Creato da Giuranna il 05/07/2008
Blog di Giovanni Giuranna - consigliere comunale della lista civica Insieme per cambiare di Paderno Dugnano

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Paderno e il Villaggio Ambrosiano sono quartieri diversi ma non tanto da non poter camminare insieme!
Varie cose li uniscono: le due scuole dell'infanzia e le due elementari appartengono all'I.C. De Marchi, le due parrocchie dal 1° settembre 2007 formano un'unica Comunità Pastorale con un solo parroco.
La nostra scommessa è che possiamo crescere insieme, valorizzando le rispettive risorse e potenzialità.

 

La scommessa è un blog di Paderno Dugnano Responsabile Giovanni Giuranna (da giugno 2014 consigliere comunale per la lista civica Insieme per cambiare).

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Messaggi del 03/03/2012

IL PESCATORE (OVVERO SULL'IRONIA)

Post n°2706 pubblicato il 03 Marzo 2012 da Giuranna
 

Maschera "Scimmia" dell'etnia Bawba che partecipa ai riti della comunità, Burkina Faso.
La scimmia rappresenta la furbizia e il disordine.

 

Ieri sera Carlo Arcari mi ha dedicato un lungo e gustoso "post" sul blog Padernoforum. Lo ringrazio soprattutto per la forza ironica e il ritmo incalzante con cui ha costruito il pezzo:

Politica: battuta di pesca nello stagno padernese

In Africa si dà grande importanza alla "risata vitale" che invita a riflettere sulla realtà, spesso difficile, aprendo nuovi orizzonti di comprensione e speranza.

Per spiegarmi meglio riprendo le parole del teologo Piero Stefani:

L’ironia è una maschera che smaschera; l’ipocrisia è una maschera che si presenta come volto. La prima è critica, la seconda ingannevole. Entrambe non sono ingenue e costruiscono finzioni. L’ironia compie un periplo per evidenziare le storture del mondo reale; di contro l’ipocrisia si impegna a far credere che il velo che avvolge la realtà sia costituito da vetro trasparente. L’inganno ironico è temporaneo e perciò salutare, di contro quello ipocrita tenta di perpetuarsi all’infinito. (...)
L’ironia è la finzione onesta, mentre l’ipocrisia è ingannevole. La prima si costruisce solo per giungere al punto in cui si autosmonta. Un suo simbolo sono i castelli di sabbia che i bimbi erigono sulle spiagge: li edificano per poi buttarli giù. Questo atto conclusivo gratifica perché è vero. Esso svela l’intima natura di quella struttura, mostra cioè che essa era costruita con un materiale incapace di reggere al tempo. L’atto di demolirla palesa la provvisorietà della costruzione. L’ipocrisia si impegna, invece, a spacciare una casa edificata sulla sabbia come se fosse costruita sulla roccia. Finché questa falsa natura è assunta al suo valore nominale, le cose, in un certo senso, stanno effettivamente così. Fino a quando non è smascherato, l’inganno equivale alla realtà. Per scoprire il gioco occorre che avvenga una denuncia. Essa può essere diretta, severa o indignata, o può vestire i panni, di solito più efficaci, della finzione ironica. L’ironia raggiunge meglio lo scopo a motivo del suo essere, a un tempo, controfigura e avversaria dell’ipocrisia.

(Piero Stefani, Fede nella Chiesa? Morcelliana, Brescia 2011, pag. 132-133)

 

 


 
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QUARESIMA 2012, GIORNO 7

Post n°2705 pubblicato il 03 Marzo 2012 da Giuranna
 

Letture del giorno: sabato 3 marzo 2012

 

Come abbiamo potuto dimenticare che la Bibbia è storia di migranti?

L'identità ebraica (da cui scaturisce anche quella cristiana) ha il suo momento fondativo nell'esperienza dell'ESODO, che è l'avventura di un gruppo di stranieri che scopre Dio nel cammino travagliato verso la libertà.

Ecco l'antica professione di fede di Israele:

"Mio padre [=Giacobbe] era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele".

(Deuteronomio, 26,5-9)


Il popolo ebraico non scopre Dio in patria, ma all'estero. Essendo straniero e duramente sfruttato, Israele conosce il Signore che lo libera.

Senza questa esperienza di "stranierità", risulta incomprensibile la fede ebraica (e, conseguentemente, la speranza cristiana).

 

 

 
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