Creato da carpediem56maestral0 il 23/09/2006

come le nuvole

le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...

 

 

mi vedete?

Post n°634 pubblicato il 04 Maggio 2014 da carpediem56maestral0

                                        

 

Cucù

 

Ebbene si. Sono qua.

Riuscite a vedermi?

Sono quella seduta sul lato destro del ring. 

Sebbene abbia i guantoni dipinti a margherite gialle su fondo blu cielo, l'accappatoio in ciniglia bianco a strisce rosse, il salvadenti aromatizzato alla cannella e sebbene più che un lottatore sembri un clown che si atteggia, sono su un ring.

Naturalmente combatto nella categoria "piumette d'oca".


Riuscite a vedermi?


Sul lato sinistro potete ammirare in tutta la sua possanza il mio avversario.

E' un"peso piombo" con aggiunta di quarzo nero appesantito.

Indossa un inappuntabile completino da buco nero dello spazio profondo e, in pendant, grossi guantoni neri da cui fuoriescono aculei fosforescenti. Insomma un Mister TotalWhite.

Ah, dimenticavo....

Al mio avversario puzza l'alito.

 

Lui ha una aria baldanzosa e lo sguardo truce ma io lo guardo sempre dritto negli occhi e non abbasso lo sguardo.

Però è tutta scena. So che mi batto più per la gloria che per un posto sul podio.

 

Anche a voi sembra tutto un tantino sleale ?

Se potessi mi ritirerei dall'incontro indignata, mi appellerei a Mr. de Coubertin e proporrei un torneo di Scala Quaranta.

Ma pare non sia previsto dalle regole del Fato (Federazione Assolutistica Totalmente Ostinata).

 

E dire che non sono mai stata una persona aggressiva.

Amo Gandhi e poltrire sulle amache, leggere libri e applicare il principio del minimo sforzo per il massimo rendimento. Sono una contemplativa non una donna d’azione.

Se non fosse per qualche decilitro di amor proprio ereditato da un lontano antenato con la pressione alta e la luna di traverso, porgerei sempre l’altra guancia e poi me la discuterei.

 

Ma ecco che scandiscono i secondi e suona la campanella.

Guardo l’arbitro sperando che dichiari nullo l’incontro ma lui è un inossidabile omino vestito di bianco che non parteggia ne mostra empatia per nessuno.

Lui sa che il match, la vittoria o la sconfitta e persino il numero delle gocce di sudore che scorreranno, sono scritte dalla notte dei tempi.

E’ noto sotto lo pseudonimo di Mr Destino Rio Destino.

 

Seduta sul mio gabellino, mentre mani e voci amiche mi massaggiano e mi incoraggiano, prima di alzarmi e riprendere a combattere, mi sforzo di ricordare.

No. Ne sono sicura. Non mi sono mai iscritta a nessun tipo di competizione o mach o incontro o cheildiavoloseloporti, tuttavia pare che debba combattere. Non c'è un tavolo di trattativa.

 

Non ho contato i round (almeno non dopo i primi centoventidue ) e non so quanto ancora andrà avanti sta storia.

Quello che so e' che ho preso ganci micidiali, colpi sotto la cintura e dritti fulminanti.

So però che le ho anche date e non sono mai andata al tappeto.

Almeno non sino ad adesso….

 

E sapete una ultima cosa?

Ho sempre odiato la boxe.......




 
 
 

E pace agli uomini ...

Post n°632 pubblicato il 23 Dicembre 2011 da carpediem56maestral0
 

 “A tavola perdonerei chiunque. Anche i miei parenti!” (Oscar Wilde)

 

I giorni del Natale, per quel che mi riguarda, si caratterizzano per la frenesia.

C’è un traffico convulso nella mia mente e per le strade perchè Babbo Natale ignora lo spread e le renne nulla sanno, e nulla vogliono sapere, del Nasdaq e della Borsa di Kyoto.

Sono quindi, volente o nolente, sui blocchi di partenza per i prossimi venturi cenoni e  pranzi,  abbracci e rimpatriate.

I menù sono stati decisi, i regali incartati e le soporifere tombole scalpitano assieme ai fagioli segna numeri.

In questo clima ieri qualcuno ha ricordato un antico detto siciliano che sentenzia come “i parenti da muggheri sunnu duci comu o meli, i parenti du maritu sunnu airi comu l’acitu”.

