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Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 











La scuola per capire i gatti
Il sito web della NEW YORK

A New York alle 11 del 21 agosto è stata inaugurata ufficialmente la
"Meow Mix Acatemy", la prima scuola che ha come obiettivo l'insegnare
ai gattofili a pensare come i loro amici animali.

L'Acatemy
- divertente storpiatura della parola inglese "Academy" (accademia) con
la parola "cat" (gatto) - in verità è itinerante: rimarrà aperta sino
al 25 agosto nella "Grande Mela", per poi spostarsi in altre 11 città
americane sino a giungere a San Francisco.

Saliranno in cattedra esperti provenienti da tutto il mondo:
comportamentisti felini, terapisti per gatti, veterinari e psicologi
per animali che avranno il compito di educare i propri studenti su
tutto quanto concerne la relazione con il loro gatto, incluso come i
gatti pensano, mangiano, dormono, giocano e, più importante di ogni
aspetto, come cercano di comunicare con le persone.



Il sistema interattivito utilizzato durante i corsi porterà gli
studenti a simulare i diversi aspetti del comportamento felino, come
l'arrampicarsi su un muro o il giocare con una pallina. Grazie poi alla
partecipazione della star Cat Cora, famosa per il suo programma
televisivo dedicato al cibo per animali, il corso prevede anche di
trasformare gli studenti in ottimi chef della cucina per gatti.



Sul sito web della scuola, oltre ad alcune ricette della Chef Cat Cora,
è anche disponibile il CAT (Cat Aptitude Test), un modo per testare la
propria predisposizione positiva verso i gatti.

 
 
 

AUGURI NONNINO!!!!!!

Post n°84 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 

Stranezze del mondo nel libro dei Guinness
Un
uomo dell'Ottocento che vive nel secondo Millennio. Non è un film di
fantascienza, ma un nuovo Guinness che a breve dovrebbe trovare spazio
nel libro dedicato ai primati mondiali. Il messicano Sóstenes Martínez
González è infatti nato il 21 maggio 1891 e con i suoi 116 anni è
l'uomo più vecchio di cui si ha conoscenza. Il direttore del registro
civile di San Juan Volador, la sua città, ha dichiarato che il governo
di Veracruz sta cercando di ottenere l'iscrizione del nome del suo
cittadino nel libro dei Guinness





 
 
 

Post N° 83

Post n°83 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 


Esposizione breve
ma completa dei vari punti della ricerca



La mia ricerca che mi ha fatto
comprendere che Montovolo è stato un antico centro oracolare Etrusco, con molte
somiglianze con Delfi, ha avuto inizio, nel 1999, osservando i simboli
riprodotti sul lunotto del portale del Santuario di Montovolo, cioè due
colombe, una croce inscritta in un cerchio, e due fiori, simili ai gigli, ai
lati. Questi stessi simboli li avevo ritrovati come iconografia tipica degli
antichi centri oracolari tipo Delfi, Delo, Dodona, in Grecia, ma anche altri in
Egitto o in Asia Minore. Infatti ogni centro oracolare, per distinguersi da
altri luoghi religiosi, usava queste simbologie, oltre ad avere una grossa
pietra ovale o semisferica , definita dai greci omphalos. La "pietra
ovaleggiante" per gli antichi centri era anche il simbolo che indicava la
rinascita e che si ricollegava al culto della Grande Dea. Il simbolo della croce
inscritta nel cerchio veniva assegnata ai centri più importanti, definiti
“ombelichi” di quella civiltà, ed è stata ritrovata in alcuni centri come per
esempio a Delfi che è noto essere stato l’”ombelico” dell’antica Grecia.



L'unico simbolo che cambiava
per ogni centro era la figura della pianta, o del suo fiore , che era tipica del
luogo; per esempio Delfi aveva l'alloro e Delo la palma.



A Montovolo troviamo un fiore,
il "giglio ", ma mancava l’immagine della pietra ovale. Una traccia della sua
passata eventuale presenza sul luogo poteva essere rintracciata nel nome di
Montovolo che fino all’alto medio evo si chiamava Monte Palese ( dalla dea
etrusca Pale) e fu cambiato successivamente in Monte Ovuli e poi Montovolo
forse per indicare che il monte aveva una grossa pietra ovale di cui si era
perso il significato. A questo punto tale ipotesi doveva essere avvalorata da
altri fatti che la rendessero più plausibile confermandola. Trovai che a
Montovolo c'era una leggenda, riportata anche da diversi storici come A.
Palmieri, che narra di un serpente che vuole riprendere le sembianze umane, e
trovai pure che una simile leggenda , riportata da R.Graves, nei "I Miti
Greci", esisteva anche nell'antica Delfi. Successivamente notai che a Delfi
c'era una Sorgente Sacra chiamata Castaglia che aveva sette fontane che
versavano l'acqua in una grande vasca dove i malati si immergevano per
purificarsi. Una sorgente con sette fontane e una grande vasca è esistita fino
al 1981 anche a Montovolo ,che pure io ho visto fino ad allora, e il luogo si
chiama tuttora bosco di Cantaglia . Ho ritrovato una foto di questa sorgente
dove si vedono le sette fontane che alimentano una grande vasca , usata fino al
1981 come riserva d’acqua per muovere un mulino. A questo punto pensai che
Montovolo doveva essere stato un centro oracolare etrusco costruito a
somiglianza di Delfi , quando quest’ultimo centro fu, nel VI sec AC, distrutto
da un terremoto e rimase inagibile per oltre quarant’anni. Inoltre pensai che
Montovolo poteva essere stata la Montagna sacra della Dodecapoli Etrusca
settentrionale mai identificata finora e forse anche un "ombelico" Etrusco data
l'immagine della Croce inscritta nel cerchio. Ho cercato nella vicina città
Etrusca di Marzabotto prove che mi confermassero questa possibilità. La prima
"stranezza", che appare davanti ai visitatori delle Necropoli di Marzabotto, è
vedere che sopra le numerose tombe vi è una grossa pietra a forma di uovo. Capii
allora che il simbolo religioso degli Etruschi poteva essere la pietra Ovale
come lo era stato per tutte le civiltà arcaiche orientali . Come noi oggi
abbiamo su ogni tomba la Croce, nostro simbolo religioso, allora avevano su ogni
tomba il loro simbolo, l'Uovo, simbolo di speranza nella rinascita. Ma la prova
che Montovolo poteva essere la loro Montagna Sacra la trovai su una grossa
pietra in marmo a forma ovaleggiante, datata V secolo a.C. ed esposta nel museo
Aria di Marzabotto, che aveva inciso su di essa due gigli e sulla punta della
pietra la croce inscritta in un cerchio che, come abbiamo visto, si ritrovano
anche nel lunotto di Montovolo. In questo modo gli Etruschi di Marzabotto
volevano probabilmente indicare la loro Montagna Sacra che ora si chiama
Montovolo. Questa constatazione che l’Uovo, era anche per gli Etruschi il
simbolo della rinascita mi ha portato a cercare in altri siti etruschi queste
pietre ovaleggianti ed infatti le ho trovate un pò sparse in molti siti e musei
etruschi come quelli di Bologna, di Pisa, di Settimello (Firenze), di Populonia,
di Volterra, di Orvieto, di Tarquinia , di Cerveteri , di Villa Giulia ecc anche
se vengono definite sempre semplici cippi .



Questa mia ricerca sui centri
oracolari , sugli “ombelichi” delle varie culture e i simboli ad essi collegati
mi ha fatto capire anche che il disegno ovale della piazza del Campidoglio
potrebbe significare che con tale disegno Michelangelo voleva indicare e
ripristinare l’antico Ombelico Romano. Recentemente ho fatto una conferenza, su
invito del Prof .Antonino Saggio, alla Prima Facoltà di Architettura
dell’Università La Sapienza di Roma per spiegare anche questo aspetto della mia
ricerca iconologica.

http://www.acam.it/montovolo.htm


 
 
 

Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 


ETRUSCHI: IL MISTERO DI MONTOVOLO


di
Veronica Balboni



Appennino Superstar, ovvero
Montovolo ha da tempo conquistato gli Stati Uniti grazie alla teoria del
Professor Baccolini, docente di Chimica Industriale presso la medesima Facoltà
dell’Università di Bologna ed appassionato archeologo.



E’ così che l’interesse di un
regista per quanto affermato dal professore, ha fatto sì che Montovolo, sito
nell’Appennino Tosco Emiliano….sia diventato il soggetto di un documentario
diffuso dapprima in Colorado, poi in Canada e destinato continuare il suo’viaggio’in
molti altri stati per l’interesse destato .



“Il documentario intitolato "Stones
and Secrets: Mysteries of Lost Etruria" e distribuito da Canamedia –esordisce
Baccolini- ripercorre la ricerca iconologica da me realizzata, ricerca che mi ha
portato ad identificare in Montovolo un antico centro oracolare etrusco e forse
un ombelico della cultura etrusca nel VI- V secolo AC e da ultimo a comprendere
probabilmente il significato intrigante del disegno ovale di Michelangelo nella
piazza del Campidoglio; è un viaggio nello spazio e nel tempo che parte da
Montovolo , con immagini del monte ripreso dalla Carbona e da Riola di Vergato e
successivamente, riprese del lunotto del Santuario dalla cima del monte, con le
mie spiegazioni a ritroso nel tempo e con collegamenti di immagini con Delfi ,
Delo e la Tomba di Tuthmosi III in Egitto dove si ritrovano gli stessi simboli
incisi sul lunotto medesimo. A seguire, immagini dell’interno della chiesa di
Montovolo con particolare attenzione alla Cripta con i suoi meravigliosi
capitelli che riprendono, nei disegni scolpiti, i simboli del lunotto oltre ad
uno splendido grifone. Alle pendici di Montovolo è stata ripresa ampiamente la
borgata Scola con le sue torri ed icone.” Per proseguire nella panoramica che
illustra la teoria del Professore, da Montovolo si va a Volterra, a Perugia e
dintorni per ritrovare altre pietre ovali per arrivare poi ad Orvieto
(Necropoli del Crocefisso) , con riprese ampie di tutta la stupenda necropoli e
puntualizzando le riprese sulle pietre ovali rimaste e confrontate con alcune
foto del 1925, ritrovate dal Baccolini , in cui si notano che tali pietre ovali
erano, allora, su ogni tomba . Ultima tappa del documentario, Roma, per
riprendere la piazza del Campidoglio con spiegazione da parte del docente del
significato del disegno ovale di Michelangelo “… riportata anche in una pagina
web, sia in italiano che in inglese afferma l’appassionato archeologo-, che ha
avuto notevole successo e apprezzamento anche da esperti di architettura. Il
disegno rappresenterebbe nel piano la stessa simbologia che si ritrova nella
pietra-ombelico ( omphalos) di Delfi , quindi vorrebbe rappresentare l’Ombelico
di Roma.” Chiediamo al nostro interlocutore un iter delle proprie ricerche,
condotte a lungo in silenzio, ricerche che una volta palesate in varie
conferenze , hanno avuto grande eco nel mondo archeologico e non solo italiano.



La mia ricerca condotta sui
simboli ritrovati sul lunotto della chiesa di Montovolo –spiega- dopo numerosi
riscontri oggettivi e collegamenti ad altri siti dell’antichità , alcuni credo
inequivocabili, mi ha fatto comprendere che Montovolo è stato un antico centro
oracolare Etrusco, con molte somiglianze con Delfi . Ho compreso, inoltre, che
la pietra Ovale che i greci chiamavano Omphalos, cioè ombelico, e che ponevano
come simbolo fondamentale nei loro centri oracolari come a Delfi, è stata anche
per gli etruschi un importante simbolo religioso. Si capisce così –continua-perchè
sopra le proprie tombe essi mettevano un uovo di pietra, come si ritrovano
numerose nelle necropoli di Marzabotto ma anche in altri siti in tutta l’Etruria
anche se sparse nei vari musei e definite sempre semplici cippi. Questo Uovo
significava l’augurio alla rinascita e si ricollegava al culto della Grande Dea
che ritroviamo in tutte le arcaiche culture orientali.



Questa mia ricerca sui centri
oracolari , sugli ombelichi delle varie culture e i simboli ad essi
collegati-prosegue Baccolini- mi ha fatto capire anche che il disegno ovale
della piazza del Campidoglio potrebbe significare che con tale disegno
Michelangelo voleva indicare e ripristinare l’antico Ombelico Romano. In passato
ho fatto una conferenza-conclude - su invito del Prof .Antonino Saggio, alla
Prima Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma per
spiegare anche questo aspetto della mia ricerca iconologica.”



