Giovanni Battista all’inizio di tutti i Vangeli (ma solo in essi) tende a occultare, involontariamente confessando, i precedenti ai quali s’ispiravano le origini del culto cristiano; da far pensare che egli sia, in particolare, una trasfigurazione del vero precursore, prototipo di dioniso-messia, Serapide, il più illustre condannato dalla storiografia cristiana alla damnatio memoriae.

 
 
 

SHELA (pausa nel salmodiare)

Post n°1571 pubblicato il 28 Marzo 2014 da anonimo.sabino
 

OBAMA A ROMA

 

     Agli inizi sembrava un presidente diverso. A Roma non ha saputo fare che l’Americano. E’ venuto a elogiare (e quindi a ricordarci) gli “impegni” dell’Italia come grande contribuente della NATO e ad affermare la grandezza dell’America a chi pretenda di tirarsi indietro dall’acquisto dei suoi costosissimi quanto insicuri aerei da combattimento e dalle sue “missioni militari di pace”.

     Sintomatico del suo americanismo il criterio della “grandezza” a cui si sono ispirati anche i suoi complimenti: Napolitano “grande statista”, Roma “una grande città”, il Colosseo «più grande di alcuni degli attuali stadi di baseball!» Me cojoni!

     Ma ci ha tenuto soprattutto a mostrare ai sudditi quanto sono grandi lui e la sua America. Ha fatto l’americano anche nella fase privata (si fa per dire) della sua visita al Colosseo, scelto non a caso tra i mille tesori d’arte perché “colossale”, stringendo le mani a tutto il personale della soprintendenza, pretendendo con fermezza di pagare il biglietto per sé e per tutto lo staff e le persone dell’ambasciata americana che erano con lui, sostando al book shop dove ha comprato magliette per le figlie e libro illustrativo. Tanto più ha ostentato grandezza presentandosi al Vaticano e a Roma (si fa sempre per dire, perché ben pochi sono riusciti a intravederlo) paralizzando la città, scortato da una flotta di suv corazzati e controllato a vista da cecchini piazzati su tutti i percorsi. Tanto che papa Francesco è sembrato più perplesso che compiaciuto.

    Ovvio che gli innumerevoli inchini del nostro Renzi gli meritassero il riconoscimento di una “grande energia”.

    Non so se qualcuno gli abbia fatto notare che la “grandezza” se la possono tenere gli Americani, perché l’Italia è più apprezzabile, servi a parte, per ben altre prerogative.

 
 
 

IL DIO FATTO UOMO

Post n°1570 pubblicato il 28 Marzo 2014 da anonimo.sabino
 

93.

     E forse questo andava a dire dentro il duomo

al Grande Padre, sottraendosi allo zelo

dei putativi e poi parlando del Vangelo

con preti e chierici l’imberbe superuomo:

“A fare il dio, avrei svernato nel mio cromo

inossidabile, lassù, non qui nel gelo.

Caro papà, per esser carne e fare l’uomo

ho rinunciato al cielo”.

94.

     Sì, fare l’uomo; sottomesso a un denutrito

che a calci in culo applaude il guappo rinvenuto.

“Delle zampate mo il sapore hai conosciuto,

Padre Celeste”. E a lui, cresciuto, in un muggito

lei spasimare: “Che ci ammazzi mio marito

per questo istante ch’è l’eterno più assoluto”.

“Lo senti, o Padre? Conoscevi l’infinito

racchiuso in un minuto?”

 

A Nazareth il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. E quando egli ebbe dodici anni... il ragazzo rimase a Gerusalemme a loro insaputa…Lo trovarono dopo tre giorni nel tempio, seduto tra i dottori, ad ascoltarli e interrogarli; e tutti, a sentirlo, stupivano del suo acume e delle risposte. Sua madre disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo...?” Ed egli: “Perché mi cercavate? Non sapete che io devo stare nella casa del padre mio?” Ed essi non capirono quelle parole (nonostante annunciazioni e profezie)… Egli li seguì e tornò a Nazareth, dove visse sottomesso a loro. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia davanti a Dio e davanti agli uomini (Luca 2, 39-52).

 
 
 

...E SI COMPI' L'EVENTO

Post n°1569 pubblicato il 27 Marzo 2014 da anonimo.sabino
 

90.

 Si fece torvo. “Adesso basta. E tutti fuori!”

Ormai deciso, richiamò su in cielo il Vento.