(essendo il mio cuore pervaso da bontà e misericordia tradurrò: i parenti della moglie sono dolci come il miele, i parenti del marito sono agri come l’aceto).

                   

Bello vero? E voi che ne pensate?

Personalmente, aldilà delle più variegate situazioni personali di ognuno di noi, il detto mi pare rispondere a verità.

Non sono forse le donne che tengono i legami sociali, che cucinano, organizzano, pensano, ricordano date e anniversari?

E non è forse vero che una figlia dice alla madre tutto ciò che non le và e poi chiude l’incidente mentre i maschi non criticano mai le loro mammine?

E non è ancora vero che una suocera e una nuora debbono avere maggiori ed indubbie capacità relazionali per andare d’accordo, mentre è più semplice gestire un genero?

Per non dire che le mamme delle femmine sono davvero più accoglienti e generose, disponibili e accomodanti.

Raramente le suocere dimostrano uguale spirito caritatevole e l’ anedottica da me raccolta in decenni di sfoghi sia di amiche che di parenti femmine, riporta innumerevoli e deplorevoli incidenti di percorso.

Da ricette di cucina mai socializzate, a mobili antichi e in disuso negati, da insensibilità verso i gusti della nuora, a critiche più o meno larvate sul suo modo di gestire la casa e i figli.

          

Spesso ho sentito di suocere che preparano pietanze ad hoc per il genero dai gusti difficili, spesso le suocere tacciono a fronte di palesi provocazioni dei generi, spesso danno loro dimostrazione di autentico affetto materno, ma raramente ho ascoltato di uguali moti dell’animo da parte di suocere verso le nuore.

Ed anzi, quando si ha la ventura di sposare qualcuno che ha sorelle, ecco che la suocera, con modi cortesi ma fermi, trova modo e maniera per sottolineare come le figlie e le nuore siano generi decisamente diversi e che insomma “di mamma c’è né una sola e che ognuno si tenga la propria”.

 

                                                          

Le cose certo sono in perenne cambiamento e sono certa che le mie coetanee, generatrici di portatori sani di cromosoma XY, sapranno gestirsi meglio delle loro ave “suocere”.

    ch'è dooolcee!

Io, naturalmente, sarò perfetta.

Basta che non mi capitino generi rompicoglioni, noiosi, conformisti, petulanti, nevrotici, maleducati e spilorci, e sarò una delle migliori suocere che si possano immaginare.

 

                             

Buon Natale a tutti voi e un augurio speciale alle vostre gentili mamme…da qualsiasi parte derivi questa loro maternità.

 

                       

 
 
 

Baci a colazione...

Post n°631 pubblicato il 19 Dicembre 2011 da carpediem56maestral0
 

              

 

 

Con questo raccontino la mia linea (che in questi giorni subisce attentati ogni quindici minuti circa) ha corso un serio rischio: il premio era un vasetto di miele!

Non essendo stata scelta, come direbbe Mario Monti, la Patria è salva.

Le lacrime e il sangue possono dunque scorrere liberamente sulle mie guance ed il mio cuore e, ci sono probabilità che dopo averlo letto, anche voi sarete investiti da un moto di umana pietà per la miserevole autrice e la sua invidiabile silhouette.

                                

 

Baci a colazione

 

Martedì 2 dicembre

 

Caro diario, oggi Henry mi ha preso in disparte e con una faccia da funerale, ha detto che non mi rinnoveranno il contratto. Sono l’ultima arrivata e non ho figli per cui lavorerò fino a lunedì prossimo poi sarò disoccupata.

Sono tornata a casa strisciando ma, non avendo voglia di raccontarlo a Davide, ho indossato un bel sorriso e fatto finta di nulla.

Più tardi, a letto, stringendomi tra le braccia lui mi ha raccontato di non aver trovato niente di meglio di quel lavoro come lavascale che detesta.

Mio Dio. Davide che si è laureato col massimo dei voti!

Dove troverò la forza per dirgli che non potremo più contare sul mio stipendio?