Veronica Balboni    (continua post successivo)




 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 22 Agosto 2007 da jinny1978
 

 
 
 

Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 20 Agosto 2007 da jinny1978
 



CORPO e MENTE


BIOENERGETICA ITALIA






LA BIOENERGETICA


CHE COS’E’ LA BIOENERGETICA

La bioenergetica è una tecnica psicorporea che si serve di tecniche respiratorie, di esercizi fisici, di posizioni e contatti corporei, associati a un’analisi psicologica e del carattere.

E’ finalizzata a realizzare l’integrazione tra corpo e mente, per aiutare la persona a sciogliere i blocchi energetici e i meccanismi difensivi che si creano sia a livello fisico che psicoemotivo e che inibiscono il piacere e la gioia di vivere.

L’attenzione è pertanto focalizzata sul problema psicologico e sulla sua espressione fisica, che si manifesta nell’aspetto corporeo, nella postura, negli atteggiamenti.



DOVE NASCE

La bioenergetica è stata elaborata da Alexander Lowen, allievo di Whilhelm Reich, il padre storico delle terapie centrate sul corpo.

IL CONCETTO DI ENERGIA SECONDO WILHELM REICH

Wilhelm Reich neuropsichiatra austriaco allievo di Freud, elaborò le scoperte della psicoanalisi sulla sessualità e sulle nevrosi e partendo dal concetto dell’energia libidica, sviluppò il tema dell’energia orgonica, una forma di energia vitale che trova la sua massima espressione nella sessualità, scorrendo liberamente lungo tutto il corpo.

La capacità di desiderare e di godere viene però repressa sia attraverso pressioni esterne che attraverso pressioni interne intrapsichiche, sotto forma di angoscia, inibizioni e blocchi.

Egli rilevò l’identità funzionale tra i processi psichici e quelli somatici e scoprì la corazza caratteriale: essa consiste in tutti quegli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare le proprie emozioni e i propri desideri. Queste modalità difensive messe in atto per bloccare le emozioni e le sensazioni conflittuali come l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, sono costituite a livello fisico dalle rigidità corporee (la corazza muscolare) e a livello psicologico dagli atteggiamenti caratteriali e dalla mancanza di contatto emozionale.


LA CORAZZA MUSCOLARE/ CARATTERIALE

Reich intuì che l’uomo è prigioniero di una "corazza" muscolare e caratteriale formata da tutti quegli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare il corso delle emozioni e delle sensazioni organiche. L’energia si blocca in alcune parti del corpo che diventano sede di tensioni e conflitti emotivi

Con il tempo la corazza si rivela un impedimento al raggiungimento della propria identità e di una vera creatività, perché lo stato cronico di contrazione muscolare aumenta l’indurimento del carattere, riducendo la comunicabilità, l’amore e la percezione del piacere di vivere.

Questa corazza si accentua di anno in anno per le tensioni che si accumulano, e non è certo facile riuscire a liberarsene, anzi, qualcuno non sia accorge nemmeno di averla.

Essa limita l’emotività e la libera espressione dei sentimenti e impedisce il libero scorrere dell’energia vitale.

Il corpo diviene la chiave per penetrare in ciò che viene comunemente chiamato carattere. Il carattere, tratto fondamentale della personalità, non sarebbe altro che il modo di reagire alle situazioni della vita, che si è strutturato a partire dall’infanzia. Esso rappresenta un meccanismo di protezione, la sintesi delle difese che un individuo oppone alle provocazioni del mondo.

Le emozioni bloccate nel corpo

Possiamo rappresentare l’organismo umano come una circonferenza con un centro e un nucleo. Gli impulsi che hanno origine dal centro fluiscono verso l’esterno come onde ogni volta che l’organismo interagisce con l’ambiente. Allo stesso modo gli stimoli esterni colpiscono l’organismo che reagirà selettivamente ad essi.

In uno stato di salute e di equilibrio gli impulsi provenienti dal centro fluiscono verso il mondo esterno e gli eventi esterni raggiungono e toccano il cuore. L’uomo si relaziona con il mondo non in modo meccanico, ma con i sentimenti del cuore e l’unicità del suo essere individuale.

Quando però l’uomo diventa "corazzato", l’armatura separa i sentimenti del nucleo dalle sensazioni periferiche, rompendo l’unità dell’organismo. La corazza è come un muro, per raggiungere l’unità bisognerebbe cercare di scavalcare continuamente questo muro.

Compito della bioenergetica è abbatterlo, diminuire la corazza, scaricare le tensioni muscolari.

I SEGMENTI DELL’ARMATURA

Reich dalle sue osservazioni dedusse che l’armatura muscolare è disposta nel corpo a segmenti trasversali rispetto al tronco.

L’armatura funziona in modo circolare, stringendo il corpo con anelli di tensione. Reich individuò nell’armatura sette segmenti: oculare, orale, cervicale, toracico, diaframmatico, addominale e pelvico.

Il segmento oculare

E’ il primo anello dell’armatura.

Consiste in una contrazione e in una immobilizzazione dei muscoli del globo oculare, delle palpebre, della fronte. Si manifesta esternamente con immobilità della pelle, della fronte, con espressione vuota dello sguardo simile a una maschera oppure con i globi oculari sporgenti.

Lo scioglimento di questo segmento avviene quando gli occhi e la fronte cominciano a muoversi, esprimendo emozioni.

Il segmento orale

E’ il secondo segmento dell’armatura.

Comprende la muscolatura della bocca, del mento, della gola, della nuca (zona occipitale). In quest’area vengono trattenute e inibite le emozioni legate al pianto, alla rabbia, le urla e il desiderio di suzione.

Il segmento cervicale

E’ il terzo segmento dell’armatura.

Coinvolge la muscolatura bassa del collo. La contrazione spastica di questo segmento comprende anche la muscolatura della lingua.

In quest’area vengono soffocati e letteralmente "ingoiati" il moto espressivo dell’ira e del pianto.

Il segmento toracico

E’ il quarto segmento dell’armatura. Coinvolge i muscoli del petto, delle spalle e i muscoli situati a livello delle scapole

Si manifesta con immobilità del torace, respiro piatto, atteggiamento cronico di inspirazione. Corrisponde caratterialmente all’atteggiamento di quiete e di autocontrollo, al ritegno emotivo.

Il segmento diaframmatico

E’ il quinto segmento dell’armatura.

Comprende il diaframma e gli organi che si trovano sotto di esso (stomaco, fegato, plesso solare). Il blocco del diaframma impedisce il movimento ondulatorio dell’energia verso l’alto.

Il segmento addominale

E’ il sesto segmento dell’armatura. E’ costituito dallo spasmo e dalla contrazione dei muscoli addominali e della parte inferiore della schiena. Questa area è la sede delle emozioni più profonde, da dove prorompe il piacere e il riso.

Il segmento pelvico

E’ il settimo segmento dell’armatura.

Comprende tutti i muscoli pelvici e i muscoli interni della superficie interna delle cosce. Quando quest’area è bloccata, il bacino è privo di espressione e non si avverte emozionalmente alcun tipo di sensazione o eccitazione. La contrazione e la rigidità impediscono il fluire dell’energia sessuale.


ALEXANDER LOWEN E L’ANALISI BIOENERGETICA

Lowen, allievo di Reich, riprese il concetto di energia vitale e sviluppò la terapia bioenergetica.

Il lavoro di Lowen si basa sulla concezione reichiana della corrispondenza tra struttura del carattere e atteggiamento corporeo dell’individuo.

Lo scopo della bioenergetica è quello di rilassare le contrazioni muscolari permettendo così di far affiorare alla coscienza le emozioni che hanno provocato questi blocchi e di restituire alla persona uno stato di naturale carica energetica.

Partendo dall’analisi dei blocchi e delle tensioni somatizzate nel corpo arriva a decodificare le difese psichiche ed emotive che formano il carattere di una persona.

Con un lavoro corporeo, attraverso l’espressione delle emozioni e il supporto di una elaborazione analitica, porta a ristabilire l’equilibrio dell’unità corpo-mente e a recuperare l’energia dentro di noi.

La respirazione

La bionergetica tende a ripristinare una respirazione profonda e calma, in cui l’inspirazione proceda dalla zona pelvica e si diriga verso l’alto fino alla bocca. L’espirazione parte dalla bocca e scende verso il bacino. Questo tipo di respirazione è utile per sciogliere le tensioni profonde e permettere la libera manifestazione delle emozioni.


Il rilassamento delle contrazioni muscolari

L’approccio bioenergetico prevede alcune tecniche corporee di espressione, di movimento, di contatto, di manipolazione, volte allo scioglimento delle tensioni e al rilassamento profondo.


Il grounding

Il grounding è la chiave del lavoro bioenergetico ed è strettamente collegato alla respirazione. Letteralmente significa ristabilire il contatto dei piedi con il terreno, che simbolicamente rappresenta la realtà. Questo significa praticamente spostare il centro di gravità a livello dell’addome, imparare a sentire e liberare la carica energetica delle gambe e dei piedi. La persona in questo modo si sente più "radicata" e "centrata", trova il coraggio di "stare in piedi sulle proprie gambe", diviene più in contatto con la realtà, più integrata e responsabile.


LE TIPOLOGIE CARATTERIALI E LA LORO EVOLUZIONE

In bioenergetica le differenti strutture caratteriali sono classificate in diversi tipi base di riferimento, definiti da Alexander Lowen.

Una evoluzione delle tipologie è stata messa a punto dal lavoro di ricerca di Francesco Padrini, psicoterapeuta. In questo lavoro sono stati integrati agli aspetti del carattere e del corpo, anche quelli del viso. In questo modo è stata effettuata una felice sintesi "viso-corpo-carattere".

L’inquadramento tipologico rappresenta una utile griglia di riferimento per sviluppare una ipotesi diagnostica più accurata per la lettura corporea e caratteriale.

Lo studio delle tipologie in campo estetico, ha permesso di creare un nuovo riferimento per gli operatori del settore che desiderano allargare il concetto di estetica da un approccio unicamente superficiale ad uno più profondo ridefinendo la bellezza nell’ottica della salute, della grazia e dell’armonia bioenergetica.

Nel libro "Bellezza e benessere" sono state descritte queste tipologie.


IL MASSAGGIO BIOENERGETICO®

di Francesco Padrini

Il massaggio bioenergetico è stato elaborato a partire dall’analisi bioenergetica di Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich, il padre storico delle terapie centrate sul corpo.

Reich, contemporaneo di Freud e affascinato dalle rivoluzionarie scoperte della psicoanalisi, prese in considerazione le correlazioni esistenti tra la struttura psichica del carattere e il corpo.

Il carattere si struttura durante l’infanzia, ed è il risultato del modo di reagire alle situazioni della vita e degli atteggiamenti difensivi che si oppongono alle provocazioni date dall’ambiente:

a ogni frustrazione, a ogni pulsione repressa, dall’infanzia in poi, corrisponde nel corpo un irrigidimento, legato alla formazione di tensioni muscolari, che Reich chiama blocchi energetici. Essi sono la conseguenza degli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare le proprie emozioni e sensazioni, come l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, in situazioni conflittuali. Queste tensioni croniche che si somatizzano con gli anni, danno luogo, quando il bambino diventa adulto, alla cosiddetta corazza muscolare, una specie di armatura che è nel contempo fisica ed emotiva. Essa ha in sé una funzione difensiva, ma se diventa troppo rigida riduce anche la possibilità di essere in contatto con le proprie emozioni e limita la libera espressione dei sentimenti. Questa corazza tende a crescere di anno in anno, per l’accumulo delle tensioni, e non è facile riuscire a liberarsene, anzi, qualcuno non si accorge nemmeno di averla. In situazioni sgradevoli l’armatura si irrigidisce, in situazioni piacevoli si allenta. Possedere una corazza caratteriale è quindi indispensabile per poter affrontare i conflitti ma essa deve conservare un sufficiente grado di elasticità per poter essere "messa" o "tolta" in funzione del bisogno.

Reich dedusse che l’armatura muscolare è disposta a segmenti che attraversano il corpo trasversalmente. Egli individuò sette segmenti: oculare, orale, cervicale, toracico, diaframmatico, addominale e pelvico. Essi corrispondono a quegli organi e a quei gruppi di muscoli che sono in contatto funzionale tra loro. Quando una parte del corpo diventa sede di tensioni e conflitti emotivi, si creano delle zone dove l’energia vitale non fluisce liberamente: significa che ci blocchiamo, ci tratteniamo, ci corazziamo, diventando sempre meno sensibili alla vita e al piacere. Inoltre, quando l’energia vitale è bloccata e trattenuta cronicamente, quando cioè diventa stagnante, può provocare disfunzioni e malattie.

