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Tre minuti per meditare, aut. Christophe André (parte 1)

Post n°911 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Signorina_Golightly
 

“La meditazione aiuta la nostra attenzione a rimanere nel reale, le impedisce di perdersi in continui pensieri senza fine,logoranti e dolorosi...”


“Raramente, infatti, si arriva alla meditazione per caso o per semplice curiosità. Ci sono sempre, a monte, sofferenze da alleviare, problemi da risolvere.”

 

“Pratico una meditazione da seduto per 10/30 minuti a seconda dei giorni; 10 minuti se ho poco tempo (a volte anche 5 minuti: l’importante è sedersi e prendere coscienza del proprio stato interiore) e 20 o 30 minuti durante il week-end o le vacanze. Uso un contaminuti per non dover pensare al tempo che passa ed essere pienamente nell’esercizio. Infine,la sera, mi sforzo di procurarmi un certo tempo di piena coscienza prima di addormentarmi, per rilassare il corpo e rasserenare la mente.”

  

“Molte delle nostre sofferenze derivano da noi stessi! La vita ci fornisce le avversità, ma noi ne aggiungiamo una dose extra rimuginando continuamente e aggiungendo le nostre inquietudini, le nostre disperazioni... È come raddoppiare la sofferenza.”

 

“Anche i benefici della meditazione sull’equilibrio emotivo sono accertati: a poco a poco essa conduce a provare meno emozioni negative e più sentimenti positivi. I benefici della meditazione riguardano anche l’ascolto e le relazioni: grazie alla piena coscienza, si impara ad ascoltare veramente l’altro, senza giudicare, senza prepararsi la risposta.”

  

“Per quanto concerne la postura del corpo, si tratta semplicemente di stare seduti,con la schiena diritta, le spalle rilassate.

Non èc osì semplice per noi che siamo abituati a essere impegnati in un’azione o in una distrazione, ma per niente preparati alla non-azione. La non-azione non è né sonnolenza né mollezza: non si fa niente, questo è

certo, malo si fa bene! Il filosofo André Comte-Sponville, che pratica lo zazen,dichiara scherzosamente che l’arte della meditazione zen è «non fare niente, ma a fondo». Nel tempo che si dedica alla meditazione, si è vigili,si sperimentano sensazioni, si osserva...”

 

“Stabilizzare l’attenzione con la presenza al respiro. Perché il respiro? Perché l’attenzione stenta a rimanere fissa su qualcosa di immobile:il cosiddetto «bersaglio mobile». Un ottimo bersaglio mobile sempre a nostra disposizione è il respiro, sempre in tranquillo movimento, sempre lì con noi...Attenzione, si tratta di sentire il proprio respiro, non di riflettere sul respiro. Allenarsi a scoprire i cedimenti di attenzione e i momenti in cui il pensiero evade, e ricondurlo al respiro. Queste fughe della nostra mente sono normali: la mente produce dei pensieri così come i polmoni producono il respiro.

Lo scopo non è creare il vuoto mentale, ma diventare consapevoli della tendenza che ha la mente a vagare e a trascinarci con sé nei suoi vagabondaggi...”

  

“Ogni volta che ci rendiamo conto di come la nostra mente si sia chiusa su qualcosa(pensieri, sensazioni corporee,suoni sgradevoli o piacevoli), accettiamolo, ma riapriamo lentamente e regolarmente lo spazio della

nostra attenzione a tutto il resto: la piena coscienza del respiro, del corpo, dei suoni, la coscienza del movimento incessante dei pensieri... Se la mente si ritrae di nuovo, riapriamola nuovamente, ecc.Questa presenza pura e

libera da aspettative e secondi fini è la piena coscienza. Ci si può fermare a questo.Questo stato è già fruttuoso e porta con sé salute e lucidità. Ma si può andare più lontano.”

 

“Per approfondire i fondamentali occorrono alcuni mesi. Ma quando si ha familiarità con la pratica della piena coscienza,si può anche andare più facilmente dove si vuole con la mente, il che permette di esplorare altri

universi meditativi: è la quarta fase. Una volta stabilizzata l’attenzione e aperta la coscienza, si può decidere di rimanere lì, nel presente (la piena coscienza ha di per sé numerose virtù, e se ne possono esplorare le sottigliezze e le ricchezze per tutta la vita). Ma si può anche utilizzare questo stato mentale di piena coscienza per dedicarsi a coltivare alcune qualità come la benevolenza, la compassione, l’amore altruista, oppure orientarsi verso esercizi più concettuali (per esempio, nella tradizione buddhista, esaminare i fenomeni legati all’interdipendenza o all’impermanenza).Ma qui si entra nelle fasi avanzate della pratica meditativa.”

 

“Si praticano queste meditazioni formali a priori tutte le mattine. Ma ci sono anche parentesi di piena coscienza nella giornata: ci si ferma e ci si rende presenti alla propria vita, non fosse che per qualche minuto. Nei momenti

di attesa, o di passaggio da un’attività all’altra. Ma anche nei momenti di attivazione emotiva, piacevoli o spiacevoli. Infine,la piena coscienza si può praticare in tutte le azioni che compongono il nostro quotidiano: mangiare, cucinare,lavare i piatti, camminare, guidare, leggere una storia a un bambino, dialogare...In tutti questi istanti, facciamo del nostro meglio per essere veramente presenti alle nostre azioni. Non necessariamente tutto il tempo, perché è difficile (anche se gratificante e distensivo). A volte ci si può concedere di mangiare guardando la televisione,o di guidare ascoltando la radio! Ma bisogna essere sinceri: succede sempre così? In caso affermativo,dobbiamo forse ricalibrare l’equilibrio della nostra mente verso l’istante presente, verso ciò che viviamo.”