 

Mercoledì 19 dicembre

 

Stasera Davide doveva ritirare la paga della settimana, ma il capo si è rifiutato di dargli quanto concordato. I tempi sono duri per tutti ha sbottato e, se voleva tenersi il lavoro, doveva contentarsi. Gli ha messo in mano un po’ più della metà di quanto gli doveva e ha detto :- Sai quanti ne trovo come te?

Davide ha perso la testa e gli ha sputato in faccia, così adesso saremo in due a trascorrere le giornate in giro a chiedere e supplicare.

Meno male che la casa è nostra, perché non riuscirei a dormire la notte. Già non accendiamo più le luci se non quando sbattiamo sui mobili ed io cammino per strada senza guardare le vetrine. Troppe le cose che desidero e non posso permettermi.

Stamattina, quando ho ritagliato un pezzo di cartone per coprire il buco sotto la suola dei miei stivali preferiti, ho pianto.

Davide per fortuna non se ne è accorto.

 

Lunedì 24 dicembre

 

Sono passata da mamma che non stà ancora bene. L’artrosi non le dà tregua e con i prezzi alle stelle la pensione non basta più. Non so dove ho trovato la forza di bussare alla porta per chiederle aiuto ma, per mia fortuna, non c’è stato bisogno che aprissi bocca. Mi ha messo in mano i soldi per la spesa della prossima settimana ed ora sento come se qualcosa mi strizzasse lo stomaco.

Sulla strada del ritorno, mi sono fermata a comprare un gelato con tanta panna.

Ci sarà tempo per i sensi di colpa.

 

Martedì 25 dicembre 1929

 

Piove nevischio e in casa c’è molto freddo. La vigilia è stata però davvero bella e anche strana.

La tavola era ben apparecchiata come da tempo non accadeva, c’erano candele, pollo arrosto con patatine e persino lo spumante.

Ci sentivamo leggeri come palloncini e abbiamo fatto l’amore alla luce intermittente del nostro piccolo albero di Natale.

Il novità è che abbiamo deciso: vendiamo casa e andiamo via da Boston.

Forse in Sud Africa, forse in Brasile.

Dovunque andremo, la decisione ci ha galvanizzato e Davide, per la prima volta in tanti mesi, stamattina si è svegliato canticchiando sottovoce “White Christmas”.

Poi ha aperto la dispensa e guardando gli scaffali vuoti mi ha chiesto:- Amore, cosa vuoi per colazione? Ti andrebbero dei caldi baci alla francese solo per te?

Abbiamo riso fino alle lacrime.

 

                              

 
 
 

Jingle bells...

Post n°630 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da carpediem56maestral0
 

 “E a quelli che hanno niente da dire, del tempo ne rimane…” (Lucio Dalla)

 

Cari amici di penna e mouse, ho una notizia bomba…

 

                                                                          

Non ho nulla da dire, ne da scrivere sul blog…

 

                                   

Che altro fare dunque se non incitarvi nel godimento dell’intramontabile gioco della tombola, nell'incoraggiarvi a mangiare chili di panettone e, perchè no, anche a sgranocchiare di nascosto quei torroncini ricoperti di cioccolato fondente che avete comprato in un momento di obnubilamento del vostro Super Io?

 

 

E che gli dei siano con voi mentre organizzate i prossimi venturi mega cenoni, programmate gli inviti e le pietanze, decidete i posti a sedere e, avendo superato la soglia dei dieci anni e non avendo più bambini sotto i dieci anni, nascondete al meglio il vostro vero stato d’animo sintetizzabile in un  “Uffa! It’s now! And here again!”

 

                                                

Se potete e volete, magari con in sottofondo John Lennon che canta una delle più belle canzoni di Natale che siano mai state scritte, pensate un po’ a me alla luce intermittente del vostro addobbatissimo albero di Natale.

 

 

Io farò altrettanto mentre mi spremo le meningi per abbinare oggettistica varia ed eventuale a persone care, nell’esile speranza che un simpatico libro risulti gradito quanto un Cartier e una morbida sciarpa come un articolo Prada…  

 

           

Non appena il mio personale Nasdaq riprenderà quota, tornerò, “più bella e più forte che pria!” (Bene!Grazie!)

 

 

                         

 
 
 

Ronf...