Proprio per aiutare a liberarsi dal peso della corazza muscolare caratteriale e far fluire l’energia vitale, Reich prima e i suoi allievi poi, svilupparono quella che Alexander Lowen chiamò analisi bioenergetica.

La bioenergetica si serve soprattutto di tecniche respiratorie, esercizi fisici, di posizioni, contatti corporei, pressioni controllate e massaggio per realizzare un’integrazione fra corpo e mente, che fornisca all’individuo l’energia sufficiente a permettergli di scoprire il piacere, anziché essere costretto senza scampo a procedimenti difensivi. L’attenzione, nell’analisi bioenergetica, viene focalizzata sul problema psicologico e sulla espressione fisica che si manifesta nell’aspetto e negli atteggiamenti.

Il massaggio bioenergetico® è una tecnica terapeutica messa a punto dall’autore (F.Padrini) nel suo lavoro di terapia psicorporea bioenergetica. Esso ha soprattutto la funzione di individuare le parti del corpo bloccate o tese e i punti carenti di energia per ristabilire un riequilibrio energetico.

Il massaggio bioenergetico può essere definito un tipo di massaggio "su misura"; esso tiene conto del carattere e della tipologia fisica della persona, che emerge sulla base di un’ipotesi diagnostica di lettura corporea di tipo bioenergetico.

Nel massaggio bioenergetico si considerano cinque strutture caratteriali: il tipo cerebrale, il dipendente, il compresso, il dominante e il rigido. Questa classificazione rappresenta solo una griglia di riferimento, perché ogni persona è un carattere misto con elementi prevalenti di un tipo o dell’altro.

Questo massaggio si differenzia dagli altri essenzialmente perché usa le manipolazioni in sincronia

con la respirazione. Esso porta ad ampliare il proprio schema respiratorio, utilizzando la parte toracica, diaframmatica e pelvica, rendendo così la respirazione più ampia, spontanea e libera. Inoltre in esso sono compresi i noti benefici del massaggio quali: miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica, diminuzione dei depositi adiposi, in quanto una circolazione migliorata accelera il loro metabolismo, facilitazione della digestione e della funzione peristaltica dell’intestino, tonificazione del sistema nervoso, miglioramento del sonno, che viene reso più profondo e ristoratore, effetto rilassante a livello muscolare ed elasticizzante a livello articolare.

Per ogni tipologia sono previste manovre diversificate per quanto riguarda la pressione, il ritmo e il tipo di contatto.

Per personalità più cerebrali che hanno bisogno di prendere consapevolezza del proprio corpo, le manovre saranno di tipo "integrante": per esempio una mano "calda", appoggiata su un ginocchio "freddo" darà una sensazione di sostegno, di passaggio di energia e di congiungimento dell’articolazione, aiutando il processo di unità corporea.

Per le personalità più dipendenti, bisognose di amore e calore, le manovre, con l’utilizzo di un olio riscaldante (mix di olio vettore con essenze), assumeranno la forma di contatto nutritivo, che dà energia; in un certo senso la persona massaggiata si sentirà sorretta e unita.

Per personalità compresse, che hanno bisogno di liberarsi da tensioni profonde, sono previste manovre più energiche e dinamiche, che si esercitano prevalentemente nella fase espiratoria, con trazioni e stiramenti.

Per le personalità dominanti, che tendono a trattenere l’energia nella parte alta del corpo, si effettuano manovre riequilibranti, che portano a percepire anche la parte bassa del corpo e a sciogliere le tensioni accumulate nel diaframma e nelle gambe.

Per tipologie più rigide le manovre sono invece chiare, dirette e precise, come pressioni controllate, stiramenti, dondolii, scuotimenti ritmici, senza una particolare tonalità emotiva, poco accettata da questa tipologia. Queste manovre portano al graduale abbandono e al rilassamento.

Il massaggio bioenergetico aiuta il processo di integrazione corporea e conferisce sicurezza. Esso permette alla persona di acquisire quello che, nel linguaggio bioenergetico, viene definito grounding, ovvero la consapevolezza della propria realtà corporea e di prendere atto della relazione con il proprio corpo e con l’ambiente. Il carattere può in parte trasformarsi e la persona diventa più plastica e adattabile, trovando risposte più idonee alle proprie esigenze esistenziali.

 
 
 

Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 20 Agosto 2007 da jinny1978
 

La
Sofrologia, arte del vivere meglio

Attraverso
un insieme di numerose
tecniche
di rilassamento
e presa di coscienza, la
sofrologia, ridinamizzando e rinforzando l’individuo,
aiuta a liberarsi dalle tensioni, a sviluppare la fiducia
in se stessi, a migliorare le capacità di concentrazione
e a favorire la realizzazione dei progetti personali.


Creata nel 1960 dal Prof. A. Caycedo, neuropsichiatra
colombiano, la sofrologia (dal greco sos: armonia, phren:
coscienza, spirito) è un accompagnamento all’esistenza,
che permette di migliorare il nostro quotidiano e al
tempo stesso è una scienza che studia la coscienza
umana.


Le tecniche orientali (yoga,
tummo, zazen) mescolandosi ad altri approcci occidentali
della terapia (ipnosi, training autogeno, tecniche respiratorie,
esercizi di sviluppo personale..) permettono di ritrovare
l’armonia tra il corpo e lo spirito: la chiave
del nostro equilibrio.


Le applicazioni mediche della sofrologia comprendono
l’ostetricia (prepa razione al parto), la gestione
dello stress
, delle fobie,
del peso corporeo, del dolore
cronico
, la terapia dei disturbi
psico-somatici
, dei disturbi
del sonno
...


La sofrologia è accessibile a tutti, si pratica
in sedute individuali o collettive della durata di circa
un’ora. E’ consigliato tuttavia di praticarla
anche a casa o a lavoro (numerosi esercizi si eseguono
seduti su una sedia!). Il paziente o allievo, aquisisce
progressivamente coscienza del proprio corpo e delle
proprie emozioni ed una autonomia nella pratica.


La sofrologia caycediana ha un elevato grado di applicazione
e sviluppo in Spagna, Svizzera, Francia e Belgio. Secondo
alcune statistiche degli Organismi della Salute svizzeri,
le persone che praticano regolarmente il metodo sofrologico
spendono il 30% in meno per curarsi rispetto al resto
della popolazione.

L’efficacia e la rapidità d’azione
della sofrologia sembrerebbe risiedere nell’accesso
all’anima sensibile, sito dell’inconscio
e all’influenza esercitata su quest’ultimo.

http://www.palestre.milano.it/articoli/sofrologia.htm







 
 
 

IKEBANA

Post n°76 pubblicato il 20 Agosto 2007 da jinny1978
 









comp. floreale


Le Composizioni
floreali giapponesi


In contrasto con la forma puramente decorativa delle
composizioni floreali occidentali, l'arte dell'Ikebana mira a creare un'armonia tra
composizione lineare, ritmo e colore. Mentre il gusto occidentale tende a dare importanza
alla quantità, ai colori dei fiori puntando l'attenzione maggiore sulla loro bellezza, i
giapponesi privilegiano gli aspetti lineari della composizione ed hanno raggiunto un tale
grado di perfezione in quest'arte che il vaso, gli steli, le foglie ed i rami acquisiscono
un valore complementare a quello dei fiori.

L'intera composizione floreale giapponese è basata su tre principali linee che
simboleggiano il cielo, la terra e l'uomo.


Le origini dell'Ikebana si fanno risalire
al VI sec.


In queste composizioni primitive sia i rami che i fiori venivano orientati verso il cielo
in segno di fede.

Nel XV sec. venne creato uno stile più sofisticato, rikka (lett. 'fiori ritti').
Questo stile cerca di ricreare la grandiosità della natura, stabilisce che i fiori
debbano essere composti in modo da rappresentare il monte Sumeru (montagna mitica della
cosmologia buddista e simbolo dell'universo). Dunque uno stile tutto legato al simbolismo.
Ad es. i rami del pino rappresentano le rocce e le pietre, ed i crisantemi bianchi un
fiume ed un ruscello. Questo stile, che ebbe il suo periodo migliore nel XVII sec.
è oggi considerato da molti una forma antiquata di arte floreale e viene raramente
praticato.


L'Ikebana ha subito i suoi mutamenti più profondi
nel XV sec.
, sotto il dominio dello Shogun Muromachi, Yoshimasa Ashikaga
(1436-1490). Lo Shogun era un'amante della semplicità e le case che fece costruire
contenevano il tokonoma, o alcova, dove la gente poteva collocare oggetto d'arte
e composizioni floreali. Fu in questo periodo che le regole dell'Ikebana furono
semplificate per permettere a tutte le classi sociali di dedicarsi a quest'arte.


Una tappa significativa nell'evoluzione di
quest'arte ebbe luogo alla fine del XVI sec
., quando si affermò uno stile più
austero e semplice noto come negeire (lett.'gettar dentro o lanciar dentro') che
divenne parte integrante della cerimonia del tè. Secondo questo stile i fiori devono
essere disposti nel vaso nel modo più naturale possibile, quali che siano i materiali
adoperati.


Dopo la Restaurazione Meiji, che
introdusse in Giappone un periodo di modernizzazione e di occidentalizzazione, si
sviluppò un nuovo stile chiamato moribana ('fiori ammassati'). Stile nato in
parte come risposta all'occidentalizzazione della vita giapponese. Lo stile moribana, che
ha inaugurata una nuova libertà nell'arte della composizione floreale, cerca di
riprodurre in miniatura lo scenario di un paesaggio o di un giardino. E' uno stile che si
addice a qualsiasi ambiente o situazione.


Oggi esistono
diversi stili di ikebana, alcuni molto semplici ed altri originali, ma tutti
attribuiscono in egual modo un peculiare significato al modo in cui i fiori
sono disposti.

Tra gli stili più originali del XX sec., degno di nota è lo stile
sangetsu
creato da Mokichi Okada.



 

http://www.grappolo.com/orientalia/Ikebana.htm




 





 

 
 
 

Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 20 Agosto 2007 da jinny1978

La maschera


A cura di Marni



In
realtà la maschera non nasconde, ma rivela le istanze nascoste nel
subconscio, col suo aspetto "fittizio" ed il suo scopo di copertura
diviene simbolo di tutto ciò che può essere riportato alla luce.







Il simbolismo della maschera è presente in ogni parte del mondo ed ha origini e funzioni antichissime. Maschere funerarie
utilizzate nella civiltà egizia avevano lo scopo di restituire ruolo
pubblico, onore e qualità al defunto per il passaggio e per il mondo
dell'aldilà, o di fissare e trattenere l'anima, maschere teatrali
fungevano da amplificazione del carattere del personaggio, fissità e
ieraticità sottilineavano i tratti del personaggio, e indossarla
equivaleva ad identificarsi con questo.


 


Il greco "prosopon" ed il latino "persona-ae" che designano la maschera dell'attore hanno dato origine al termine persona. E "persona" è il termine che Jung adotterà per indicare la "maschera"
che l'individuo assume nelle relazioni e nel rapporto con ciò che lo
circonda. Secondo Jung ciò non è da intendersi come falsità o
manipolazione, ma come identificazione con alcuni aspetti che prendono
il sopravvento, e come scarsa consapevolezza di ciò che fa parte della
propria interiorità e che va al di là del ruolo sociale.


 


In questa accezione possiamo vedere la maschera come simbolo dei "Se' primari" che costituiscono l'ego operativo.


 


Maschera è il
diaframma che copre il volto della persona, ma che ne rivela altre
qualità in un'operazione di riaffioramento e svelamento di aspetti
sepolti della psiche. In realtà la maschera non
nasconde, ma rivela le istanze nascoste nel subconscio, col suo aspetto
"fittizio" ed il suo scopo di copertura diviene simbolo di tutto ciò
che può essere riportato alla luce.


 


Soprattutto nel caso delle maschere
carnevalesche questa possibilità di catarsi e liberazione si
manifesta con maggior forza. L'aspetto dionisiaco o demoniaco
rinnegato ha la possibilità di emergere e di trovare uno spazio ed un
accettazione corale.


 


 Ma la maschera può
avere anche una valenza magica, di protezione e di difesa nei
confronti degli spiriti del male. In Oriente è facile trovare vicino
alle porte delle abitazioni mostruose maschere che
hanno lo scopo di allontanare tutto ciò che viene considerato
negativo, mentre elaborati riti e danze mascherate aiutano la persona
a prendere possesso dell'energia che la maschera rappresenta.


