Creato da poison.dee il 09/11/2005
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è pur sempre agosto.

 

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aNobii

 
 

 
 

 

 

Comunque...

Post n°1697 pubblicato il 08 Agosto 2012 da poison.dee
 

quando inizi ad avere una certa, andare a dormire tardi, se il mattino dopo la sveglia suona sempre alla stessa ora e tu devi andare in ufficio, non è cosa.
Sono al settimo caffè, e faccio fatica a tenere gli occhi aperti.
Inutile dire che di lavorare non se ne parla.
Comunque, oltre ad aver ricevuto un libro brutto in regalo, ne ho ricevuto uno bello. Più un portafrutta, che ogni tanto i post sevono anche a qualcosa, un profumo e... un sms.
Che, e mi perdonino gli altri, è stato il regalo più apprezzato.
Alla faccia di chi dice che sono incontentabile.
L'sms di un amico che non sentivo da almeno 3 anni.
Lui si è meravigliato che io avessi ancora il suo numero in rubrica.
E io ero contenta che lui si fosse fatto sentire. Per farmi gli auguri.
Che sarò idiota, non lo nego, ma io amo il giorno del mio compleanno.
Dopo il primo scambio di sms ne sono seguiti altri, poi la cosa si faceva complicata, così mi ha chiesto se poteva chiamarmi. Mi sono scusata preventivamente con la Espe, mentre salivamo in macchina, dicendole: "ti spiace se faccio una telefonata?" e lei, cara, che mi dice: "no, tranquilla, aspetto fuori". Le faccio notare che non sarà breve.
Ma credo l'abbia capito quando mi ha visto indossare l'auricolare. Che poi, un auricolare si indossa? Attendo suggerimenti e/o correzioni.
L'ho salutata praticamente a gesti quando è scesa dalla macchina (sì, sono anche un gran pezzo di cafona. E allora?) e ho continuato la mia telefonata. Che si è conclusa un'ora dopo. Quando ormai ero già a casa da un pezzo. Con ancora l'auricolare infilato. Nelle orecchie, certo. Che, se stai a vedere, ti lascia una libertà di movimento mica da ridere. Sto sempre parlando dell'auricolare, sì. Infatti sono riuscita a prepararmi un caffè, fumarmi una sigaretta, dar da mangiare al gatto, spogliarmi e stendermi sul divano proseguendo la conversazione senza fare un plissè. O quasi.
Dopo i 90 minuti regolamentari la telefonata si è conclusa. E abbiamo iniziato i supplementari a colpi di sms. Tanto ormai la fascia protetta l'avevamo sventrata da un pezzo.
E, come due bimbiminkia, abbiam fatto arrivare le 2.30.

 
 
 

Praticamente

Post n°1696 pubblicato il 07 Agosto 2012 da poison.dee
 

è come compiere 24 anni.

per la seconda volta.

 
 
 

Le incessanti gioie della messaggeria di libero

Post n°1695 pubblicato il 06 Agosto 2012 da poison.dee
 

“ciao sono XXXXX da imperia liguria, sono serio e sincero e libero! se ti fa piacere conoscerci per una storia seria e sincera  vedi te? buona domenica”

Allora.
Vedo io? Ok, vedo.
Intanto grazie per avermi specificato che Imperia è in Liguria, che di questi tempi di crisi è sempre bello avere delle certezze. Sono anche contenta che tu sia serio, sincero e libero. Io pure sono libera, e sincera. Forse non sempre sono seria, anzi, quasi mai. Per scelta. Ma non credo sia un problema tuo. Di sicuro non è mio.
Non so se mi possa far piacere conoscerti, non è che mi sveglio al mattino dicendo “Mi farebbe davvero piacere poter incontrare qualcuno serio sincero e libero. Pensa che culo poi se arrivasse da Imperia, in Liguria!”. Perché è indubbio che a me piaccia conoscere gente. Peccato che non sempre sia un piacere. Comunque, anche se fosse, non parto mai dal presupposto che si possa conoscere qualcuno per una storia seria e sincera, o anche una storia del cazzo basata sulla menzogna. Cioè, proprio non mi sfiora nemmeno l’idea di poter incontrare qualcuno con cui intraprendere una storia. Che mica certe cose le decidi a tavolino, no? Ma soprattutto, questa non è la messaggeria di Eliana Monti, quindi, caro il mio uomo di Imperia, in Liguria, mi sai che ti sfugge qualcosa, oltre al tempo che passa.
Soprattutto perché, se anche esistesse qualcuna che sta cercando le tue stesse cose, e non veda  l’ora di conoscerti, se tu non disattivi l’opzione per cui
Il destinatario vuole ricevere messaggi solo dai suoi amici”,

farai davvero fatica a trovarla. Ma tanta proprio, eh?
Vedi te.