Post n°629 pubblicato il 02 Dicembre 2011 da carpediem56maestral0
 

 “La ricchezza assomiglia all’acqua di mare, tanto più se ne beve tanto più si ha sete” (Arthur Schopenhauer)

 

C’è chi poggia la testa sul cuscino ed entra in fase REM senza che nemmeno una pecorella si sia avvicinata alla staccionata.

Chi fa mente locale sugli impegni del giorno dopo per poterli meglio riporre in luogo sicuro e partire pacificato per il mondo dei sogni e chi, come la sottoscritta, attraversa una lunga fase di dormiveglia prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

                                                                    

Solitamente nel dormiveglia lascio la mia mente a briglia sciolta, libera di vagare come meglio gli aggrada ed è in questa condizione che ieri notte mi è balenata la seguente situazione esistenziale: sono eletta Miss Italia e, sotto i flash e gli applausi della folla in delirio, mi chiedono “cosa desidera per il bene mondo?       

                                      

(Shhhhh…Niente brusio e sorrisetti sardonici…So benissimo che le probabilità di essere acclamata Miss sono nulle, ma la fase di dormiveglia ha, tra i suoi tanti vantaggi, quello che ne sono padrona assoluta e posso decidere se volare sulla schiena di un drago verde o far risalire una pallina all’indietro su una scala, alla faccia di ogni legge della fisica e della logica cartesiana. Ecco!).

                               

Ebbene considerato che ogni possibile risposta è stata già data senza che nessun pio desiderio delle Miss abbia dato risultati apprezzabili, credo che risponderei “l’abolizione del denaro!”.

Si badi bene, non sono contraria al benessere, né insensibile al lusso o alle cose belle, ma mi sgomenta l’accumulo da “puf” (Poggiolini docet) dei soldi, dove non si guarda in faccia nessuno e ci si chiude in un egoismo bieco e senza senso.

Sono convinta che l’adorazione acritica verso Mammona, deità per cui si cammina sui corpi di madri e fratelli per non parlare del prossimo più lontano, sia il Male.

Nel Vangelo Gesù lo dice chiaramente “dovete scegliere tra Dio e Mammona” e, contrariamente a quelli che sono i leit motiv della Chiesa,  il suo biasimo è più evidente di quanto non emerga circa i rapporti sessuali, i gay o l’eutanasia.

Il mondo invece erige a Mammona più cattedrali che per Allah, Krishna o Jehova, luoghi dedicati al culto del dio denaro, dove si applicano con rigore ed ossequio le sue leggi e le sue logiche.

Ed è per Mammona che si scatenano guerre e si affamano donne e bambini, si mercificano corpi e dignità, si umilia la natura, si inquinano le acque e si smercia cibo avariato proveniente da animali maltrattati e sfruttati oltre ogni buon senso e pietà.

                                                                    

Il danaro si moltiplica sul dolore e le lacrime per cui è evidente che non sono i soldi a servire l’uomo, ma esattamente il contrario.

Altrimenti come spiegare il disinteresse da parte di chi ha molti dindi a rendere il mondo un posto migliore dove è piacevole vivere?

Non è forse vantaggioso anche per loro e i loro figli preservare una natura rigogliosa? Non è preferibile viaggiare per il mondo senza dover vedere bambini malnutriti o guerre insensate? Non è piacevole abitare città a misura d’uomo ed essere cittadini di nazioni dove una equa distribuzione della ricchezza rende tutto più solare?

Nessuno uomo è una isola, siamo connessi ed imbarcati su una stessa navicella in giro per lo spazio profondo. Non sappiamo quale è la meta, né il perchè del viaggio ma siamo certi che per tutti esiste la morte e con essa dovremmo ogni tanto confrontarci.

Magari questo esercizio ci darebbe la misura di ciò per cui vale la pena infliggere sofferenza ad un altro essere umano...Sempre che questo qualcosa esista.

 

 

A questo punto del dormiveglia ho realizzato che, se c’è in circolo troppa adrenalina, il sonno non arriva e ho dato ordine alla mia mente di dedicarsi ad altra più adeguata location: ad esempio quella in cui arrivo su una spiaggia californiana dove c’è un raduno di surfisti. Un tizio dalla chioma lunga, bionda e riccioluta, mi si avvicina e fissandomi con occhi azzurri mi dice:

“Ma tra noi è già colpo di fulmine o debbo uscire e rientrare una altra volta?”

