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DE LA HERBA BONA

Post n°1325 pubblicato il 22 Maggio 2012 da non.sono.io
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Nel mentre un faggiottino grillava in fronte a lo sole colante teso a niscondersi indietro de la collina, un marmocchietto da l’occhio faino lesto appropinquatomi cenno di saluto a meco volge. “Felice giornata, Maestro”, volle appellarmi il frugolo alla quale gentiltà un regal inchino rivolsi, “Qual bona aire spira oggi in questi lochi, nevvero?”, continuò il giovin forestiero. Alché, resomi conto che di favellar mi proponeva, tenni a riguardo l’opportunità di contestare como lo modo urbano impone: “Buon giorno a lei o frugolo camminatore. Qual meta spinge i tuoi passi?”, e così dicendo sorriso da anfitrione porsi lui che rapace ebbe la grazia di rispondermi: “Oh, gentil Maestro che dell’incrocio pari a faro pe li viaggiatori mimi, a trovar la herba bona mi vede il dì affaccendarmi. Saprebbe, o Saggio, indicarmi per caso il sentiero più veloce?”. Di fiera magnanimità il capo mossi ad assentire, e sollevato l’indice al sol calante rivolto, indicai pintando ne la aria vespra la via maestra dove, se il fato assiste, rastri de herba finissima trovar si pole. Il ciufachello errante al ver che a conoscenza mi dimostravo della questione, insistette ardendo già di domandare ancora: “Oh, Maestro, come di tanto saper lo spirito suo s’alletta, sarebbe così cavaliere di pronunciare puro il nome di colui che la herba bona il privilegio di vender professa?”. Tornai a mirar lo sole a imitar candela spengnersi, sperando nell’ispirazione adatta a rimembrar lo nome chiesto, che quando Anfrione, di tutti li dei antichi il più frescone, nella mente mia pose l’agoniato responso, diqqui a lo pulzello con tono grave: “Ah! Viaggiatore nano! Colui che cerchi vien da lontano e la pelle sua dal carbone paresce generata. Porta lo pelo riccio in testa e di crateri di luna la natura le gote sue ha adornato. Il volgo lo suol chiamar Mirketto detto “Vetro”, ma in verità ti dico: nessun sa il suo nome, nemmeno la questura”. A la novella lieta il pargolo solitario di gaudio tinse lo sguardo, con parole di grazia mi rivolse il saluto imboccando il sentier che a gioia certa porta. Ma proprio quando lo scuro per ingoiare stava la minuta figura trotterallante, con un ultimo avviso volli agevolar la missione del viandante: “Ah! Camminatore che la felicità va' cercando, abbi cura di citare al mercante di herba il mio vessillo se non vuoi che per lanzichenetto ti scambi! E poni attenzione al secondo incrocio donde la guardia real suol fermarsi a vessar lo popolo tutto con quisquiglie da beoti. Bada a te figliuolo!”
E così dicendo tornai manzo a rimirar solitario la via che a bruma luce volge, nel mentre il sole colante teso a niscondersi ecc. ecc.

 
 
 
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