 
 
 

che noia

Post n°1694 pubblicato il 06 Agosto 2012 da poison.dee
 

E’ il sei agosto.
Che in questo blog si fa informazione, prima di tutto.
La bionda collega surfista è comunque riuscita ad arrivare in ufficio in ritardo.
Io solitamente vivo e lascio vivere, perché fondamentalmente, nel mio egocentrismo sfrenato, me ne fotto degli altri. Ma credo che prima o poi la manderò a cagare. E senza nemmeno il sorriso sulle labbra. Ma, a parte questo, va tutto bene, davvero.
Sono reduce da un week end in cui non ho messo il naso fuori di casa, se non per uscire in veranda a fumare. Questo significa che non sono nemmeno andata a fare la spesa, no. Ho indossato una t.shirt sbrindellata sabato mattina, quando mi sono svegliata, ma solo perché dovevo uscire in veranda a fumare, e farlo nuda pare non sia cosa. Che poi, secondo me, i miei vicini di casa non troverebbero nulla da ridire. Le loro mogli sì, probabilmente.
Comunque stamattina nel rimettermi le mutande ho provato un po’ di fastidio, ecco.
Venerdì sera invece sono andata a cena. Nella Granda. Io e la bionda pensavamo di immetterci in tangenziale e trovare il mondo in direzione mare. Sbagliato. Non c’era nessuno. Siamo arrivate a Bra in tempo utile per farci anche un giro di shopping, sia mai che non si faccia girare l’economia, che c’è crisi. Sono tornata a casa con due paia di scarpe.
Di cui non avevo bisogno, ovvio. Ma i saldi al 50% sono fatti apposta per affrontare gli acquisti inutili senza inutili sensi di colpa, no?
La cena era messicana. Il che vuol dire che noi siamo andate a Bra e non abbiamo toccato la salsiccia. Che è un’affermazione che si presta a dubbie interpretazioni, fra l’altro.
Comunque abbiamo toccato il Margarita. Che scende sempre benissimo. E non lascia traccia. Almeno, fino al giorno in cui non verrai fermata per l’alcool test. Cosa che, fra l’altro, mi è successa una volta sola, fortunatamente da sobria, sulla Great Ocean Road.
Una vita fa, quasi.

 
 
 

A.A.A. Cercasi…

Post n°1693 pubblicato il 03 Agosto 2012 da poison.dee
 

La Poison si è resa conto che ha bisogno di un nuovo portafrutta.
Balle.
La Poison non ha bisogno di nulla, ha semplicemente deciso che il suo portafrutta non le piace più, e vuole cambiarlo. Acquistando un portafrutta che le piaccia.
Balle, again.
La Poison, se continua a parlare di ella stessa medesima in terza persona, avrà presto bisogno di uno specialista di quelli competenti, seri, preparati.
Comunque, per farla breve, voglio un portafrutta nuovo. Non che io mi stia dannando alla ricerca dell’oggetto, visto che tanto in questa stagione la frutta la tengo in frigo, fra l’altro. Quando lo incontrerò sono certa che lo riconoscerò, e sarà amore a prima vista. Conoscendomi, minimo sarà dell’Alessi, e mi costerà come un paio di Louboutin.
Visto che ieri sera, uscita dall’ufficio, l’unico programma concreto era di andare a casa a stirare, ho preferito perdere tempo e sono andata all’Ikea.
Che ho pensato che, magari, avrei anche potuto trovarlo lì, un portafrutta. Possibilmente già montato. Così sono arrivata, ho parcheggiato, sono entrata.
Che io non ce l’ho con l’Ikea, sia chiaro. Ho ancora in mente la sequenza esatta di bestemmie pronunciate l’unica volta che ho montato una loro cassettiera, ma, a parte questo, una volta l’anno un giretto ce lo faccio. Tenendomi accuratamente alla larga da qualsiasi cosa sia composta da più di due pezzi, fosse anche il gioco del domino.
Manco a dirlo di portafrutta (assemblati e/o da assemblare) nemmeno l’ombra. Questo non mi ha impedito di lasciare comunque 50 euri alla cassa. Adesso ho una bellissima parure di lenzuola color verde minchia (verde acido per i non addetti ai lavori), l’ennesimo copriletto indira (verde anche lui) e, visto che la saggezza accumulata nel tempo mi ha trattenuto dal comprare un’altra orchidea in vaso, che poi rischio di passare per serial killer, un rametto di orchidea rigorosamente finto.
Ieri sera arrivata a casa l’ho incastonato nel vaso dell’orchidea in coma. Fa un figurone.
Da lontano.
Il portafrutta?
Puo attendere.