 

No, anche questo è troppo adrenalinico…

 

                            

 
 
 

Wanted...

Post n°628 pubblicato il 27 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

  “Un ladro incontra un collega e gli dice :

- Andiamo a prendere un caffè?

E l’altro :- A chi?”  (Dylan Dog)

 

La crisi ha risvegliato quella che comunemente viene definita “micro criminalità” e che ha, come caratteristica peculiare, di essere fastidiosa quanto le zanzare. 

Probabilmente, così come le zanzare, non ti condurrà alla morte (salvo che non siano zanzirol anofele, o zsa zsa, o portatrici sane di Ebola) ma di certo ti incazzano di brutto l’esistenza.

                      

Quale è l’antefatto di cotanto fastidio?

 

Ebbene ho comprato per la doberm…ehm…per la secondogenita, una bicicletta elettrica che è un amore.

Niente bollo, niente casco, niente patente, niente traffico o ingorghi, insomma no problem e và come un treno ad alta velocità.

Sapendo tuttavia che l’uomo è creatura che fù scacciata dal Paradiso perché facile a cadere in tentazione foss’anche per un morso ad una mela quando poteva aveva gratis kiwi e banane, lamponi e fragole, abbiamo comprato allegata alla due ruote, una catena che pesa quasi quanto il mezzo in questione ed  il cui costo mi ha tramortita.

Il rivenditore ci ha incoraggiato all’acquisto dicendoci che per portare via una bici legata con quella specie di àncora per navi da crociera ci sarebbe voluta una sega per il flex e che, per quanto il mondo sia disonesto, la fatica, il rumore e il tempo necessario a fregarla avrebbero condotto alla desistenza anche il più disperato e delinquente e ladro e che peste lo colga, fosse stato nei paraggi con intenzioni men che amichevoli.

La figlia era felice, la madre anche, lo smog meno. Non pervenuta risulta l’opinione dei passanti attorno a cui ha slalomizzato la giovane amazzone.

 

                     

Dopo qualche giorno dall’entrata in possesso del bolide, lei lo posteggia, alle ore 10 di un mattino di sole, davanti alla sua facoltà, legata ad un robusto ed affidabile palo.

La gente passa, i negozi sono aperti, la pubblica fede affidataria è presente e, si suppone, vigile.

Passano meno di due ore e la ragazza esce. Sorride perché vede in lontananza la bici, stabile e al suo posto…

Poi però si avvicina e la gioia si tramuta in incredulità.

Non potendo fregarsi la bici, le hanno portato via il sellino.

 

                               

Allor quando una affranta figlia ha telefonato per sapere come poteva fare per tornare a casa senza sedersi su uno spuntone, voi non potete nemmeno immaginare quante micro (ma terrificanti) imprecazioni e quanti micro (ma dolorosissimi) calci avrei assestato a quel micro criminale che ci ha derubato.

                                                           

Conclusione?

Abbiamo comprato un altro sellino, questa volta con allegato un catenaccio che lo inchioda alla bici e adesso la ragazza se ne và in giro che sembra San Pietro, portandosi dietro le chiavi dell’accensione, della catena, del catenaccio del sellino e, se non bastasse, quella dataci in cambio di vil denaro, da un garagista adiacente alla facoltà che le darà ostello.

 

La nostra serenità è definitivamente tramontata dietro una cortina di sospetto e diffidenza e la ecologica bici verrà usata solo se si và in luoghi sicuri (praticamente nulli!) perché la domanda è: esisterà una chiave ed un lucchetto per lo specchietto retrovisore? E per il manubrio? E per le ruote?

 

                                                             

Ora non dico che si debbano tagliare le mani ai ladri, però una martellatina sull’alluce del piede, a vostro parere, avrebbe un qualche effetto deterrente sui medesimi o servirebbe solo a riconciliarmi con  “porco il  mondo che c’ho sotto i piedi”?

 

                    

 
 
 

Non vogliono o non...

Post n°627 pubblicato il 23 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

“Il futuro non è più quello di una volta” (Isac Asimov)

 

La situazione è grave ma non è seria.

Tuttavia lo spread se ne frega dei modi signorili e del sottile sense of humor di Mario Monti e non ci sono segnali che facciano sperare in un improvviso e miracoloso boom economico, nel breve, medio e anche lungo periodo.

