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Si sa che Nefert-iti partorì sei figlie e, poichè nella stele di confine dell'anno 8 ne sono raffigurate soltanto tre, mentre in una raffigurazionee risalente all'anno 12 sono ritratte tutte e sei, confrontando le situazioni sembrerebbe possibile ricostruire una scala del tempo almeno approssimativa. Sfortunatamente questo argomento non tiene conto di come l'antica mano d'opera artigiana lavorava in Egitto, e particolarmente ad Amarna, dove la fretta frenetica con cui furono preparati i progetti dell'immenso edificio e l'ovvia scarsità di operai abili e di capaci sorveglianti fecero si che venissero perpetrati degli anacronismi. Questo era conforme alla pratica egizia, secondo la quale fin dai primi anni del regno veniva stabilito e poi mantenuto un certo numero di soggetti approvati per i dipinti e le rappresentazioni in rilievo, soggetti che solo lentamente e incompletamente venivano revisionati dagli artigiani, il cui istinto li portava a preferire un modello che essi avevano perfezionato copiandolo continuamente. Così, sebbene una scena della riscossione del tributo straniero risalente all'anno 12 faccia vedere sei principesse, un'altra versione del medesimo soggetto ne mostra soltanto tre, mentre alcune scene della famiglia reale in adorazione dell'aton, recanti i nomi nella loro ultima forma, comprendono nel seguito reale una sola figlia. In definitiva il numero delle figlie che accompagna i genitori nelle scene trovate ad Amarna non fornisce un'indicazione sicura circa la data dell'evento. |
Una delle difficoltà presentatesi nello stabilire l'esatta successione degli avvenimenti durante il suo regno è dovuta alla scarsità di monumenti datati, dal momento che tutte le testimonianze del periodo vennero cancellate o alterate al tempo dei Ramessidi. Ciò nonostante alcuni pochi elementi sono sfuggiti alla distruzione o alla falsificazione. A Ghurab è venuta alla luce una lettere di quel tempo, scritta su papiro e recante la data del quinto anno di regno del sovrano, nella quale questi è chiamato ancora Amenofi, facendoci sapere così la data più recente, fino ad oggi conosciuta, in cui usava ancora tale nome. Su tre delle stele di confine trovate gravemente danneggiate ad Amarna si legge, sebbene con difficoltà e riserve, la data "anno 4".
Le altre recano la data dell'anno 6 e due hanno un codicillo dell'anno 8. Un avvenimento raffigurato in due tombe di Amarna, in cui si vede la riscossione di tributi stranieri, reca la data dell'anno 12. Queste date ci consentono di stabilire che il re e la regina cambiarono i loro nomi tra gli anni 5 e 6, mentre fra gli anni 8 e 12 modificarono il nome didattico del loro dio, l'Aton. I vari cambiamenti di nome hanno consentito di classificare i monumenti assegnando loro l'esatta successione nel corso del regno; ma il sistema deve essere usato con cautela, perchè alcune iscrizioni con i nomi nella loro prima versione sono state modificate in modo da presentare i nomi nella versione successiva. Per questo motivo, nel passato, gli egittologi sono stati tentati di classificare i monumenti in un certo ordine, in base al numero di principesse che in essi accompagnano la coppia regale.
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Dopo qualche tempo arriva dall'Egitto la replica della Regina, che, con tono molto risentito, rinnova la sua richiesta: "Perchè ti dici così: essi vogliono ingannarmi? Se io avessi un figlio avrei io scritto a un Paese straniero? E' un disonore per me e per il mio Paese! Non mi credi per scrivermi in tal modo? Quello che era mio marito è morto: io non ho figli e non prenderò mai un servo per farne mio marito! Io non ho scritto a nessun altro Paese, se non al tuo. Si dice che tu abbia molti figli! Egli sarebbe per me un marito e per l'Egitto un re!". Questa volta shuppiluliuma si decide e invia uno dei suoi figli, il principe Zannanza. IL giovane, però, non giunge sulle rive del Nilo. Qualcuno lo aspetta lungo la strada e non per dargli il benvenuto: Zannanza scompare dalla circolazione e sul trono d'Egitto sale Ay, chiudendo, almeno per il momento, la crisi apertasi con la morte di Tutankhamon.
La vicenda sembra chiudersi qui, con la fine tragica del principe ittita, ma noi vorremmo saperne di più. Che cosa ne è stato dell'altrettanto giovane vedova egiziana, Ankhesenamon, la cui bella immagine si conserva sul trono di Tutankhamon, dove appare mentre gli cosparge una spalla d'olio profumato? Non ne sappiamo più nulla ed è un brutto segno perchè, non va dimenticato, le donne potevano assumere tutte le prerogative dei faraoni, regnando da sole: ve ne sono esempi sicuri in tutta la storia egiziana. Perchè in questo caso non è successo e la re ittita è giunta dall'Egitto una disperata richiesta d'aiuto? Vorremmo anche sapere chi era questo Ay....