 

“La meditazione non è necessariamente superiore all’azione, il momento presente non è necessariamente superiore agli istanti futuri o passati, essere centrati su ciò che facciamo e viviamo non è necessariamente superiore a essere frammentati e impegnati in numerosi pensieri o attività. È inutile cercare quello che è meglio o meno bene, dunque: tutto è bene, o tutto può esserlo!”

 

“La respirazione occupa un posto centrale nelle pratiche meditative. È il mezzo più potente per connettersi al momento presente. Per questo, uno dei consigli più semplici e più efficaci che si danno ai principianti è prendersi il tempo di respirare, soltanto respirare, in piena coscienza, più volte nella giornata, per due o tre minuti.”

 

“C’è un pregiudizio piuttosto diffuso che accompagna la meditazione: si può riuscire a creare il vuoto nella mente, a bloccare il flusso incessante dei pensieri, per accedere finalmente alla calma interiore.

I nostri pensieri non si fermano mai! Il chiacchiericcio della nostra mente è come il movimento del nostro respiro: sempre presente, impossibile fermarlo.

Tuttavia,possiamo prendere le distanze da questi pensieri. Individuarli, osservarli, ma senza aderirvi, senza assecondarli.Percepire che ci hanno invaso e distaccarcene, lasciarli passare. Come se, in riva a un fiume, guardassimo passare le onde, invece di starci in mezzo.”

  

“Se non ci concediamo il tempo di assaporare gli istanti piacevoli, che cosa ci rimane?Tutta la nostra vita diventa un susseguirsi di problemi da risolvere, e di difficoltà da superare. Si può benissimo vivere così, o meglio sopravvivere.È quello che succede alle persone ansiose: per loro, l’esistenza consiste nel passare da una preoccupazione all’altra. Ci saranno sempre delle preoccupazioni nella nostra vita. Ma non bisogna dimenticare di rivolgere la mente anche a quello che va bene.”

 

“La felicità ci aiuta ad affrontare le difficoltà. Ad attraversarle e a sopravvivere ugualmente, non a evitarle. Se non ci fosse,noi non avremmo l’energia per lottare. Se non ci fosse, la nostra vita non avrebbe senso. Perché vivere non è solo affrontare le sventure.”

 

“Per assaporare, bisogna fermarsi. Fermarsi a guardare il cielo, ad ascoltare un uccello che canta, un bambino che ride.Fermarsi per gustare un sorso d’acqua, di caffè, di tè, un frutto. Fermarsi su qualsiasi piccola cosa, su

qualsiasi frammento di vita che possa rallegrarci.

Non cercate le cose eccezionali, bastano quelle normali.

Respirate...osservate... sul serio... prendetevi il tempo. Fate entrare questo piccolo piacere in tutta la vostra mente, in tutto il vostro corpo, respiratelo; fatelo entrare, a ogni inspirazione, in tutte le cellule del vostro corpo; respirate assaporando quello che vi viene offerto. In questo momento non avete bisogno di nient’altro.”

 

“Annotare mentalmente che il cielo è bello, ma continuare con le nostre piccole incombenze, è diverso dal fermarci per godercelo. Per assaporare bisogna fermarsi, sul serio. E invitare il corpo al banchetto, alla meraviglia dell’istante presente. Fermiamoci ogni volta che una grazia semplice cade dal cielo per noi o spunta tra i nostri passi. Fermiamoci e assaporiamo.Tutti i giorni, tutti i giorni...”

 

“Un’impostura contemporanea che mi infastidisce è quella del cervello multitasking. Ogni volta che facciamo due cose contemporaneamente, da una parte le facciamo meno bene, e dall’altra ci sentiamo stanchi e stressati. I maestri orientali hanno incoraggiato la pratica regolare del «soltanto»: soltanto mangiare, soltanto camminare, soltanto leggere,soltanto guidare. Malgrado le apparenze, il «soltanto» è difficile. Abbiamo spesso la tentazione di fare più cose nel medesimo tempo. Ma così si fa tutto in piena assenza e non in piena coscienza. Ci si stanca, si commettono errori,dimenticanze.

Ecco perché vi raccomandiamo di praticare regolarmente l’esercizio del «soltanto».”

  

“La pratica regolare della meditazione di piena coscienza favorisce il sonno: meditare aiuta ad addormentarsi, soprattutto quando si medita distesi, al buio.”

 

 

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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 02/05/19 alle 13:48 via WEB
“Molte delle nostre sofferenze derivano da noi stessi! La vita ci fornisce le avversità, ma noi ne aggiungiamo una dose extra rimuginando continuamente e aggiungendo le nostre inquietudini, le nostre disperazioni... È come raddoppiare la sofferenza.” Ma allora non sono l'unico a pensarlo! Ciao
 
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