Guardo le mie figlie, depositate per mia colpa su questo triangolo in mezzo al mare e senza nemmeno ricorrere al Mago Otelma,  prevedo per loro un futuro lavorativo lontano da me e dalla loro terra di sole e ficodindia.

Per mia fortuna studiano ancora e questo mi rasserena perché, terminato questo impegno per certi versi “naturale”, si trasformeranno sotto i miei occhi inorriditi in “casalinghe disperate”.

Unica alternativa, se tutto và bene, una bella valigia Samsonite e molti biglietti Rynair.

                                                                     

Se poi, disoccupate, senza soldi e adulte, si dovessero anche innamorare, allora c’è il concreto rischio che si torni alle belle famiglie di una volta quelle in cui genitori, figli, nonni e nipotini convivevano nella stessa casa a canticchiare la colonna sonora di  “Tutti insieme appassionatamente”.

Ci penso da un po’ e valuto i pro e i contro.

Niente affitto o spese condominiali autonome, condivisione di bollette e di spesa al supermercato, frigorifero, cucina e bagni in comune ed ognuno con la sua stanzetta matrimoniale.

Reddito (se ci lasceranno ancora usare questa parola) garantito dai soli capostipiti.

Se non assomigliasse troppo all’Inferno sovietico durante la Guerra Fredda, potrebbe essere un ritorno ad un passato solidale.

Certo dovrei assistere ai litigi della giovane coppia, certo bisognerebbe comprare una casa più grande magari con una aia dove far scorazzare le frustrazioni negli inevitabili momenti di soffocamento, certo presuppone generi o nuore caratterialmente affini, però temo che potrebbe  finire così.

Ci daremmo assistenza reciproca, nessuno saprebbe più cos’è la solitudine, non ci sarebbe bisogno di baby sitter e di badanti e le chiacchiere, le risate e i litigi ravviverebbero i momenti di noia.

(temo però che potrei anche impazzire!)

 

Oppure i due colombi rimangono ognuno a casuccia propria, convivendo a caso, e alternativamente, nell’una o nell’altra famiglia, con i genitori che alla fine del mese passano un tot di soldi. Una soluzione davvero triste ed umiliante.

                     

Ma ho visto troppi documentari in bianco e nero per non sapere quanto è dura l’emigrazione. Il ritrovarsi lontano da amici e parenti con, come unico momento socializzante, il lavoro. 

Avrei desiderato che le mie figlie fossero sì, cittadine del mondo, ma per libera scelta, realizzate nella loro vita professionale, non costrette a fuggire via…

 

Se infine disseppelisco i miei progetti di quando il concetto di pensione non era ancora entrato nel mito assieme agli unicorni e allo Yeti, al tempo in cui sognavo che terminati i miei doveri sociali e garantito la perpetuazione della specie,  avrei potuto ritirarmi in una capanna sul mare, cittadina di un atollo deserto dove imperativo era l’uso di poche parole e di molti tramonti a base di pesce grigliato, senza più nessuno a mio carico, la differenza balza agli occhi.

 

A volte penso che dovrei imparare il tedesco.

                

 
 
 

Di quella pira...

Post n°626 pubblicato il 18 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

“Amico, se chiedi cos’è il jazz non lo saprai mai!” (Louis Armostrong)

 

Dedicato a Ilike,

alle sue capacità vocali e di scelta del compagno di vita.

Non secondario il fatto che mi stia molto simpatica.

 

Carissima Ilike,

la mia “educazione” musicale è sintetizzabile in una parola:  pietosa.

Eppure amo la musica e, da quel che ricordo, da sempre.

Stavo appena in piedi e già, se udivo del ritmo, agitavo culo e pannolino con una armonicità tale che sembrava mi avessero adottata dalla Giamaica.

Essendo una artista completa inoltre cantavo, in piedi sulla sedia della cucina con in mano un mestolo quale microfono semi professionale (il semi è dovuto al fatto che il mestolo non sempre era perfettamente pulito e ciò incideva sulla purezza del mio sound).

                         

Tuttavia, nonostante questa evidente inclinazione e le mie indubbie capacità interpretative, quello che so sulla musica: autori, opere, utilizzo di strumenti, l’ho imparato da sola (e questo dovrebbe darti qualche indizio sulla profondità della mia cultura musicale).

