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Filosofia del viaggio
Il viaggio fornisce l'occasione per dilatare i cinque sensi: sentire e comprendere in modo più profondo, guardare e vedere in modo più intenso, assaporare e toccare con maggiore attenzione. Teso e pronto a nuove esperienze, il corpo in subbuglio registra più dati rispetto al consueto.
Viaggiare intima il pieno funzionamento dei sensi.
Emozione, affezione, entusiasmo, stupore, domande, sorpresa, gioia e sbalordimento, ogni cosa si mescola nell'esercizio del bello e del sublime, dello spaesamento e della differenza.
Michel Onfray
James Michener
Man learns what he sees
and what he learns
influences what he sees
Visto da vicino, nessuno è normale.
Strana questa cosa dei viaggi, una volta che cominci, è difficile fermarsi. È come essere alcolizzati. |
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La connessione traballa. |
“Le previsioni sono una merda, se piove non veniamo” |
Bello, eh?
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Mi piacerebbe poter dire “eh, ma ho bisogno di ferie”. |
Post n°1683 pubblicato il 18 Luglio 2012 da poison.dee
Conosco B da un sacco di anni. Mi piacerebbe dire “da quando ero una bambina”, ma non è così. In ogni modo ero giovane. Molto più giovane. Non necessariamente più bella. Non so. Non essendo mai stata bella, non saprei dire. B a quei tempi usciva con G, una mia collega. Siamo ancora amiche, fra l'altro, io e G. Poi, succede che B e G si lasciano. G incontra quello che diventerà suo marito, tanti saluti e baci, senza rancore. Insomma, il minimo sindacale previsto in questi casi. Non ricordo quando successe, del resto i miei problemi con la memoria non sono storia recente, ma un giorno G mi dice, seria: “ma… perché non ti vedi con B? Scopa da dio!” Non sia mai che deluda un’amica. Anche se B non era esattamente il mio tipo. Intanto perché è più grande (anagraficamente) di me, e io son sempre stata un po’ pedofila, da quel lato. Poi perché avevamo davvero poche cose in comune. Ma, com’è come non è, alla fine io e B in qualche modo combiniamo per vederci. Arriva il giorno e io mi presento a casa sua. Era un mercoledì. Ce ne sarebbero stati altri. Il pretesto – casomai ne avessimo avuto bisogno – era la partita di Champion’s League. Lui stava cucinando. Io gli uomini che sanno cucinare li trovo dannatamente sexy, è sempre stato così, non ci posso fare niente. Banale? Probabile. Ma sai che c'è? Fa lo stesso. Finita la cena iniziano le manovre di avvicinamento. Non ci volle molto per ritrovarci avvinghiati ad esplorarci in un intreccio animalesco di corpi, mani e bocche. Un’intesa immediata, un incastro perfetto. Ci siamo frequentati per parecchi mesi, poi come tutte le storie che si basano esclusivamente sul sesso, ad un certo punto, come sono iniziate, finiscono. Anche le storie pervase da più nobili sentimenti a volte finiscono, ma lasciano sempre un retrogusto un po’ amaro, nel migliore dei casi. Ti perdi di vista, semplicemente. E continui a fare la tua vita. Senza rimpianti. Se non che, adesso io lavoro vicino alla palestra di B. Che l’anno scorso, per caso, ho incontrato. Baci, abbracci, come stai cosa fai, io un cazzo, al solito. Ci siamo aggiornati sul numero dei rispettivi tatuaggi, lui ha avuto una compagna, ci ha fatto un figlio, si sono separati, adesso stava frequentando una tipa, fuoco e fiamme cazzi e mazzi, patapim, patapam... Un mese fa stavo rientrando in ufficio dalla pausa. Arrivo all’incrocio con la palestra e me lo trovo davanti. Passano gli anni, ma continua ad avere una faccia da schiaffi fantastica. Mi dice che è tornato indietro per vedere chi fosse la proprietaria di quelle tette. Ovviamente ero io. E parte l’amarcord di come ci eravamo divertiti e di come gli sarebbe piaciuto divertirsi ancora. Si ricorda di come fossi "scatenata". Gli dico che forse si sta confondendo con qualcun altra, ma siccome farmi pregare non è la mia missione nella vita, gli dico semplicemente: “quando vuoi!”. Rimane quasi sorpreso dalla mia risposta, e si mette a ridere. Voleva il lunedì successivo. Nuova casa, bella, luminosa, spaziosa. Caso vuole che non ci fosse la Champion’s League. Ma gli europei. E, mentre Shevchenko si esibiva in una doppietta di rara eleganza, anche noi, nel nostro piccolo, facevamo la nostra porca figura. Sono passati secoli dall’ultima volta che ci siamo “visti”. Ma continuiamo ad incastrarci alla perfezione. A volte capita che la minestra, se la riscaldi, assuma un gusto più intenso. |
Non in senso assoluto, sia chiaro.