 
 
 

Cena tra amici

Post n°1692 pubblicato il 02 Agosto 2012 da poison.dee
 
Tag: cinema

E’ il titolo del film.
Della cena tra amici che faremo domani sera, non avendo doti di preveggenza, mi sembra prematuro parlarne.
Palestra  chiusa, io e la bionda libere da impegni e orari da incastrare con precisione chirurgica, decidiamo per lo spettacolo tardo-pomeridiano. Come mi ha suggerito un amico quando gli ho detto che stavo andando al cinema alle 18.30, il prossimo passo è il matinée. Anche se credo che il prossimo passo sarà il nulla, considerata la programmazione cinematografica estiva.
Ma si sopravvive lo stesso, eh?
Il film è francese.
Che, in genere, per me, è un deterrente.
Ma quest’anno va così.
A me e alla bionda è piaciuto, alla Tiz molto meno. Cattivo al punto giusto, probabilmente in lingua originale sarebbe stato ancora meglio, tralasciando il fatto che io non ci avrei capito una mazza. La storia è semplice, e potrebbe ricordare vagamente Carnage di Polanski, ma meno sofisticato.
Vincent e Claude sono ospiti a cena a casa di Elisabeth e Pierre. Mentre attendono l’arrivo di Anne, moglie di Vincent, incinta di 5 mesi, chiedono a Vincent qual è il nome che hanno scelto per il nascituro. E, nel momento in cui Vincent lo rivela, si scatena l’inferno. Quando l’atmosfera sembra tornata tranquilla, arriva Anne, e, per un inevitabile gioco degdi equivoci, parte il secondo round...
Mi fa sempre uno strano effetto uscire dalla sala e scoprire che c'è ancora luce. Visto che eravamo all’Ambrosio ne abbiamo approfittato per provare il famoso gelato di Alberto Marchetti.
Buono. Ma lontano dall'essere memorabile.
A differenza mia, che sono abbastanza vicino all'essere incontentabile.

 

 
 
 

Poi succede

Post n°1691 pubblicato il 01 Agosto 2012 da poison.dee
 

Che le tue granitiche certezze vengano meno.
Non che io ne abbia molte, che alla fine mi piace anche variare, nel corso della vita.
OK, la Heineken mi fa cagare e il vino rosso mi piace fermo. Punto.
La prima sigaretta in veranda la mattina.
Fatte salve queste regole base, poi  le altre possono variare.  Più o meno indipendentemente dalla mia volontà. Quasi sempre le regole della mia volontà se ne fottono, diciamocelo.
Ad esempio, domenica, vedendo per la prima volta il figlio di un’amica, mi sono abbassata per salutarlo. E questo mini-uomo di circa un metro  mi ha messo le braccia al collo e mi è venuto in braccio, e mi guardava e rideva di gusto. E io ero lì, che lo guardavo e che allo stesso momento guardavo sua bionditudine dicendole “guai a te se lo racconti in giro!” che una non può passare la vita a farsi una reputazione da sorella di Erode per poi vederla andare in frantumi così, nel giro di mezzo minuti.
Comunque, fino alla settimana scorsa avevo anche un’altra certezza. Ovvero che la società per cui pregiomi lavorare, ad agosto non chiude. MAI.
Se non chè, giovedì sera iniziavano a circolare per i corridoi strane voci sulla chiusura per ferie dell’intera settimana di ferragosto.
Che poi.
A me sinceramente, a parte dare un po’ fastidio perché non sono abituata, cambia davvero poco. Che di giorni di ferie ne ho, e alla fine una settimana ad agosto, in cui solitamente si viene in ufficio a sistemare carte, e archiviare pratiche, ci può stare.
Ma. Magari c’è gente che di ferie ne ha poche, e che ad agosto aveva scelto di lavorare perché si era organizzata diversamente con magici giochi di incastri e via dicendo, e si ritrova a dover impegnare 4 giorni che non aveva scelto. E voi mi direte: “Ma ci sono ditte che ad agosto chiudono 2/3/4 settimane e tu non puoi scegliere!”
E va bene. Ma se la società per cui lavori non ha MAI chiuso dal 1929, capisci che non te l’aspetti, e la cosa un po’ ti spiazza.
Infatti, per riprendermi dalla ferale notizia, io e la bionda abbiamo prenotato una settimana di ferie.
A settembre.
A Kos.
Se qualcuno a ferragosto volesse disperatamente ospitarmi nella sua villa al mare, chalet in montagna, o attico a new york (ma va bene anche uno squat a Berlino) me lo faccia sapere.

