Città-ragnatela
Sospesa sull'abisso, la vita degli abitanti di Ottavia é meno incerta che in altre città. Sanno che piú di tanto la rete non regge.
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Era iniziato tutto molto tempo prima che noi arrivassimo, prima ancora che gli alberi diventassero alti e grossi e nodosi.
Nello spazio di una notte, il paese era stato sollevato. Come se due mani enormi avessero scavato, gli avessero rubato la terra da sotto il sedere. Fra i più anziani tutt'oggi c'è ancora chi giura di aver visto, quella notte, gli occhi della strega Malina brillare lontano, in fondo al bosco. Ma si sa come sono i vecchi. Soprattutto Bianco, che ha qualcosa da dire su tutti. Ma questa è un'altra storia.
Fatto sta che al mattino si erano ritrovati tutti sospesi. Tutti.
Le barche con le carene all'asciutto, le case e le botteghe, e i gatti della giovanissima Tedesca, gli unici del paese, con le zampe impigliate fra i lacci brillanti di questa ragnatela spaventosa. Le maglie non li avevano trattenuti ed erano caduti nell'abisso. Da allora non c'è più un solo gatto ad Ottavia. Così va la vita.
Il paese si era spento per un po'. Si era provato a riorganizzare la città spostandola oltre i limiti della ragnatela, ma questa ogni notte cresceva e si posizionava sotto le case, mangiando la terra e bevendosi l'acqua, finchè non ci si era arresi e si era cominciato a conviverci. Lei si era assestata, ingrossandosi come i tronchi degli alberi, sostenendo la vita degli abitanti, e cullandola.
Di tanto in tanto da lì passava un venditore ambulante o un arrotino, ma si era sospettosi con gli stranieri, scostanti. Di solito andavano via subito. Chi restava spariva nel giro di niente.
Solo il padre di Fernando era rimasto. Forse perché poco dopo il suo arrivo la bionda Oli aveva cominciato a vomitare, e la ragnatela non voleva i suoi bimbi andassero via.
Qualche tempo dopo era tornata anche l'acqua. Il gorgoglìo del fiume tormentava gli abitanti giorno e notte, finché anche lui non si era quietato.
Bollicine affioravano solo ogni tanto, a dar l'illusione che fosse abitato, producendo un suono leggero che risuonava per tutto il paese, insinuandosi fra le lenzuola stese, fra i gerani sui balconi come un sospiro trattenuto, talvolta cupo ansimare di strega.
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VOLEVO DIRE CHE
Qualsiasi analogia con fatti o luoghi non é casuale. Io conosco quella gente, ne amo i pregi e detesto tutto il resto.
Mura ovviamente sono io. E Muto, Bertuccia e Gibbone, Ermenegildo, Lesby, la Tedesca, Bakhum che voleva una moglie bionda, Crosti, Fernando con le sue parole che sono musica. Esistono e non sanno che una sola loro parola ha creato un angolo di Ottavia.