In Spagna le rondini arrivano in estate perché passano di lì prima di andare in Africa a svernare. E infatti loro dicono: “una rondine non fa estate”. Noi diciamo: “una rondine non fa primavera” e gli africani sicuramente: “una rondine non fa inverno”. Insomma, una rondine sola non fa un cazzo, questo l’ho capito. Poi, invece, ieri ne ho visto uno stormo intero scurire un cielo già grigio padania in un primo maggio grigio sopra una miriade di teste di lavoratori dall’umore grigio. E si è messo a piovere. Così ho dedotto che nemmeno mille rondini fanno un cazzo, nemmeno festa, ma solo rumore e pigolii inutili.
Per associazione di idee mi è venuto in mente il gabbiano. Bello il gabbiano, simbolo di libertà, come il famoso Jonathan, che tanti ha fatto piangere con le sue avventure. Tanti, ma non me. Il gabbiano, in fin dei conti, è un po’ come un topo, un topo con le ali. Si ciba di rifiuti, e bazzica i posti dove ne può trovare di più. Sarà per questo che Roma è piena di gabbiani che svolazzano sopra i palazzoni di periferia, lontanissimi dal mare, mentre mortificano la nostra fantasia che li vuole paladini senza catene. Potrebbero circunnavigare il globo se lo volessero, ma in realtà si accontentano di esplorare la Magliana.
Poi un sindacalista pelato ha preso la parola per dire qualcosa sul futuro e i giovani e il lavoro e le solite minchiate prima che arrivi la pubblicità. Quello dei Subsonica ha urlato “cambiamo il mondo!”, ma lo ha detto così, con lo stesso tono che avrebbe usato per dire “questa pasta è sciapa!”.
Sotto, le mani di migliaia di persone si levavano al cielo per provare a volare come i gabbiani che non hanno rotte prestabilite da seguire, ma solo la promessa di altra spazzatura da ingoiare.
Condividi e segnala 
Sesso: M