 


La maschera che compare nei sogni sarà simbolo di ciò che il sognatore ha necessità di "scoprire " o modificare di se stesso. Maschera potrà simbolizzare l'atteggiamento con cui principalmente si identifica o, al contrario, l'aspetto più lontano dalla coscienza che ha necessità di esplorare o di integrare.


 


Maschera può apparire nei sogni
indossata da altri per evidenziarne gli aspetti o le qualità che non
sono immediatamente percebili, ma può emergere anche un significato di
copertura, di finzione e manipolazione, di ciò che è recondito e si
cela, ed in questo caso suggerisce prudenza, attenzione e la necessità
di scoprire le reali intenzioni altrui. Anche l'espressione e
l'aspetto della maschera forniranno un indizio di
tutto rispetto: l'emozione suggerita, la stravaganza o la semplicità,
l'allegria o la tristezza, saranno segnali di ciò che il sognatore
deve vedere e riconoscere di se stesso e degli altri.


 



 
 
 

Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978



Centro studi Diapason





Del dott. Giuseppe Maria
Galliano



Consulente in
comunicazione interpersonale e d’ impresa



Cenni storici (interpretazioni sulla sincronicità)



Carl Gustav Jung



Carl Jung nacque nel
villaggio svizzero di Keswill nel 1875 e, dopo
un'infanzia solitaria costellata di malattie e un carattere introverso tendente
a sogni e fantasie, diventò uno studente di medicina, estroverso, robusto,
amante del bere. Dopo essersi specializzato in psichiatria il giovane Jung cominciò a corrispondere con Freud.
Quando, nel 1907 i due si incontrarono l'analista
svizzero aveva già dato dei contributi significativi col suo test di
associazione verbale e la sua teoria dei complessi. Le loro discussioni furono
molto fruttuose tanto che Freud scrisse: "Non
potevo sperare in nessuno meglio di te per continuare e completare il mio
lavoro".



Tuttavia,
malgrado la loro amicizia, Freud
e Jung avevano una visione molto diversa
dell'inconscio. Anche il metodo di ricerca era
differente perché mentre Freud si basava sulla
tradizione scientifica razionale, Jung era più
interessato nello spiritualismo, nelle fantasie e nella strana natura delle
immagini disegnate e sognate dai suoi pazienti. Mentre
Freud sosteneva che la nostra vita inconscia è
dominata dagli istinti e dalle repressioni su cui si stende una leggera patina
di civiltà, Jung riteneva che la mente inconscia
avesse una dimensione creativa nascosta e che non fosse solo guidata da
pulsioni sessuali.



Già
nel 1909, malgrado fossero ancora molto amici, c'era
della tensione che serpeggiava sotto il loro rapporto. Un giorno Freud stava rimproverando Jung
per il suo interesse nello spiritualismo e lo metteva in guardia dal rischio di
essere sopraffatto dalla "marea nera del fango dell'occultismo". Jung provò una sensazione di caldo
bruciante al diaframma e, allo stesso tempo, i due uomini udirono
un
forte suono proveniente dalla libreria. Jung suggerì
che quello fosse un esempio di "esteriorizzazione
catalitica", in risposta alla reazione scettica di Freud,
Jung predisse che sarebbe accaduto un secondo evento
e infatti si sentì un altro suono che scosse Freud
considerevolmente.



Da
quel momento le loro strade divennero sempre più separate fino a che si ebbe la
rottura definitiva nel 1912 con le dimissioni di Jung
da presidente del congresso psicoanalitico.



Dopo
la separazione di Jung da Freud
seguirono alcuni eventi che sono particolarmente
significativi per lo sviluppo dell'idea di sincronicità. Libero di esplorare le
sue idea senza l'ombra incombente di Freud, Jung cominciò a lavorare
sui tipi psicologici visti come un bilanciamento tra le forze dell'Intuizione,
Sensazione, Pensiero e Sentimento e mise a punto i concetti di estroversione e
introversione.



Nel
mezzo di questa attività che lo portò successivamente
a esplorare l'inconscio collettivo Jung cominciò a
sentire i primi sintomi di quello che i suoi biografi hanno definito una totale
rottura dell'equilibrio mentale di cui riferisce in Memorie, sogni e
riflessioni
. Nei mesi che seguirono il viaggio interiore
si fece sempre più profondo nei recessi nascosti della sua mente e, in un
sogno, simbolizzò la sua mente come una casa con una cantina nascosta
contenente una porta a trappola che portava in una caverna ancora più remota,
preistorica. Jung stava cominciando a scoprire
un'area profonda e universale della mente, quella che poi avrebbe chiamato
l'inconscio collettivo. In questa area, che dimostrò
comune in tutti gli esseri umani, Jung scoprì una
varietà di simboli micro-macrocosmici, che chiamò
"
mandala", e un certo
numero di personalità autonome. Il viaggio nell'inconscio era accompagnato da
figure con cui conversava quali Filemone, il vecchio
saggio, Anima, la giovane donna che fu da guida spirituale a Simon Magnus, Lao-Tzu, Klingsor, etc. Di Filemone, Jung
scrive: "...a volte mi sembrava molto reale, come se fosse una personalità
vivente. Continuavo a camminare su e giù per il giardino con lui e per me era
quello che gli indiani chiamano un guru....Mi disse
cose che non avevo pensato consciamente. E osservai che era chiaramente lui che
parlava, non io."



Queste
"visite" raggiunsero il loro culmine nel 1916
quando
l'intera casa di Jung era come
infestata da delle presenze e, un sabato mattino, il campanello suonò e alla
porta non c'era nessuno.



"Credetemi, continua Jung, l'atmosfera era
molto spessa. Allora sentii che stava per accadere qualcosa. L'intera casa era
piena come se ci fosse una folla, totalmente piena zeppa di spiriti. Erano
ammassati fino alla porta e l'aria era così spessa che facevo fatica a
respirare". Nelle tre notti successive Jung
scrisse, come posseduto da queste entità, I Sette sermoni ai morti, un
lavoro scritto in stile profetico, che presenta una
cosmologia globale dell'universo materiale e mentale. Nei sermoni il mondo di
tutte le cose create, la "creatura" emerge da una situazione
precedente ancora indifferenziata, il "
pleroma" e il libro stesso
diventa una metafora dell'emergenza della coscienza dall'inconscio collettivo,
e di quest'ultimo dallo "
psicoide", uno stato che
precede la distinzione tra mente e materia.



Come
la fisica moderna ha prodotto un mito della creazione della materia a partire dal vuoto indifferenziato o dal big bang
primordiale così Jung ha creato una storia
dell'origine della mente nell'universo.



I Sermoni sono importanti perché contengono, in forma simbolica, molto
di quello che poi Jung avrebbe reso esplicito nelle
ricerche e negli scritti successivi. Dalle sue ricerche risulta
che la mente umana può essere scavata al di là dell'inconscio personale e che,
ai suoi livelli più profondi, possiede una struttura ricca di forze dinamiche,
configurazioni simmetriche e centri autonomi di energia. Andando ancora più in
profondità si incontra il terreno comune da cui sono
emersi sia la mente che la materia, un eco di quello che Kammerer
definiva come: "un cordone ombelicale che connette pensiero, sentimenti,
scienza e arte col grembo dell'universo che li ha generati".



Che cosa è veramente successo a Jung
durante questo periodo di rottura dell'equilibrio mentale? Dire
che era pazzo non spiega nulla perché il suo viaggio nell'inconscio era tutt'altro che caotico anzi mostrava un consistente ordine
interno. Il mondo che Jung aveva scoperto non era
pazzo e senza senso ma talmente strutturato che lo
psicologo fu in grado di ritornare alla superficie della 'sanità normale' portando con se delle profonde intuizioni e delle
scoperte che formarono la base del suo lavoro successivo. Questa profonda
trasformazione di Jung durante il suo viaggio nella
'follia' fu accompagnato da un certo numero di sincronicità, quali
l'infestazione degli spiriti e il suono del campanello alla porta, sicuramente
importanti per il futuro riconoscimento del fenomeno.



Wolfgang Pauli



Wolfgang Pauli era nato
nel 1900 da una famiglia bene di Vienna. Suo padre era professore di biochimica
all'università di Vienna e sua madre aveva ricevuto una educazione
artistica. Da piccolo Pauli era bravo a scuola ma aveva paura delle favole. A diciott'anni si iscrisse
all'università di Monaco dove, due anni più tardi incontrò Heisenberg.



Pauli poteva essere spietato nelle sue critiche
perché aveva una visione profonda della fisica e la sua intuizione era in grado
di cogliere immediatamente false tracce, argomenti insostanziali o errori di ipotesi. Per questa ragione il giovane studente venne soprannominato "la frusta di Dio" e "Il
terribile Pauli". Einstein
stesso non rimase immune dalle sue critiche. Tuttavia quando il giovane
produsse un libro rivista sulla teoria della
relatività Einstein scrisse:



Nessuno che legga questo lavoro maturo, concepito con largo
respiro, potrebbe credere che l'autore sia un uomo di 21 anni. Ci si chiede se
ammirare di più la comprensione psicologica dello sviluppo delle idee, la
sicurezza dell’esposizione matematica, la profonda intuizione fisica, o la
sicurezza delle critiche.



Pauli divenne poi interessato alla teoria dei livelli
atomici e ai tentativi di Niels Bohr
di creare una teoria quantistica. Da studenti, Pauli
e Heisenberg trascorsero molte ore insieme criticando
le teorie esistenti e cercando nuovi approcci. Infatti
successivamente Heisenberg scrisse che queste
passeggiate furono i momenti più importanti dei suoi studi. Quando, nel 1925, Heisenberg uscì con la sua teoria della meccanica
quantistica, Pauli lo seguì, alcuni mesi dopo, con
una teoria dell'atomo di idrogeno che convinse molti
fisici che la meccanica quantistica era corretta. Solo recentemente è stata
riconosciuta l'entità dei contributi significativi di Pauli alla nascita della nuova teoria quantistica.



Di
tutti i contributi di Pauli alla fisica
il
più noto è il principio di esclusione (due elettroni non possono
occupare lo stesso orbitale atomico a meno che non abbiano spin
(rotazione) opposto), un principio quantistico che ha un notevole interesse per
il concetto di sincronicità.



La
sincronicità, come suggeriremo in questo testo, nasce dalla struttura di fondo che soggiace l'universo piuttosto che dal tira e
molla della causalità che normalmente associamo agli eventi della natura. Per
questa ragione la sincronicità chiamata da Jung un "principio
di connessione acausale", è esattamente
quello che propone Pauli col suo principio di
esclusione.



Pauli sostiene che a livello quantistico la natura è
coinvolta in una danza astratta (senza alcuna causa materiale) e che
tutte le particelle elementari possono essere divise in due gruppi, a seconda del tipo di danza che eseguono. Elettroni,
protoni, neutroni e neutrini ecc. (fermioni) formano
un gruppo che compie una danza antisimmetrica mentre, un altro gruppo di
particelle quali i mesoni e i fotoni (bosoni),
compiono una danza simmetrica. Nel caso delle particelle antisimmetriche risulta che questa danza astratta ha l'effetto di tenere
sempre separate le particelle con la stessa energia. Questa esclusione delle
particelle dallo spazio di un'altra non è il risultato di nessuna forza, cioè non è un atto causale nel senso normale del
termine, ma è il risultato di quel movimento astratto delle particelle prese
nel loro insieme, che chiamiamo antisimmetria. Quindi
la struttura soggiacente della danza collettiva ha un effetto profondo
sulle singole particelle. Per esempio è il principio di esclusione
che fa sì che gli elettroni, in un atomo, si dispongano in una serie di livelli
di energia che poi rende gli atomi distinguibili a livello chimico. Ed è il principio di Pauli,
manifestato nella sua forma simmetrica, che è al lavoro nell'intensa luce
coerente del laser e nei superconduttori.



Così
il contributo più famoso di Pauli alla fisica è nella
scoperta di una struttura astratta che si nasconde dietro la superficie della
materia atomica e determina il suo comportamento in un modo non causale. E' in questo senso che il principio di Pauli forma un parallelo con il principio di sincronicità.