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Chi è il faraone defunto? E chi la regina? Non lo sappiamo, perchè i loro nomi si sono conservati ma nella trascrizione ittita, per cui la regina è citata come Dakhamunzu, che altro non è che l'egiziano ta hemet nesut, "la sposa regale", "la regina", mentre il nome del sovrano defunto è Nipkhururiya, che potrebbe celare quello di faraoni diversi: secondo l'ipotesi più accreditata, si tratterebbe del nome di intronizzazione di Tutankhamon; in tal caso la regina sarebbe dunque Ankhesenamon. La sua lettera è così sconcertante da mettere in crisi anche un sovrano come Shuppiluliuma: non solo non vi sono precedenti di una richiesta di tal genere, ma mai un sovrano egiziano aveva dato in moglie una principessa sua figlia o sorella a un sovrano o a un principe straniero, proprio per evitare che questi acquisisse diritti di successione al trono d'Egitto. Principesse straniere sono spesso andate in Egitto come spose dei faraoni, ma mai una principessa aveva sposato uno straniero: ora, una regina vedova chiede addirittura che un proncipe ittita si rechi in Egitto per sposarla e salire quindi sul trono dei faraoni. La lettera ha il sapore di una mossa disperata ("ho paura" dice la regina), nella lotta intestina tra il "partito" degli eredi di Akhenaton e quella della restaurazione: la morte di Tutankhamon, sovrano legittimo, aveva messo la regina con le spalle al muro, costringendola a un passo fuori da ogni regola, che rischia di compromettere non solo la sicurezza, ma anche l'indipendenza del proprio paese. Per gli Ittiti avrebbe significato vincere una guerra (futura ma inevitabile) senza neppure combatterla: per l'Egitto, un colpo di stato o uno "strappo costituzionale", diremmo noi, all'interno di un casus belli internazionale. Shuppiluliuma si rende conto della gravità della situazione: la guerra con l'Egitto rientra nei suoi piani, certo, ma non in quel momento e in quelle condizioni, poichè troppe sono le incognite. Di fronte alla richiesta della regina sceglie perciò di non fare nulla: non manda uno dei suoi figli e non risponde, ma, sospettando una trappola, spedisce un suo consigliere in Egitto per verificare quale fosse la situazione reale: "Và e riferiscimi la verità! Potrebbero ingannarmi! Forse hanno un figlio del loro sovrano! Riferiscimi la verità!"
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Alla morte di Akhenaton si apre un periodo molto confuso, in cui, secondo alcuni, sale al trono dei faraoni una donna, e subito dopo la sua scomparsa, il giovanissimo Tutankhamon (1333- 1323 a.C. circa), sposo di una figlia di Akhenaton di nome Ankhesenamon; dopo circa dieci anni di regno, il sovrano muore quando è ancora un ragazzo. Sul trono d'Egitto sale un anziano personaggio, di cui conosciamo ben poco, oltre al fatto che si chiamava Ay (1323-1319 a.C. circa) e che aveva rapporti non chiari con i suoi immediati predecessori, per cui non si capisce bene a quale titolo sia diventato faraone. A questa crisi interna dell'Egitto corrisponde una situazione internazionale che comincia a volgere verso il peggio, dopo il lungo periodo di pace seguito alle conquiste di Thutmosi III: una nuova grande potenza si sta profilando all'orizzonte, il regno degli Ittiti (la "Terra di Khatti", come lo chiamavano gli Egiziani), in fase di espansione verso occidente e quindi destinata a scontrarsi con l'Egitto. Uno stato potente e assai organizzato, con una diplomazia attivissima - che conosciamo bene perchè una parte dei suoi archivi ci è giunta - giudato da un sovrano, Shuppiluliuma I (1350-1319 a.C. circa), che ha molto contribuito alla crescita del suo Paese, anche e soprattutto sul piano della politica estera.
Dai documenti ittiti apprendiamo che, in un momento imprecisato, giunge a Shuppiluliuma, durante operazioni militari ai confini con l'Egitto - che erano una patente violazione dei precedenti accordi tra i due paesi -, la lettera di una regina egiziana, la quale, annunciandogli la morte del proprio sposo, il faraone, chiede che il re ittita gli mandi uno dei suoi figli perchè la sposi e salga così sul trono d'Egitto. Eccone il testo: "Mio marito è morto. Io non ho figli ma si dice che i tuoi figli siano numerosi. Se tu mi mandi uno dei tuoi figli, egli diventerà mio sposo. Io non prenderò mai per marito uno dei miei servi. Ho paura".
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il 03/03/2021 alle 22:12
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