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Se, come la sottoscritta, avete il vizio di iscrivervi alle newsletter di ogni sito che siete solite frequentare più di una volta a settimana, può succedere che vi balzi sotto gli occhi la presentazione di una cena a cui difficilmente riuscirete a resistere: (...) Il 13 luglio, per la prima volta insieme, cucinano per voi Vito Mollica de “Il Palagio” Four Seasons Hotel di Firenze, nuova Stella Michelin 2012 e Fabio Pisani de “Il Luogo di Aimo e Nadia” storico Due Stelle Michelin di Milano. Sarà un evento imperdibile per gli amanti del cibo a grandi firme, accompagnato da ottime etichette Franciacorta tra cui, in anteprima, il Gran Cuvée Nectar di Bellavista.(...) E così venerdì le due donzelle, in gran spolvero, si ritrovano a cena. E dopo aver mangiato (e bevuto. ehm) escono e se anche non se lo dicono apertamente, di sicuro stanno pensando che domani è un altro giorno, e che la dieta può attendere.
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21 giugno. Estate. E’ una città viva, piena di giovani e di locali, in gran fermento perché oggi in Francia si celebra la festa della musica, e, nonostante la pioggia, in ogni piazza stanno allestendo i palchi per stasera. Ogni tanto sembra che voglia smettere, poi ricomincia. E’ una pioggerellina fine, abbastanza fastidiosa, ma non al punto da dover tenere aperto l’ombrello, almeno per i miei standard. Camminiamo lungo le vie pedonali, entriamo nelle chiese, ci fermiamo ad osservare i monumenti, le vecchie case tutte storte, e, se la giornata fosse migliore, probabilmente ci regaleremmo una passeggiata nel parco. Sono passate le 13.30 e decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa. Probabilmente è già troppo tardi, perché in un paio di locali ci rimbalzano in allegria. Per fortuna qualcuno disposto a sfamare queste due fanciulle patite lo troviamo.
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La poison, donnino allegro sprizzante gioia da ogni poro, ama vestirsi in colori sgargianti da tempi non sospetti. Sono lontani i tempi in cui ella si abbigliava in tutte le sfumature del nero, e, raggiunta la maturità, ha allargato, oltre al girovita, anche i suoi orizzonti, e nel suo guardaroba hanno trovato spazio esplosioni cromatiche di tutto rispetto: tutta la scala dei grigi, dal perla all’antracite passando per il topo, il fumo di londra e il canna di fucile, qualche blu più o meno scuro, e tutte quelle belle tinte smorte che fan tanto rommel: beige, kaki, verde militare, verde salvia, verde sottobosco, verde oliva, verde fastidio, tortora, ghiaccio, sabbia, marrone, melanzana. Se nel mio armadio cercate una t.shirt rossa, fucsia, turchese o giallo canarino, difficilmente la troverete.
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Giornata calda. Per queste zone, naturalmente. E’ il 20 giugno, si mormora che domani da qualche parte inizi l’estate. Qua sembra primavera, per come la intendiamo noi. Mattina dedicata alla visita di Dinan, iniziata salendo sulla torre dell’orologio per goderci la vista della città dall’alto, e conclusa scendendo fino al fiume passando da una via con una notevole pendenza, lastricata di pietre. Belle, levigate, scivolosissime. Da asciutte. Figurati quando piove. Peccato che dopo la discesa, dovendo recuperare l’auto in alto, bisognasse affrontare pure la salita. Stavolta attraverso un comodo sentiero che si inerpica sulla collina. Mi stupisco sempre un po’ quando alla fine di un percorso in salita sono ancora in grado di parlare senza ansimare come un mulo con l’enfisema. E, ovviamente, mi compiaccio con me stessa. Ma con moderata compostezza. Lasciamo Dinan per andare a St.Malo. Che, essendo stata interamente ricostruita dopo essere stata rasa al suolo dai bombardamenti nel 1944, mi ha un po’ deluso. L’ho trovata… artefatta. La cosa mi ha turbato così tanto che per superare il trauma ho deciso di dedicarmi allo shopping sfrenato. Con ottimi risultati, aggiungerei. Abbiamo cenato in una crêperie con terrazza panoramica. Delicata galette aux Saint Jacques et poireaux (ma quanto me la tiro? Una crepe con le capesante e i porri, suvvia!), immancabile litrozzo di sidro, e via andare… Il cameriere aveva in dotazione un paio di occhi azzurri mica da ridere. Peccato che sia lui sia i suoi colleghi, per via che St.Malo era la città dei corsari, fossero abbigliati come il fratello scemo di Jack Sparrow. Che s’ha da fa’ pe’ campà! |
Inviato da: What weather today
il 12/04/2022 alle 11:51
Inviato da: What weather today
il 12/04/2022 alle 10:43
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il 12/04/2022 alle 10:42
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