Nonostante il suo interesse per la simmetria interiore, la
vita di Pauli era caduta in un grave stato di
disordine. Nel 1928, quando insegnava fisica teoretica a Zurigo,
le sue lezioni erano confuse e la sua lingua critica
diventava sempre più sarcastica e offensiva. Durante gli anni di questo insegnamento, la mamma di Pauli
si avvelenò e lui sposò una cantante di cabaret che lo lasciò qualche settimana
dopo. Da quel momento Pauli iniziò a bere
pesantemente e a litigare anche nei locali pubblici. Molto vicino al crollo
nervoso cercò un aiuto professionale e visitò lo studio di Jung.
Le annotazioni segrete di Jung dicevano di questo
paziente: "E' un uomo di cultura, unidirezionalmente
intellettuale. Il suo inconscio si è confuso e attivato; così proietta stesso sugli altri uomini che gli appaiono essere nemici
e lui si sente terribilmente solo perché sembra che tutti siano contro di
lui..'"e ancora: "Ha vissuto in un modo unilateralmente intellettuale
e naturalmente aveva certi desideri e anche bisogni. Ma
non aveva nessuna chance con le donne, perché non era in grado di differenziare
nessuna sensazione. Così diventa pazzo con le donne e, naturalmente, queste non
hanno pazienza con lui". Jung scoprì che Pauli era totalmente pieno di idee
e pensieri arcaici e, non volendo influenzare i suoi sogni e immagini, lo indirizzò
da uno dei suoi studenti che lavorò con il fisico per i successivi cinque mesi.
Nel suo studio dei tipi psicologici Jung dedusse che
ogni persona è il risultato di un equilibrio tra
polarità.



 



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Post N° 73

Post n°73 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 
Tag: SCIENZA

L'UNO
E IL TUTTO


di Mariangela
Ferrara del gruppo Mizar

Comprendere
i segreti della natura, dell’universo, della coscienza è
la mèta che si è posta ogni serio ricercatore in tutte le
epoche storiche, tentando, attraverso studi e analisi sempre
più approfondite, di penetrare i misteri del mondo in
cui viviamo, di rendere comprensibili i fenomeni di cui
siamo testimoni, nella speranza di “conoscere il pensiero
stesso di Dio”.






 


 Con
quest’obiettivo e per questo scopo, Einstein, già famoso per aver
pubblicato la teoria della relatività (1905) dedicò gli ultimi anni
della sua vita all’infruttuosa ricerca di una teoria unificata e
completa in grado di dare una spiegazione ad ogni cosa, ma i tempi non
erano ancora maturi, si sapeva ben poco sulle forze nucleari, ed inoltre
Einstein si rifiutava, a torto, poiché smentito dalle successive
ac-quisizioni teorico-scientifiche, di credere nella realtà della
meccanica quantistica e nel principio di indeterminazione (Heisenberg,
1927). Celebre, a questo proposito, è la sua frase “Dio non gioca a
dadi con l’universo”.


Ancora
oggi relatività generale e meccanica quantistica, pur rappre-sentando i
due pilastri fondamentali della fisica, hanno campi d’indagine
differenti.


La
relatività generale trova la sua applicazione solo nell’infinitamente
grande, la meccanica quantistica solo nell’infinitamente piccolo. Le due
grandi teorie della fisica del XX secolo, perciò, non possono essere
giuste entrambe, sono incompatibili fra loro. Questo significa che ci
rivolgiamo di volta in volta alla relatività generale oppure alla
meccanica quantistica.


La
speranza resta quella di trovare una teoria unificata, coerente e completa
che includa tutte le teorie parziali che descrivono invece solo un ambito
limitato di fenomeni. La difficoltà principale nel trovare la grande
teoria unificata è data dal fatto che la relatività generale è una
teoria classica, ossia non incorpora il principio di indeterminazione,
tuttavia sembra che tale principio costituisca un tratto fondamentale
dell’universo in cui viviamo; una teoria unificata, per poter
raggiungere il proprio obiettivo, deve quindi necessariamente incorporare
questo principio.




Il
grande astrofisico S. Hawking, nel suo libro “La teoria del tutto”
sostiene che “un primo passo da compiere nella ricerca è quello di
combinare la relatività generale con il principio di indeterminazione, ciò
può portare a conseguenze notevoli come l’idea che i buchi neri non
siano così neri, che l’universo sia racchiuso in se stesso e privo di
confine, che lo spazio vuoto sia in realtà pieno di particelle e
antiparticelle virtuali”.


La
teoria unificata che la fisica cerca, tenta di riunire le grandi forze
della natura per arrivare a comprendere la meraviglia del creato e la
semplicità delle leggi su cui è fondato, per svelare il funzionamento
dell’universo e per poterlo contemplare attoniti in tutta la sua
bellezza ed eleganza.


Anche
l’uomo fa parte di questo scenario, egli non è solo spettatore passivo
di un meccanismo che sta al di fuori di lui. Egli fa parte integrante del
tutto, forse non è soltanto mèro osservatore degli eventi e della realtà
del cosmo.


La
visione meccanicistica dell’universo è stata profondamente minata
proprio
dal principio di indeterminazione che,
secondo l’interpretazione di alcuni ricercatori, dimostrerebbe che
l’osser-vatore condiziona l’osservato ponendo l’uomo e più
precisamente la coscienza dell’uomo stesso in una posizione interattiva
rispetto al tutto.




La ricerca della “grande teoria
unificata” mira alla descrizione di tutte e quattro le forze
fondamentali (nucleare forte, nucleare debole, elettromagnetica e
gravitazionale) e di tutta la materia nell’ambito di un unico quadro
concettuale onnicomprensivo, attraverso formule ed equazioni sempre più
complesse, ma può tenere anche conto di ciò che è definito “principio
antropico” enunciato per la prima volta negli anni '50 da R.H. Dicke ed
elaborato nel 1986 da J.D. Barrow e da F.J. Tipler e, secondo il quale
“la spiegazione del perché l’universo ha le proprietà che osserviamo
sta nel fatto che, qualora queste proprietà fossero differenti, è
probabile che la vita non sarebbe emersa e, di conseguenza, noi esseri
umani non saremmo qui ad osservare tali differenze. La peculiarità che
contraddistingue la combinazione di forze e particelle del nostro universo
è quella di permettere il formarsi della vita. L’esistenza della vita,
della vita intelligente in particolare, è un presupposto necessario per
potersi domandare perché il nostro universo ha le proprietà che ha”.
In altre parole le cose nel nostro universo sono come sono perché se
fossero diverse noi non saremmo qui ad osservarle. L’essere umano è
parte della natura, della terra, dell’universo e come tale rispetta i
ritmi biologici e cosmologici propri del suo ambiente. Egli partecipa
anche alle misteriose sincronie della natura: nel cervello milioni di
neuroni agiscono in modo coordinato per regolare il respiro, mentre un
metronomo naturale dà il ritmo al cuore; il corpo umano è come
un’orchestra i cui musicisti sono le singole cellule che seguono il
ritmo regolato dal loro DNA. Non soltanto nel corpo umano ma in tutti i
fenomeni naturali le sincronie sembrano avere un regista o un coreografo.
Sono significativi in tal senso i comportamenti di alcune specie di piante
o di animali, eccone alcuni esempi: in Cina, dopo mezzo secolo di
fioriture casuali, i bambù di una stessa specie fioriscono tutti nello
stesso periodo, le farfalle monarca ogni anno partono in massa dal Canada
dirette al Nuovo Messico, i polipi della barriera corallina australiana in
una notte di luna piena di agosto su un fronte di duemila chilometri
liberano simul-taneamente una nuvola di miliardi di uova.


Per
non parlare delle straordinarie coreografie di nuoto sincronizzato di
alcuni pesci che si dispongono in banchi dalle forme più bizzarre, o
delle formazioni complesse che assumono gli stormi mostrando la capacità
di volare e di muoversi all’unisono coordinati da un regista invisibile.



Anche
gli elettroni in un superconduttore si muovono in sincronia, permettendo
all’elettricità di fluire senza incontrare resistenza. Sembra esserci
un impercettibile legame che unisce tutte le sincronie esistenti. “Molti
organismi si comportano come oscillatori accoppiati cioè sistemi composti
da molti elementi legati da una grandezza il cui valore in una unità del
sistema influenzerebbe tutte le altre.”


Il
matematico Steven Strogatz, docente di matematica applicata alla Cornel
University e al Massachussetts Insitute of Tecnology, dopo venti anni di
studi, sostiene questa tesi; i risultati ottenuti dimostrano perciò che
l’uno, non solo è parte del tutto ma ne condiziona il funzionamento
globale in un interscambio di informazioni dando luogo alle manifestazioni
osservabili. Il matematico si spinge ad affermare, altresì, che alcuni
comportamenti umani stranamente ritmici potrebbero essere spiegati dallo
studio e dall’applicazione di questa nuova disciplina divenuta nota con
il nome di “ scienza dell’ordine spontaneo”.


Le
mode o i movimenti di pensiero sarebbero guidati dalle stesse leggi che
regolano alcune sincronie naturali.Si Potrebbe anche azzardare
l’ipotesi, quindi, che il sorgere repentino e quasi contemporaneo di
varie culture storiche o di molteplici abilità umane, i tratti culturali
e religiosi comuni alle civiltà superiori dell’antichità, potreb-bero
scaturire dalle connessioni individuate dall’interpretazione della
“scienza dell’ordine spontaneo”.


Alla
luce di questa nuova chiave di lettura degli eventi della natura, si può
tentare di estendere il concetto dell’unione e dell’interazione della
parte con il tutto anche a livelli più profondi. Non solo la materia, sia
organica che inorganica, risponde-rebbe alle sincronie naturali, ma anche
l’inconscio e di conseguenza il pensiero, la mente e taluni
comporta-menti, sarebbero soggetti a tale osmosi, creando incredibili
sinergie.


Gli
esseri umani sarebbero liberi nelle loro scelte ma collegati gli uni agli
altri molto più di quanto si creda, impegnati nella danza individuale
della vita ma ignari delle invisibili sincronie.


Sapendo
che la coscienza emerge proprio a causa delle complesse connessioni
neurali che hanno sede nella corteccia cerebrale,si potrebbe stabilire
un’analogia e giungere ad identificare l’universo con un grande
organismo vivo e pulsante, un corpo fisico, ma anche una meta-mente di cui
le capacità cerebrali rappresente-rebbero i neuroni.


Infatti,
come in un corpo ogni cellula contribuisce e partecipa al funzio-namento
dell’organismo, così, sia nell’universo (infinitamente grande) che
nell’atomo (infinitamente piccolo), ogni parte interagisce con il tutto.
Purtroppo, tranne le incoraggianti previsioni fornite dalla teoria delle
Superstringhe, secondo la quale la trama microscopica dell’universo è
un intricato labirinto a più dimensioni in cui stringhe unidimensionali
vibrano senza posa dando il ritmo alle leggi naturali, a causa
dell’assenza di una teoria unificata, non possediamo ancora le equazioni
adeguate e compatibili per entrambe le realtà. Forse, però, se ci si
spingesse a considerare il Cosmo non solo come materia ma anche come
spirito,inteso come essenza nascosta delle cose,soffio animatore del reale
e insieme delle attività mentali, tenendo presente che gli elementi
atomici si comportano sia come particelle sia come onde, si giustificherebbero anche le fluttuazioni quantistiche, le onde di
probabilità e l’indeterminismo tipico dell’infini-tamente piccolo,
poiché, così come la materia a grande scala risponde a leggi fisiche
definite e prevedibili, la psiche presenta invece caratteristiche
inde-finite ed imprevedibili.


In
quest’ottica la ricerca della grande teoria unificata, riservata allo
specifico campo della fisica, potrebbe essere ampliata ad ulteriori
territori d’inda-gine e curare l’aspetto interdisci-plinare, ponendo
l’attenzione anche alla biologia, all’etologia, alla neurofisiologia,
alla psicologia etc.


La
scienza dell’ordine spontaneo ci ha suggerito un nuovo percorso da
seguire ed un nuovo approccio alla spiegazione degli eventi della natura,
attraverso l’attendibile ipotesi di correlazioni e collegamenti non solo
fisici ma anche psichici.


Il
principio di indeterminazione ci ha fornito un indizio facendoci
com-prendere che non esistono proprietà dell’universo a livello
microscopico che si possono determinare con precisione e che
l’osservatore interagisce con l’osservato.




Sulla
base di tali presupposti che rappresentano le ultime frontiere della
ricerca scientifica, si può dedurre che l’uomo è una parte del tutto
al quale partecipa e, come tale, quindi, probabilmente influenza le
interazioni tra le particelle elementari, gli scambi molecolari e
cellulari, l’inconscio collettivo, già ipotizzato da Jung.


Per
ora, nell’attesa di nuovi risultati sperimentali e di un più completo
quadro teorico, possiamo solo accontentarci della certezza che
nell’unico universo che osserviamo, tentiamo di comprendere e nel quale
ci è consentito di vivere, determiniamo, attraverso le scelte che
operiamo, il nostro destino e la nostra storia.