Ma non credo che questo analfabetismo sia attribuibile a me.

 

Alle elementari, ad esempio, per essere sicuri che mai più avrei desiderato suonare uno strumento, con il consueto Metodo Montessori, me ne imposero solo uno: “il flauto dolce” e mi costrinsero a pietose e lunghe sessioni di soffio nella cannuccia nel disperato tentativo di far uscire suoni che non sembrassero barriti di elefanti in amore.

Tra noi fu subito odio, lo persì diverse volte ma lui trovò sempre la strada di casa. Lo ruppi e visto il suo scarso valore di mercato me lo ricomprarono.  Una cosa simil esorcista.

                                                                     

Alle medie fu assestato un significativo colpo al mio eventuale interresse per opere e compositori allor quando salì in cattedra una Prof. di Educazione Musicale il cui metodo pedagogico consisteva nel mettere su di uno stereo dei long playng mentre lei lavorava a maglia: un dritto, due rovesci e testa oscillante a mò di metronomo.

La classe, che non sapeva né chi fosse l’autore né il titolo del brano selezionato, incideva con perizia i banchi con romantiche iniziali  o urlava inappropriati  “colpito e affonda”.

 

 

                                

Quando raggiunsi la fase pre puberale mia madre, che la Montessori l’ha sempre precorsa, decise in piena autonomia che avrei imparato a suonare il piano. Ne comprò quindi uno con annessa bisbetica ed isterica insegnate di solfeggio che, vista l’età, doveva essere stata compagna di catechismo di Beethoven (alcuni studiosi sostengono che il poverino sia diventato sordo pur di non sentirla sbraitare).

Furono mesi di dolori ai polsi, di dooo ooo ooo o, e di orride scale che portarono a vibranti proteste dei vicini di pianerottolo, il tutto per un infimo traguardo: sò massacrare con discreta perizia uno sconosciuto “Valzer delle Rose”.

Poi mi fù consentito di ritirarmi dai palcoscenici internazionali.

                              

Eppure, se lasciata libera, avrei adorato suonare la chitarra davanti ad un tramonto sul mare, i capelli lisci sciolti sulle spalle e le pene d’amore appena sepolte sotto lo sguardo di quel ragazzo di I liceo dai grandi occhi azzurri di cui ancora oggi ignoro il cognome.

Oppure, chiusa definitivamente la fase di latenza, avrei trovato estremamente piacevole saper suonare il violoncello, strumento che si pone tra le gambe e che, dopo “Le streghe di Eastwick”, non è più possibile considerare asessuato.

O anche, perché no, la batteria o il sax che per i miei orecchi lussuriosi emettono suoni con un certo non so chè... (ascolta un esempio).

Ma nessuno chiese mai un mio parere e non potei quindi ambire ad assurgere a novello Ringo Star o Dizzy Gilespie.

                                                                    

Nonostante tutti questi diabolici tentativi di boicottaggio conservai in fondo al cuore la passione per la musica e, da sola, mi interessai ai romantici “Il lago dei cigni di Cajkovskij” o la Sinfonia n.5 di Malher (sì, intorno ai sedici anni, ero molto, ma moolto romantica!).

                                     

Da adulta ho compreso quanto avrei potuto sapere su di un brano, quanto approfondimento è necessario per accostarsi ad esso con competenza, quante sottigliezze ci sono dietro a quei segni neri sullo spartito ma per me, come direbbe in un momento di sconforto persino il Maestro Manzi “E’ oramai troppo tardi!”.

Mi rimane l’ammirazione per chi ne sa più di me, il mio essere fan entusiasta di persone che si impegnano in campo musicale con risultati egregi come te, carissima amica e tuo marito, il Maestro Molinini.

                                             

Altro non ho da aggiungere. Confido nella tua clemenza verso un così miserevole esemplare di conoscitrice della musica quale fui e sono.

                               

 
 
 

Tanti i veti incrociati

Post n°625 pubblicato il 16 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

“Eravamo così poveri che la notte di Natale mio padre usciva e sparava un colpo in aria. Poi rientrava e diceva: ”Spiacente, ma Babbo Natale si è suicidato!” (Jake La Motta)

 

 

 

Avevo un certo capitale investito in ispirazione e cazzeggiamenti.

