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Undici ballerini - camerieri cantano e lasciano volteggiare argentei vassoi luccicanti: è il primo dei numeri da rivista che cadenzano le nuove vicende della famiglia Colombo. "Stai con noi nel cortil", cantano. E Signori si nasce...e noi? si apre con i protagonisti riuniti nel cortile di una tipica casa a ringhiera milanese. L'occasione è importante: si festeggia il compleanno della signora Teresa. Ci sono tutti: la figlia vamp Mabilia, lo stordito marito Giovanni. C'è la vecchietta cugina Pinetta, c'è Concetta, vedovella del sud di nero vestita e dotata di enorme medaglione con l'effigie del defunto coniuge. E a seguire un avvocato azzeccagarbugli, un (non molto dotato) spogliarellista con impresario al seguito e, soprattutto, una diversamente ammaliante amante per Giovanni che scopriamo inaspettatamente volitivo e pronto ad abbandonare la moglie per la nuova fiamma (ma sarà vero?). Tra maldestri tentativi di fare una sorpresa a Teresa e gli eventi che ne seguiranno, tra il tradizionale tempo lento della vita nelle case di corte (quelle con le persiane di legno colorato e i panni stesi al sole) e la modernità fatta di smartphone e improbabili tradimenti, l'allegra combriccola parte alla spicciolata per Napoli: c'è un matrimonio da salvare! a suon di edonistici e sfavillanti numeri di varietà, che nulla hanno da invidiare ai tempi d'oro del genere, ed una rivisitazione al contrario di Totò, Peppino e la Malafemmina. Come da tradizione consolidata, è Mabilia la regina delle danze: piume, lustrini e copricapi ingombranti sfavillano su scenografie luminose. E' questo un tratto distintivo di una compagnia tutta al maschile che ormai fa il tutto esaurito ad ogni stagione: l'alternarsi della narrazione della semplice famiglia Colombo agli esosi numeri musicali. Mabilia: "mamma, conosci i dream men, no?" Teresa: "sono quelli che vanno in giro a suonare i campanelli?" E si ride di battuta in battuta, di citazione in citazione ("Dio perdona, Teresa no!"), fino ALLA citazione: l'omaggio della commedia al comico per eccellenza, Totò, il cui volto stilizzato campeggia sul tondo della luna di scena. Il varietà allora rivisita il must della musica popolare partenopea sulle note di O Sole Mio, Funiculì Funiculà e Malafemmina. Intanto chi è in malafede viene (allegramente) smascherato, e il lieto fine arriva. Come in un rito ormai canonizzato, cala il sipario, e gli attori abbandonano i colorati abiti di scena, anche quelli femminili, per ricomparire elegantemente vestiti a salutare il loro caloroso pubblico. |
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