Bibliografia:


La
teoria del tutto, Origine e destino dell’universo di S. Hawking, Rizzoli


Sincronia di S. Strogatz, Rizzoli
 





 
 
 

Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 


Riporto dal blog di Guk_Gi




�Questo messaggio l'h� preso dal blog di monnalisa100
e se lo sottoscriviamo tutti,come siamo riusciti a bloccare il sito
dell'ORGOGLIO PEDOFILO,cos� riusciremo a dare ai disabili i diritti che
meritano

Noi ci stiamo

Shardanalaformadellessere Dany226

rossoporpora69darkprince0DevilLord0

BlackLove69StoriediMare0acquakiara3

shardana3ZioWowcuoremiodgl

mistyc61rimescolareilvolgamonnalisa100

Guk_Gipimpirinella75arabafelice59 jinny1978

LOTTA PER I DIRITTI DELLEPERSONE CON DISABILITA�

Facciamo in modo che la discriminazione sulla base della disabilit� diventi storia passata Combattere la discriminazione verso le persone disabili � una questione che riguarda TUTTI

Nel
1997 le organizzazioni europee e nazionali di persone con disabilit� e
i familiari di queste ultime che non erano in grado di rappresentarsi
da sole decisero di costituire il Forum Europeo della Disabilit� (EDF).
L�EDF � una piattaforma unica e indipendente in Europa, con un ruolo
attivo verso le istituzioni dell�Unione Europea e i suoi responsabili
politici, che cerca di proteggere e difendere i diritti delle persone
con disabilit�. La sua aspirazione, perseguita attraverso attivit�
quotidiane, � quella di influenzare la legislazione dell�Unione
Europea, in quanto ogni decisione e iniziativa di quest�ultima hanno un
impatto diretto su tutti gli ambiti della vita quotidiana dei cittadini
europei con disabilit�. E� passato un decennio dall�inizio della nostra
battaglia. Oggi, noi, persone con disabilit� e familiari di persone con
disabilit� che non possono rappresentarsi da sole possiamo guardare
indietro ed essere fieri del contributo dato alla promozione dei nostri
diritti in Europa.
Oggi,
dobbiamo anche guardare al futuro e continuare ad impegnarci per
influenzare e rafforzare le misure legislative di non discriminazione
in Europa, per assicurare che la piena integrazione delle persone con
disabilit� nella societ� diventi una realt�. Noi dobbiamo fare questo
perch� la disabilit� � una questione di Diritti Umani e perch� la
disabilit� � un argomento che riguarda tutti noi.

IO SONO CON LORO PERCHE� SONO CONSAPEVOLE CHE �

-in Europa pi� di 50 milioni di cittadini vivono con una disabilit�
-
le persone con disabilit� affrontano ogni giorno discriminazioni e pregiudizi in ogni ambito della propria vita
-
le persone con disabilit� non hanno pari accesso all�istruzione, sono al massimo livello di disoccupazione e vivono con redditi molto
bassi�
-
le
persone con disabilit� non possono spostarsi liberamente, recarsi al
lavoro, al ristorante, a teatro, girare per negozi, incontrare gli
amici o svolgere qualsiasi altra attivit� quotidiana perch� i trasporti
pubblici, i marciapiedi e gli edifici sono inaccessibili�
-
la
libera circolazione delle persone con disabilit� nell�Unione Europea �
solo un�utopia a causa di una serie di ostacoli legislativi che
impediscono loro di lasciare il proprio paese�
-
pi� di 200.000 persone con disabilit� in Europa sono obbligate a vivere in istituti, private dei loro fondamentali diritti umani

�E CREDO IN

un�Unione Europea che lavora e protegge i diritti di tutti i suoi cittadini, senza alcuna distinzione:
-
il diritto di tutti di accedere all�istruzione
-
il diritto a un pari trattamento nel lavoro
-
il diritto a un uguale riconoscimento e alla tutela davanti alla legge
-
il diritto alla protezione sociale, ai servizi sanitari e di
assistenza di lungo termine
-
il diritto a vivere in modo indipendente all�interno della societ�
-
il diritto ad accedere ai trasporti pubblici, agli edifici e ad ogni altra struttura architettonica
-
il diritto ad accedere alle informazioni, ai servizi e alle tecnologie della comunicazione�
-
il diritto ad usufruire di ogni prodotto utile alla vita quotidiana

OGGI, MI IMPEGNO!

Per un�Unione Europea nella quale i diritti delle persone con disabilit� siano tutelati tramite una legislazione efficace, che combatta tutte le forme di discriminazione e garantisca la piena inclusione nella societ� europea dei suoi oltre 50 milioni di cittadini con disabilit�. Firma anche tu�50 milioni di cittadini con disabilit� desiderano diventare cittadini come tutti gli altri.



PRENDI POSIZIONE, FAI LA DIFFERENZA

Un minuto del tuo tempo pu� cambiare la vita di 50 milioni di cittadini con disabilit�
Io
Firmo per un�Unione Europea nella quale i diritti delle persone con
disabilit� siano tutelati tramite una legislazione efficace, che
combatta tutte le forme di discriminazione e garantisca la piena
inclusione nella societ� europea dei suoi 50 milioni di cittadini con
disabilit�.

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Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 






 Tutte le
manifestazioni e gli studi sulle attività paranormali

TELEPATIA
E PSICANALISI


da "I
Misteri"



Freud credeva alla trasmissione del pensiero, e molti psicanalisti
ritengono importanti le ricerche sui poteri occulti della mente.




 


 “C'
è trasmissione del pensiero”. Così affermava Freud in "Sogno e
occultismo" (1932). «Si può dire», aggiungeva, «che con
l'inserimento dell'inconscio tra ciò che è fisico e ciò che finora
veniva chiamato "psichico" la psicoanalisi, ha reso accettabili
processi come la telepatia. 


Si
dà per certo che i processi psichici in una persona (rappresentazioni,
stati di eccitamento, impulsi di volontà) possono trasmettersi attraverso
il libero spazio ad un'altra persona, senza valersi delle vie conosciute
di comunicazione fondate su parole e segni».  


La
telepatia attraversa in realtà tutta la storia del movimento
psicoanalitico. Un esempio. La lettera nella quale Freud racconta a Jones
un esperimento di trasmissione del pensiero, fatto assieme alla figlia
Anna e a S. Ferenczi, fu scritta lo stesso giorno in cui Jones inviò una
circolare ai membri della Associazione in cui esprimeva il suo disaccordo
con Ferenczi circa I'utilizzazione della telepatia come prova obiettiva
delle affermazioni della psicoanalisi». Jones non approva. Freud a
Ferenczi: < lo credo che stiate per scoprire qualcosa d'importante, una
specie di "psicogenesi della fisica".» La storia dei rapporti
tra Freud e Ferenczi grazie a Jones, è stata "occultata"; la
loro corrispondenza non è ancora arrivata a destinazione, non è ancora
"pubblica". (Per una ricostruzione diparte del problema si veda
il capitolo intitolato "Occultismo" di Vita e opere di Freud,
Milano 1962, pp 443-475, dell' “infedele" Jones). 


All'indomani
della guerra, il dibattito riprese in America grazie a J. Eisenbud, e gli
interventi più interessanti, rintracciabili nelle annate di The
Psychoanalitic Quarterly, vennero raccolti da un ungherese oggi celebre,
G. Devereaux, nel volume ancora oggi "unico" Psychoanalysis and
the Occult (Int.
Univ.
Press, New York, 1953). 
 


Negli
anni '60-'70 altri temi occuparono la scena della psicoanalisi, e intorno
alle telepatie scese un silenzio quasi completo anche se in Italia -
grazie soprattutto al compianto Emilio Servadio e ad analisti quali A.
Calvesi, E. Gaddini, A.M.. Muratori, L. Micati Zacca, A. Novellato e R.
Speziale Bagliacca - è sempre stato mantenuto vivo l'interesse sui
fenomeni d'induzione del pensiero e di percezione extrasensoriale. E anche
J. Lacon, nel suo seminario del 1973-74 "Le non-dupes errent"
(lezione del 30 novembre 1973) si soffermò sull'argomento: ai limiti
dell'interpretazione analitica c'è "die occulte Bedeutung des
Traumes" (il significato occulto dei sogni). 


Ma,
come fanno notare molti autori, le questioni più importanti restano
ancora da affrontare. Queste riguardano la maniera in cui i messaggi
vengono veicolati; il chiedersi se arrivano o no al destinatario; se la
trasmissione avviene grazie al transfert o fuori di esso, etc. Questioni
d'analisi, certo. 


Resta
da ultimo il problema di sapere se il discorso della fisica sulla
variabilità delle coordinate di spazio e di tempo e sulla non reperibilità
dei campi che esse determinano corrisponde o no all'esperienza analitica.
Quale correlazione c'è tra la produzione di certi discorsi e il
verificarsi di certi "eventi"? È una "strada" nuova
per "spezzare i codici"




 
 
 

Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 
















Grande Madre e le Madonne (Vergini)
Nere

 

                                                    
                                                   
 



Grande
Madre (Venere) Willendorf - Austria

I primi missionari cristiani
scoprirono in Gallia un gruppo di Celti intenti a venerare una figura
femminile nell'atto di dare alla luce un bambino e spiegarono agli indigeni
che, senza saperlo, stavano adorando un'immagine della Madonna e loro erano
già cristiani.



Sul luogo sacro venne costruita una chiesa, e l'idolo pagano, trasferito al
suo interno, si trasformava automaticamente in una rappresentazione
cristiana; per giustificare la presenza di figurazioni mariane che, a volte,
precedevano la stessa nascita di Maria, i teologi coniarono un termine
"Prefigurazione della Vergine".



I luoghi di culto della Grande Madre nel nostro continente sono molteplici;
le rappresentazioni della Dea si trovano quasi tutti in superficie ma, gran
parte di esse, erano poste originariamente nel sottosuolo, dove la presenza
delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire.



Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri "Vergini
Nere", le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.

Con un'operazione nota come "sincretismo", la stessa per cui agli dèi
del voodoo di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi cattolici
importate dai missionari, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di
Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.


Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi
particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli
uomini costruiscono i loro edifici sacri. 



Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne
trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa,
Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia
addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di
Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.



Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle
cappelle in cui sono collocate, provino una sensazione di mancamento: sono
le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro
potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado
provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica.

Inoltre,
nel culto della Madonna rivive in modo concreto il culto pagano di Iside,
che fu per due secoli la "Santa Madre" del mondo antico. Iside
"che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice
di legge e redentrice" era la donna divinizzata (culto ripetuto anche in
altre mitologie). La si rappresentava come una giovane donna, inghirlandata
dal loto azzurro della luna crescente, col figlioletto Horus tra le braccia.
Non poche statue di Iside furono trasformate più tardi in immagini della
Madonna. Anche i Druidi (sacerdoti pagani) onoravano la statua in legno di
una donna, rappresentante la fecondità.


 

Iside con in braccio Horus


 

















 

La Dea è spesso indicata come la "divinita’ dai mille nomi" ,
infatti Cerere , Epona , Amaterasu , Ishtar , Artemide , Diana , Demetra
sono solo alcuni dei tanti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai mille
nome appunto) e’ conosciuta. La stessa parola Myrionyme ricorda da vicino
Myrion , il nome di "Maria" , la vergine cristiana creando così
strani e non del tutto ingiustificati accostamenti.


http://www.templaricavalieri.it/grande_madre_madonne_nere.htm



 
 

 
 
 

Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 19 Agosto 2007 da jinny1978
 

Il
Ballo dei “Zamberi”: La Tammurriata
Dal "Cerchio Magico" all'abbigliamento agli elementi necessari per una
riuscita tammurriata

Articolo e foto di Alberto Virgulto

















(pubblicato il 24 Apr. 2006). La gioia sensuale che regna nei riti e nelle feste delle tammurriate è
fortemente coinvolgente e partecipativa ed in quest’aria di “festa” si
percepisce il senso di liberazione dal quotidiano, una sorta di azione
purificatrice attraverso la quale si cerca di esorcizzare le varie paure e
frustazioni.

Maggiormente sentito quando le varie “Paranze” (Gruppi di persone provenienti
da aree diverse della Campania) formano il cosiddetto cerchio “magico” dove si
delimita lo spazio di trasmissione e ricezione, e cantori, ballatori, suonatori
e spettatori diventano una sola cosa. Questo suggestivo ballo ha attirato
l’attenzione di molti giovani amanti delle tradizioni, dotati di particolare
sensibilità e motivazione, pronti e attenti a riscoprire e rivalutare, in
maniera decisa, usanze, riti e voci arcaici di origine contadina della nostra
Campania.