 
 
 

Eni? E no!

Post n°1690 pubblicato il 30 Luglio 2012 da poison.dee
 

La Poison a marzo ha chiamato il servizio clienti dell’Eni per la voltura del contratto del gas.
Quasi non credeva che la cosa – svoltasi quasi totalmente via telefono, potesse essere così rapida ed indolore. Domiciliazione bancaria, bolletta via web, nella mia personale azione mirata alla salvaguardia dell’Amazzonia, e via andare.
Dopo quattro mesi, non ricevendo bolletta alcuna, la Poison inizia a farsi delle domande. Senza peraltro trovare delle risposte. Era il 16 luglio quando la nostra eroina alzava la cornetta e componeva il numero del servizio clienti.
Esponendo con diplomatico disappunto, il problema. Ovvero che, da quando la titolare dell’utenza era lei, non aveva ancora visto una bolletta. Ed erano passati 4 mesi.
Operatrice: “sì signora, noto che su questo numero cliente è attivo un blocco di fatturazione”.
Poison: “Maporcadiquellaputt… un blocco di fatturazione? E che cazz E mi scusi, che significa?”
O: “Non glielo so dire, ma inserisco una segnalazione affinché provvedano a rimuovere il blocco su questo numero cliente, in modo che le fatture vengano sbloccate. Lei provi a richiamare fra una ventina di giorni, così vediamo se si è sbloccato qualcosa…”
P: “Sarà meglio. Grazie, buon lavoro”
Alla Poison vengono alla mente intere puntate di mimandaraitre in cui c’era gente che non riceveva bollette da più di due anni, salvo poi vedersele recapitare con cifre che solitamente Berlusconi spende per farsi fare un pompino, quindi manda immediatamente un fax di reclamo, seguito da una raccomandata con ricevuta di ritorno. Che fidarsi è bene, ma, nel dubbio…
La sera dopo riceve una telefonata da un numero sconosciuto.
Risponde.
“La signora Poison?”
“Sì…”
Voce inutilmente gioviale dall’altra parte: “Buonasera signora Poison, sono del servizio clienti Eni…”
E la Poison, che fondamentalmente è un’ingenua, crede che sia in merito alla sua telefonata di reclamo (povera illusa) e, con voce inutilmente giovale anche lei, non sia mai che sia da meno, risponde: “Buonasera, mi dica!” E il gentile omino del servizio clienti Eni le attacca un pippone di proporzioni cosmiche su tutti i vantaggi che potrei avere aderendo al loro servizio completo, ovvero gas e luce.
“No, guardi, io ho appena scoperto di avere un problema sulla fatturazione del gas, cosa che, invece, non avviene col mio gestore dell’energia elettrica, quindi, per il momento, non sono interessata, grazie”
“Guardi, se lei aderisce alla formula noi provvederemo a sbloccarle…”
“Scusi, me la sta mettendo sotto forma di ricatto per caso? Perché voi intanto mi sbloccate la questione della fatturazione, poi, eventualmente, deciderò io, in completa autonomia, se aderire o meno al vostro servizio elettrico”
“No, non intendevo dire quello che ho detto (e io me lo immagino questo dall’altra parte della cornetta, nel suo ufficio di Taranto, a maledirmi in tarantino stretto), volevo solo dire che con il nostro servizio avrebbe dei vantaggi…”
“Le ripeto, nel momento in cui riceverò la mia bolletta e scoprirò che è tutto regolare, EVENTUALMENTE deciderò se aderire o meno. Finchè non vedo la bolletta non ho alcuna intenzione di abbandonare il mio attuale gestore,  con cui, fra l’altro, non ho MAI avuto il minimo problema. Grazie, buonasera”.
Immagino che il gentile operatore abbia flaggato, accanto al mio nome, la casella “utente rompicoglioni”, perché il giorno dopo, andando sul sito dell’Eni, miracolosamente si era materializzata la bolletta, datata 12 luglio.
Guardo l’importo, che mi pare eccessivo, ma, finchè non riesco a visualizzare il documento non posso sapere il motivo. Quando finalmente il pdf si riesce a visualizzare, vedo 60€ di “oneri diversi dalla fornitura”.
I fenomeni, nonostante la domiciliazione bancaria, mi hanno addebitato il deposito cauzionale.
Chiamo il servizio clienti, esponendo con disappunto un po’ meno diplomatico della volta precedente, il fatto. La gentile operatrice se ne esce vagheggiando di “anomalie funzionali”.
Replico:
“le anomalie funzionali fatele risolvere dai vostri sistemisti, perché il sistema dovrebbe impedire che, a fronte di una domiciliazione bancaria sia possibile conteggiare il deposito cauzionale, in quanto le due voci dovrebbero andare in conflitto. A meno che non sia intenzionale, visto che magari un sacco di gente non ci fa caso e voi, a botte di 60euro, ci marciate, ma, a parte questo, come la risolviamo?”
“Non glielo so dire, ma inserisco una segnalazione affinché provvedano a stornare il deposito cauzionale che le verrà riaccreditato non so se già sulla prossima fattura, ma lei controlli…”
Puoi starne certa, tesoro.