L’ho trasferito, a mia insaputa, in un paradiso fiscale e adesso mentre loro se ne stanno in spiaggia con in mano un Mojito, io non ho un tubo da scrivere sul blog.

 

 

                     

Prendo quindi spunto dai precursori del Brunetta che quando videro la mala parata salirono sulle spalle dei giganti per assistere alla partita gratis, e mi arrampicherò sulla sdrucciolevole spremitura di meningi altrui.

                                   

Ecco cosa si dice sull’avvento del Salvatore della Patria, novello Messia e Deux ex machina che è oramai Mario Monti, quello che prendeva cinque in ginnastica ed è coniugato con Madame Findus. Colui che in TV  ha rettificato le illazioni sulle sue future azioni, affermando che non ci saranno lacrime e sangue,  ma solo digiuno, astinenza e cilicio.

Ed io mi sento già molto meglio perchè non c'è accenno alcuno allo stridore di denti.

 

                           

 

Ecco dunque alcune chicche, frutto dell'altrui intelligenza e genio satirico :

 

1) Quando lo spread incrocia lo sguardo di Mario Monti, abbassa gli occhi.

 

2) Monti è come Fonzie, ha dato un pugno su una bancarella e il mercato è ripartito

                                                                 

3) Monti non farà il ponte sullo stretto, lui dividerà le acque

 

4) La nonna di Gene Gnocchi davanti alla lavatrice guasta ha chiesto l’intervento di Mario Monti

 

5) Monti ha convinto la U.E. a finanziare il progetto della Gelmini: si scaverà un tunnel per i neutrini

 

 

 

                    

Personalmente dico solo che bisogna fare presto perché Fiorello, rispolverando antiche saggezze isolane, ha ricordato che: “Più lunga è la pensata, più grossa è la minchiata!"

                                                         

 
 
 

Vota Antonio...

Post n°624 pubblicato il 11 Novembre 2011 da carpediem56maestral0
 

“In politica bisogna sempre seguire la retta via...Così si è sicuri di non incontrarvi mai nessuno!" (Otto von Bismarck)

 

Li vedo fin da qui dove, seduta sull’orlo di un precipizio, resto in attesa della fine del mondo.

 

Molti sono pregiudicati, altri talmente impresentabili che non li invitereste alla comunione del bambino.

Sono persone con una etica degna di un coccodrillo dell’Amazzonia e con la stessa capacità di rimorso.

Gente senza un lavoro o una professione a cui tornare e che, al momento, ha “il potere” e può quindi piazzare moglie, cugini e fratellastri semianalfabeti in posti lucrosi.

Gente messa lì non per voto popolare ma perché “indicati” dal Partito.

E ora voi credete che questi peones disperati e che, a quanto ho capito, non rispondono più nemmeno ai loro leader se ne vadano a casuccia loro senza opporre resistenza? Senza vedere forconi o minacciosi sbarluginii di ghigliottine?

Credete che vedendo la nave che affonda corrano alle scialuppe e chiamino i soccorsi al grido “prima le donne e i bambini”?

Credete che se vedono i connazionali con le toppe al culo che rovistano nella spazzatura provino un moto di compassione?

Scordatevelo.

 

                  

 

Questi quando hanno sfogliato nella sala d’attesa del dentista qualche pagina del Vangelo o di Robin Hood, hanno tifato per Giuda (pur criticandolo per l’esiguità della richiesta di soli trenta denari) e ammirato lo Sceriffo di Nottingham non riuscendo minimente a comprendere come si possa, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, “togliere ai ricchi per dare ai poveri!”.

Questi vogliono andare al voto.

La casa è lesionata, i muri stanno per crollare ed invece di chiamare architetti e muratori, idraulici ed indoratori, vogliono organizzare l’elezione di un nuovo Capo condominio.

Ragazzi ma ve lo immaginate? Mentre i mercati crollano noi ci sediamo davanti alla TV  a sentirli cianciare e promettere…

Personalmente preferire assistere alla fine del mondo.

 

               

(anche perché circondata come sono da marmellate di more, lasagne bolognesi e vini vari non me la passo tanto male. L’unico rischio è che l’alba del 23 dicembre mi trovi tale e quale un capolavoro di Botero ).

            

 
 
 
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