In questi particolari raduni devozionali i giovani vestono in maniera
originale: le donne con lunghi e ampie gonne colorate, gli uomini in maniera
decisamente bizzarra, incuranti di seguire la moda imposta dai mass media,
hanno tra le mani "tammorre" e castagnette e senza timore, ma con riverenza, si
mescolano tra chi del ballo più antico della Campania ha conservato la memoria.

Testimonianze di tammurriate si trovano già nel periodo precristiano: al Museo
Archeologico di Napoli è conservato, infatti un mosaico eseguito tra il secondo
ed il primo secolo a. C., proveniente dalla Villa di Cicerone di Pompei, in cui
sono raffigurati dei “Musici Ambulanti” con in mano delle castagnette, tammorre
e doppio flauto. In epoca latina si adorava Cerere, dea anch’essa della
vegetazione e delle messi, e in suo onore si celebravano le “Cerealia”, feste
che si svolgevano nel mese d’Aprile, care ai contadini.

Le danze e i canti orgiastici, che accompagnavano queste feste propiziatorie,
rappresentano l’anima delle attuali manifestazioni di fede nelle feste popolari
in onore della Vergine.

Gli elementi necessari per una riuscita tammurriata sono: il canto, il ballo e
il ritmo imposto dal tammorraro. La tammurriata è principalmente un ballo di
corteggiamento e le diverse posizioni del corpo assumono chiaramente diniego e
consenso nei confronti dell’altro sesso. Spesso è stata giudicata oscena e
oltraggiosa, visto la carica erotica che sprigionano le parole e le licenziose
movenze. Il tipo di linguaggio musicale, per lo più cadenzato sul ritmo imposto
dal tammorraro, presenta delle flessibili diversità ritmiche tra località e
località ma rimane sostanzialmente uguale nelle movenze e nel testo. I gesti
delle varie coppie di ballatori, a volte di solo uomini, di sole donne o di un
maschio e una femmina, assumono un significato altamente simbolico: eseguono
movimenti dapprima sinuosi e dolci, poi, nel prosieguo dello stesso diventano
aggressivi e minacciosi, quasi di sfida specialmente nella “votata” dove il
ritmo della Tammarra è in “Uno”.

La tammurriata è diventata tuttavia una fortissima espressione di fede
cristiana; si potrebbe pensare che i contadini campani, una volta abbracciato
il cristianesimo, avessero adattato antiche usanze, con cui adoravano le
divinità protettrici dei raccolti, ai simboli e alle icone della nuova
religione. Il repertorio infatti parte dai rituali dei canti di lavoro,
testimonianza concreta della tipica cultura contadina che rimane la più grande
risorsa di questo sapere antico e, per nostra fortuna, ancora custodita nella
tradizione delle comunità più semplici e isolate. E’ evidente che questa umile
gente si serve di un canale di comunicazione privilegiato che è rimasto intatto
per millenni: quello della musica, del canto del ballo. La tammurriata è
notoriamente legata a devoti pellegrinaggi che i “Zamberi” usano fare in onore
delle feste Mariane ed essendo di origine contadina tramuta inevitabilmente la
maggior parte delle movenze l’imitazione dei gesti di lavoro e l’imitazione di
animali da cortile, soprattutto gallinacei.

Movimenti ritmici che ricordano la terra, il raccolto, la vita nei campi, la
morte e il sesso ma, soprattutto, la liberazione dalla tensione imposta dal
logorio della vita moderna a cui si è sottoposti.

Nelle contrade di Sessa Aurunca, tracce di Tammurriate sono visibili durante i
riti di addio al celibato che gli anziani parenti, a volte, usano fare in onore
degli sposi in segno di prosperità.




http://www.casertamusica.com/rubriche/cultura/2006/060424_zamberi_tammurriata.htm

 
 
 

Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 18 Agosto 2007 da jinny1978
 





I BENEFICI DELLA PAPAYA CONTRO L'INVECCHIAMENTO CELLULARE

 

La
pianta della Papaya è originaria delle zone tropicali del centro America
e le prime notizie su di essa risalgono al 1519, poiché viene citata
da Hernan Cortés nei suoi resoconti di viaggio, quando descrive l'accoglienza
ricevuta da parte degli Aztechi. Essi, credendo di avere a che fare
con delle divinità, offrirono a Cortés e al suo seguito abbondanza
di cibo e, alla fine del banchetto, li invitarono a mangiare uno strano
frutto che somigliava ad un melone, con la buccia dorata e la polpa
morbida, che li aiutò a "smaltire" il troppo cibo ingerito. Gli Spagnoli
chiesero quindi il nome di quel frutto prodigioso e gli indigeni risposero
con un suono simile alla parola "Ababai", da cui venne coniato il
nome spagnolo "Papaya", che è giunto fino ai nostri giorni.

Nonostante somigli ad un melone (in lingua caraibica infatti Ababai
significa "albero del melone"), la Papaia, il cui nome botanico è
Carica papaya, non appartiene alla famiglia dei meloni, le Cucurbitacee,
ma a quella delle Caricacee. In Nuova Zelanda e in Australia viene
tuttora usato il nome Pawpaw , ma i nomi con cui le varie popolazioni
nel mondo indicano questo frutto sono numerosi, ad esempio a Cuba
è definito "fruta bomba" per la sua forma globosa, in Brasile "Mamao".

Dalla sua terra d'origine la Papaya si è propagata in tutte le regioni
tropicali e subtropicali; oggi viene coltivata ed è molto più diffusa
al di fuori dell'America Latina. Attualmente in tutto il mondo se
ne coltivano 50 varietà diverse.



Gli aborigeni australiani conoscevano da secoli i benefici effetti
della Papaya sull'organismo, ed essa costituiva un alimento chiave
della loro dieta per la sua ricchezza di sostanze nutritive.

Grandi esploratori come Cristoforo Colombo, Marco Polo, Vasco de Gama
e Magellano, al ritorno dalle loro spedizioni riferirono dell'uso
della Papaya presso le popolazioni che avevano conosciuto. In particolare
Colombo annotò nei suoi appunti l'uso della Papaya dopo i pasti per
prevenire i problemi digestivi, mentre Marco Polo verificò la sua
efficacia contro lo scorbuto (malattia causata dalla carenza di Vitamina
C, anticamente diffusa fra i naviganti che stavano in mare moltissimo
tempo senza potersi approvvigionare di cibi freschi).



Oggi
sappiamo che queste azioni benefiche sono dovute al fatto che la Papaya
contiene un enzima, la papaina, che ha un'azione
proteolitica
quindi è molto utile per migliorare la digestione;
inoltre è ricchissima di Vitamina C (più dei kiwi e delle carote!)
la cui carenza, come abbiamo detto, provoca lo scorbuto. La Papaya
contiene anche in gran quantità antiossidanti
come selenio, flavonoidi, carotene e provitamina A, che l'organismo
trasforma in Vitamina A; infatti questo frutto contiene più carotenoidi
del pompelmo, dell'avocado, delle arance, del kiwi, delle banane,
dei limoni e persino delle carote.

I carotenoidi principali sono il licopene e la B-criptoxantina, che
insieme agli altri antiossidanti proteggono le cellule dai radicali
liberi
responsabili dell'invecchiamento cellulare, e dalle patologie
legate alla degenerazione cellulare indotta appunto dai radicali liberi.
I flavonoidi
regolano la permeabilità dei vasi sanguigni, quindi sono importanti
per il microcircolo e per la circolazione del sangue in generale.



La Papaya, inoltre, è ricca di minerali, in particolare potassio,
magnesio e calcio, in forma naturale biologica, assimilabile, utili
per le ossa, soprattutto durante la menopausa per prevenire l'osteoporosi,
e di enzimi, sostanze importantissime senza le quali la vita sarebbe
impossibile, poiché essi entrano a far parte di tutte le reazioni
chimiche che avvengono nell'organismo, rendendole compatibili con
la vita. Essi sono definiti infatti "biocatalizzatori" perché attivano
e favoriscono i processi fondamentali della vita stessa. La parola
enzima deriva dal greco "zumé", che significa "lievito". Nel 1897
Eduard Buschner isolò il primo enzima dal lievito di birra e lo chiamò
"Zimase": vinse il premio Nobel.

Il frutto acerbo della Papaya contiene molti più enzimi del frutto
maturo; i principali sono la papaina, la chimopapaina e la papaialisozima.
Le vitamine, i minerali e gli oligoelementi
di cui la Papaya è ricca, svolgono la cosiddetta funzione di "coenzimi".

La moderna alimentazione spesso non ci fornisce un'adeguata quantità
di enzimi, poiché la cottura e la conservazione impoveriscono i nostri
alimenti di queste importantissime sostanze, mentre la Papaya, che
ne è ricchissima, può fornircene in abbondanza.



Se vogliamo purificare il nostro organismo la Papaya ci aiuta perché
stimola l'eliminazione e lo smaltimento delle sostanze di scarto e
purifica il sangue, effettua anche una sorta di pulizia dell'intestino,
stimola gli organi
emuntori
, aiuta anche a ridurre il sovrappeso stimolando il metabolismo
e aiutando a scomporre più velocemente le proteine, con beneficio
per la digestione e con minor formazione di sostanze di scarto che
l'organismo deve eliminare, perché tossiche.



Si ritiene anche che la Papaya abbia una sorta di azione "ringiovanente"
per l'organismo, perché il suo effetto depurativo non si limita al
canale alimentare, ma si estende anche alle altre cellule. Da alcuni
studi effettuati recentemente si è notato, infatti, che l'uso della
Papaya riduce l'incidenza di alcune malattie degenerative.



La
Papaya, sia acerba che matura, aiuta a ristabilire nell'organismo
l'equilibrio acido-base spesso compromesso e squilibrato verso l'iperacidità
da diversi fattori, come un'alimentazione squilibrata, povera di frutta
fresca e verdura, lo stress, il poco riposo, un'insufficiente attività
fisica che aiuta ad espellere con la traspirazione e il sudore le
sostanze acide di scarto dal corpo. Una delle conseguenze dell'iperacidità
è un aumento della formazione di radicali liberi, che danneggiano
le strutture cellulari. Le vitamine, i minerali e le sostanze vitali
presenti negli alimenti non vengono utilizzate correttamente, e ciò
si traduce in sintomi legati alla loro carenza.

I batteri benèfici che vivono abitualmente nel nostro intestino, che
costituiscono la cosiddetta flora batterica intestinale, muoiono e
di conseguenza il nostro sistema immunitario si indebolisce, e ciò
può portare all'insorgere di malattie. La Papaya invece ci aiuta a
ristabilire l'equilibrio acido-base, facendolo virare verso l'alcalinità,
per l'effetto alcalinizzante dell'enzima papaina. L'effetto alcalinizzante
della Papaya è uguagliato solo da alghe e Spirulina (che è sempre
un'alga, ma di acqua dolce e non contiene iodio come le alghe di mare).



Una particolare forma di assunzione della Papaya è la Papaya fermentata,
che potenzia le caratteristiche benefiche di questo frutto e ci aiuta
ancora di più a mantenerci in forma, combattendo l'invecchiamento
cellulare indotto dai radicali liberi. La Papaya fermentata contiene,
infatti, frutti maturi ma ancora verdi, perché è in questo stadio
di maturazione che la Papaya sviluppa il massimo di principi attivi
e di enzimi, ed è preparata utilizzando la polpa, i semi, la buccia
e le foglie, per avere la totalità dei principi attivi della pianta.
La fermentazione avviene in presenza di
verde
, succo di limone fresco e un particolare lievito, la Kombucha;
si ottiene così un arricchimento di sostanze benefiche e si rende
il composto totalmente assimilabile, per via della fermentazione che
è quasi una pre-digestione, e lo rende utile a tutti e a tutte le
età.



Dr.ssa Marina Multineddu




http://www.lerboristeria.com/index.php?articoli/2004_05.php

 
 
 

Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 18 Agosto 2007 da jinny1978
 






Geer Ryke Hamer








25 Mag, 2005 at 11:30 AM



Image

Il
dottor Ryke Geer Hamer è nato nel 1935 in Germania. A 18
anni ha iniziato gli studi di medicina e
teologia all'università di Tubinger come il più giovane dottore
in Germania. A 24 anni ha superato l'esame
di stato a Marbug e, dopo aver praticato due anni in qualità
d'assistente e conseguito il dottorato, ha ricevuto nel 1961
l'abilitazione a praticare come medico. Successivamente si è
laureato anche in fisica e in teologia.



Seguirono diversi anni
d'intensa attività nelle cliniche universitarie di Tubinger e
Heidelberg. Nel 1972 Hamer conseguì la specializzazione in medicina
interna e iniziò ad occuparsi quale primario in ginecologia di
molti malati di cancro. Parallelamente coltivava un hobby molto
particolare: quello dell'inventore.