 
 
 

Contraband

Post n°1689 pubblicato il 27 Luglio 2012 da poison.dee
 
Tag: cinema

Si  trattava di una ricerca scientifica.
Io e la bionda volevamo scoprire come stesse invecchiando Marc Walhberg.
Benissimo, a nostro giudizio.
Com’è il film? Mah.
E’ una storia di contrabbando e contrabbandieri. Già già. L’avreste mai detto?
Con tutti gli annessi e connessi del caso.
Chris, contrabbandiere per tradizione di famiglia, cambia vita e diventa un uomo onesto, marito e padre e amico e fratello e chi più ne ha più ne metta, fino al momento in cui Andy, suo cognato, un ragazzino con la faccia da babbo di minchia, seguendo la tradizione di famiglia, per non farsi beccare dalla dogana, si sbarazza di un carico di droga buttandolo in mare. Con tutte le conseguenze del caso. Il destinatario della merce ovviamente si incazza e vuole rientrare del suo investimento. Costringendo Chris a rientrare nel giro per organizzare un nuovo traffico e salvare il culo al cognato. Non manca niente. Tradimenti, sparatorie, imprevisti, colpi di scena e probabilmente qualcos’altro che al momento mi sfugge.
Non sarà un capolavoro, ma c’è senz’altro di peggio.
Prima che iniziasse il film abbiamo visto il trailer dell’ultimo film di Soderbergh.
E abbiamo deciso che, quando uscirà, porteremo i nostri ormoni a divertirsi per un paio d’ore.

 
 
 

Pollice verde

Post n°1688 pubblicato il 25 Luglio 2012 da poison.dee
 

Non c'è storia.
O ce l'hai o non ce l'hai.
E io, non per vantarmi, ne sono totalmente sprovvista.
Stamattina ho casualmente buttato l'occhio sul davanzale della finestra.
E mi sono ricordata che io AVEVO una pianta.
L'ultima volta che l'ho vista prima di oggi mi ero addirittura stupita del fatto che fosse ancora viva.
No, non sto parlando dell'orchidea che mi è stata regalata a natale, quella sono ormai mesi che è in uno stato di coma vegetativo. Che, in quanto vegetale, è la morte sua. Anzi, probabilmente è morta davvero, ma ancora non lo sa. Io, nel dubbio, non la tocco.
Confesso che un po' ci sono rimasta male.

 
 
 
 
 

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