Ahilui! Non ebbe alcun maggiore chiarimento

e privò il Figlio dei poteri superiori:

“Verbo incarnato, mi son perso negli umori

del tuo pupetto. Che mo resta, dal momento

che l’ho lasciato, figlio all’uomo e ai suoi dolori…”

E si compì l’evento.

91.

 Infatti il pupo mo strillava a voce piena.

Però il perché non lo capì la madre casta;

né il buon Giuseppe: “Poi l’avrai, la reggia vasta...

T’ha offeso il bove? ... Forse il mondo ti fa pena?”

Invece no: l’infastidiva quella scena

di stelle e d’angeli: “Non voglio andare all’asta!

Né fare il nume ingiustamente in quarantena,

ma fare l’uomo e basta!”

92.

 Uomo e diofiglio, non potendo metter bocca

nella non facile gestione dei progetti,

benché dovesse sopportarne lui gli effetti,

rimase carne e fece l’uomo. Al quale tocca

sì il solleone o tutto quello che gli fiocca,

ma non di Spiriti invadenza e d’angioletti

a svolazzargli in un’eterna filastrocca

attorno ai cosiddetti.

 

L’inconciliabilità dei testi ha una spiegazione: dalle stesse Scritture canoniche traspare quali e quanti altri personaggi storici, giudei e galilei, oltre al Nazareno ed a Giovanni Battista ed oltre a quelli mitologici e profetici, siano confluiti nelle (tarde) biografie del Cristo evangelico, dal dio Serapide a BarAbba e al Gesù di Lidda. L’odio contro il re imposto da Roma si spiega nelle agiografie, assai simili a quella evangelica, dell’Egiziano, di Yeshua di Gamala, di Giovanni di Giscala, di Bar Cokeba, profeti e no ribelli a Roma combattuti e ricordati da Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche e Guerra Giudaica); vaghi accenni ne troveremo nelle Scritture, Che ignorano volutamente le sanguinose rivolte contemporanee al soave Cristo filoromano.

 
 
 

UN PUZZLE SCOMPAGNATO

Post n°1568 pubblicato il 26 Marzo 2014 da anonimo.sabino
 

87.

     “Cioè?” fa scettico Diopadre. “In Isaia

la madre vergine; in Balàm si leva ratto

l’astro del Re; culla al terrestre primo impatto

vide Michea in Bettelemme di Giudia;

Rachele piange gl’Innocenti in Geremia...”

“Non i dispersi?” “... Dall’Egitto Dio l’ha tratto,

scrisse Mosè; ch’è Nazareno è profezia...”

“D’un qualche mentecatto”.

88.

     Javè, che prima compiaciuto si sciroppa    

le varie fiabe, aggrotta poi vieppiù le ciglia:

“Qui vari Figli sembra avere la famiglia,

più che un Figliuolo con più storie sulla groppa…

A parte il fatto che nessuno ha scettro e coppa

da Re promesso, questo Cristo qua si piglia

la fregatura di sbocciare su una toppa

di neve e di fanghiglia,

89.

     magari in debito altresì con quelle pive

che gli decorano il presepe con profilo

di schiere angeliche; là un astro in caldo asilo

tra i re l’accoglie; ma in lontane odiate rive

deve parare, mentre usanze precettive

qua si sciroppa. Quindi cresce qualche chilo

in Galilea, Pasque in Gebus; mentre vive

là profugo sul Nilo…”

 

Allora Erode, vistosi beffato dai Magi, arrabbiatissimo, mandò ad uccidere tutti i maschi che erano in Betlehem e dintorni sotto i due anni... perché si adempisse quello che fu detto per bocca del profeta Geremia: “Un urlo si è sentito in Rama, pianto e lamento: Rachele piange i suoi figli...” (Invero i Betlehemiti erano giudei, figli di Lea; Rachele piangeva, in Geremia, i deportati di Efraim) Ma dopo che Erode fu morto... Giuseppe tentò di rientrare nel paese d’Israele. Udito però che in Giuda dopo Erode regnava Archelao (ma che senso ha?) ripiegò sulla Galilea (dove regnava il fratello Erode Antipa); e venne ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse quello che era stato scritto dai profeti (?) che fosse chiamato il Nazareno (Matteo 2, 15-23. Se già esisteva Nazareth, oltre alla vicina Gamala, culla di Giovanni figlio di Giuda il Galileo. detto Jeshua, Salvatore).

 
 
 


 

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