A
lui si devono l'invenzione dello scalpello a taglio atraumatico
utilizzato in chirurgia plastica, con lama 20 volte
più sottile
di quella di un rasoio, della sega speciale per ossa utilizzata
in chirurgia plastica, del lettino da massaggio che si adatta
automaticamente alla forma del corpo, come pure di un
apparecchio per la transcutanea del siero.


Nel 1976 il dottor Hamer, con la moglie ed i suoi quattro figli,
volle ritirarsi in Italia, per curare gratuitamente i malati nei
quartieri più poveri, dal momento che i brevetti depositati
delle sue invenzioni gli permettevano un reddito sufficiente. Il
18 agosto 1978, alle tre del mattino il principe Vittorio
Emanuele di Savoia sparò nel pressi
dell'isola Cavallo al figlio del dottor Hamer, Dirk, che stava
dormendo in barca.


Per più di tre mesi Dirk lottò tra la vita
e la morte e alla fine il 7 dicembre morì. Questa perdita
inaspettata cambiò la vita del dottor Hamer e della sua
famiglia.


Poco dopo la morte di suo figlio infatti si ammalò di
cancro ai testicoli. Lavorando come primario in ginecologia
nella clinica oncologica universitaria di Monaco, gli venne il
dubbio che la sua malattia potesse essere in rapporto allo choc
della morte di suo figlio e quindi che il suo tumore al
testicolo non fosse scaturito da una "cellula
impazzita", ma dovesse essere in relazione al cervello.


Chiese ai suoi pazienti se anch'essi avessero vissuto un
avvenimento terribile e scoprì che tutti, in effetti, avevano
subito un evento traumatico prima di ammalarsi.


Nell'ottobre 1981, quando volle portare la sua scoperta ad una
conferenza medica, Hamer fu richiamato dal direttore
della clinica e posto davanti alla scelta di negare le sue
scoperte o di lasciare la clinica. Non potendo certo rinnegare i
dati da lui raccolti e verificati, conscio dell'immenso
potenziale di beneficio per tutti i pazienti contenuto nelle sue
scoperte, decide, suo malgrado di lasciare la clinica.


Prima di
partire riuscì a raccogliere i dati di tutti i suoi pazienti
affetti da cancro ed i relativi risultati. Egli presentò quindi
la sua ricerca all'università di Tubinger e Heidelberg, dove
insegnava da diversi anni, allo scopo di verificare la
fondatezza delle sue scoperte a livello universitario.


Pochi
mesi dopo i decani dell'università respinsero in circostanze
misteriose le sue teorie sulla correlazione tra cancro e psiche,
senza nemmeno verificarne l'esattezza.


Incurante delle opposizioni nazionale ed internazionali (è
stato radiato dall'albo dei medici in Germania), degli
attentati alla sua vita, dei 67 tentativi d'internamento
psichiatrico forzato e alle campagne mediatiche calunniatrici,
Hamer, dal canto suo, ha continuato l'assidua ricerca e
verifica delle leggi biologiche da lui scoperte, indagato su più
di 30.000 pazienti e verificato in ogni caso l'esatta
corrispondenza e fondatezza delle sue scoperte.


Infine, l'11 settembre 1998, presso l'istituto oncologico S.
Elisabetta a Bratislava e il dipartimento oncologico di Trnava
si è proceduto alla verifica delle cinque leggi biologiche
della Nuova Medicina
a livello universitario, trovandole
perfettamente confermate. Attualmente vive in condizione di
quasi clandestinità vicino a Malaga, in Spagna. Nei giorni
scorsi (ottobre 2001) ha ricevuto in Francia, in un processo
d'appello, l'ennesima condanna per "abuso della professione
medica": cinque anni.

 
 
 

Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 18 Agosto 2007 da jinny1978
 
Tag: SCIENZA






È ITALIANA LA SMENTITA DEL BIG BANG di thunderbolts.com
 





09 Set, 2006 at 04:15 PM

L'articolo che falsifica uno dei pilastri portanti della
celebre teoria ha come prima firma Pasquale Galianni e può essere visto
a questo indirizzo

http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215 Di
seguito la traduzione di un articolo che spiega in cosa consiste la
scoperta di Galianni e dei suoi colleghi.




L'immagine che non svanirà

Solo
in rarissime occasioni una singola immagine ha cambiato la direzione di
una disciplina scientifica. Ma nel caso della galassia NGC 7319 e del
quasar "in posizione errata" che ha davanti, il significato è
ineludibile.





Foto: Jane C.
Charlton (Penn State) et al., HST, ESA, NASA


Torniamo ad occuparci di un'immagine di cui abbiamo già
discusso. Il primo ottobre 2004 la nostra Picture of the Day
includeva una fotografia ad alta risoluzione della vicina galassia NGC
7319, ottenuta dall'Hubble Telescope. Di fronte al denso nucleo
galattico si vede un quasar. L'ideologia prevalente non permette che un
quasar occupi quella posizione e la sua presenza minaccia di sbriciolare
una delle idee maggiormente care dell'astronomia istituzionale: il big
bang.

La giustificazione del big bang si appoggia sostanzialmente su
un'interpretazione di un fenomeno ben noto detto “redshift”.
Il termine si riferisce allo spostamento verso il rosso nello spettro
della radiazione proveniente dalle lontane galassie.


Molti anni fa, gli astronomi decisero che gli oggetti con
quel redshift dovevano essere in allontanamento dall'osservatore,
allungando in tal modo le proprie onde luminose. Questa
“interpretazione Doppler” del redshift permise agli
astronomi, basandosi sulle misure del redshift, di calcolare sia
le velocità che le distanze degli oggetti. Da questi calcoli, alcune
conclusioni discendono in maniera inevitabile. Se tutti gli oggetti con redshift
si stanno allontanando, l'universo deve essere in espansione. Se
l'universo si sta espandendo, l'espansione deve aver avuto un punto di
partenza – un'esplosione inimmaginabile che ha prodotto un universo di
galassie in allontanamento in ogni direzione dall'osservatore.


Il “Key Project” (progetto chiave) dello Hubble
Space Telescope
ha datato questo evento: 13,7 miliardi di anni fa.
L'universo così concepito, non è sempre stato sempre così vecchio e
grande. Un balzo improvviso alla sua dimensione ufficiale è avvenuto
con la scoperta dei quasar, oggetti dotati del più grande redshift
tra tutti quelli presenti in cielo. Si tratta di oggetti con spostamenti
verso il rosso talmente grandi che la scala di misura degli astronomi li
pone all'esterno dei confini stabiliti in precedenza. E per essere così
distanti, devono essere molto più luminosi di qualsiasi oggetto finora noto.

Queste conclusioni, per stessa ammissione degli astronomi, sono
inevitabili. E sono divenute la base della moderna cosmologia – la
cosiddetta “Regina delle Scienze”.


Ci sono stati, comunque, dei dissidenti. L'astronomo Halton
Arp, principale autorità in tema di galassie peculiari, mostrò prove
che i quasar non sono oggetti straordinariamente brillanti posti ai
limiti dell'universo. Sono invece fisicamente ed energeticamente
connessi con le galassie a loro prossime. Arp affermò che l'universo
non si sta espandendo e che non c'è mai stato nessun big bang. A causa
del suo dissenso, ha perso il tempo al telescopio a lui riservato e, per
continuare il suo lavoro, ha dovuto trasferirsi in Germania.

Mentre via, via, stiamo accumulando una visione ancora migliore dello
spazio remoto, le prove contro il big bang continuano ad accumularsi.
Quando si dispongono le galassie lontane in base alle loro distanze
determinate col redshift, esse appaiono disporsi in linee dirette
verso
la Terra
– le cosiddette “Dita di Dio”.


Galassie con redshift molto differenti ma per altri
versi con forme similari aumentarono enormemente di dimensione al
crescere del redshift. E si scoprì che quasi ogni galassia
attiva possedeva in prossimità un numero di quasar superiore alla
media.

Quindi arrivò la fotografia con l'Hubble (vedi sopra), presa il 3
ottobre
2003. L
'immagine mostrava una galassia (NGC 7319) nota per le sue dense nuvole
che nascondono tutti gli oggetti al di là del suo nucleo. Di fronte al
nucleo galattico c'è un quasar fortemente spostato verso il rosso. In
effetti, stante le assunzioni predominanti, il redshift del
quasar lo avrebbe posto 90 volte più distante da noi rispetto alla
galassia retrostante.

Inoltre, come notato nella nostra precedente Picture of
the Day
, Arp e i suoi colleghi mostrarono che il quasar sta
interagendo energeticamente con il materiale davanti alla galassia. La
ricerca di Arp et al. che annunciava la scoperta può essere vista a:
http://arxiv.org/abs/astro-ph/0409215


Pertanto
le congetture standard sul redshift non funzionano: il redshift
del quasar non può essere effetto di una “velocità di
allontanamento” o di una “espansione dell'universo” - si tratta
solo di una intrinseca e tuttora inspiegata qualità del quasar.

Ci si sarebbe aspettato che nella comunità astronomica le
campane d'allarme si mettessero a suonare, infatti gran parte delle
fondamenta si basano sulla presunta credibilità del suo punto di
partenza teorico. Ma le reazioni sono andate dal nonchalance alla
completa smentita. Le maggiori istituzioni scientifiche ci rassicurano
che nella cosmologia moderna va tutto bene. Una pubblicazione
scientifica dietro l'altra continua a trattare il big bang come se fosse
un fatto acquisito.


Le relazioni pubbliche, nella comunità scientifica, non
funzionano sempre in questo modo. Un quarto di secolo fa, quando
l'astronomo più famoso d'America, Carl Sagan, pubblicò il suo libro,
Cosmos, egli si espresse così sulla questione del redshift:

Un irritante sospetto circola comunque tra alcuni astronomi, che
non tutto fili liscio nella deduzione, tramite effetto Doppler del
redshift delle galassie, che l'universo sia in espansione. L'astronomo
Halton Arp ha individuato casi enigmatici e preoccupanti in cui una
galassia e un quasar, o una coppia di galassie, pur essendo in apparente
collegamento fisico esibiscono redshift molto diversi...


Questo riconoscimento di Sagan mostra un candore che si
ritrova raramente negli odierni trattati di astronomia. Continua Sagan,
“Se Arp ha ragione, i meccanismi esotici proposti per spiegare la
sorgente energetica dei quasar lontani – reazioni a catena di
supernova, buchi neri supermassivi e simili – risulterebbero non
necessari. I quasar non hanno bisogno di essere molto distanti. Ma
qualche altro meccanismo esotico dovrà essere trovato per spiegarne il redshift.
In ogni caso, qualcosa di molto strano sta succedendo nelle profondità
spaziali.”


E' sorprendente constatare che, durante il quarto di secolo
che ha seguito le parole di Sagan, in astronomia è andata
progressivamente consolidandosi un'interpretazione ideologica,
nonostante una crescente mole di dati avversi.


Le critiche indicano gli stanziamenti dei fondi di ricerca
come causa principale. Recentemente, dozzine di scienziati, inclusi Halton Arp, Eric J. Lerner e Michael Ibison hanno firmato una
lettera aperta alla comunità scientifica, argomentando che il dominio
della teoria del big bang “si basa più sulle decisioni di
ripartizione dei fondi che sul metodo scientifico.” Hanno scritto: “Oggi,
praticamente tutte le risorse finanziarie e sperimentali in cosmologia
sono dedicate a studi che si basano sul big bang. I fondi vengono solo
da poche fonti e i comitati di peer-review che li controllano sono tutti
in mano a sostenitori del big bang. Come risultato, il dominio del big
bang in questo campo è divenuto auto sostenentesi, indipendentemente
dalla validità scientifica della teoria
.”


Il sostenere solo i progetti rientranti nell'ambito
del big bang compromette un elemento fondamentale del metodo scientifico
– il continuo test della teoria tramite l'osservazione. Una tale
restrizione rende impossibili la ricerca e la libera discussione..
.”

Questa immagine di un quasar ad alto redshift davanti ad una
galassia opaca con basso redshift segna un punto di svolta per
l'astronomia moderna. Se prevarrà l'ideologia, l'astronomia, come
scienza, morirà; se i finanziamenti e le riviste si apriranno ai test
empirici e alla messa in discussione dei postulati, morirà il big bang.
Nel frattempo, la scienza deve aspettare ai bordi fino alla fine del
gioco dei poteri politici.

(Tratto da
www.disinformazione.it; traduzione
di Stefano Pravato per www.disinformazione.it)

http://www.nexusitalia.com/index.php?option=com_content&task=view&id=808&Itemid=153 

 
 
 
 
 

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